WALLS OF JERICHO – Hell Awaits

Pubblicato il 02/01/2009 da
 
Balzati agli onori della cronaca per il loro frenetico mix di hardcore e thrash slayeriano, nonchè – ovviamente – per le doti della loro ormai celebre frontgirl, la scatenata Candace Kucsulain, i Walls Of Jericho sono di recente incappati in un periodo poco fortunato, coinciso con la pubblicazione del controverso EP acustico “Redemption”, con i problemi finanziari della loro casa discografica e, per finire, con l’arrivo nei negozi del nuovo full-length “The American Dream”, che, come sottolineato in sede di recensione, non è proprio l’opera più riuscita del quintetto di Detroit. Ciò nonostante, il gruppo continua a rimanere popolare e apprezzatissimo, tanto da essere stato nuovamente investito del ruolo di headliner dell’ultima edizione dell’itinerante Hell On Earth Festival. Ed è stato proprio in occasione della data londinese del suddetto tour che abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Aaron Ruby, bassista e membro fondatore dei Walls Of Jericho…
 

SI TEMEVA CHE LA PUBBLICAZIONE DELL’ALBUM SUBISSE DEI RITARDI, VISTI I NOTI PROBLEMI FINANZIARI DELLA VOSTRA ETICHETTA, LA TRUSTKILL RECORDS…
“No, per fortuna, almeno sotto quel punto di vista, non ci sono stati problemi. Ma la situazione non è comunque delle migliori. Vero, il disco è uscito, ma non stiamo venendo promossi come una volta e tutto ciò che ruota attorno alla label appare molto precario. So che ‘The American Dream’ è di difficile reperibilità in alcune nazioni europee, ad esempio!”.
 
SIETE PERÒ HEADLINER DI QUESTA NUOVA EDIZIONE DELL’HELL ON EARTH FESTIVAL. PARE CHE COMUNQUE NON STIATE PERDENDO IL VOSTRO STATUS DI UNA DELLE BAND LEADER DELLA SCENA METAL-CORE…
“Siamo fortunati ad avere una buona booking agency qui in Europa… quei ragazzi lavorano molto bene. Le cose non sono altrettanto buone per noi negli USA al momento, stiamo facendo un po’ fatica a trovare dei buoni tour. Purtroppo senza il supporto di una etichetta è un po’ difficile riuscire a imbarcarsi in tour di alto profilo da quelle parti… il territorio è molto vasto e le spese sono elevate”.
 
I VOSTRI COMPAGNI DI ETICHETTA BLEEDING THROUGH SI SONO PUBBLICAMENTE LAMENTATI DELLA SITUAZIONE DELLA TRUSTKILL, TANTO CHE IL LORO ULTIMO ALBUM È USCITO IN EUROPA PER UN’ALTRA LABEL…
“Sì, so quello che hanno fatto i Bleeding Through, ma il loro contratto era diverso dal nostro. Noi al momento non possiamo fare nulla del genere, siamo ancora legati in tutto e per tutto alla Trustkill e ci tocca pazientare”.
 
PARLIAMO COMUNQUE DI “THE AMERICAN DREAM”, CHE FORSE È IL DISCO PIÙ HEAVY DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA…
“Sì, lo è sicuramente. Certi pezzi sono propriamente thrash metal e il livello di aggressività è davvero alto questa volta! Avevamo bisogno di realizzare un album del genere, praticamente senza compromessi”.
 
LA PARENTESI ACUSTICA DEL MINI-CD “REDEMPTION” VI HA FATTO RIFLETTERE SU QUALE DIREZIONE IMBOCCARE?
“Diciamo che ‘Redemption’ è stato utilissimo per farci ricaricare le batterie. Cimentarsi in un’opera così diversa dai nostri tipici standard è stato salutare e terapeutico. Ci è piaciuto molto lavorare a ‘Redemption’, in quel periodo avevamo dentro di noi quel tipo di musica, non avremmo potuto fare altro. Una volta dato alle stampe, però, ci è subito tornata la voglia di suonare qualcosa di violento. In molti pensavano che avremmo abbandonato lo stile dei primi album, ma questa gente era del tutto fuori strada… i Walls Of Jericho sono e saranno sempre un gruppo dedito a musica heavy”.
 
AVETE VOLUTAMENTE CALCATO LA MANO SUGLI ASPETTI PIÙ HEAVY DEL VOSTRO SOUND PROPRIO PER FAR RICREDERE CHI VI AVEVA ACCUSATO DI ESSERVI “VENDUTI”?
“No, non direi che sia andata così. Il motivo per cui ‘The American Dream’ suona tanto pesante va sostanzialmente rintracciato nel poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per completare il disco e nei casini con la Trustkill di cui parlavamo prima. In teoria, prima di registrare l’album, saremmo dovuti andare in tour negli USA. L’etichetta, invece, ci ha negato il suo appoggio e ci ha praticamente obbligati a terminare il disco il prima possibile. Siamo quindi stati costretti a rinchiuderci tutti in una casa per alcune settimane e a tirare fuori tutte le idee che avevamo. Si è trattato di un processo frenetico e non ti nascondo che l’atmosfera era piuttosto nervosa. Ecco perchè ‘The American Dream’ è venuto così incazzato… le circostanze in cui è nato non sono state delle più serene. Ma va bene così, personalmente sono felice di avere un lavoro del genere nel repertorio… mi diverto a suonare questi pezzi dal vivo”.
 
ANCHE LA VOCE DI CANDACE RISULTA PIÙ BRUTALE CHE MAI…
“Sono d’accordo… dopo aver cantato solo in pulito su ‘Redemption’, Candace ha sentito la necessità di andare oltre i suoi limiti, finendo col tirare fuori la sua performance più brutale di sempre. Sul disco c’è un’altra traccia melodica, ma questa volta si tratta solo di una parentesi, tutto il resto è assolutamente ‘in your face’. Io e Mike, il nostro chitarrista, non siamo più dei ragazzini, abbiamo influenze radicate nel vecchio hardcore e nel thrash e death metal… non abbiamo per niente faticato ad assecondare questa rinnovata voglia di violenza di Candace”.
 
“REDEMPTION” ERA NATO DA UNA COLLABORAZIONE CON COREY TAYLOR, FRONTMAN DI SLIPKNOT E STONE SOUR. PER QUALE MOTIVO NON AVETE LAVORATO CON LUI ANCHE SU “THE AMERICAN DREAM”?
“Corey è un amico della band, ma quando ci ha proposto di lavorare con lui è stato subito chiaro che le sue intenzioni erano quelle di esplorare e di dare maggior risalto al lato più melodico del nostro sound. Non ci è dunque sembrato il caso di affidarci a lui anche per il nuovo album, visto che è alfiere di uno stile completamente diverso. Attualmente la band che ascoltiamo più spesso sono i Deicide… non so se mi spiego! Inoltre, non vanno certo sottovalutati i suoi impegni con gli Slipknot: Corey non avrebbe potuto passare molto tempo con noi per lavorare sul disco. Resta comunque un amico e un grande fan del gruppo… anche noi lo rispettiamo molto e può darsi che in futuro possano nascere ulteriori collaborazioni”.
 
CHE SIGNIFICATO HA IL TITOLO “THE AMERICAN DREAM”? VI SIETE DATI A TESTI POLITICIZZATI, QUESTA VOLTA?
“Solo in parte. In effetti, titolo e copertina portano a pensare che l’album sia molto politicizzato, ma, in realtà, solo alcuni testi affrontano certi argomenti. Il resto ruota attorno a riflessioni ed esperienze personali di Candace, come sempre. Ovviamente abbiamo le nostre idee, ma i Walls Of Jericho non sono un gruppo politicizzato”.
 
È DIFFICILE ANDARE IN TOUR CON UNA RAGAZZA?
“Dipende… se viaggiamo su un tour bus, non troppo, perchè ognuno ha un minimo di spazio a sua disposizione e può ritagliarsi un po’ di privacy. Quando invece usufruiamo di un semplice furgone, allora dobbiamo essere tutti un po’ più pazienti e scendere a compromessi. Cerchiamo di lavarci il più possibile e di non fare troppo i cafoni in quelle situazioni, in modo da non dare troppo fastidio a Candace (ride, ndR)! Devo però ammettere che lei è una ragazza davvero semplice e alla mano, non ha mai pretese esagerate!”.
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