Quando si parla di epic metal moderno, forse i War Dogs non sono una delle formazioni che vengono subito in mente a chi ha come sveglia “Crystal Logic” dei Manilla Road.
Eppure, il quartetto spagnolo è stato capace di inserirsi in un filone che nel vecchio continente non conta moltissimi assi, con un disco come “Only The Stars Are Left” che suona pulito, potente, epico, ricco di spunti e capace di emozionare l’ascoltatore dall’inizio alla fine.
L’album ha segnato una svolta radicale rispetto alle sonorità heavy/speed del primo “Die By My Sword”, complice un approccio più maturo e serioso nella composizione e una produzione veramente degna a cura di un musicista esperto come Kyle McNeill.
Ne abbiamo parlato con Eduardo Antón, chitarrista della band, che ha tracciato un quadro fatto di passione per la musica e per le tematiche care al nostro genere musicale di riferimento.
CIAO EDUARDO, BENVENUTO SU METALITALIA.COM. PUOI DIRCI COME SI SONO FORMATI I WAR DOGS?
– La band si è formata quando eravamo adolescenti e all’inizio suonavamo solo cover: avevamo circa tredici/quattordici anni e non sapevamo nulla di teoria musicale o composizione. Quindi, tutto quello che facevamo era suonare brani di band come Judas Priest, Iron Maiden, Diamond Head e simili.
Anni dopo, quando Alberto si è unito al gruppo e siamo diventati un po’ più maturi, abbiamo iniziato a scrivere il nostro materiale originale.
PARLIAMO DI “ONLY THE STARS ARE LEFT”: CI SONO STATE DIFFERENZE SIGNIFICATIVE NEL PROCESSO DI SCRITTURA RISPETTO A “DIE BY MY SWORD”?
– Direi di sì: innanzitutto, non ci siamo imposti limiti nel processo creativo. In “Die By My Sword” eravamo più concentrati sul far sì che tutto suonasse come il classico heavy metal. Questa volta ci siamo lasciati più libertà per espandere i nostri orizzonti: se volevamo una canzone più ispirata al doom metal o al viking metal di Bathory, l’abbiamo composta.
Inoltre, questa volta l’album è stato più un lavoro collettivo. In “Die By My Sword”, uno di noi scriveva una canzone e ci attenevamo a quella, mentre in “Only The Stars Are Left”, invece, abbiamo lavorato come band sulle idee, e lo stile di ciascuno di noi è più presente nel risultato finale.
LA PRODUZIONE SEMBRA ANCHE PIÙ RAFFINATA RISPETTO A “DIE BY MY SWORD”: COME SONO ANDATI I PROCESSI DI REGISTRAZIONE E MIXAGGIO?
– Questa volta abbiamo avuto il nostro amico Kyle McNeill (Seven Sisters, Phantom Spell, ndr) alla console del mixaggio, e non potremmo essere più felici del risultato. Crediamo che abbia capito perfettamente lo stile della band e, non solo questo, ma ha anche aggiunto alcune idee sue al mix. Alcune cose a cui non avevamo pensato, ma che alla fine suonano davvero bene.
Inoltre, la registrazione è stata più naturale. Nel disco precedente non avevamo alcuna esperienza in studio, mentre questa volta ci siamo goduti molto di più l’esperienza.
DI RECENTE AVETE ANCHE CAMBIATO IL VOSTRO LOGO E ADOTTATO UNO STILE GRAFICO PIÙ MEDIEVALE. PUOI RACCONTARCI DI QUESTO CAMBIAMENTO?
– Con il passare degli anni e il cambiamento del nostro stile musicale, sentivamo che il vecchio logo non rappresentava più accuratamente la nostra musica. Quando abbiamo iniziato, eravamo più una band heavy/speed metal, e per quel genere il logo andava bene. Ma ora che siamo maturati e la nostra musica è più epica e meno veloce, volevamo un logo che riflettesse questo cambiamento di stile.
RECENTEMENTE, IL VOSTRO CANTANTE ALBERTO RODRIGUEZ HA INIZIATO A SUONARE ANCHE LA CHITARRA RITMICA. QUESTO HA INFLUITO IN QUALCHE MODO SULLE COMPOSIZIONI?
– Alberto è uno dei migliori musicisti che conosco. Non credo che il cambiamento abbia influenzato molto le composizioni, perché prima partecipava comunque alle sessioni di scrittura.
Ma ora, con lui alla chitarra ritmica, e occasionalmente anche alla solista, sento che posso fare qualunque cosa voglia, non importa quanto sia difficile, perché lui mi coprirà le spalle. È un chitarrista incredibile, e non abbiamo mai suonato così potenti e compatti nei live come in questa formazione.
QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE PER I TESTI? FILM? SERIE TV? LIBRI O FUMETTI?
– Di solito la mitologia è la principale influenza per i nostri testi. Nei dischi precedenti mi sono ispirato molto alla mitologia greca e ad altri racconti, come “L’Immortale” di Borges in “Immortal’s Lament”. In questo album, invece, abbiamo adottato un approccio più legato alla mitologia cristiana. Penso che sia un tema poco apprezzato nei testi dell’heavy metal.
Inoltre, ho voluto affrontare i temi legati alla guerra in modo più maturo rispetto ai lavori precedenti. In “Die By My Sword” trattavo questi temi in uno stile scherzoso, da sword and sorcery, quasi glorificando guerre e cavalieri.
Questa volta ho voluto mantenere quei temi, ma parlando più degli orrori della guerra e dell’inutilità di uccidere per preservare dogmatismi e religioni.
TU E JOSÉ ALDEGUER, ALLA BATTERIA NEI WAR DOGS, SUONATE ANCHE NEI CHANTRICE, FORMATI NEL 2020, E DALLA VOSTRA PAGINA FACEBOOK VEDIAMO CHE SIETE ANCORA ATTIVI: COME BILANCIATE GLI IMPEGNI CON ENTRAMBE LE BAND?
– José vive di musica, quindi ha molte band e progetti in corso. Io, invece, considero la musica un hobby, quindi uso il mio tempo libero per concentrarmi sulle band. Finché avrò il desiderio di continuare, sarò attivo in entrambe le formazioni.
VI SENTITE PIÙ LEGATI AL CLASSICO EPIC METAL DEGLI ANNI ’80 O ALLE BAND DELLA NEW WAVE OF TRADITIONAL HEAVY METAL, COME I VISIGOTH?
– Personalmente mi sento più legato all’epic heavy metal classico degli anni ’80. Non fraintendermi, ho grande rispetto per band come Visigoth, Eternal Champion o Slough Feg, ma penso che molte persone ci paragonino a queste band, specialmente ai Visigoth, quando in realtà non prendo ispirazione da loro.
Mi piace l’epic metal in generale, indipendentemente dal sottogenere. Ho tratto ispirazione da band come Manilla Road, Solstice, Candlemass, Bathory, Solitude Aeturnus e altri., ma alla fine non vorrei essere conosciuto solo come un musicista epic metal: mi piacciono tutti i tipi di metal e hard rock, dagli anni ’60 a oggi, e traggo ispirazione da ogni band che mi piace, da Captain Beyond, Black Sabbath e Deep Purple a Judas Priest, Manilla Road, fino a band prog come Kansas o Styx.
Penso che questa sia la magia della musica: prendi tutto ciò che ti piace e crei il tuo stile.
NEGLI ULTIMI ANNI AVETE APERTO PER GLI XENTRIX E A NOVEMBRE 2024 APRIRETE PER I SAVAGE GRACE: CHE SENSAZIONE SI PROVA A CONDIVIDERE IL PALCO CON BAND COSÌ IMPORTANTI NELLA SCENA HEAVY E THRASH?
– Per me è un onore condividere il palco con band di quel calibro. Gli Xentrix, in particolare, erano una delle mie band thrash preferite quando ero adolescente, quindi ero entusiasta al massimo. Ho anche bei ricordi di quando abbiamo condiviso palco e backstage con i ragazzi degli Omen, una delle mie band epic metal preferite.
AVREMO LA POSSIBILITÀ DI VEDERVI IN TOUR IN EUROPA NEI PROSSIMI MESI? O A QUALCHE FESTIVAL A TEMA HEAVY/EPIC METAL?
– Per noi della band è difficile fare tour perché abbiamo i nostri lavori quotidiani e non possiamo prendere una o due settimane di pausa quando vogliamo. Ma se i nostri fan ci vogliono lì e i festival ci contattano, faremo tutto il possibile per esserci. Senza di loro, nulla di questo avrebbe senso!
ULTIMA DOMANDA… RYOSUKE TAIWARA È DAVVERO ESISTITO O AVETE INVENTATO LA SUA STORIA?
– Manu (bassista, ndr) e io ci siamo ispirati a un vecchio dipinto giapponese in cui un samurai senza un braccio e con una benda sull’occhio uccide un uomo che stava violentando una geisha. Non è una storia vera. Ci piacciono molto i film sui samurai, come “I Sette Samurai” di Akira Kurosawa o “Harakiri” di Kobayashi, e volevamo fare una canzone in quello stile. Anche se è un cambiamento di tono rispetto all’album, siamo davvero felici del risultato.