WARBRINGER – La guerra del futuro

Pubblicato il 14/08/2020 da

L’ormai lunga stagione del ‘thrash revival’, inaugurata a inizio millennio e ancor lungi dal dirsi conclusa, ha aperto le porte a legioni di agguerriti musicisti, entusiasti prosecutori di quel suono leggendario forgiato negli anni ’80. Questo sulla carta, perché se numericamente si sono susseguite tonnellate di uscite ammiccanti al thrash nella sua forma tradizionale, sul piano qualitativo solo un’esigua percentuale di materiale può dirsi oggi all’altezza della prova del tempo. Difficile anche nominare gruppi che, se paragonati ai vari Metallica, Testament, Slayer, Kreator – giusto per fare qualche nome – possano dire di poterne tenere il passo come discografia e prestanza sul palco. Per chi scrive, tra le poche, valenti, eccezioni, in pista ancora oggi a sedici anni dalla nascita, ci sono i californiani Warbringer. Gli uomini guidati da John Kevill, nostro interlocutore in questa intervista, pur colpiti da numerosi cambi di line-up, non hanno mai smesso di regalare album ferali, durissimi, sfaccettati quel che basta per non cadere nella monotonia, assemblati per dare al classic thrash un tocco moderno e una freschezza che tanti loro colleghi non si possono permettere. “Weapons Of Tomorrow” aveva il compito di bissare gli esaltanti contenuti del guerrafondaio “Woe To The Vanquished” e in questo senso non ha deluso, denotando un apprezzabile assestamento sulle sonorità tecniche e striate di death e black del predecessore. I Warbringer, pur tra mille difficoltà, sono più forti che mai…

“WEAPONS OF TOMORROW” È UN ALBUM CHE PROSEGUE IL DISCORSO DI “WOE TO THE VANQUISHED”, PER VARIETÀ DELLE CANZONI, AGGRESSIVITÀ, TOCCO MELODICO E QUALCHE MISURATO ESPERIMENTO, OVVERO LA CONTAMINAZIONE DEL THRASH CON ELEMENTI DI METAL CLASSICO, BLACK E DEATH METAL. COME GIUDICHERESTI LA VOSTRA EVOLUZIONE, APPUNTO, DA “WOE TO THE VANQUISHED” A “WEAPONS OF TOMORROW”?
– Come affermi giustamente nella domanda, “Woe To The Vanquished” è stato per noi un disco così riuscito, definitivo in un certo senso, nel dettagliare il Warbringer-sound, che ci siamo sentiti di continuare in quella direzione. Così anche questa volta abbiamo finito per mischiare il thrash con influenze death e black metal, aggiungendoci delle melodie molto evidenti, con delle liriche che avessero uno svolgimento narrativo e gravitassero attorno a un concept. È come se avessimo messo in campo le stesse idee del disco precedente, ma ci fossimo spinti oltre nel risultato finale.

I VOSTRI ULTIMI DUE ALBUM PRESENTANO UNA FORTE EVOLUZIONE STILISTICA, INCLUDENDO AD ESEMPIO UNA FORTE COMPONENTE BLACK METAL E UN TOCCO DARK NELLE COMPOSIZIONI: PER “WEAPONS OF TOMORROW”, SONO NOTEVOLI DA QUESTO PUNTO DI VISTA “DEFIANCE OF FATE” E “HEART OF DARKNESS”. STAVATE PENSANDO A QUALCHE BAND IN PARTICOLARE, QUANDO AVETE SCRITTO QUESTE CANZONI?
– Non in modo così preciso e specifico. Penso che in “Defiance Of Fate” abbiamo creato qualcosa che metta assieme il feeling di una “Fade To Black”/”Cemetary Gates” con le atmosfere dei Bathory. Ma è una descrizione che ci viene spontanea per qualcosa che abbiamo già scritto, a posteriori. Le radici delle nostre influenze black metal si possono rintracciare anche nei nostri album più datati, solo che adesso queste emergono in maniera più netta.

I VOSTRI ALBUM SONO ISPIRATI DA SCENARI DI GUERRA E “WEAPONS OF TOMORROW” NON FA ECCEZIONE DA QUESTO PUNTO DI VIISTA. A COSA VI RIFERITE ESATTAMENTE, QUANDO PARLATE DELLE ‘ARMI DEL DOMANI’?
– Gli scenari di guerra di cui parliamo sono quelli a cui si avvicinano costantemente le grandi potenze mondiali. Le ‘armi del domani’ sono le tecnologie di oggi e del futuro che consentono di avere armi sempre più potenti e sofisticate, frutto di oltre un secolo di ricerca e sperimentazione, grazie a finanziamenti enormi destinati a tali scopi. Questi armamenti possono includere di tutto, dall’assassinio di un importante politico tramite dei droni telecomandati a grande distanza (fatto accaduto di recente), fino alle sconosciute frontiere della catalogazione di dati personali su larga scala e la conseguente sorveglianza di massa sulla popolazione.

QUAL È IL MONUMENTO CHE HA ISPIRATO IL COVER ARTWORK DI “WOE TO THE VANQUISHED” E DI “WEAPONS OF TOMORROW”, MOLTO SIMILI TRA DI LORO? POTREBBE ASSOMIGLIARE AL VITTORIANO DI ROMA…
– Le due copertine sono tematicamente collegate, le armi del futuro descritte con colori blu e argento emergono dall’era delle Guerre Mondiali, dipinte invece con predominanza di rosso e oro. Sì, anch’io ho l’impressione che Andreas Marschall abbia utilizzato come modello proprio quell’edificio per dare il tocco imperiale alle due copertine!

VORREI TORNARE A “WOE TO THE VANQUISHED”, PER UNA TRACCIA CHE HO APPREZZATO PARTICOLARMENTE. STO PARLANDO DI “WHEN THE GUNS FELL SILENT”, UNA LUNGA, OSCURA, SUITE THRASH, LA PRIMA VOLTA IN CARRIERA CHE AVETE SCRITO UN BRANO COSÌ LUNGO. COME È NATA QUESTA TRACCIA? VI SENTIVATE NERVOSI ALL’IDEA DI SUONARE UNA CANZONE DI QUESTA PORTATA, DALLA DURATA PIÙ CHE DOPPIA RISPETTO AI VOSTRI CANONICI STANDARD?
– Volevamo una canzone molto epica per chiudere l’album. Inizialmente avevamo pianificato che durasse circa sette-otto minuti, poi Carlos (Cruz, batterista, ndR) ci ha presentato un demo del pezzo che era decisamente più lungo e ci è sembrato andasse bene così. Inoltre dura esattamente undici minuti e undici secondi, ha un suo significato simbolico questa cosa e suona come un lungo e difficile viaggio, che si adatta benissimo a un tema come quello di una grande guerra.

AVETE SUBITO DIVERSI CAMBI DI LINE-UP NEGLI ULTIMI ANNI, DA “IV: EMPIRES COLLAPSE”, PASSANDO ATTRAVERSO “WOE TO THE VANQUISHED”, FINO A “WEAPONS OF TOMORROW”: COME HANNO INFLUITO I CAMBI DI LINE-UP SUL VOSTRO SUONO E QUANTO È STATO DIFFICILE ORGANIZZARE IL LAVORO NEGLI ULTIMI ANNI, A CAUSA DI TUTTI QUESTI CAMBIAMENTI?
– “Woe To The Vanquished” ha richiesto una completa rinascita della band perché l’album potesse vedere la luce: per fortuna, il periodo di instabilità sembra essere alle spalle. Per il nuovo album, siamo rimasti in quattro su cinque dei membri che hanno suonato in “Woe To The Vanquished”, e l’unico cambio (l’ingresso di Jessie Sanchez al posto di Chase Bryant al basso) lo abbiamo deciso di nostra iniziativa, non ha presentato problematiche. Ora siamo più stabili che in tanti altri momenti del passato, ora ci è più facile suonare e scrivere nuova musica, dal punto di vista organizzativo le cose si sono semplificate.

“WEAPONS OF TOMORROW” È IL VOSTRO SESTO ALBUM. COME VALUTERESTI LA VOSTRA DISCOGRAFIA? ASCOLTANDO I VOSTRI ALBUM PIÙ VECCHI, CREDI CI SIA QUALCOSA CHE SAREBBE POTUTO ESSERE FATTO MEGLIO?
– Penso che la nostra discografia sia andata in crescendo, una lunga e consistente progressione. Il nostro primo album conteneva le prime canzoni che avessi mai scritto nella mia vita, quindi se ritenessi che non ci sia nulla da modificare lì dentro, o sarei molto presuntuoso, oppure non sarei cresciuto minimamente come artista! La band è migliorata col tempo sotto ogni punto di vista, lirico, strumentale, compositivo. I nostri fan spesso citano i nostri ultimi due dischi come i migliori che abbiam prodotto. Noi cerchiamo di affinare il nostro stile ad ogni album e credo che questo si senta nei nostri lavori.

I VOSTRI TESTI SI RIFERISCONO SEMPRE A CONCETTI LEGATI ALLA GUERRA, LA DOMINAZIONE, DISTRUZIONE DEI NEMICI. NEGLI ANNI, AVETE MODIFICATO IL VOSTRO APPROCCIO A QUESTI ARGOMENTI? LE VOSTRE LIRICHE SONO SOLTANTO PAROLE CHE SI ADATTANO BENE ALLA MUSICA SUONATA, OPPURE VOLETE FAR PASSARE UN CERTO TIPO DI MESSAGGIO, MAGARI NASCOSTO DIETRO A DELLE METAFORE?
– Per quanto sia affascinato dagli scenari di guerra, sono interessato anche a molteplici altri argomenti. Sull’ultimo album, parlo di tematiche come l’isolamento personale, il problema della tecnologia che sostituisce l’operato delle persone, c’è una storia di fantascienza in “Outer Reaches” e qualcosa di Victor Hugo in “Notre Dame (King Of Fools)”. Quindi direi che ad oggi i Warbringer non sono una band che parla solo di guerra, per quanto questa possa essere importante nel delineare l’immaginario del gruppo. Detto questo, il mio approccio alle liriche belliche ha subito un certo aggiornamento. Cerco di essere molto serio e legato alla realtà quando scrivo, anche se adesso cerco di esprimere idee più sofisticate. I nostri testi a base di guerra e violenza vertono su un confronto fra diverse realtà molto infelici che esistono nel mondo, e il dover ammettere che il potere, a questo mondo, è gestito in maniera ingiusta e disonesta.

SIETE UNA DELLE THRASH METAL BAND PIÙ LONGEVE TRA QUELLE NATE NEGLI ANNI 2000. ALL’INIZIO DEL SECOLO, IL RITORNO IN VOGA DEL THRASH POTEVA ESSERE VISTO COME UN TREND TEMPORANEO, MA LA SCENA IN SEGUITO SI È RAFFORZATA ED È RIMASTA TALE FINO AD OGGI. QUALI SONO STATI SECONDO TE I MIGLIORI ALBUM THRASH USCITI NEGLI ANNI 2000? E QUALE TIPO DI CONTRIBUTO RITIENI ABBIANO FORNITO I WARBRINGER ALLA SCENA THRASH?
– Credo siano usciti molti ottimi album thrash dal 2000 ad oggi, troppi per poter fare un elenco esaustivo. Penso anche non sia troppo professionale da parte mia parlare dei dischi migliori e peggiori realizzati da altri colleghi. Stando su un discorso abbastanza generale, il mio pensiero è che, attualmente, le band più giovani stiano trattando il thrash in modo più creativo di quanto non siano oggi in grado di fare le formazioni dell’era ‘classica’. Ma è un discorso che andrebbe approfondito, è solo un’osservazione ad ampio raggio su quanto sta accadendo ultimamente nel thrash. Per quanto riguarda il nostro specifico contributo, spero che i Warbringer abbiano rafforzato la scena thrash e il metal moderno, suonando musica rispettosa della tradizione ma con una propria identità. Spero anche che con quanto fatto finora abbiamo dimostrato che questo tipo di musica non è soltanto un viaggio nostalgico o un relitto di un’altra epoca, ma è tutt’ora rilevante dal punto di vista artistico.

RICORDO DI AVERVI SCOPERTO AL WACKEN 2008, QUANTO SUONASTE AL W.E.T. STAGE. IN QUELL’OCCASIONE MI SORPRESERO LA VOSTRA ENERGIA E SFRONTATEZZA NELL’AFFRONTARE IL PALCO. PENSATE CHE NEL CORSO DEL TEMPO SIA CAMBIATO MOLTO IL VOSTRO MODO DI SUONARE DAL VIVO?
– Oh, è tantissimo tempo fa! Lo ricordo quello show, una specie di pietra miliare per me. Ora siamo molto meglio dal vivo, in termini di musicalità e precisione, mentre cerchiamo di mantenere l’esuberanza giovanile e l’energia dei nostri inizi. Anzi, direi che quanto descritto è un ritratto in sintesi della nostra carriera. Non siamo gli stessi di quando abbiamo iniziato, ma non siamo nemmeno cambiati radicalmente. Siamo tutt’ora cinque ragazzi che si divertono a fare i pazzi, suonare all’impazzata e darci dentro con l’headbanging per l’intero set, solo che adesso queste cose le facciamo con un maggior grado di confidenza e sicurezza, oltre che con maggior professionalità.

COME TI ESERCITI PER SOPPORTARE I RITMI DEI TOUR? QUALI SONO LE COSE CHE NON PUOI PROPRIO DIMENTICARE QUANDO SEI LONTANO DA CASA?
– Solo tante prove, un po’ di corsa e altri allenamenti fisici. Sono in buona forma e allenato a fare questo tipo di vita, dopo anni di esperienza, diciamo che non ti dimentichi come si canta metal, un po’ come non ti dimentichi come stare in bicicletta quando hai imparato una prima volta. Sono super minimalista quando vado in tour, non porto null’altro che i vestiti, praticamente. Qualcosa per l’igiene personale, qualche peso e un tappetino per fare degli esercizi, null’altro. Ciò che di più importante devi portare con te è la determinazione per dare il massimo e compiere al meglio il tuo lavoro quando suoni.

PENSI ABBIATE OTTENUTO UNA BUONA POPOLARITÀ, IN RAPPORTO AI VOSTRI SFORZI E ALLA QUALITÀ DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
– Da un certo punto di vista ti risponderei di sì, sotto altri aspetti decisamente no. Sono molto grato per i traguardi raggiunti, ma allo stesso tempo vorrei che la band crescesse ancora. Secondo me solo recentemente i Warbringer stanno ricevendo l’attenzione che meritano da parte di giornalisti e fan, finalmente adesso iniziamo ad essere riconosciuti come qualcosa di più di un act nostalgico. Quel tipo di percezione è stata frustrante da combattere nel corso degli anni. So che come Warbringer siamo stati tantissimo tempo in tour, abbiamo fatto delle cose pazzesche a cui io stesso stento a credere, quando ci ripenso. Nel 2009, ad esempio, abbiamo suonato qualcosa come trecento show. Fai tu il conto, in base a quanti giorni ha un anno… Brutale! E solo nel 2019, abbiamo tenuto 54 date consecutive senza alcun giorno di riposo nel mezzo. Penso che tutto quello che abbiamo ottenuto, dati questi presupposti, ce lo siamo ampiamente guadagnato.

QUAL È IL PIÙ GRANDE SACRIFICIO CHE HAI SOPPORTATO PER PERSEGUIRE IL TUO SOGNO DI ESSERE UN MUSICISTA METAL?
– Ogni cosa. Semplicemente, ho sacrificato alla musica la possibilità di una vita normale e di una carriera lavorativa diciamo ‘tradizionale’. Soprattutto nel primo periodo di attività come Warbringer, non mi rimaneva tempo per molto altro. Fino al 2014 non sono riuscito a stare dietro a nient’altro, in quell’anno ho iniziato i miei studi di storia (mi sono laureato e adesso, finito il periodo di promozione dell’album, affronterò un master). Certamente l’essere un musicista metal a tempo pieno ha limitato i miei orizzonti e le possibilità finanziarie, ho dato tutto me stesso per il metal, stando mesi e mesi lontano da casa, per molti anni consecutivamente.

INVECCHIANDO, QUALI SONO I GENERI MUSICALI ENTRATI NELLA TUA LISTA DEGLI ASCOLTI? QUELLI CHE, MAGARI, QUANDO ERI TEENAGER MAI AVRESTI IMMAGINATO DI PRENDERE IN CONSIDERAZIONE?
– Ora sono molto più rilassato rispetto alla musica che ascolto, rispetto al passato. In casa, è mia moglie che decide cosa si ascolta, io ho più campo libero quando sono alla guida. Adoro ancora tutta quella musica che ci ha influenzato quando abbiamo fondato i Warbringer, mentre a casa capita spesso di ascoltare musica tradizionale cinese, sottofondi per meditazione, pop straniero, e altre cose abbastanza eclettiche. Sono perfettamente a mio agio con la musca ‘non metal’, quella che mi infastidisce sul serio è quella che sta a metà strada, né completamente metal, né propiamente soft. Quella proprio non la digerisco!

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