I Warfuck hanno raggiunto il loro apice artistico con “Diptyque”, album che ha consolidato la loro posizione tra i più avvincenti esponenti del panorama grindcore contemporaneo. Pubblicato lo scorso anno, il quarto full-length del duo francese dimostra come, su una base frenetica – elemento chiave del filone – si possa sfoggiare una creatività invidiabile abbinata ad una precisione impressionante nell’esecuzione, spingendo i limiti della complessità e della ricchezza del suono, tanto da arrivare a flirtare con altri generi estremi senza compromettere la coerenza di fondo.
I ragazzi di Lione restano con i piedi per terra, ma, dopo una dozzina di anni di carriera, varie pubblicazioni e tour in tutto il mondo, sono ormai evidentemente in grado di plasmare un’esperienza sonora che sfida i confini del genere, tanto da non temere paragoni con realtà più famose. Parliamo della loro ultima fatica e del loro background con entrambi i diretti interessati: il batterista Mak e il chitarrista/cantante Nico…
COME GIUDICATE “DIPTYQUE” ORA CHE È USCITO? COME LO PARAGONERESTE AI VOSTRI LAVORI PRECEDENTI? AVETE SPERIMENTATO CON NUOVE DINAMICHE QUESTA VOLTA. LA COSA È ABBASTANZA LAMPANTE…
Mak: – Si tratta senz’altro della nostra migliore pubblicazione sinora. Siamo prima di tutto molto contenti della resa sonora, ottenuta grazie all’aiuto di William Blackmon (Overlook studio) e Brad Boatright (Audiosiege). È stato fatto un grandissimo lavoro fra mixaggio e mastering. Abbiamo poi provato tante cose nuove con questo disco, come dici tu.
Abbiamo studiato attentamente le ritmiche prima di finalizzare e registrare i pezzi: si è trattato di un lungo processo per noi, dato che sin qui eravamo sempre stati abituati a registrare i brani senza affidarci a un metronomo. Questa mappatura delle ritmiche ci ha permesso di curare maggiormente le dinamiche e di diventare più precisi e affilati. Abbiamo fatto a tutti gli effetti un lavoro di pre-produzione, cosa che ha aiutato anche nella stesura delle linee vocali. Infine, per la prima volta abbiamo registrato il basso, cosa che ha aggiunto parecchia pesantezza all’album.
SI PUÒ INFATTI DIRE CHE ORA ABBIATE UN SUONO PIUTTOSTO PECULIARE: ALLA BASE VI È LA TIPICA URGENZA DEL GRINDCORE, MA SUL FRONTE CHITARRISTICO SI SENTONO DIVERSI ELEMENTI, FRA CUI INFLUENZE DEATH E BLACK METAL.
Mak: – Il metodo di lavoro è più o meno sempre lo stesso: quando ci troviamo in sala prove, Nico mi presenta dei riff o una struttura base di un pezzo; a volte il tutto è stato registrato a casa, così da darmi subito un’idea di come debba suonare secondo lui. Poi qui inizia la battaglia! Cerco di capire i riff e di immaginare cosa potrebbe funzionare su di essi. Talvolta Nico mi suggerisce cosa fare, ma ovviamente quasi sempre evito di ascoltarlo (ride, ndR).
Il processo è abbastanza lungo: può capitare che i riff subiscano delle modifiche seguendo gli input della batteria o in seguito a nuove idee partorite da Nico. La struttura viene elaborata per piccoli passi e si giunge alla conclusione solo quando entrambi siamo completamente soddisfatti del suo sviluppo. Non abbiamo regole specifiche su cosa debba contenere un nostro pezzo: non ci poniamo limiti, anche se è evidente che Nico non ami ripetere lo stesso riff di chitarra troppo a lungo o avere delle strutture molto semplici.
ASCOLTANDO IL DISCO SI PERCEPISCE IL VOSTRO AFFIATAMENTO. LA CHIMICA IN UNA BAND COME LA VOSTRA, COMPOSTA DA SOLI DUE ELEMENTI, È UNA COSA MOLTO IMPORTANTE…
Mak: – Suoniamo insieme da circa tredici anni e ci conosciamo benissimo ormai. Soprattutto sul palco abbiamo la stessa attitudine, ovvero tendiamo a suonare al massimo, concentrandoci più sul feeling e la resa complessiva che su eventuali problemi tecnici o esecutivi. Preferiamo intrattenere il pubblico – e noi stessi – anziché stressarci per ogni dettaglio.
Questo tipo di atteggiamento è davvero importante quando si è solo in due, soprattutto se ci esibiamo su un palco di grandi dimensioni; se non si ha la giusta verve è facile che il pubblico non ti degni di uno sguardo.
AVETE MAI PENSATO DI DIVENTARE UNA BAND DALLA FORMAZIONE PIÙ CLASSICA, CON TRE O QUATTRO MEMBRI?
Mak: – Inizialmente abbiamo cercato altri compagni, soprattutto per la figura di cantante. Tuttavia, fortunatamente (almeno a posteriori), nessuno si è rivelato sufficientemente interessato.
Di conseguenza, Nico ha iniziato a imparare a urlare: in principio era in grado di fare una specie di growl, ma una voce più vicina a standard grindcore era totalmente nuova per lui. All’inizio non è stato semplice, ma alla fine abbiamo trovato la nostra comfort zone. In sostanza, quindi, il piano iniziale era quello di essere una ‘vera’ band, ma ormai siamo davvero felici del nostro assetto con i Warfuck: meno persone, meno problemi!
PENSATE CHE IL RUOLO DI FRONTMAN SIA SOPRAVVALUTATO IN UN CONTESTO COME IL VOSTRO?
Mak: – Per molte band, il frontman è indispensabile, è il ruolo più importante, anche in ottica timbrica vocale, capacità di interagire con la platea, ecc. Moltissimi gruppi vengono identificati con il loro cantante, a tal punto che a volte vi sono realtà che non hanno alcun membro originale al di fuori del loro frontman e nemmeno pensano a cambiare nome alla band. Per noi è un ruolo come un altro, operiamo al meglio come duo, tanto che arriviamo a vedere la posizione di frontman come qualcosa di noioso.
DI COSA PARLA “DIPTYQUE”? COME SIETE SOLITI AFFRONTARE L’ASPETTO LIRICO DEI VOSTRI PEZZI?
Mak: – Solitamente la nostra musica parla di come affrontare il mondo in cui viviamo, mantenendo un approccio critico e arrabbiato. Per questo album nello specifico, l’idea è stata quella di dare voce a due idee contrastanti in ogni brano. Prepariamo le parole separatamente, poi cerchiamo la traccia musicale più adatta a ospitarle.
COME SIETE DIVENTATI APPASSIONATI DI GRINDCORE?
Mak: – Ho iniziato a suonare questo tipo di musica quasi vent’anni fa. Il processo è stato logico, trovandomi nella condizione di volere sempre cercare la musica più estrema possibile sulla quale suonare la batteria. L’approccio iniziale può essere complicato, visto che spesso si può avere l’impressione che sia solo casino, ma con il tempo cominci a capire cosa sta succedendo e come affrontare questo genere di partiture stando dietro le pelli, fino a quando realizzi che in realtà può essere uno stile musicale molto tecnico e impegnativo.
Nel corso di questo processo ho conosciuto delle persone che cercavano un batterista e, unendomi a loro, ho ufficialmente fatto il mio ingresso nella scena grind. Ad un certo punto mi sono preso una pausa da questo mondo per suonare del death-thrash con un gruppo chiamato Obnoxious, ma in quel periodo ho incontrato Nico. Abbiamo iniziato a parlare di grindcore e da lì sono nati i Warfuck.
Nico: – Il processo è stato simile per me. Da bambino ascoltavo rock, poi sono passato al punk, quindi al metal da teenager. Il grindcore è stato lo sbocco naturale. Trovo questo genere musicale molto eccitante per vari motivi: la nostra community non è enorme, ma è molto coesa. È facile fare amicizia con altre persone, i tuoi stessi idoli e maestri sono gente assai alla mano, non si hanno difficoltà a organizzare concerti e tour in tutto il mondo… è un ambiente che mi appassiona tantissimo.
RICORDATE UN MOMENTO, PROBABILMENTE DA GIOVANI, IN CUI AVETE ASCOLTATO UN ALBUM CHE HA CAMBIATO COMPLETAMENTE LA VOSTRA VISIONE DELLA MUSICA? RICORDATE COSA DI QUELL’ALBUM È RIUSCITO A COLPIRVI TANTO? LA COMPLESSITÀ? LA PESANTEZZA?
Mak: – Probabilmente è stato “Exit” dei Rotten Sound, quando è stato pubblicato nel 2005. Ho scoperto la band grazie a esso, il suono era così enorme e la batteria così serrata/veloce/creativa… ha avuto un grande impatto sui miei ‘obiettivi’ di batterista.
Nico: – L’urgenza, l’energia e l’efficacia sono gli ingredienti che tendono a colpirmi. Per quanto riguarda l’album, mi spiace, ma cito lo stesso di Mak: “Exit” dei Rotten Sound. Inoltre, quasi tutto della scena scandinava, dagli Entombed ai Nasum, e la corrente powerviolence statunitense. Il mio obiettivo da sempre è quello di scrivere canzoni death-grind con un approccio più vicino ai mondi powerviolence e hardcore.
COSA AVETE IN MENTE PER IL PROSSIMO FUTURO?
Mak: – Conquistare il mondo e andare finalmente in tour con i Rotten Sound.