Tra le varie realtà interessanti nostrane sarebbe un peccato ignorare i lombardi Warmblood, usciti con il loro secondo album “Timor Mortis” già da qualche mese. Autori di un death metal brutale e “ignorante”, che però risente anche dell’influenza di certo thrash metal – facente parte del background musicale dei ragazzi – abbiamo contattato i Wormblood via mail e di seguito vi riportiamo lo scambio di pareri avuto con loro sulla scena musicale e non solo.
CIAO RAGAZZI, E BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. VISTO CHE E’ LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER IL NOSTRO PORTALE, CHE NE DITE DI UNA BREVE PRESENTAZIONE DELLA VOSTRA BAND PER I NOSTRI LETTORI CHE NON VI CONOSCONO ANCORA?
“I Warmblood nascono nel 2002 dalle ceneri dei Lato Oscuro, band nata nel 1997 e dedita ad un death melodico di chiara influenza svedese. In principio la formazione comprendeva un bassista, un batterista e un chitarrista cantante, in seguito il bassista è stato sostituito da una seconda chitarra, questa operazione ha dato vita ad un nuovo modo di comporre e l’assenza del basso è diventata pian piano un nostro punto di forza, una delle nostre principali caratteristiche. Anche il genere si è modificato, da un death di matrice svedese siamo passati con il tempo ad un death molto più ‘americano’, non abbiamo tralasciato del tutto le parti melodiche ma le abbiamo sviluppate in maniera più personale inserendole in un contesto sicuramente più aggressivo e violento”.
ORA CHE “TIMOR MORTIS” E’ SUL MERCATO, SIETE SODDISFATTI DI COME E’ VENUTO O, POTENDO, CAMBIERESTE QUALCHE PARTICOLARE?
“Siamo soddisfatti, credo che il prodotto suoni molto bene, non abbiamo ripensamenti per il momento”.
LE LIRICHE DI “TIMOR MORTIS” SI BASANO SUI FILM DI LUCIO FULCI. VI ANDREBBE DI PARLARCI UN PO’ PIU’ NELLO SPECIFICO DI QUESTA COSA E I MOTIVI CHE VI HANNO SPINTO A PRENDERE QUESTA SCELTA, SICURAMENTE PARTICOLARE?
“Giancarlo, il chitarrista e cantante, è un ‘superfan’ di Lucio Fulci, conosce tutti i suoi film, che colleziona e conserva gelosamente. Quando ha fondato i Warmblood ha deciso di comporre le liriche ispirandosi ai film di Lucio, trovandoli veramente adatti per il sound che voleva ricreare. Sinceramente non siamo stati i primi a fare una cosa del genere, altre band in passato hanno dedicato alcune loro composizioni al grande regista purtroppo scomparso”.
UNA COSA CHE HO APPREZZATO MOLTO NEL VOSTRO ALBUM SONO LE PARTI SOLISTICHE DI CHITARRA: OLTRE AD ESSERE CURATE E PRECISE DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, TROVO CHE ABBIANO UNA CERTA INDOLE THRASH… E’ SOLO UNA MIA IMPRESSIONE O E’ QUALCOSA CHE AVETE CERCATO DI RIPRODURRE IN MANIERA VOLONTARIA?
“Nessuna scelta a tavolino, noi non siamo giovanissimi, attualmente ascoltiamo molto il brutal death tecnico di band come Decrepith birth o Necrophagist ma in passato eravamo grandissimi fan di gruppi come Megadeth, Testament e Coroner, ecco che nei nostri assoli certe influenze del passato tornano a farsi sentire e noi non vogliamo certo nasconderle”.
A QUESTO PROPOSITO, SIETE AUTODIDATTI OPPURE AVETE STUDIATO MUSICA? CREDETE CHE PER SUONARE A CERTI LIVELLI SIA INDISPENSABILE UNA BUONA CONOSCENZA DI TEORIA MUSICALE?
“Studiare fa sempre bene, ma può essere un’arma a doppio taglio. Si deve stare attenti a non finire in un vicolo cieco, intendiamo dire che troppo spesso chi si dedica allo studio della teoria in maniera morbosa rischia poi di creare della musica preconfezionata, senza ‘anima’, preoccupandosi solo di mettere tutto al posto giusto: su questo accordo va quella scala, su quest’altro questo arpeggio e così via, rischiando di perdere istintività, creatività e impatto. In ogni caso tutti noi abbiamo studiato per un po’ di anni, Davide non solo continua a studiare in un’ottima scuola di Milano ma insegna a sua volta”.
COME NASCE UN BRANO DEI WARMBLOOD? VI E’ UNA SOLA MENTE COMPOSITIVA O ESSENDO SOLTANTO IN TRE RIUSCITE A COMPORRE I VOSTRI BRANI TUTTI INSIEME?
“Giancarlo compone la parte strumentale, dopo di che viene arrangiata e ‘plasmata’ da tutta la band e in seguito, quando la parte musicale funziona, cioè quando tecnica, violenza e melodia trovano la loro giusta collocazione, e il tutto suona naturale e Warmblood al 100%, Giancarlo aggiunge le liriche”.
UN PAIO DI DOMANDE PER ELENA: TU SEI UNA DELLE POCHISSIME DONNE CHE SUONANO DEATH METAL. INOLTRE SUONI UNO STRUMENTO, LA BATTERIA, CHE QUASI NESSUNA DONNA SUONA. SECONDO TE COME MAI? TU QUANDO HAI INIZIATO A SUONARE QUESTO STRUMENTO?
“La batteria è uno strumento molto fisico e fare death metal richiede molta energia. Non è ritenuto uno strumento ‘femminile’, ma non potrei suonare altro. La batteria è il cuore della band e io sono orgogliosissima di poterlo far battere. Ho iniziato a suonare a diciassette anni di nascosto dai miei genitori come se fosse una cosa di cui vergognarsi. Ho iniziato quasi per sfida ma poi ho capito che non sarei più riuscita a smettere”.
TI CAPITA MAI DI NON SENTIRTI A TUO AGIO, MAGARI DURANTE QUALCHE CONCERTO, DOVE VI E’ QUASI SEMPRE UNA PREVALENZA DI PUBBLICO MASCHILE? C’E’ QUALCHE EPISODIO PARTICOLARE, O SIMPATICO, CHE TI ANDREBBE DI RACCONTARCI A QUESTO PROPOSITO?
“Ogni volta che suono dal vivo attiro l’attenzione sia dei colleghi che del pubblico e questo mi fa piacere e mi agita allo stesso tempo. Mi sento sempre messa alla prova. Quando chiamano ‘il batterista dei Warmblood’ per il soundcheck e mi presento io, scateno spesso qualche strano sguardo ma poi quando inizio a suonare tutto si sistema, il mio posto tra i batteristi è conquistato. Il pubblico è sempre stupendo con me e ogni volta mi dà la carica e mi sprona ad essere più potente ed energica, non mi vede solo come una donna ma come una musicista”.
IN ITALIA, NEGLI ULTIMI ANNI, LA SCENA METAL (E IN PARTICOLAR MODO QUELLA DEATH METAL) E’ CRESCIUTA PARECCHIO. C’E’ QUALCHE GRUPPO CON CUI AVETE CONDIVISO QUALCHE ESPERIENZA O CHE IN GENERALE VI SENTIRESTE DI CONSIGLIARE AI NOSTRI LETTORI?
“Ascoltate tutto il metal italiano, ci sono band favolose. Se possiamo consigliarvi delle band in particolare non possiamo non citare Hour Of Penance, Septycal gorge, Vomit The Soul e Blasphemer”.
RESTANDO IN ARGOMENTO DEATH METAL IN ITALIA, PUR ESSENDO LA QUALITA’ MEDIA DEI GRUPPI NOTEVOLE, NON CREDO SI POSSA PARLARE ANCORA DI UNA VERA E PROPRIA “SCENA”, COME POTREBBE ESSERE, AD ESEMPIO, QUELLA POLACCA O QUELLA CANADESE. VOI COSA NE PENSATE?
“Di sicuro hai nominato delle scene che hanno dato e fatto molto per il nostro genere, e non si possono paragonare a realtà come la nostra, ma credo si possa iniziare a parlare di scena vera e propria anche da noi. Label molto importanti osservano con occhio attento quello che succede in Italia, Unique Leader ad esempio ha messo sotto contratto due delle band che abbiamo citato prima, questo denota che qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione”.
UNA LABEL COME LA PUNISHMENT 18 CREDO SIA MOLTO UTILE PER DARE VISIBILITA’ A TANTE REALTA’ ITALIANE COME LA VOSTRA. VOI COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON I RAGAZZI DELL’ETICHETTA?
“Conosciamo Corrado della Punishment da parecchi anni, tra l’altro ci aveva già aiutati con la distribuzione del nostro primo album. Siamo molto contenti di lavorare con lui, la Punishment 18 è un’ottima etichetta e sta facendo un gran lavoro promozionale”.
BENE RAGAZZI, GRAZIE PER L’INTERVISTA, IL RESTO DELLO SPAZIO E’ A VOSTRA DISPOSIZIONE PER UN SALUTO AI NOSTRI LETTORI.
“Ciao ragazzi, grazie al supporto che date a noi e a tutto il panorama italiano, è molto importante, senza di voi il metal muore!”.