WAYFARER – Il sogno americano? Morto

Pubblicato il 17/02/2024 da

Se nel 2018 il terzo disco dei Wayfarer, l’allora sorprendente e magnifico “World’s Blood”, aveva fatto uscire dall’underground un’interessantissima compagine americana degna di rinverdire i fasti del black metal più introspettivo e solenne facendolo andare a braccetto con una serie di influenze tipicamente ‘cowboy’, dall’artwork ai testi, dalle derive western agli afflati country, con il nuovo e quinto “American Gothic”, edito sul finire del 2023, i blackster capitanati da Shane McCarthy hanno ampliato ancor di più le loro ambizioni e le loro prospettive, proponendo un sound maggiormente epico e a 360°, carico di pathos, e imbellettendolo come fosse un vero e proprio manifesto di genere. D’altronde, con un titolo così esplicito, le intenzioni erano ben chiare fin dall’inizio…
Sentiamo proprio Shane, voce e chitarra del quartetto di Denver, Colorado, cos’ha da dirci!

CIAO SHANE, BENTORNATO SU QUESTE PAGINE! PROIETTIAMOCI UN ATTIMO NEL FUTURO, INTRODUCENDO BREVEMENTE L’IMMINENTE TOUR EUROPEO CHE FARETE CON ENSLAVED E SVALBARD.
QUI DA NOI TALE PACCHETTO HA SOLLETICATO NON POCO GLI APPETITI DEGLI APPASSIONATI E IL FEEDBACK E’ STATO MOLTO BUONO, PUR RESTANDO UN EVENTO DI NICCHIA. COME VI SENTITE AD IMBARCARVI IN UNA TALE AVVENTURA AL FIANCO DI LEGGENDE DEL PROGRESSIVE E DEL BLACK METAL QUALI GLI ENSLAVED?

– Ciao, e grazie per questa nuova opportunità sul vostro portale! Siamo incredibilmente esaltati per questo tour, è chiaro: gli Enslaved non solo sono una band leggendaria ma sono anche stati una enorme influenza per la creazione del nostro sound.
Tutti noi siamo loro fan sfegatati fin da quando eravamo ragazzini: pensa che io, Isaac e James (rispettivamente Faulk, batteria e tastiere, e Hansen, basso e voce, ndr), con in più il vecchio chitarrista dei Wayfarer, Tanner Rezabek, fummo presenti e li conoscemmo di persona all’epoca dell’uscita di “Axioma Ethica Odini”, quando venne presentato in un negozio di dischi vicino le nostre parti. Siamo felicissimi di andare in tour proprio con loro, e idem vale per gli Svalbard, così come pure ci solletica parecchio il tornare in posti – ad esempio l’Italia! – dai quali siamo assenti da cinque anni.

DOPO AVER SBIRCIATO NEL PROSSIMISSIMO FUTURO, TORNIAMO ORA INDIETRO AI TEMPI DI “A ROMANCE WITH VIOLENCE”. COME VEDETE QUEL DISCO OGGIGIORNO? E QUALI ASPETTI DI ESSO AVETE CERCATO DI CONSERVARE DURANTE LA COMPOSIZIONE DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO?
– E’ sempre interessante vedere quanto lo scorrere del tempo possa cambiare il proprio pensiero sui lavori del passato. Penso ne sia trascorso abbastanza, di tempo, per permettermi di contestualizzare quell’album in modo più distaccato.
E’ stato un disco molto importante nel percorso che stiamo costruendo, un disco in cui abbiamo messo pienamente sul piatto la nostra visione e la nostra interpretazione del Far West attraverso della musica pesante, e nel quale ci siamo cimentati in modo profondo nello scrivere un concept, nel narrare una storia. E allo stesso tempo permane in esso tutt’oggi un senso di crudezza che mi piace molto. Credo abbiamo guadagnato nuove capacità in termini di songwriting con “A Romance With Violence”, che poi sono molto evidenti, e sono risultate molto utili, nella costruzione di “American Gothic”.

APPUNTO, “AMERICAN GOTHIC”: UNO DEI PRIMI DETTAGLI A CUI GLI ASCOLTATORI ATTENTI AVRANNO FATTO CASO E’ RIFERITO AL TITOLO E AL COVER ARTWORK. SEMBRANO TUTTI E DUE COME UN MANIFESTO, QUALCOSA DI ADATTO A DEFINIRE UNO STILE UNICO, BEN DEFINITO. LA COPERTINA, AD ESEMPIO, E’ MOLTO PIU’ SEMPLICE E, LASCIAMI DIRE, ANONIMA RISPETTO AL PASSATO, QUASI A VOLER FAR CONCENTRARE I FAN SUBITO SULLA MUSICA. CI SPIEGHI IL TUO PUNTO DI VISTA?
– Sì, la tua supposizione è corretta. Fin dalle prime fasi della lavorazione sul nuovo album, avevamo l’idea che dovesse essere una sorta di dichiarazione d’intenti, qualcosa che definisse compiutamente cosa suoniamo. Il titolo è stato deciso molto presto ed è stato una sorta di guida per farci ben comprendere come il disco dovesse suonare. Con questa release, volevamo catturare l’anima oscura della nostra nazione.
Anche per il disegno di copertina è andata allo stesso modo, sapevamo fin da subito dove andare a parare: qualcosa di semplice ma ricco di sfumature che chiarisse subito i contenuti del lavoro, come fosse un libro antico o una cover di qualche vecchio disco.
Aaron Horkey è stato bravissimo a creare quel disegno, ha un talento davvero singolare e riesce come pochi a dar vita a dei capolavori anche con poche linee-guida. Eravamo entusiasti quando ha accettato di lavorare al progetto e ha superato di gran lunga tutte le nostre aspettative. Ricordo che per spiegargli come doveva essere la cover gli dissi che volevamo qualcosa tra “Harvest” di Neil Young e “Antichrist” dei Gorgoroth, ma rivisto con il suo stile. E a guardare oggi l’artwork, mi rendo assolutamente conto di come non poteva essere creato in altro modo!

PRIMA DI PARLARE DELLA MUSICA, VORREI SOFFERMARMI UN PO’ SUL SIGNIFICATO CONCETTUALE DI TITOLI QUALI “THE THOUSAND TOMBS OF WESTERN PROMISE”, “REAPER ON THE OILFIELDS” OPPURE “TO ENTER MY HOUSE JUSTIFIED”.
TUTTI TITOLI MOLTO FORTI, NEI QUALI E’ FACILMENTE RAVVISABILE UN’ESPLICITA CRITICA ALLA SOCIETA’ AMERICANA, IPOTIZZANDO LA FINE DEL SOGNO AMERICANO O, COMUNQUE, UNA SORTA DI DISILLUSIONE NEL COMPRENDERE CHE NON SARA’ POSSIBILE OTTENERE CIO’ CHE SI E’ SEMPRE SOGNATO. MI SEMBRA, IN GENERALE, SIANO TESTI PIU’ INCISIVI E PUNGENTI RISPETTO AL PASSATO, SEI D’ACCORDO?

– Sicuro, anche qui mi trovo d’accordo con te. Abbiamo avuto modo di descrivere l’album più volte come ‘un funerale per il sogno americano’, e leggendo i testi di “The Thousand Tombs…” si capisce bene come sia innanzitutto un’analisi sul chiedersi se tale sogno sia mai esistito per davvero.
Concettualmente, “American Gothic” raccoglie il lascito di “A Romance With Violence”: quel disco era incentrato sul West in quanto idea ed interpretazione, e finiva con la scoperta che il Sogno era assente dalla realtà. Il nuovo lavoro riparte da qui, analizzando ciò che rimane quando non ci sono più rosee speranze all’orizzonte, cercando di comprendere quale sia la vera anima dell’America. E’ un disco cupo per una storia cupa, che lascia ancora tanto da chiedersi e da esplorare.

INIZIAMO AD ADDENTRARCI PIU’ A FONDO NELLA TRACKLIST: LE PRIME DUE TRACCE, LA GIA’ CITATA “THE THOUSAND TOMBS OF WESTERN PROMISE” E “THE CATTLE THIEF”, SEMBRANO PROLUNGARE LE SONORITA’ DEL DISCO PRECEDENTE. OTTIME COMPOSIZIONI, MA QUALI SONO LE NOVITA’ CHE APPORTANO AL VOSTRO STILE, SECONDO TE?
– E’ interessante che tu la veda così. Mentre per “The Cattle Thief” posso essere della tua opinione – è probabilmente la traccia che contiene più rimandi ad una ‘classica’ canzone Wayfarer, nonostante abbia in sé anche nuovi elementi – per “The Thousand Tombs…” il mio pensiero è quello del ‘reset totale’. E’ in una diversa accordatura, ci sono riff molto diversi tra loro e fraseggi che non abbiamo mai composto prima, e per noi l’opener doveva essere l’indicatore principe di come sarebbe suonato il nuovo nato. Tale canzone, dall’intro in avanti, è ciò che introduce chi ascolta al ‘nuovo mondo’ di “American Gothic”.
“The Cattle Thief” è invece più un brano diretto, i suoi testi, per la prima volta nella nostra storia, sono ispirati e tratteggiati attorno ad uno specifico evento storico, ovvero la guerra della Contea di Johnson (avvenuta nel Wyoming tra il 1889 e il 1893, cercate in rete se siete appassionati di storia western, ndr). Musicalmente volevamo riprodurre tutto l’orrore ed il dramma della storia, così come la sua cruda brutalità.

POI ARRIVIAMO A “REAPER ON THE OILFIELDS”, QUALCOSA DI DAVVERO INSOLITO PER I WAYFARER: LA MELODIA PORTANTE DI CHITARRA E’ COUNTRY AMERICANO AL 100%, L’ATMOSFERA E’ LANGUIDA, TRASCINATA, MENTRE LE VOCI SONO DISTORTE E LONTANE. UN BRANO SORPRENDENTE PER MOLTI, CHE NE DICI?
– Sono contento che ti sia piaciuta, per noi è sicuramente una canzone speciale. Volevamo comporre alcuni pezzi usando un nuovo metodo, scrivendo brani più snelli e spogli che ruotassero attorno ad un’idea. La struttura di “Reaper On The Oilfields” è influenzata da Neil Young e Allman Brothers, ma in realtà la canzone in sé è una delle nostre composizioni più ‘black metal’, in quanto è attraversata da un rifframa molto ipnotico e straniante ed inoltre dipinge una visione molto desolante.
E’ un pezzo che ha trovato in fretta la sua strada e la sua forma, e abbiamo scelto di lasciarlo il più organico possibile, ci pareva funzionasse bene così, senza troppi arrangiamenti e orpelli.

“TO ENTER MY HOUSE JUSTIFIED” E’ STATO LANCIATO COME SECONDO SINGOLO ACCOMPAGNATO DA UN VIDEO. UN’ALTRA GRANDE TRACCIA, CON RADICI BLACK METAL AD INCONTRARE INFLUENZE ROCK, WESTERN E PROG. MOLTO BUONE LE SOLUZIONI VOCALI, QUI, UN ASPETTO CHE MI PARE SIA STATO TENUTO IN GRAN CONSIDERAZIONE PER LA COMPOSIZIONE DI “AMERICAN GOTHIC”…
– Certamente, era uno dei nostri principali obiettivi quello di concentrarci maggiormente sulle voci. Sia James che io, i due vocalist del gruppo, siamo principalmente strumentisti, perciò la cura delle voci è sempre rimasta una priorità secondaria. Per questo lavoro, però, abbiamo voluto migliorarci il più possibile facendo uno sforzo mirato a far emergere il comparto lirico e vocale in modo da trasmettere tutte le emozioni intense che la musica reclama.
Personalmente ho dato tutto me stesso nell’esecuzione migliore possibile delle parti in voce pulita, in quanto sentivamo come fossero essenziali per la riuscita del disco. In “American Gothic” le voci acquistano un peso specifico mai avuto prima nella storia dei Wayfarer.

LASCIANDO STARE L’INTERLUDIO “1934”, LA SECONDA PARTE DELLA TRACKLIST CONTIENE PIU’ ‘NUOVO’ MATERIALE, MOLTO EMOZIONALE E PIENO DI SENSAZIONI DOLCEAMARE: “A HIGH PLAINS EULOGY” E “FALSE CONSTELLATION” RIFLETTONO BENE CIO’ CHE INTENDO, SEBBENE SIANO DIVERSE FRA LORO.
GLI ARRANGIAMENTI DI CHITARRE SONO SUPERBI E TUTTO SUONA RICCO E SEMPLICE ALLO STESSO TEMPO. ANCORA UNA VOLTA, TI LASCIO LA PAROLA…

– I due brani che hai citato sono molto importanti, in una posizione che possiamo considerare come il cuore del disco. Propongono un songwriting che abbiamo voluto fosse oscuro, tenebroso, profondamente umano. In definitiva, come accennato prima, stiamo catturando tutta la tragedia ed i sentimenti negativi che pervadono questo paese, e anche tali canzoni contribuiscono a farlo. “A High Plains Eulogy” è un pezzo molto scarno ed essenziale, esattamente come sentiamo i Wayfarer in questo periodo. “False Constellation” è invece, probabilmente, il manifesto definitivo dell’album, essendo incentrato sull’America (la ‘falsa costellazione’ si riferisce al dispiegamento di stelle presente sulla bandiera degli Stati Uniti) e sul suo Sogno morente; e anche questo brano definisce ottimamente l’attuale stato della band.

SIAMO ARRIVATI ALLA FINE, CON “BLACK PLUMES OVER GOD’S COUNTRY”, BEN RAPPRESENTANTE LA VOSTRA EVOLUZIONE, ALTRO MODO DI DEFINIRE LO STILE UNICO CHE PROPONETE. MA, ECCO, SE DOVESTE ACCETTARE IN GENERALE DEI PARAGONI, COSA PENSATE DI UN ACCOSTAMENTO A GRUPPI QUALI PRIMORDIAL, BORKNAGAR O SOLSTAFIR? QUALI NOMI CITERESTI TU, INVECE?
– Sì, l’ultimo brano credo sia quello che più degli altri raggiunga elementi presenti anche nei nostri dischi più datati, ad esempio “Old Souls”, pur restando ben legato a quello che i Wayfarer sono diventati oggi. E’ stato un piacere ospitare George Cessna degli Snakes (country/rock band di Baltimora, ndr) su questa traccia, il suo contributo vocale è molto prezioso; d’altro canto noi siamo tutti suoi fan.
Proprio in questo ultimo episodio, forse perché appunto più radicato nel nostro classico stile, si possono sentire richiami ad alcune delle maggiori fonti d’ispirazione della band. E sì, tra queste citerei certamente Primordial e Borknagar, così come pure Immortal, Enslaved ed Opeth, senza stare a menzionare Sixteen Horsepower, Munly and The Lee Lewis Harlots, Fields Of The Nephilim.

CONCLUDIAMO L’INTERVISTA CON UN PICCOLO GIOCHINO, SHANE: ASSEGNA UN UNICO AGGETTIVO, O UN’UNICA PAROLA, AD OGNUNO DEI VOSTRI ALBUM, DA “CHILDREN OF THE IRON AGE” FINO AD “AMERICAN GOTHIC”.
– Interessante! Cerco di fare del mio meglio:
“Children Of The Iron Age” – Novellino
“Old Souls” – Esplorativo
“World’s Blood” – Spaventoso
“A Romance With Violence” – Vaudeville
“American Gothic” – Affermazione
Grazie di nuovo, un saluto a tutti i fan!

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