Era importante, per noi, riuscire a realizzare questa intervista con Daniel Cavanagh, non solo per esplorare meglio il suo nuovo progetto musicale, Weather Systems, ma anche per capire tutto ciò che è successo intorno agli Anathema, dall’inizio della pandemia, fino al loro improvviso scioglimento: un addio silenzioso, avvolto da molti non detti, rumour, messaggi criptici da una parte e assoluti silenzi dall’altra. Daniel, come ormai è noto, ha passato un periodo molto buio della sua esistenza e non sapevamo che persona ci saremmo trovati davanti. Quello che leggerete, a nostro parere, riflette il suo percorso umano e artistico, quello di una persona che ha sofferto molto, ma che oggi sta facendo il possibile per tornare ad essere una persona in pace, capace di gratitudine e amore nei confronti di chi gli è vicino e lontano al tempo stesso.
La realtà dei fatti – che si evince da cenni a situazioni molto personali che non abbiamo potuto (e nemmeno voluto) esplorare – forse non la sapremo mai nella sua interezza. Però quello che possiamo dire è che ogni parola ci è parsa figlia di un sentimento sincero, non privo di rimpianti e dolore, eppure aggrappato ad un appiglio fatto di speranza e consapevolezza.
CIAO DANIEL, PRIMA DI PARLARE DEI WEATHER SYSTEMS VORREMMO INIZIARE L’INTERVISTA FACENDO UN PASSO INDIETRO, PER CERCARE DI CAPIRE COSA HA PORTATO ALLO SPLIT DEGLI ANATHEMA E, DI CONSEGUENZA, ALLA NASCITA DI UN NUOVO PROGETTO. VOI VI ERAVATE APPENA IMBARCATI NEL TOUR PER IL DECENNALE DI “WE’RE HERE BECAUSE WE’RE HERE” QUANDO SCOPPIÒ LA PANDEMIA: QUESTO SENZA DUBBIO VI HA CAUSATO MOLTI PROBLEMI, MA COSA VI HA PORTATO AD INTERROMPERE LE ATTIVITÀ?
– E’ stata una decisione di Vincent, che si sentiva davvero sotto pressione. Lui si occupava di quasi tutto ciò che riguardava il business degli Anathema, i contatti (spesso difficili) con il management… Ad un certo punto non se l’è sentita di andare avanti, anche considerando che ormai la musica rock non gli interessa più. Ormai non aveva più molte occasioni di scrivere canzoni nuove negli Anathema, perché io e John (Douglas, il batterista della band, ndr) siamo molto prolifici.
Lui si occupava più di ciò che ruota intorno alla produzione, oltre ad essere un grande cantante. Ma non ha mai perso il gusto di scrivere canzoni, voleva farlo. L’insieme di queste cose l’ha portato alla decisione di lasciare la band e, inizialmente, voleva che io continuassi con il nome Anathema, ma io gli ho detto di no, che non l’avrei fatto.
Siamo ancora in buoni rapporti, tant’è che gli ho chiesto cosa ne pensasse di Weather Systems, se fosse una buona scelta per la mia nuova band e lui mi ha detto di sì. E’ la persona a cui voglio più bene al mondo, forse con la sola eccezione di Ariel (la figlia di Daniel, ndr), mi manca molto, mi mancherà sempre… Ma la vita va avanti, non c’è nulla che possa fare per fargli cambiare idea, ha le sue ragioni, che sono molteplici e complesse, e una volta presa questa decisione gli altri non hanno avuto cuore di continuare. Io e John volevamo farlo, ma non è stato possibile…
DI FATTO CON GLI ANATHEMA STAVI GIA’ SCRIVENDO UN NUOVO ALBUM, RICORDO PERFETTAMENTE CHE NE PARLAVI ANCHE DURANTE IL TOUR DEL 2019, ALL’EPOCA DELLA VOSTRA ULTIMA DATA ITALIANA.
– Sì, esattamente, e per la maggior parte è il materiale che puoi ascoltare in questo disco. Ci sarebbero state delle differenze, perché John avrebbe scritto delle canzoni e “Synesthesia” probabilmente non ci sarebbe stata, ma brani come “Do Angels Sing Like Rain?” sarebbero suonate esattamente così anche con gli Anathema, perché Vincent aveva già acconsentito a usare quella linea vocale.
È stata una delle ultime cose che abbiamo fatto assieme: stavamo lavorando alle linee vocali di questa canzone, ma nessuna andava davvero bene, così gli altri andarono al bar, per staccare un po’.
Io stavo ascoltando i Radiohead, se non sbaglio, e mi venne in mente una frase melodica, di colpo mi trovai a scrivere tutto intorno a quella melodia: armonia, melodia, parole… tutto ciò che mi sembrava adatto. Quando tornarono in studio la registrammo al volo, al primo tentativo, e quello è il risultato che senti nell’album. Di fatto è l’ultima cosa che abbiamo fatto come Anathema. Conta che io avevo chiesto a Vincent se volesse cantare lui la canzone, ma mi rispose di no, che secondo lui andava già bene così. Lui è un grande cantante, molto migliore di me: ha una migliore estensione e un’intensità che io non ho.
QUINDI QUANTA PARTE DEL MATERIALE DI “OCEANS WITHOUT A SHORE” NON APPARTIENE A QUELLE SESSIONI?
– Solo una canzone è stata scritta dopo lo scioglimento degli Anathema, ed è “Untouchable Part 3”. Tutto il resto è stato completato partendo da delle basi che erano già state scritte prima.
Poi, certo, appunto, le ho completate, ho riscritto dei testi per “Are You There? Part 2”, per “Synesthesia”… ma questo è tutto. “Untouchable Part 3”, invece, è una canzone completamente nuova ed è frutto di quel periodo difficilissimo successivo allo scioglimento della band.
SE POSSO DARTI UN PARERE, CREDO SIA UNA DELLE MIGLIORI IN ASSOLUTO DEL DISCO.
– Grazie, e penso che sia addirittura più intensa di “Untouchable” (parte 1 e 2). Non dico che sia migliore, ma sicuramente è più personale ed intensa.
TORNANDO AL NUOVO ALBUM, PERCHE’ HAI DECISO DI PUBBLICARLO COME WEATHER SYSTEMS E NON SEMPLICEMENTE COME UN TUO ALBUM SOLISTA? IN FONDO E’ UNA COSA CHE HAI GIA’ FATTO IN PASSATO, ANCHE IN TEMPI RECENTI.
– Perché volevo che questa fosse una band, con un legame tra i suoi componenti, come quello che c’è tra me e Daniel Cardoso. E ho scelto quel nome perché fa parte dello stesso universo: non siamo gli Anathema, ma ci sono dei legami. E’ come “Game Of Thrones” e “House Of The Dragon”, fanno parte dello stesso mondo.
PERO’ AL MOMENTO NON CI SONO MOLTI MUSICISTI COINVOLTI, A PARTE DANIEL CARDOSO. HAI SUONATO TU GRAN PARTE DEGLI STRUMENTI.
– Ci siamo io, Daniel Cardoso e altri due cantanti, Peter Carlson, dalla Norvegia, e Soraia Silva, dal Portogallo. Ora stiamo lavorando ad una line-up per i concerti.
Ho suonato io tutti gli strumenti perché era la soluzione più semplice, non avevamo i soldi per far prendere un aereo a un musicista per venire a registrare, dovevamo comunque fare tutto online. Quindi alla fine eravamo io e il produttore, e c’è una certa purezza in una soluzione di questo tipo. Non dico che sia meglio rispetto a suonare con gli Anathema, ma senza dubbio ci sono state meno discussioni, è tutto più nitido, senza litigi in studio.
Ma se potessi scegliere, vorrei sempre avere Vincent e John con me, avevamo una connessione unica, quasi sacra. Non potrò averla con nessun altro allo stesso modo.
QUAL E’ QUINDI IL RUOLO DI DANIEL CARDOSO? HA SUONATO SOLO LA BATTERIA O SI E’ OCCUPATO ANCHE DI ALTRO?
– Daniel ha suonato la batteria in maniera eccellente e l’ha registrata nel suo studio, poi è lui che ha ingaggiato Soraia, perché anche lui è portoghese.
Lei è andata nel suo studio e lui ha prodotto le sue parti vocali. Soraia ha una voce eccezionale e tutto è filato liscio proprio perché Daniel sapeva quello che stava facendo. Ha registrato anche delle armonie vocali che non avevo previsto, non ho dato io questo spunto, è il risultato della connessione che si è creata tra Soraia e Daniel in studio. Mi sarebbe piaciuto farli venire entrambi in Scozia, dove ero io, ma non è stato possibile.
Per fortuna Daniel ha fatto un lavoro egregio e ogni file che mi ha mandato dal Portogallo era perfetto così. Spero comunque che per il prossimo disco si riesca a lavorare tutti assieme nello stesso studio.
LA TUA SCRITTURA HA SEMPRE AVUTO UNA FORTE COMPONENTE EMOTIVA, SIA PER LA MUSICA CHE PER I TESTI. COSA VUOI DIRE CON QUESTE NUOVE CANZONI?
– Io non voglio dire niente, davvero… In questo momento sono piuttosto schivo, volevo solo comunicare a me stesso un senso di spiritualità e positività, perché è ciò di cui ho bisogno. Ma sulle aspettative degli altri, non è affar mio. Quello che spero è che anche gli altri percepiscano questo ottimismo emotivo e spirituale.
MUSICALMENTE, POI, CI SEMBRA CHE TU ABBIA RECUPERATO – ALMENO IN PARTE – ANCHE IL GUSTO DI SUONARE LA CHITARRA IN MANIERA PIU’ HEAVY…
– Sì. Semplicemente perché non avevo nessuno a dirmi che così non gli piaceva…
LA SPIEGAZIONE PIU’ SEMPLICE! QUINDI, INSOMMA, AMI ANCORA LE CHITARRE DISTORTE. A QUESTO PROPOSITO, IL NOSTRO PORTALE SI CHIAMA METALITALIA, E QUINDI TRATTIAMO QUASI ESCLUSIVAMENTE MUSICA METAL. GLI ANATHEMA SONO STATI FONDAMENTALI, IN UN CERTO PERIODO DELLA LORO STORIA, PER UN CERTO MODO DI INTENDERE IL METAL.
VI SIETE SPOSTATI SU COSE MOLTO DIVERSE, NEL TEMPO, MA TI PIACE ANCORA LA MUSICA CHE ASCOLTAVI DA RAGAZZO?
– Certo, ascolto ancora band come i Metallica o gli Slayer. Penso che gli Slayer siano la band estrema migliore di tutti i tempi.
Per quanto riguarda i Metallica, invece… Io penso che James Hetfield, nel suo momento migliore, quindi nel periodo che va tra il 1989 e il 1992, da solo sia migliore di tutti gli Iron Maiden messi assieme. Lo so che è una posizione controversa, gli Iron Maiden hanno un talento enorme, ma James Hetfield è un gigante in tutto, autore, compositore, cantante, chitarrista… Alcuni mi dicono “come fai a dire che Hetfield canta meglio di Bruce Dickinson?“. Ascoltati il live a Seattle del 1989, ascolta la voce di James e dimmi se ‘sto cazzo di Bruce Dickinson è migliore di lui! Perché non lo è!
Poi mi piacciono i Tool, sono fantastici e hanno avuto un’influenza su di me, oppure altre cose alternative, non esattamente metal, ma comunque heavy, come i Muse. Poi amo molto anche l’indie, ma si va su cose più leggere, tipo gli Interpol, cose così, per arrivare al post-rock, Mogwai, Sigur Ros, che comunque hanno un suono molto pieno.
PRIMA DICEVI CHE REGISTRARE IL DISCO DA SOLO E’ STATO PIU’ SERENO, SENZA DISCUSSIONI O LITIGI, MA IN QUESTO SENSO, NON TI E’ MANCATA LA PRESENZA DI QUALCUNO CHE POTESSE METTERTI ALLA PROVA, MAGARI DICENDOTI CHE NON STAVI DANDO IL MEGLIO DI TE IN QUEL MOMENTO?
– E’ quello che avevo con Vincent e John… Mi mancano molto. Li amo con tutto il cuore… Voglio che questo sia chiaro.
IN EFFETTI FAI BENE A SOTTOLINEARLO, PERCHE’ OVVIAMENTE MOLTE PERSONE SI SONO INTERROGATE SUL VOSTRO SCIOGLIMENTO, IMMAGINANDO CHE ALLA BASE POSSANO ESSERCI STATE ANCHE QUESTIONI PERSONALI, DEL RANCORE, COSE DI QUESTO TIPO… POI, NON TI NASCONDIAMO, SONO GIRATE DELLE NOTIZIE PREOCCUPANTI RIGUARDANTI LA TUA SALUTE…
– No, nessun rancore. Vincent è una persona fantastica. Ci sono stati momenti in cui non è stato facile, a causa di vicende familiari, molto personali. Ma lo sapevo che mi sarebbe mancato, e voglio dire che ora sto meglio, molto meglio…
Ho letto una recensione, proprio ieri, che parlava del mio nuovo disco. Una recensione tedesca. Diceva: “è evidente che Daniel soffra ancora di una profonda depressione“. Non è vero. Sto meglio, sono arrivato a un passo dall’abisso, ma ne sono uscito. Mi sono affidato ad un terapista a Londra, un luminare nel suo campo, e mi ha aiutato tantissimo, così come la meditazione e la spiritualità. Il tempo è la cura per qualunque male.
E posso dirti un’altra cosa? Mi manca moltissimo anche mia figlia, si chiama Ariel.
CERTO, LE HAI SCRITTO UNA BELLISSIMA CANZONE CHE PORTA PROPRIO IL SUO NOME.
– Sì, tutto il nuovo album è dedicato a lei. Nella canzone “Take Me With You” io mi rivolgo direttamente a lei, è una cosa proprio tra me e lei. Quando crescerà, spero che possa ascoltarla e capire quanto le voglio bene e quanto mi manca, ogni giorno.
MI SPIACE DI TORNARE AD ARGOMENTI MOLTO PIU’ PROSAICI, MA VOLEVO CHIEDERTI ANCHE QUALCOSA RIGUARDO ALLA CAMPAGNA DI FUNDRAISING CHE E’ STATA AVVIATA PER LA PUBBLICAZIONE DEL DISCO.
– Sì, grazie al fundraising ho potuto fare due cose, sostanzialmente: la prima è stata acquistare il materiale e gli strumenti che mi permettessero di registrare delle demo di tutte le canzoni dell’album, una cosa che non avevo mai potuto fare prima. Non è stato un album semplice da realizzare, ci sono voluti quasi tre anni.
E poi una parte di quei soldi sono serviti per pagare il mio terapista, che mi ha letteralmente salvato la vita, ma non è certo a buon mercato. D’altra parte, non c’è un prezzo per la propria salute… Io sono stato molto trasparente nei miei post online sul fatto che questo mi stesse aiutando a stare meglio e che i soldi sarebbero serviti anche per pagare un dottore, uno specialista privato.
E lo so che ci sono persone che mi odiano e che raccontano cose false: no, non mi sono serviti per pagare gli avvocati e stronzate del genere… Sono solo un musicista che cerca di sopravvivere e di vivere una vita migliore… Tutto qui.
La mia è stata una maturazione molto rapida, quasi improvvisa, sai? Duncan Patterson (lo storico bassista e autore principale nei primi album della band, ndr) ha avuto un ruolo importante in tutto ciò, è lui che ha aiutato Vincent a diventare il cantante e prima di me era lui che scriveva la maggior parte delle canzoni. Ho imparato molto da lui, non ho mai avuto problemi a riconoscerglielo. Però poi sono diventato un autore indipendente.
GRAZIE DANIEL, HAI CONDIVISO TANTO CON NOI E QUINDI TI LASCIO CON UN’ULTIMA DOMANDA. ORA CHE, FORSE, L’AVVENTURA CON GLI ANATHEMA SI E’ CHIUSA PER SEMPRE, GUARDANDOTI INDIETRO, QUAL E’ STATO IL MOMENTO CHE RICORDI CON PIU’ INTENSITA’?
– Starmus Festival, 2016. Abbiamo suonato sullo stesso palco con Brian May, Hans Zimmer… e Stephen Hawking era con noi sul palco mentre suonavamo. C’era anche mia figlia, ci ha visti suonare e poi assieme abbiamo visto il concerto di Hans Zimmer, che suonava la colonna sonora di “Interstellar”. E’ il mio ricordo più caro…