WHILE SHE SLEEPS – Su di noi nemmeno una nuvola

Pubblicato il 19/04/2021 da

Dopo tre album uno meglio dell’altro, senza nullla togliere ai primi due pur validi lavori, i While She Sleeps possono essere considerati tra i migliori esponenti della frangia ‘melodica ma non troppo’ del metalcore, restando più vicini alle origini del genere rispetto ai concittadini BMTH pur senza rinunciare alla melodia. Alla viglia dell’uscita di “SLEEPS SOCIETY”, abbiamo dunque raggiunto su Zoom il frontman Loz per una piacevole chiacchierata a tutto tondo, dagli esordi della band al futuro del music business, passando per i live e i barbecue…

 

CHI E’ LA “SLEEPS SOCIETY” DEL TITOLO?
– La Sleeps Society è la nostra fanbase, e l’idea alla base è che l’industria musicale tradizionale sia sempre meno rilevante, quindi è necessario da parte delle band creare un contatto diretto con i fan. Non è soltanto una questione di soldi, per cui non vogliamo mettere una barriera economica tra chi ha disponibilità economiche e chi no, ma ogni tipo di supporto nei confronti della band è comunque il benvenuto. Inoltre questa assenza di filtri ci permette di avere un contatto diretto con i fan, garantendoci una maggiore libertà creativa e una connessione sempre più stretta, ad esempio con video dedicati e altre interazioni. Credo sia una formula di successo per tutti, non solo per noi ma spero anche per sempre più altre band in futuro.

INTERNET PRIMA TOGLIE, CON I VARI NAPSTER E SPOTIFY, E ORA RESTITUISCE, TRAMITE PATREON?
– Sì, siamo stati davvero fortunati perchè siamo stati in tour per mesi ed avevamo già in mente di lavorare al nuovo album quando è esplosa la pandemia, ma a parte questo come dicevo credo il contatto diretto con i fan sia un fattore chiave per il successo di una band, un po’ com’era il fan club di una volta. Avevamo già in mente di lanciare Patreon (una sorta di ‘abbonamento’ che permette agli iscritti di ricevere contenuti esclusivi da parte della band, ndr), ma da questo punto di vista sicuramente il blocco dei live ha dato una spinta decisiva a questo tipo di fruizione, garantendo al tempo stesso di restare in contatto con i fan e un sostegno alle band in un momento non facile.

QUANTO SONO IMPORTANTI I TESTI PER VOI?
– Mentre scriviamo i testi vogliamo sempre lasciare un po’ di spazio all’interpretazione di ciò che intendiamo, in un modo che potremmo definire quasi poetico. Detto ciò, molte dei testi sono stati scritti ancora prima della pandemia, ed è incredibile vedere come assumano ancora più significato alla luce di questo periodo assurdo che stiamo vivendo. Come per i dischi precedenti, il messaggio di fondo è unire le persone e dare un messaggio di speranza agli ascoltatori, ma al tempo stesso come dicevo non in modo troppo diretto ma più astratto, così che ognuno possa avere una sua chiave di lettura.

COSA PUOI DIRCI DEGLI OSPITI DI QUESTO DISCO?
– Simon Neil lo abbiamo conosciuto grazie ai Bullet For My Valentine, che qualche tempo fa ci avevano detto come Simon fosse un nostro fan: la cosa ovviamente ci aveva sorpreso positivamente, dato che noi eravamo ancora agli inizi e i Biffy Clyro in UK sono una band molto famosa, quindi quando abbiamo scritto “Nervous” ci è venuto naturale pensare a lui come ospite, ed è stato veramente piacevole averlo con noi. All’epoca non sapevamo che stesse lavorando anche con gli Architects, ma il suo contributo è stato davvero prezioso e siamo davvero contenti di averlo con noi sul disco. Qualcosa di simile è successo con Deryck Whibley dei Sum 41: ricordo ancora quando da giovane comprai “All Killer No Filler”, un gran disco che ha sicuramente influenzato il nostro sound agli inizi. Lo avevamo contattato ma all’inizio sembrava impossibile perchè era appena diventato papà, ma poi quando gli abbiamo mandato la demo si è mostrato entusiasta e ci ha mandato le sue parti di cantato: la cosa divertente è che sembra siano state scritte di suo pugno, anche se in realtà le abbiamo scritte prima di sapere che le avrebbe cantate lui, ma come detto i Sum 41 sono stati una fonte d’ispirazione da giovani, quindi siamo orgogliosi di avere Deryck su un nostro disco.

AI TEMPI DI “SO WHAT?” HAI DETTO CHE TI HA QUASI UCCISO…COME MAI?
– Ai tempi eravamo abbastanza alla sbando. Mat era reduce da una malattia, io avevo appena avuto un’operazione alle corde vocali ed ero tornato da poco dagli Stati Uniti, Sean si era lasciato con la sua ragazza dopo tanti anni…Insomma, ognuno di noi veniva da un momento complicato, e in aggiunta prima avevamo passato un sacco di tempo in tour, quindi oltre ai problemi personali c’era anche lo stress della vita on the road. Ovviamente la mia affermazione era un iperbole, ma è stato davvero un periodo che ha messo a dura prova la band, mentre questo nuovo album è stato per certi versi più semplice. In genere mentre scriviamo abbiamo sempre comunque dei concerti in mezzo, come ad esempio i festival, mentre stavolta la situazione data dalla pandemia ci ha ‘costretto’ a lavorare da casa, anche se fortunatamente abbiamo un nostro studio/magazzino grande abbastanza che ci ha permesso di lavorare comunque insieme anche durante il lockdown.

COME MAI I TITOLI SONO TUTTI IN MAIUSCOLO?
– Credo sia più un fattore estetico: il fatto sia tutto in maiuscolo rende i titoli più visibili e uniformi, senza la distinzione tra maiuscole e minuscole. Era qualcosa che avevamo in mente da un po’, e quindi stavolta ci siamo presi questa libertà.

AVETE DA POCO LANCIATO LA VOSTRA SALSA BBQ: STREAMING A PARTE, IL FUTURO DELLE BAND PASSA DALLA CUCINA?
– I ragazzi che producono la salsa ci hanno contattato chiedendo se eravamo interessati e la cosa ci è sembrata interessante, anche un po’ diversa dal solito. Molte band anche più grosse di noi lo hanno già fatto in passato, ma credo la nostra abbia un gusto unico: non troppo piccante ma comunque saporita!

QUAL E’ IL MIGLIOR CONSIGLIO CHE HAI RICEVUTO FINORA?
– Direi che nessuno nel music business è davvero tuo amico, un po’ secondo la logica del ‘cane mangia cane’. Prima di diventare un musicista qualcuno mi disse così, e devo ammettere che aveva ragione, dato che ho visto anche delle belle amicizie rovinate per questioni di soldi o cose del genere.

IN INGHILTERRA I VACCINI VIAGGIANO SPEDITI: COME VI STATE ORGANIZZANDO SUL FRONTE LIVE?
– Effettivamente le cose stanno andando bene, ma credo ci vorrà ancora qualche mese per poter tornare alla normalità, quanto meno per avere degli show come li intendevamo prima del Covid-19. Credo per supportare l’uscita del disco faremo qualcosa in live streaming, ma come dicevo siamo stati fortunati e la cosa non ci spaventa. Siamo sempre stati una band molto creativa, quindi credo troveremo un modo di intrattenere i nostri fan nell’attesa di tornare a modalità più ‘classiche’.

DEF LEPPARD, PULP, BRING ME THE HORIZON: SIETE PRONTI A RAGGIUNGERLI NELLA SHEFFIELD WALKF OF FAME?
– Perchè no (risate, ndr)? Siamo sempre stati una band abituata alle difficoltà, tra problemi di salute, difficoltà con le etichette, eccetera, e ne siamo sempre usciti bene. Credo sia ancora presto per la Walk Of Fame, ma siamo davvero contenti di fare parte della scena di Sheffield, una città molto aperta e ricca di contaminazione.

IMMAGINO I BRING ME THE HORIZON TU LI ABBIA VISTI CRESCERE DAGLI ESORDI…
– Li ho conosciuti da giovani, quando facevano deathcore, e li vidi la prima volta suonare di spalla ad una band di amici in un locale davvero minuscolo. Poi con alcuni di loro ci siamo incrociati un po’ in giro all’epoca, e dopo l’uscita del nostro primo disco (“This Is The Six”) abbiamo iniziato a frequentarci un po’ di più; addirittura ho letto da qualche parte che all’epoca Oli ci sponsorizzò presso le etichette discografiche… Devo chiedergli se è andata davvero così (risate, ndr)!

QUANDO LA MUSICA E’ DIVENTATA LA TUA PROFESSIONE?
– Suonavo in un paio di band locali prima dei While She Sleeps ma conoscevo già i ragazzi perchè eravamo tutti nello stesso giro di amicizie: quando sono venuti a cercarmi al lavoro, ho letteralmente buttato via la divisa seduta stante e mi sono buttato anima e corpo nella band, anche se all’epoca ovviamente non eravamo nessuno e giravamo in un van in mezzo ai cartoni di pizza… Dovremmo farne un DVD con il materiale dell’epoca, sarebbe divertente!

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