WHITE SKULL – Fieri di suonare Metal

Pubblicato il 04/11/2006 da


Non è certo la perseveranza che manca ai White Skull. Da anni attivissimi sulla scena metal tricolore, i nostri, tra cambi di line up e momenti più o meno importanti, continuano imperterriti a proporci il loro metallo pesante, fatto di ritmiche martellanti e di un senso della melodia mai smielato. Tony Mad oggi è diventato un nome rispettato, grazie anche alla sua parallela attività nei Remasters Studio di sua proprietà. Il nuovo “The Ring Of The Ancients” non sarà un lavoro che passerà alla storia, ma è in grado di trasmettere a chi lo ascolta la carica e l’entusiasmo di una band che crede in quello che fa. La parola ai ragazzi.


INNANZITUTTO COMPLIMENTI PER IL NUOVO LAVORO, CHE PORTA AVANTI CON COERENZA UN DISCORSO INIZIATO ANNI FA CON “TALES FROM THE NORTH”…
“Grazie mille!”.

COME AVVIENE SOLITAMENTE LA STESURA DI UN ALBUM IN CASA WHITE SKULL?
“Ci si trova in sala prove per un po’ di giorni, dove ognuno di noi esprime e suona le proprie idee. Da lì si inizia ad abbozzare dei brani che man mano prendono forma, ovviamente si registra il tutto in presa diretta per non dimenticare nulla. A mente fredda poi riascoltiamo i nastri e iniziamo a fare una selezione delle nostre idee. Una volta composte un po’ di canzoni iniziamo la preproduzione, curiamo gli arrangiamenti e scriviamo i testi, quando alla fine abbiamo un quadro generale della cosa decidiamo quali tracce andranno a comporre l’album e quindi registrate”.

A MIO PARERE QUEST’ALBUM È DECISAMENTE PIÙ ISPIRATO DI “THE XIII SKULL”, CHE A TRATTI TROVAVO UN PO’ FIACCO: CHE DIFFERENZE VEDETE VOI TRA I DUE LAVORI?
“Solo una sostanziale differenza: quest’album è stato composto in maniera molto diretta, abbiamo suonato ciò che ci andava di suonare e non abbiamo subito nessuna pressione esterna alla band, in parole povere nessuno ci ha detto deve suonare più così o più colà…”.

SIETE UNA BAND CHE FA DELLA SEZIONE RITMICA IL PROPRIO PUNTO DI FORZA: CREDETE SIA PERCHÉ TONY, IL MAGGIOR SONGWRITER DELLA BAND, SIA APPUNTO UN CHITARRISTA RITMICO E PRESTI MOLTA ATTENZIONE A QUESTO ASPETTO?
“Pensiamo che la base ritmica sia un punto di forza per avere un sound roccioso. La base ritmica è come le fondamenta per un edificio, se è solida sopra puoi costruirci una bella casa, ma se le fondamenta sono precarie, la bella casa che andrai a costruire sopra prima o poi cadrà”.

STAVOLTA AFFRONTATE UN CONCEPT SUI CELTI: DI CHI È STATA L’IDEA? E COME VI DOCUMENTATE PER SCRIVERE I BRANI?
“L’idea di fare un album sui Celti è partita da me (Tony), ho letto dei libri su questo popolo e ne sono stato affascinato, poi ho scoperto cose bellissime, e a quel punto mi son detto: abbiamo parlato dei Vichinghi, dei Romani, perché non parlare anche dei Celti? A quel punto anche Steve era entusiasta della storia, tanto da scriverne tutti i testi. Ci siamo documentati accuratamente sia apprendendo notizie da internet che da libri specifici sull’argomento. Per quanto riguarda Steve so per certo che a lui la storia piace tantissimo. Per me invece è differente, non l’ho studiata quando andavo a scuola perché obbligato a farlo, ora mi piace, perché mi piace capire e sapere di più sulle nostre origini”.

MI È PARSO CHE IN “NINTH NIGHT” VI SIA STATO UN RECUPERO DI CERTE SONORITÀ PRESENTI IN “EMBITTERED”, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA PARECCHI ANNI A QUESTA PARTE: È UNA COSA VOLUTA?
“Non so, noi guardiamo sempre avanti, è normale comunque che certe sonorità possano ritornare, siamo sempre i White Skull, lo stile è quello. Comunque la cosa è stata puramente casuale, il bello, come ti dicevo prima, è che abbiamo scritto l’album molto in free way, molto a sensazioni”.

QUAL È IL VOSTRO RAPPORTO CON LA DRAGONHEART? E COME MAI CON LE PRECEDENTI ETICHETTE (UNDERGROUND SYMPHONY, NUCLEAR BLAST, BREAKER, FRONTIERS) NON SIETE RIUSCITI AD INSTAURARE UN RAPPORTO DURATURO?
“Con la Dragonheart abbiamo istaurato un ottimo rapporto, con le altre etichette nulla di che, tutto parte di una normale evoluzione della band e del mercato. Con Underground Symphony siamo nati, e poi ceduti ai tempi di Tales alla Nuclear Blast. Per altri accordi siamo passati alla Breaker che era sotto Nuclear Blast. Quando Breaker ha rotto con quest’ultima e mr. UDO si è trovato in difficoltà, le scelte non erano molte e siamo passati in Frontiers. Assolti i termini contrattuali, abbiamo cercato un’etichetta più vicina al nostro genere”.

COSA HANNO APPORTATO GLI ULTIMI ARRIVATI DANILO BAR E STEVE BALOCCO A LIVELLO DI INFLUENZE?
“Sicuramente hanno portato freschezza nella band, ma ti assicuro che non sarebbero entrati nella line-up se non fossero stati in linea con i nostri pensieri e con il nostro genere. Io sono convinto che una persona, per credere nella band in cui suona, debba avere piacere per ciò che suona. Come influenze non più di tanto, abbiamo più o meno gli stessi gusti. C’è da dire che Danilo insegnando chitarra studia molti stili, quindi a volte ci porta qualche proposta diversa”.

SIETE DA SEMPRE CONSIDERATI DEGLI EMULI DEI GRAVE DIGGER, ANCHE SE SPESSO E VOLENTIERI IL VOSTRO MATERIALE ERA DI GRAN LUNGA SUPERIORE A QUELLO DEI TEDESCHI: COME VIVETE QUESTA SITUAZIONE?
“Grazie per questa tua affermazione di superiorità… A me personalmente piacciono i Grave Digger, ma non ho mai cercato di emularli; molte volte, soprattutto adesso con Gus alla voce, ci hanno accostato a loro, ma io non vedo la nostra band vicina ai Digger. In tutta sincerità non ci penso più di tanto a questi paragoni. Poi se pensi che ci sono band che espressamente si sono ispirate a noi credo, per certi versi, che abbiamo un nostro stile”.

E’ DI QUESTI GIORNI LA NOTIZIA CHE GUS AVREBBE ABBANDONATO LA BAND E SI SONO SPARSE DELLE VOCI CHE FEDERICA DE BONI DOVREBBE RIENTRARE IN FORMAZIONE: VOGLIAMO FARE CHIAREZZA SU TUTTA LA FACCENDA?
“Mi vien da sorridere… Federica vive con suo marito e i suoi tre bellissimi figli negli Stati Uniti d’America, in Georgia. La cosa mi sembra logisticamente improponibile”.

VI SI VEDE SPESSO IN GIRO A SUONARE MA RARAMENTE AVETE INTRAPRESO UN VERO E PROPRIO TOUR: VE NE SARÀ LA POSSIBILITÀ STAVOLTA?
“Lo speriamo bene, anche se la band non è così popolare da poter intraprendere un tour come headliner. Sarà più facile vederci suonare una serie di concerti”.

DAL VIVO DATE IL MEGLIO DI VOI STESSI, ANCHE QUANDO SUONATE DAVANTI A NON PIÙ DI VENTI PERSONE: DOVE LA TROVATE TUTTA QUESTA CARICA?
“La carica esce da sola quando quello che fai lo fai per il piacere di farlo. Noi crediamo in quello che facciamo e la carica che vedi nei concerti è la stessa che abbiamo anche durante le prove, pensa che alcuni nostri amici vengono appositamente in sala prove per vederci (specialmente quando poi andiamo distante da Vicenza a suonare), lo considerano un concerto tutto per loro, alla fine dei pezzi applaudono”.

COME MAI I BRANI DEI PRIMI DUE ALBUM VENGONO COSTANTEMENTE DIMENTICATI IN SEDE LIVE? CONOSCO GENTE (ME COMPRESO) CHE CI TERREBBE MOLTISSIMO AD ASCOLTARLI…
“Vedi, abbiamo molti pezzi da proporre e a ognuno del pubblico piacerebbe sentire quelli ai quali è più affezionato. Mi piacerebbe potervi accontentare tutti, forse il pubblico dovrebbe proporre un set list ottimale. Altra cosa da tener conto è la voce di Gus, per lui alcune canzoni di Federica non sono di facile riproduzione”.

CON “THE RING OF THE ANCIENTS” AVETE TROVATO UN SUONO ECCELLENTE, A METÀ STRADA TRA L’OLD SCHOOL E LE SONORITÀ MODERNE: SIETE SODDISFATTI DEL LAVORO SVOLTO? VI AIUTA PARECCHIO AVERE PRATICAMENTE DEGLI STUDI PERSONALI IN CUI LAVORARE?
“Siamo assolutamente soddisfatti del sound ottenuto, in questo album siamo riusciti a raggiungere proprio gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Avere uno studio personale aiuta molto, soprattutto sotto il profilo della tranquillità, sai, band come le nostre non hanno a disposizione budget elevati, quindi alla fine ti trovi a fare i conti con i giorni di studio in funzione del budget. Quando hai le ore contate non riesci ad esprimere il meglio di te stesso. Sotto questo profilo siamo fortunati, per il resto delle cose gli studi sono molto simili fra loro. Dal punto di vista prettamente professionale avere uno studio tuo ed essere il tecnico di te stesso ti spinge e ti stimola a sperimentare di più sul sound della band”.

COME FUNZIONANO I REMASTER STUDIOS? QUANTO VI È STATO UTILE LUIGI STEFANIN PER APPRENDERE I TRUCCHI DEL MESTIERE?
“I Remaster Studios vanno benissimo, alla grande direi. Siamo molto contenti dei lavori che stiamo producendo e soprattutto vediamo le band molto soddisfatte dal sound che esce. Luigi è un guru, un maestro, ma quando lavorava non ti faceva capire molto di ciò che faceva. Mi piaceva il lavoro, ho approfondito la materia con degli studi, sia io che Nick abbiamo studiato e ci siamo confrontati con fonici e produttori stranieri specifici del settore, ed eccoci qua”.

UNA CURIOSITÀ: È ANCORA ATTIVO IL “LEGIONS OF SKULL” FAN CLUB? QUALCHE ANNO FA ERA TRA I FAN CLUB PIÙ ATTIVI IN ITALIA…
“Il Legions of Skull fan club è ancora attivo. Sono sincero e ti dico come stanno le cose: dopo la dipartita di Federica nel 2001 gli iscritti sono notevolmente diminuiti e a seguito di album come ‘The Dark Age’ e ‘XIII Skull’ non sono più aumentati”.

ABBIAMO FINITO, CONCLUDETE COME PREFERITE E GRAZIE PER L’INTERVISTA.
“Infinite grazie a voi per l’intervista, ringraziamo tutti i lettori e i fan, ci si vede on the road e non dimenticate di acquistare ‘The Ring Of The Ancient’, altrimenti cosa canterete ai nostri show? Hail to metal!”.

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