WHITECHAPEL – Urla dalla valle

Pubblicato il 16/06/2019 da

A un decennio da “This Is Exile”, sembrano essere passati almeno il doppio degli anni, in una scena, quella deathcore, che ha vissuto cambiamenti radicali e ha assistito a progressioni impressionanti. Prima tra tutte probabilmente è quella dei Whitechapel, che con “The Valley” stanno ottenendo la risonanza di un album imponente: un concept ambizioso, toccante, ben realizzato e assolutamente a fuoco, che allarga gli orizzonti sonori del gruppo e verrà ricordato come una pietra miliare del percorso artistico della band. Uno dei migliori artefici di questo successo è sicuramente il frontman Phil Bozeman, espostosi personalmente nel narrare la propria drammatica storia andando contemporaneamente a sperimentare in maniera mai così significativa con la propria voce. Abbiamo raggiunto proprio lui, serio e conciso come sempre, per un approfondimento mirato ed esaustivo su quello che probabilmente sarà uno dei dischi del 2019…

PERCHÉ HAI DECISO DI SVELARTI PERSONALMENTE NEI TESTI DI QUESTO ALBUM?
– Ho parlato di tematiche personali anche negli ultimi album, in episodi distinti. Stavolta si tratta di una serie di eventi e di una storia raccontata in un unico disco.

È UNA SORTA DI TERAPIA O VOLEVI RELAZIONARTI CON PERSONE CHE VIVONO O HANNO VISSUTO UNA SITUAZIONE SIMILE?
– È più un condividere la mia storia perchè le persone ci si possano relazionare. Sono passati molti anni dai fatti esposti in “The Valley” quindi la terapia non è più necessaria oggi come oggi, però da qualche parte dentro di me sento che potrebbe aiutare.

È STATO DIFFICILE OTTENERE LA GIUSTA RESA PER QUESTO MATERIALE IN STUDIO?
– Siamo sempre stati molto efficienti in studio, non è stato difficile portare a termine queste registrazioni. Lavoriamo molto bene insieme e sappiamo bene come devono essere fatte le cose.

HO LETTO CHE I TESTI ARRIVANO SEMPRE DOPO LA MUSICA, LO TROVO ABBASTANZA IMPRESSIONANTE CONSIDERANDO LA NATURA DI QUEST’ALBUM. QUANTO TEMPO TI È SERVITO PER SCRIVERE?
– Dipende, a volte ho il cosiddetto ‘blocco dello scrittore’. Non so dirti quanto di preciso, ma sempre meno di un mese.

IL COMUNICATO STAMPA RECITA CHE RISPETTO A “MARK OF THE BLADE” ‘LA BAND SI TROVAVA IN UNA MIGLIOR CONDIZIONE MENTALE, E LA MUSICA NE HA GIOVATO’. INTERESSANTE CHE QUESTA CONDIZIONE ABBIA DATO ALLA LUCE IL VOSTRO ALBUM PIÙ OSCURO E PROFONDO, NON TROVI?
– Avevamo qualche problema interno al gruppo, è vero. Una volta risolto ci siamo sentiti sollevati e di conseguenza abbiamo lavorato meglio. Lo stress non porta mai buoni risultati nella nostra squadra.

SEI SODDISFATTO DI “MARK OF THE BLADE” E IN CHE MODO PENSI “THE VALLEY” SIA UN LAVORO MIGLIORE?
– Non odio “Mark Of The Blade”, ma non si tratta del nostro lavoro migliore, lo pensiamo tutti. “The Valley” è più organico e più legato, più di ogni nostro altro disco. Le dinamiche e le nuove aggiunte ci hanno regalato una boccata d’aria fresca.

COME AVETE APPROCCIATO LE SESSIONI DI REGISTRAZIONE?
– Siamo sempre molto preparati al momento di entrare in studio. Abbiamo tonnellate di materiale inutilizzato e lo mischiamo con il materiale nuovo se si adatta bene.

VEDI “HICKORY CREEK” COME UN’EVOLUZIONE DI “BRING ME HOME”?
– Direi di sì. “Bring Me Home” era un modo per tastare le acque, con “Hickory Creek” ci siamo proprio buttati in mare. Siamo molto felici del risultato e non vediamo l’ora di vedere dove ci porterà in futuro.

PENSI CHE FARETE PROGREDIRE ULTERIORMENTE IL VOSTRO SUONO?
– Assolutamente sì, non ci limitiamo ad un solo genere. Scriviamo quello che vogliamo, se alla gente piace è un gradito bonus.

LA PROVA DEL BATTERISTA NAVENE KOPERWEIS È IMPRESSIONANTE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI? GLI AVETE OFFERTO DI ENTRARE NEL GRUPPO?
– Conosciamo Navene da un pezzo, gravita nella scena da tanto tempo quanto noi. Volevamo un approccio diverso al drumming e la sua prestazione ci ha lasciati più che soddisfatti. All’inizio doveva solo aiutarci in studio… vedremo cosa accadrà.

PREMESSO CHE GUARDERETE AVANTI E CHE HO AMATO MOLTISSIMO “THE VALLEY”, SARESTE IN GRADO DI SCRIVERE UN ALTRO “THIS IS EXILE” NEL 2019?
– Scrivere di nuovo lo stesso album mi suona come fare un passo indietro. Se hai già creato qualcosa perchè crearla di nuovo, quando è già esistente e ne puoi già godere?

USCIRE DALLA SCENA DEATHCORE E ANDARE IN TOUR CON BAND LONTANE DAL VOSTRO SOUND E’ TRA I VOSTRI OBIETTIVI?
– Sappiamo da dove veniamo e non lo dimenticheremo mai, ma contemporaneamente vogliamo crearci nuove opportunità, esattamente come accade in tutte le professioni. Se fare una cosa del genere vuol dire suonare con nomi più grossi va bene, ci stiamo.

CON CHI VORRESTE ANDARE IN TOUR PER PROMUOVERE “THE VALLEY”?
– Qualunque band possa esporci a persone che non ci conoscono. Nessun nome in particolare, vogliamo solo più esposizione.

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