Da sempre appassionati delle vicende riguardanti la stirpe dei nani, raccontate nell’universo tolkieniano, i Wind Rose hanno pubblicato di recente il loro terzo album, intitolato “Stonehymn”, nel quale allargano le proprie fonti d’ispirazione anche verso i Western e ambientazioni tipiche di cowboy e pellerossa. Abbiamo sentito il chitarrista della band, Claudio Falconcini, il quale ci ha fornito maggiori dettagli circa il loro ultimo lavoro e ci ha raccontato come sono nate queste loro passioni. Inoltre, lo stesso Claudio ha evidenziato quale sia stata l’evoluzione della band e quali novità stilistiche hanno caratterizzato questo disco rispetto soprattutto al precedente.
DIREI CHE L’ALBUM “WARDENS OF THE WEST WIND” HA RAPPRESENTATO PER VOI UN IMPORTANTE TRAMPOLINO DI LANCIO, CHE VI HA PERMESSO ANCHE DI SUONARE ALL’ESTERO: CI RIASSUMI DUNQUE CHE NOVITÀ CI SONO STATE PER LA BAND DOPO QUEL DISCO?
– “Wardens Of The West Wind” ci ha permesso di fare il nostro ingresso nella scena metal: è un disco del quale siamo completamente soddisfatti anche se adesso ci rendiamo conto che avremmo potuto apportare qualche miglioria in più. In ogni caso, la maggior parte delle canzoni di quell’album erano già in grado di far capire al pubblico quale sarebbe stato il futuro della band. Dopo l’uscita di “Wardens” avevamo dunque materiale sufficientemente valido per presentare il nostro progetto sui palchi europei.
IL VOSTRO NUOVO LAVORO S’INTITOLA “STONEHYMN”: IN QUESTO DISCO SI PUÒ RAVVISARE UNA CERTA CONTINUITÀ RISPETTO AI VOSTRI LAVORI PRECEDENTI E QUALI SONO INVECE GLI ASPETTI DI MAGGIORE NOVITÀ CHE MERITANO DI ESSERE EVIDENZIATI?
– Penso che ci sia una buona continuità tra “Wardens” e “Stonehymn”, soprattutto dal punto di vista dell’impatto delle canzoni e l’utilizzo degli elementi che contraddistinguono la band. Tuttavia ci sono delle novità in “Stonehymn”, tra le quali il maggiore utilizzo di strumenti etnici e folkloristici e la maggior omogeneità di composizione. Un’altra minore ma apprezzabile novità è l’inserimento di sonorità che rimandano alle soundtrack dei film Western: cito a riguardo le canzoni “Dance of Fire” e “Fallen Timbers”.
PROPRIO RIGUARDO A QUESTO, I TESTI SI MUOVONO PRINCIPALMENTE LUNGO DUE TEMATICHE, QUELLA DELLE VICENDE DEI NANI RACCONTATE DA TOLKIEN E QUELLA DEI NATIVI D’AMERICA: COME MAI AVETE PENSATO DUNQUE DI CONCENTRARVI SU DUE FILONI BEN PRECISI?
– Ci siamo concentrati su queste due tematiche per il semplice fatto che in questi due anni in cui abbiamo scritto l’album siamo stati maggiormente ispirati dai film Western degli anni ’60 e ’70 e da “Lo Hobbit” di Tolkien, merito forse anche della recente rappresentazione cinematografica di Peter Jackson.
COSA VI ATTIRA IN PARTICOLARE DELLA FIGURA DEI NANI, RISPETTO AD ALTRE STIRPI RACCONTATE DA TOLKIEN, TANTO DA DEFINIRE IL VOSTRO COME DWARVEN METAL?
– Le loro leggende, le loro enormi stanze di pietra, le loro canzoni (come ad esempio “Misty Mountains Cold” nel primo capitolo del film “Lo Hobbit”) e le loro tecnologie.
POSSIAMO DIRE CHE IN QUALCHE MISURA LA SCELTA DI QUESTE TEMATICHE SI RIFLETTE E INFLUISCE IN MODO DETERMINATE SULLA VOSTRA MUSICA? HO NOTATO, INFATTI, CHE CI SONO ALCUNE SENSIBILI DIFFERENZE NELLE CANZONI A SECONDA DELL’AMBIENTAZIONE E DELL’ARGOMENTO DELLE LIRICHE.
– Sicuramente, l’ambientazione descritta dai testi è l’elemento che più influisce sulla musica che scriviamo; non siamo in grado di immaginarci i vari elementi di una canzone se prima non abbiamo almeno un’idea della location che vogliamo descrivere.
A LIVELLO STILISTICO, COME ACCENNAVI ANCHE TU PRIMA, MI PARE CHE ABBIATE ULTERIORMENTE SPOSTATO L’ACCENTO VERSO SONORITÀ FOLK: COSA NE PENSI?
– Questo shift verso il folk si è presentato in maniera totalmente naturale quando abbiamo iniziato a trovarci per scrivere le nuove canzoni dopo l’uscita di “Wardens Of The West Wind”. Credo che questo cambiamento ci aprirà una buona strada per il futuro, stiamo vedendo un bel movimento folk in questo periodo della storia della musica metal.
AVETE UTILIZZATO ANCHE STRUMENTI PARTICOLARI, PIÙ TIPICI DELLA TRADIZIONE FOLK? POTRESTI APPROFONDIRE QUEST’ASPETTO?
– Volevamo dare un sound più naturale a questo disco, perciò abbiamo scelto di utilizzare degli strumenti più veritieri; per fortuna la tecnologia oggi permette di fare questo senza essere obbligati ad aggiungere altri strumentisti alla band!
MI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO GLI SPLENDIDI CORI CHE RITROVIAMO IN “STONEHYMN”: DI CHI SONO LE VOCI? COME AVETE PROCEDUTO PER LE REGISTRAZIONI?
– Le voci sono per il 90% di Francesco (Cavalieri, ndR): l’effetto ‘massa’ è dato dalle tante tracce sovraincise, ci sono molte linee differenti e più voci per ogni linea. Le altre voci sono del basso-baritono Tommaso Corvaja e di Clara e Silvia Ceccarelli, mezzo-soprano e soprano, rispettivamente.
TERZO ALBUM, TERZA ETICHETTA: COME MAI FINORA AVETE SEMPRE CAMBIATO LABEL AD OGNI DISCO? QUALCOSA NON HA FUNZIONATO O CIÒ È AVVENUTO PER PRECISE SCELTE STRATEGICHE?
– Un po’ per entrambi i motivi: l’unica scelta strategica era quella di spostare la nostra base operativa all’estero. Dall’altro lato, il cambio label è stato obbligatorio perché volevamo provare a raggiungere qualche obiettivo in più rispetto ai dischi passati, la Scarlet non ci avrebbe aiutato in questo. Siamo molto contenti di questa scelta, la Inner Wound sarà un pilastro importante della nostra carriera.
TI AVRANNO CHIESTO INNUMEREVOLI VOLTE QUALI SONO LE BAND CHE TI HANNO INFLUENZATO: SAPRESTI INVECE NOMINARE UN GRUPPO O UN MUSICISTA CHE MAGARI NON È MOLTO CONOSCIUTO O COMUNQUE NON FA PARTE DEI SOLITI NOMI, MA CHE INVECE HA RAPPRESENTATO QUALCOSA DI IMPORTANTE NELLA TUA VITA O NEL TUO PERCORSO MUSICALE?
– I Mechina sono un gruppo americano underground, li ho conosciuti per caso su Youtube (come la maggior parte della musica che ascolto) e mi è piaciuto un sacco il modo in cui riescono ad unire la fantascienza al death metal; i loro dischi mi hanno accompagnato durante il periodo della mia fissa con Star Wars, momento in cui mi sono appassionato allo sci-fi e all’universo in generale.
HAI UN SOGNO NEL CASSETTO, QUALCOSA CHE TI PIACEREBBE REALIZZARE IN MODO PARTICOLARE COME MUSICISTA E CON WIND ROSE?
– Ho un solo sogno nel cassetto come musicista: riuscire a portare i Wind Rose abbastanza in alto da poterci permettere di vivere con la musica che creiamo.
QUALI SONO I PROGETTI PER IL VOSTRO PROSSIMO FUTURO?
-Un bel numero di date da qui alla prossima primavera e più festival estivi possibile per il 2018. Inoltre, stiamo già lavorando al nuovo album!