Da qualche anno a questa parte, i britannici Winterfylleth hanno decisamente alzato l’asticella, a partire dal bellissimo inno alla Natura “The Hallowing Of Heirdom” seguito dall’ottimo “The Reckoning Dawn”.
La conferma definitiva è arrivata con il nuovo “The Imperious Horizon” che proietta di diritto la band ai vertici della musica estrema elegante e per molti versi intrigante.
Questa è sembrata l’occasione giusta per avvicinare la band e scoprire qualcosa in più sul loro mondo: il cantante/chitarrista Chris Naughton si è dimostrato molto disponibile ed espansivo, forse un po’ evasivo su qualche risposta ma piuttosto sicuro del valore del suo gruppo. Finalmente abbiamo trovato una persona che dice esplicitamente quello che pensa sui mali del nostro mondo e sui nuovi, minacciosi, orizzonti che aspettano tutti noi…
COME PRESENTERESTE IL VOSTRO NUOVO ALBUM? COSA VI HA ISPIRATO QUESTA VOLTA? LE VOSTRE INFLUENZE E FONTI DI ISPIRAZIONE SONO CAMBIATE NEL TEMPO?
– In termini di sound, il nuovo album dovrebbe soddisfare i fan di lunga data della band. C’è parecchio ‘suono Winterfylleth’ al suo interno e cerchiamo sempre di tenerne conto quando creiamo nuovi brani.
Direi sicuramente che questo album raggiunge nuove vette in termini di epica ed atmosfera. Come sempre, anche stavolta, c’è un forte feeling emotivo nella nostra musica e cerchiamo di accentuarlo ovunque possiamo. Ci sono però alcune sorprese disseminate qua e là all’interno del nuovo full-length: c’è un tipo di canzone in particolare, dal suono più diretto ed aggressivo, che non realizzavamo da un po’ di tempo a questa parte.
Usiamo i testi per discutere su quali basi il mondo moderno si contrapponga al mondo antico ed in che modo esso sia ancora oggetto di lotte di potere, guerre e imperi, nonostante noi crediamo di essere più illuminati nell’era attuale rispetto a chi ci ha preceduto. Tutto ciò si ritrova nei temi presenti su “The Imperious Horizon”, sia in modo diretto che indiretto e si accumulano nell’ipotesi che ci sia una serie di idee inquietanti ed imperiose nascoste all’orizzonte che ad un certo punto influenzeranno tutti.
Vorrei incoraggiare i vostri lettori ad indagare da soli i testi delle nostre canzoni e a cercare di ricavarne il significato nel miglior modo possibile.
PERSONALMENTE NON HO TROVATO MOLTE DIFFERENZE DI STILE TRA GLI ULTIMI DUE ALBUM, MA QUAL È L VOSTRA PERCEZIONE? COME DESCRIVERESTE LA VOSTRA EVOLUZIONE?
– Come ho detto prima, per noi deve esserci la sensazione che un nuovo album sia per prima cosa ‘un album dei Winterfylleth’ che, in quanto tale, deve avere un certo spirito, o atmosfera. Quindi, se per te gli album si assomigliano, forse non hai notato tutte le sfumature sottostanti. Ad ogni modo molte sono le persone che non hanno ascoltato l’album abbastanza o in modo sufficientemente dettagliato.
Ci sono molte novità: ci sono, ad esempio, tastiere e sintetizzatori su ogni brano, c’è una canzone più breve e più punk, una più lunga influenzata dal doom metal, tracce con sezioni synth e parti di chitarra pulite.
POTETE DIRCI DI PIÙ SUL VOSTRO NUOVO CHITARRISTA RUSSELL E SUL RUOLO CHE HA AVUTO SU “THE IMPERIOUS HORIZON”?
– Avere Russ (Russell Dobson, ndr) nella band è stata una grande fortuna. Dalla sua prima apparizione con noi al festival Bloodstock, subito dopo il periodo di blocco nel 2021, ha iniettato nella band un grande e rinnovato senso di energia. Inoltre, in termini di contributo al processo di scrittura è stato semplicemente grandioso.
Lui pensa ai riff in un modo diverso rispetto a me o a Nick (Nick Wallwork, ndr), forse perché viene da una scuola di pensiero diversa. I suoi contributi a questo disco sono stati molti ed è stato collaborativo come chiunque altro all’interno della band. Penso che Russ sia il responsabile di alcuni dei riff dal suono più gelido che puoi sentire in questo album.
CHRIS, POTRESTI ORA PARLARCI DELLA COLLABORAZIONE CON ALAN DEI PRIMORDIAL? COM’È NATA?
– È risaputo che i Primordial sono stati una band davvero importante per molti di noi Winterfylleth e anche per molti all’interno della più ampia scena black/pagan metal per molti anni.
Se consideriamo i momenti salienti della discografia dei Primordial, posso dire che le performance di Alan su brani come “The Coffin Ships”, “Empire Falls” o “As Rome Burns” trasmettono al loro interno un senso palpabile di pura emozione e passione che sono diversi da qualsiasi altra cosa. Ascoltando una canzone come “The Coffin Ships” dal vivo a Dublino, puoi quasi sentire in quella canzone il dolore del popolo irlandese e quello che ha attraversato durante la carestia.
In tal modo, la band e Alan si sono affermati come importanti narratori e creatori di musica emozionante e significativa nel mondo. Una band che attira le persone per il messaggio che trasmette e che è stata in grado di mantenere quell’attenzione per oltre trent’anni è davvero una grande band.
A parte l’impatto che hanno avuto sulla scena, siamo amici di Alan e degli altri ragazzi da molto tempo, ormai. Abbiamo suonato molti spettacoli e fatto interi tour insieme nel corso degli anni e ci siamo anche esibiti assieme con i progetti collaterali associati alla band, come i Dread Sovereign che si sono uniti a noi nel tour del nostro precedente album. Quindi c’era già un rapporto che durava da diverso tempo prima di decidere di collaborare assieme al brano “In Silent Grace”.
In concreto, la traccia è nata durante le sessioni di scrittura del nostro precedente album “The Reckoning Dawn”, ma all’epoca non fu mai completata.
Siamo tornati a riascoltarla con uno spirito nuovo durante le sessioni di scrittura del nuovo “The Imperious Horizon” e stavolta abbiamo trovato la sua giusta direzione e siamo stati in grado di trasformarla in una canzone più lenta, emozionante e più costruttiva rispetto alle altre tracce dell’album che sono più veloci.
A questo punto abbiamo iniziato ad improvvisare le linee melodiche per la parte vocale ed abbiamo subito immaginato che fosse Alan ad interpretarla. Come cantante sentivo che avrei potuto fare un buon lavoro, ma so anche che non ho lo stesso tipo di voce di Alan. C’è un timbro unico, grave nella voce di Alan che è ciò di cui la traccia aveva bisogno. Quindi, dato che siamo amici, ci siamo detti: perché non andare direttamente alla fonte?
E così, partendo da questa idea che avevamo in mente, abbiamo chiesto ad Alan se fosse interessato a cantare su questo brano e lui ha accettato. È venuto a Manchester dopo che avevamo finito di registrare la parte principale dell’album e ha trascorso alcuni giorni con noi nello studio del nostro amico Mark Mynett (My Dying Bride, Rotting Christ ed altri, ndr), registrando e modificando la sua voce finché non abbiamo ottenuto quello che potete sentire sull’album.
La canzone è grandiosa, emotiva e struggente che cerca di trovare un significato in un mondo in cui molte fonti di conforto e gioia sono state erose; cerca un posto migliore, di conforto e riposo, ma è ambientata in un paesaggio di decadenza e sconvolgimento. Un luogo in cui molti di noi si trovano oggi, nel mondo moderno.
Quando senti la voce di Alan cantare il testo, credo che anche tu puoi vivere queste sensazioni e capire perché questa collaborazione è stata un’aggiunta essenziale all’album.
DI COSA PARLANO I TESTI QUESTA VOLTA? C’È QUALCHE CONCEPT SPECIFICO DIETRO AL NUOVO LAVORO?
– Il titolo stesso riguarda l’idea che esista una sorta di agenda beffarda, arrogante e calcolata che ribolle oltre all’orizzonte, avvolta nella nebbia, mirata a scapito dell’umanità e delle sue libertà personali. I testi ed il concept sono in qualche modo una riflessione sullo stato del mondo e sull’idea che noi, come persone, siamo spesso trattati come pedine in un gioco globale di profitti e perdite, piuttosto che come esseri sovrani in controllo del proprio destino.
I concetti espressi nei testi cercano di affrontare alcuni di questi aspetti nel modo più elegante ed appropriato possibile all’interno del contesto della musica black metal viscerale e travolgente.
Per mettere un po’ più di sostanza su quanto detto finora, sento che tra le persone, certamente ci sono quelle che la pensano come me, c’è la sensazione che ‘qualcosa’ di grande o di grande impatto stia arrivando. C’è un timore incombente sulla coscienza collettiva che sembra palpabile in molte parti del mondo.
Consideriamo ad esempio il governo del Regno Unito negli ultimi mesi: hanno paventato idee per un programma di servizio militare nazionale per i giovani di età compresa tra i diciotto e ventuno anni. Certamente questa cosa mette in moto gli ingranaggi riguardo alla potenziale pianificazione di una guerra all’orizzonte. Con molti conflitti già attivi sulla scena mondiale, non è improbabile che ‘qualcosa’ possa scatenare nuovamente una guerra per l’Europa.
Saranno solo le persone normali a pagare il prezzo di quella lotta per il potere e sicuramente non sarà una loro scelta farsi trascinare al suo interno.
Questa è solo una delle tante prospettive e ce ne sono sicuramente molte altre in tutti gli aspetti della vita: l’avidità aziendale, ad esempio, determina la crisi del costo della vita per milioni di famiglie. Oppure l’idea allarmante di valute esclusivamente digitali e di un futuro che potrebbe finire per trasformarsi in una sorta di società della sorveglianza.
Per non parlare della ulteriore privatizzazione dei sistemi di benessere socializzato a scapito della salute pubblica, in quanto sono le società private che controllano l’agenda delle politiche pubbliche e non i funzionari eletti che dovrebbero farlo.
Questo prima di arrivare alla doppiezza e al clientelismo dei politici attualmente eletti, che controllano molte nazioni. È scioccante, e l’elenco potrebbe continuare: pensa ad esempio alla narrativa pubblica che viene bombardata da stampa e notizie, piantando i semi di ‘ciò che potrebbe accadere’ su tutti questi fronti.
Certamente non sembra che stiamo andando verso un futuro più libero, a meno che non ne assumiamo un maggiore controllo come persone. Può sembrare piuttosto desolante se si considera il panorama sociale più ampio in cui potremmo trovarci un giorno a vivere. Tutti questi tipi di argomenti giocano nella nostra mente, e abbiamo cercato di affrontarne alcuni nelle canzoni che abbiamo realizzato su questo album.
AVETE PUBBLICATO ALCUNI VIDEOCLIP PER PROMUOVERE IL NUOVO ALBUM. SEI SODDISFATTO DEL RISULTATO FINALE? SIETE STATI COSTRETTI A SCENDERE A DEI COMPROMESSI PER QUANTO RIGUARDA LA PRODUZIONE E LE SCELTE SULLE SCENE DA GIRARE?
– Sì, siamo molto contenti di come sono andate le cose. Questo è il primo album in cui abbiamo realizzato un videoclip per ciascuno dei singoli che abbiamo pubblicato. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con un grande artista visivo chiamato Killian Monson che ha realizzato i video e ha creato delle clip fantastiche e suggestive per accompagnare nel migliore dei modi la nostra musica.
È stato anche bello per noi della band essere all’interno di un video, dato che non lo abbiamo sempre fatto nei nostri album black metal.
IL VOSTRO BLACK METAL SA ESSERE MOLTO MELODICO E QUESTO APPROCCIO NON LASCIA SPAZIO A PASSAGGI VIOLENTI. QUALE TIPO DI SENTIMENTI VOLETE EVOCARE?
– Non penso che sia necessariamente vero quello che dici, ascolta brani come “Foundations Of Ash”, “Misdeeds of Fait” o “In Darkness Begotten”, sono in realtà canzoni molto aggressive.
Ovviamente, l’obiettivo principale di una band come i Winterfylleth è quello di essere una band dal suono organico, atmosferico. Siamo un gruppo che cerca di raggiungere delle vette emotive, vette trionfanti ed un certo livello di connessione con la spiritualità delle persone. Ciò non si basa sempre sulla violenza, ma a volte lo fa. Cerchiamo solo di scrivere ciò che ci viene naturale in un dato momento, pertanto quella sensazione può cambiare in ogni canzone.
Ad ogni modo, siamo ugualmente coinvolti in altri progetti piuttosto diversi. Dai un ascolto a Nine Covens o Necronautical se desideri scoprire alcuni dei nostri approcci diversi alla musica black metal.
QUANDO SCRIVETE MUSICA, PARTITE DA UN CONCETTO, DA UN RIFF O DA QUALCOS’ALTRO? MOLTE VOSTRE CANZONI HANNO UN MINUTAGGIO DAVVERO ELEVATO, SI TRATTA DI UNA SCELTA DELIBERATA?
– Una canzone dei Winterfylleth ha diversi strati e possiede dei riff che cercano di catturare diverse sfumature durante la loro evoluzione. Non si tratta di un semplice formato strofa/ritornello/strofa/ritornello/assolo come in alcune altre band.
Noi cerchiamo di creare canzoni che includano tutti gli aspetti del nostro sound e proviamo a dargli uno scopo anche se sono lunghe. Le nostre canzoni durano solo il tempo che sentiamo come strettamente necessario. Ci piace lasciar respirare i riff e dare alle canzoni il tempo di svilupparsi, di stratificarsi e di raggiungere il climax lungo il percorso.
Può esserci un effetto di ‘fusione temporale’ nel black metal quando questo è fatto bene. Quindi, per le molte persone che sono fan di questo stile di black metal, il tempo non è sempre percepito come così lungo. Se non riesci ad apprezzare canzoni più lunghe, forse questo tipo di musica non fa per te! Se la tua capacità di attenzione è di soli tre minuti al massimo per canzone, allora c’è un mondo di metal stereotipato e adatto alla radio che potrebbe renderti felice.
GUARDANDO INDIETRO ALLA VOSTRA CARRIERA, C’È UNA BAND CHE CONSIDERERESTE SIMILE A VOI PER QUANTO RIGUARDA IL MODO DI INTENDERE E TRASMETTERE IL BLACK METAL? FORSE I BORKNAGAR?
– Penso che per noi sia stata un’evoluzione costante nel cercare di forgiare un nostro sound. Ovviamente nei primi tempi di ogni band, man mano che si cresce e si cerca di creare un suono che sia unico, entrano comunque in gioco le influenze esterne. Nel nostro caso, i progressi che facciamo si basano sulle nostre esperienze e più sono radicati e più riusciamo ad affinare il nostro modo di scrivere canzoni, a lottare per raggiungere livelli emotivi intensi.
Penso che in questo senso “The Imperious Horizon” potrebbe potenzialmente essere l’apice del nostro percorso, per lo meno fino a questo momento. Ci sono alcune parti in questo album che sento potenzialmente più elevate musicalmente di quanto abbiamo fatto in passato, mentre altre parti sono più aggressive e schiette.
Suppongo che il motivo che ci mantiene motivati ad andare avanti sia lo stesso che dovrebbe esserci in qualsiasi band: una connessione profonda con la tua visione artistica e l’amore per la musica che stai creando. È un vecchio cliché ovviamente, ma dovresti essere fan della tua musica prima di chiunque altro e la musica dovrebbe esistere prima di tutto per soddisfare i suoi creatori. Finché vivremo ancora in questo modo la musica e ci connetteremo ad un livello più profondo con le emozioni che suscita dentro di noi, allora continueremo a suonare. L’obiettivo di superare l’album precedente non dovrebbe mai essere perso di vista dall’artista.
AVETE REGISTRATO DIVERSE COVER PER OMAGGIARE ALCUNE GRANDI BAND NORVEGESI. PERCHÉ AVETE SCELTO PROPRIO QUELLE BAND? QUANDO FATE UNA COVER, CERCATE DI METTERCI LE VOSTRE EMOZIONI OPPURE CERCATE DI RICREARE LE EMOZIONI ORIGINARIE DEL BRANO?
– Come al solito, quando possibile cerchiamo di fare sempre qualcosa in più per i nostri fan più affezionati, quindi ci è sembrato naturale includere ancora una volta una cover all’interno dell’album. Abbiamo incluso anche una versione alternativa del brano “In Silent Grace” che presenta stavolta un outro molto esteso e la voce pulita di Alan su tutto il brano. Volevamo includerla, sebbene nel contesto dell’album sembrasse strana, ma sapevamo che ai fan sarebbe piaciuto e quindi l’abbiamo inserita.
È sempre difficile trovare una band da coverizzare, ma questa volta mi è sembrato molto naturale cimentarmi su qualcosa degli Emperor. All’inizio di quest’anno abbiamo suonato un paio di concerti con loro, che ovviamente sono stati fantastici, supportandoli in Scozia e Irlanda. Quindi da qui è nata l’idea di coprire qualcosa da “In The Nightside Eclipse”.
Perchè proprio questa canzone (“The Majesty Of The Nightsky”, ndr)? Beh, in realtà avrebbe potuto trattarsi di un qualsiasi altro brano tratto da quest’album, ma volevamo puntare su una canzone con tante tastiere, poiché ci siamo focalizzati molto su questo strumento sul nuovo album. La canzone ha anche delle belle dinamiche al suo interno, come ad esempio la sezione centrale più tranquilla, a cui abbiamo cercato di infondere il nostro tocco con le parti corali.
Per il resto penso che sia una versione abbastanza fedele che cerca di mantenere vivo il feeling old school della versione originale.
GUARDANDO ALL’INGHILTERRA, QUAL È SECONDO VOI LA MIGLIORE BAND DI EXTREME METAL?
– Iron Maiden!
AVETE QUALCHE TOURNÉE IN PROGRAMMA PER I PROSSIMI MESI?
– Abbiamo diversi piani per il futuro. Saremo in tournée nel Regno Unito dal 4 al 10 novembre con Wormwitch e Bizarrekult. Poi andremo in Irlanda tra gennaio e febbraio per un tour di tre date, prima di dirigerci verso l’Europa centrale tra marzo ed aprile, ma è tutto ancora in fase di conferma. Inoltre, abbiamo fissato già tanti festival in cui suoneremo nel corso del prossimo anno, quindi ci saranno molte opportunità per i nostri fan di vederci dal vivo nei prossimi dodici mesi.