Prosegue a spron battuto il periodo d’oro del rinato classic rock all’inizio di questo controverso 2016, anno in cui ci hanno salutato artisti di caratura incalcolabile come David Bowie e Keith Emerson, per merito di un’opera di ottima caratura come “Nucleus” degli svedesi Witchcraft. Una band rinata dalle proprie ceneri, grazie alla tenacia e al generoso estro artistico del lunatico leader Magnus Pelander, criptico e visionario artista con il quale ci siamo confrontati in questa piacevole e talvolta assurda chiacchierata. Un personaggio restio ad essere ingabbiato nelle consuete logiche imposte dal music business, che alterna risposte secche ed ermetiche a lunghi, appassionati ed ironici riscontri sul proprio operato. Ne leggerete delle belle…
ALLORA MAGNUS, COME TI SENTI DOPO AVER ULTIMATO “NUCLEUS”, IL VOSTRO NUOVO ALBUM?
“Sono eccitato e al tempo stesso sollevato per aver dato vita a questo disco. Penso che suoni alla grande e sono molto soddisfatto di aver eseguito tutte le parti di chitarre e di essermi addirittura superato su alcune parti vocali”.
C’E’ UNA SOSTANZIALE DIFFERENZA A LIVELLO DI SONGWRITING TRA “NUCLEUS” E L’OPERA PRECEDENTE, “LEGEND”?
“Naturalmente si, certo. Ogni album possiede un’identità propria se compi la scelta di esplorare nuove possibilità, espandendo senza paura alcuna i tuoi limiti artistici. Non voglio approfondire troppo alcuni dettagli personali, perché sono convinto che l’intero processo di composizione sia tremendamente privato, ma al contempo sono altrettanto felice di promuovere la mia arte con chiunque ne sia interessato”.
PUOI ALMENO SVELARCI IL SIGNIFICATO PRINCIPALE DI ALCUNI TEMI CHE HAI TRATTATO SU “NUCLEUS”?
“Sono abbastanza restio nel parlare in maniera approfondita di queste cose, Gennaro. A mio modo di vedere, l’unica via sensata per cogliere il reale significato di un’opera è quella di farsi un’idea personale attraverso uno studio approfondito della musica e dei testi. E’molto, molto importante, che ogni ascoltatore sia libero da ogni vincolo concettuale prestabilito ed anche se alcune liriche possano apparire più banali di altre, mi auguro di ispirare ognuno di voi a pensare nel modo più libero possibile”.
QUINDI, LA TUA EVOLUZIONE ARTISTICA VIAGGIA DI PARI PASSO CON QUELLA UMANA E SPIRITUALE…
“Mi sono limitato nel seguire il sentiero che ho percorso sino ad oggi, tutto qua. Posso capire che per alcuni di voi la musica possa apparire come del semplice intrattenimento, ma mi auguro con tutto il mio cuore che ci sia qualcosa di ben più profondo del cosiddetto music business. Magari un qualcosa di universale ed intangibile, che spinga i veri artisti a creare qualcosa di unico, al di là delle più tristi logiche di marketing”.
POSSIAMO DUNQUE CONSIDERARE “NUCLEUS” COME UN CONCEPT ALBUM?
“Assolutamente si, come dicevo, spetta a voi scoprirne il reale significato (ride, ndR)”.
TI VA DI PRESENTARCI I TUOI NUOVI COLLABORATORI, TOBIAS ANGER E RAGE WIDERBERG?
“Tobias, il nuovo bassista, è un un mio caro e vecchio amico che si è dedicato a tempo pieno al suo strumento per circa venticinque anni, con risultati di tutto rispetto. Suona anche in una band denominata All Hell e tutti voi dovreste concederle una chance! Rage è un valido polistrumentista e dedica gran parte della sua vita artistica in un sacco di gruppi stilisticamente differenti. Ad esempio suona sia il basso, sia le chitarre nei Witherscape con Dan Swanö ed è davvero dura trovare un ragazzo più umile di lui”.
COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA COMPOSIZIONE DEL NUOVO ALBUM? E’ FRUTTO DI UN LAVORO DI SQUADRA?
“Scrivo da solo tutte le musiche e i testi, ma sono davvero fortunato di essere circondato da collaboratori capaci di fornirmi alcuni input utili allo sviluppo dei brani, in special modo il contributo di Rage in questa occasione è stato a dir poco prezioso”.
DOVE E QUANDO AVETE REGISTRATO IL DISCO?
“In uno scantinato a Örebro. Le sessioni di registrazione hanno occupato gran parte dello scorso anno, è stato un lavoro molto duro, impegnativo, ma appagante”.
LA COPERTINA DEL NUOVO ALBUM E’ CRIPTICA, MA AFFASCINANTE AL TEMPO STESSO. QUALE SIGNIFICATO NASCONDE?
“Posso ripeterti lo stesso discorso che ho fatto in precedenza per la musica e le liriche. Si tratta semplicemente di arte: un concetto che non trovi illustrato all’interno di un manuale di istruzioni, tanto meno rappresenta la soluzione di un problema matematico. Comunque la copertina raffigura un amplituhedron, una rigida struttura geometrica in grado di semplificare alcuni strani calcoli matematici, almeno credo. Forse più semplicemente noi tutti siamo degli strambi pezzi incastonati in un mondo perfettamente strutturato”.
PUOI RIVELARCI CHI E’ L’ARTISTA CHE HA SVOLTO QUESTO LAVORO?
“Certamente, si chiama Andy Gilmore, un artista dal talento smisurato!”.
QUALI SONO I MOTIVI CHE TI HANNO SPINTO A DIVENTARE UN MUSICISTA?
“Pizza, whisky e ragazze (ride, ndR). Seriamente, ho scoperto un mondo inedito attraverso la musica. Non voglio dirti quale sia il primo strumento con il quale ho imparato a suonare, che tra l’altro ho perduto da parecchio tempo. Ci sono probabilmente migliaia di altri fattori che mi hanno motivato a diventare un musicista, ma non ho avuto ancora il tempo di approfondirli per bene. Anzi, forse l’unico concetto astratto che ho ben approfondito è la totale libertà creativa che prova un artista. Puoi immaginare ed esprimere qualsiasi cosa attraverso la musica, solo l’immaginazione può essere il tuo unico limite”.
POSSIEDI UNA CHITARRA ALLA QUALE TI SENTI PARTICOLARMENTE AFFEZIONATO?
“Assolutamente si, ne ho ben due! La prima è una vecchia e lisa Stratocaster, la seconda è una Gibson ES 137, uno strumento che mi ha permesso di crescere molto come musicista. Mi piacciono un sacco anche le chitarre acustiche, amo la sensazione di suonare delle corde di nylon ben accordate, che emanano un suono secco ma profondo”.
HAI MAI PENSATO DI ESPRIMERTI ATTRAVERSO ALTRE FORME ARTISTICHE AL DI FUORI DELLA MUSICA?
“Si, tramite Facebook (ride, ndR). Seriamente, mi piacerebbe essere coinvolto in qualche lungometraggio, ma probabilmente ne verrebbe fuori un disastro epocale, per questo non ho mai avuto il coraggio di provarci. Conosco alcuni amici davvero talentuosi, che potrebbero far parte di qualche situation comedy, chissà, prima o poi avrò il piacere di vederli su Netflix”.
LA SVEZIA E’ UNA NAZIONE CHE DA SEMPRE SFORNA MUSICA DI OTTIMA QUALITA’. UN PAESE RELATIVAMENTE PICCOLO E’ IN GRADO DI PRODURRE UN NUMERO INCREDIBILE DI GRUPPI ECCEZIONALI. COSA NE PENSI, MAGNUS?
“E’ un pensiero comune il tuo e credimi, mi piacerebbe darti un’opinione esaustiva ed eticamente corretta, ma sono estremamente disinteressato su ciò che fanno i miei colleghi. Non supporto un gruppo o una scena specifica, nella musica ho trovato un potere curativo incredibile. Ma se proprio devo risponderti ti consiglio di ascoltare Mariam The Believer, una brillante artista indie pop”.
QUALI SONO I PIANI FUTURI DEI WITCHFRAFT?
“Penso sia giunta l’ora di fare un po’ di sana baldoria, dopo tutto non sai mai cosa ti può capitare. Spero solo che la band ottenga la visibilità che merita, grazie anche al tuo interesse. Nel frattempo, sono al lavoro per completare il mio album solista, sarà un’opera acustica, e non mancheranno anche alcune strambe parti di tromba. Più di metà del disco è composto da vecchie canzoni che ho scritto e non sono mai state pubblicate. Penso sia giunto il momento di condividerle con tutti voi”.