WITHIN TEMPTATION – A testa alta

Pubblicato il 01/11/2023 da

Arrivati al loro ottavo studio album, i Within Temptation non possono di certo essere considerati dei novellini sulla scena symphonic metal mondiale e, nonostante i cambi di stile che hanno caratterizzato la loro crescita artistica, vengono ancora seguiti da una folta schiera di fan, mai stanchi (almeno così pare) della particolare voce di Sharon Den Adel.
Che piacciano o meno, i Within Temptation hanno sempre avuto la dignità e la coerenza di portare avanti la propria visione musicale seguendo una personale traiettoria, noncuranti delle critiche e spingendosi, di volta in volta, sempre un po’ al di fuori della loro comfort zone.

A pochi giorni dall’uscita di “Bleed Out” abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata serale con la talentuosa cantante olandese, che ci ha raccontato qualche interessante retroscena riguardante l’ultima fatica discografica del gruppo; un album che, per la prima volta nella storia della band, preme coraggiosamente l’acceleratore sulla critica sociale, andando a picchiare forte e duro su tematiche attuali e quantomai scottanti, come d’altronde del sano rock dovrebbe fare.

“BLEED OUT” È UN ALBUM POLITICAMENTE IMPEGNATO, CHE AFFRONTA UNA SERIE DI QUESTIONI DIVERSE, DALLA RECENTE GUERRA IN UCRAINA ALLE LOTTE DEL POPOLO IRANIANO DOPO L’OMICIDIO DI MAHSA AMINI. PUOI DIRCI QUALCOSA DI PIÙ SUL COINVOLGIMENTO POLITICO DELLA BAND? COME È INIZIATO E DA DOVE È PARTITO?
 – In passato siamo stati spesso inspirati da eventi che hanno cambiato la sorte dell’umanità come le guerre mondiali e ci siamo spesso chiesti cosa abbiamo imparato da queste catastrofi. Se guardiamo al mondo di oggi però ci rendiamo conto che stanno ancora accadendo così tante cose terribili e la musica può aiutarci a confrontarci con tutto quello che succede.
Inoltre, noi abbiamo suonato spesso in Ucraina e in Russia, conosciamo bene queste nazioni e le persone meravigliose che le abitano, e il conflitto ci ha colti alla sprovvista. Non potevamo davvero immaginare che una superpotenza come la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina in maniera così dirompente; una cosa del genere non si vedeva dalla seconda guerra mondiale e scrivere di queste tragedie ci aiuta a fare i conti con questa dura realtà.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che notizie del genere possono essere sconvolgenti, ma dopo uno shock iniziale finiscono per essere dimenticate dalle persone che non ne sono direttamente colpite. Questo è comprensibile, da un lato, ma atti come questi non sono altro che l’ennesima prova di forza di un regime che tenta di ostacolare la libertà e la democrazia altrui.
Sventolando la bandiera ucraina sui nostri palchi speriamo di dare un contributo a queste persone; noi cantiamo a testa alta e speriamo di rimanere loro vicini fino alla fine di questa brutta storia.

NON SONO MOLTI I GRUPPI CHE SEMBRANO PARLARE DI ARGOMENTI SCOTTANTI E DI QUESTIONI IMPEGNATIVE COME QUELLE PRESENTI IN “BLEED OUT”, EPPURE LA MUSICA ROCK È STATA ORIGINARIAMENTE CONCEPITA PER ESSERE UN AMPLIFICATORE DELLE VOCI DI COLORO CHE NON POTEVANO ESSERE ASCOLTATI. PENSI CHE LA MUSICA ROCK O METAL STIA PERDENDO PARTE DEL POTERE CRITICO CHE AVEVA INIZIALMENTE?
– (Ci pensa, ndr) Beh, si, l’ho notato e sono d’accordo con te, molti artisti di questa scena si focalizzano molto di più su tematiche introspettive come la salute mentale o il rapporto con il proprio inconscio e mi piacerebbe vedere altre band fare quello che stiamo facendo noi e trattare argomenti scottanti. Dobbiamo però accettare che non possiamo forzare altri artisti a scrivere di argomenti che non sentono propri o che non si legano bene con la loro musica o con il loro stile.
Per noi scrivere di queste tematiche è stato un atto naturale, sentivamo di doverlo fare e ci sembrava una scelta logica visto che abbiamo questo strumento in grado di fare da cassa di risonanza per questi temi.
Però, ripeto, quella che a noi sembra una scelta naturale potrebbe non esserlo per gli altri che hanno la libertà di trattare argomenti a loro più vicini.

QUESTO ALBUM SEMBRA RISUONARE MOLTO ATTRAVERSO DI TE. QUALE È IL BRANO A CUI SEI PIÙ LEGATA E PERCHÉ?
 – Sono molto attaccata alle nuove canzoni che abbiamo rilasciato, quei pezzi che parlano di politica risuonano molto con la mia persona. Anche dal punto di vista musicale questi brani sono piuttosto pesanti, e abbiamo ricercato questo suono aggressivo per molto tempo e il risultato mi piace molto, trovo che si presti bene a rappresentare queste tematiche.

“BLEED OUT” MOSTRA UNA CHIARA INFLUENZA DJENT, SOLO UN’ALTRA SFACCETTATURA DI UNA BAND CHE SI È SEMPRE DIVERTITA A SPERIMENTARE CON NUOVE SONORITÀ. COME CI SI SENTE A FAR PARTE DI UN’ENTITÀ MUSICALE COSÌ FLUIDA E IN CONTINUA EVOLUZIONE?
 – Per me è un grandissimo piacere, adoro il fatto che i Within Temptation provino a percorrere diverse strade durante la stesura di ogni nuovo album perché, in tutta onestà, mi annoio facilmente (ride, ndr). Ma non sono solo io, gli altri membri della band sono fatti della stessa pasta, quindi siamo alla costante ricerca di nuove ispirazioni.
Succede spesso nella nostra musica, a volte abbiamo l’impressione di aver fatto un grande passo avanti e poi ci accorgiamo che il salto non era così ampio, altre volte ci troviamo a fare due passi indietro per poi capire che stavamo solo prendendo la ricorsa per arrivare ancora più lontano.
Le persone che ci ascoltano saltuariamente non si rendono conto del nostro percorso, ma i fan che ci seguono dagli inizi della nostra carriera capiscono le differenze presenti nelle nostre opere e i progressi che abbiamo fatto nel corso degli anni.

SETTE DEI DIECI BRANI DELL’ALBUM SONO STATI PUBBLICATI COME SINGOLI NEGLI ULTIMI ANNI. NON CREDI CHE PUBBLICARE UN ALBUM IN MODO COSÌ FRAMMENTATO DIMINUISCA L’ELEMENTO DI SORPRESA CHE UN ASCOLTATORE DOVREBBE PROVARE QUANDO INCONTRA IL NUOVO LAVORO DI UNA BAND PER LA PRIMA VOLTA?
 – (Annuisce, ndr) Si, e mi viene in mente solo una parola per giustificare questo modus operandi: COVID.
Non avevamo intenzione di rilasciare tutti quei singoli, ma il nostro tour è stato rimandato così tante volte durante gli ultimi tre anni che ci siamo visti costretti a cambiare approccio per rimanere in contatto con i fan, e fare in modo che tutti i nostri seguaci rimanessero con noi. Non volevamo correre il rischio di sparire per quasi tre anni, perché è molto difficile ricreare il legame con la fanbase una volta che questo si è dissolto.
In questo caso particolare un approccio del genere ci è sembrato sensato e vincente, la prossima volta probabilmente non ci muoveremo allo stesso modo, anche perché speriamo con tutto il cuore di non ritrovarci nuovamente in mezzo ad una pandemia globale.

IL VIDEO DEL SINGOLO “BLEED OUT” UTILIZZA CHIARAMENTE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, UNO STRUMENTO CHE STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ PARTE DELLA VITA QUOTIDIANA. QUAL È LA VOSTRA POSIZIONE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E COME HA CAMBIATO IL PROCESSO CREATIVO DEI WITHIN TEMPTATION?
 – Le nuove tecnologie hanno sempre lati positivi e lati negativi; la AI non fa differenza e molti artisti hanno iniziato ad attaccarsi tra loro accusandosi di usare l’intelligenza artificiale pur non sapendo, nella maggior parte dei casi, di cosa si tratti. Io penso che ci sia un rischio concreto nell’utilizzo della AI perché non siamo in grado di capire la velocità a cui questa si evolve, e non stento ad immaginare un futuro in cui una tecnologia del genere possa mettere a repentaglio la nostra sicurezza.
Dal punto di vista artistico noi abbiamo utilizzato questo strumento solo per la realizzazione del video di “Bleed Out”. Originariamente il video doveva essere girato in maniera classica e siamo venuti in contatto con il mondo dell’intelligenza artificiale poco prima che iniziassero le riprese, quindi abbiamo visto in questo strumento una possibilità in più.
Il risultato finale mi piace moltissimo, però alcune imperfezioni sono visibili e difficilmente evitabili, basti pensare al modo in cui le mie labbra si sincronizzano con la canzone, ci abbiamo lavorato per un mese e mezzo e ancora si notano delle sbavature. L’intelligenza artificiale non fa esattamente quello che vuoi, ma si limita a darti opzioni da scegliere che si avvicinano al risultato sperato, spesso senza mai raggiungerlo.
Abbiamo usato la AI anche nel video di “Wireless” e il risultato è stato ancora più esilarante, visto che il generatore di immagini non riusciva ad identificare gli elmi dei soldati presenti nel video e spesso li trasformava in un fungo o nella testa di Darth Vader (ridiamo, ndr). Ci abbiamo messo molto tempo a fargli fare quello che volevamo, non è stato affatto facile, ed è questo che la gente non capisce quando si parla di AI.
Ovviamente mi metto anche nei panni di quelle persone che sono spaventate da una rivoluzione del genere, basti pensare agli sceneggiatori di Hollywood che vedono il loro lavoro creativo messo a repentaglio da quello che sembra essere un nuovo giocattolo. Io penso che alla fine tutti noi dobbiamo accettare che questo è l’inizio di una nuova era, e il caos che viviamo è lo stesso caos che vissero le persone durante la rivoluzione industriale quando si ritrovarono a perdere il loro posto di lavoro sostituiti da macchine.
Una cosa è sicura però, prima o poi dovremmo trovare un sistema legislativo in grado di proteggere le persone dagli abusi che potrebbero essere perpetrati attraverso l’intelligenza artificiale, per fare in modo che gli individui più deboli vengano tutelati in maniera efficace.

NEGLI ULTIMI ANNI VI ABBIAMO VISTO COLLABORARE CON NUMEROSI ARTISTI, TRA CUI TARJA TURUNEN, ANNISOKAY, ANDERS FRIDÉN DEGLI IN FLAMES E MOLTI ALTRI. SE POTESTE COLLABORARE CON UN ARTISTA O UN GRUPPO ITALIANO, CHI VI VERREBBE IN MENTE?
 – (Ci pensa, ndr) Questa è una domanda difficile, però posso dire che adoro i Lacuna Coil!
Il modo in cui instauriamo collaborazioni è abbastanza particolare: solitamente iniziamo con lo scrivere una canzone, poi ci mettiamo alla ricerca di un artista che potrebbe essere adatto a quel brano, è così che improntiamo le collaborazioni con altri artisti. Ci piacerebbe fare qualcosa con uno dei tanti talenti che avete in Italia, ma bisogna sempre capire chi potrebbe essere un buon candidato per la potenziale canzone che abbiamo in mente.

MOLTI MUSICISTI SI TROVANO NELLA DIFFICILE SITUAZIONE DI ESSERE LONTANI DALLE LORO FAMIGLIE PER MOLTO TEMPO DURANTE I TOUR PIÙ LUNGHI. COME ARTISTA E MADRE, COME GESTISCI QUESTA SITUAZIONE E QUALI CONSIGLI DARESTI A TUTTI I GENITORI CHE SI TROVANO AD AFFRONTARE QUESTA REALTÀ?
 – Prima di tutto io evito di stare in tour per molti mesi e tento di spezzare le date in intervalli temporali che siano compatibili con i miei impegni familiari.
Il tempo che investiamo in una attività non torna indietro, questa è una lezione importantissima che ho imparato. La mia famiglia è la cosa più importante per me, la metto sempre al primo posto, anche prima della musica.
Ma voglio sottolineare che non è solo un mio problema, tutti gli altri membri dei Within Temptation hanno una famiglia, quindi all’inizio dell’anno dobbiamo pianificare a dovere tutto per fare in modo che tutti riescano a dedicare ai loro cari il tempo necessario e, allo stesso tempo, fare un grande tour!
Se dovessi dare un consiglio ad un/a musicista che si chiede come gestire allo stesso tempo la carriera e la famiglia, direi solo di non creare mai una band con un partner, come ho fatto io (ride, ndr). Adesso, avendo tre figli, ci troviamo in questa situazione in cui lui sta a casa e io sono in tour. Mettere su una band con un partner è una pessima idea che non ho mai visto funzionare anche a causa dei conflitti che spesso nascono. Io e il mio compagno Robert (Westerholt, fondatore della band che però proprio per queste esigenze familiari non va più in tour, ndr), ad esempio, dobbiamo limitare i contatti quando lavoriamo insieme perché altrimenti diventiamo come cane e gatto (ride, ndr).

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