I Wormrot non sono solo “la grindcore band che viene da Singapore”. I Wormrot sono una delle band più competenti e ispirate dell’intera scena grindcore mondiale. Facile lasciarsi fuorviare dalla loro curiosa provenienza, ma la realtà dei fatti è ben più complessa: il trio asiatico ha già messo a segno due colpi da KO con “Abuse” e “Dirge” e ha già in serbo per tutti gli appassionati un nuovo EP che promette nuove scintille. Il talento non manca, l’umiltà neppure, quindi se i nostri avranno anche voglia e costanza, è facile prevedere per loro un futuro più che roseo, al fianco di colossi del genere come i Napalm Death, così come di new entry di grande successo come Magrudergrind o Gridlink. Abbiamo incontrato il frontman Arif in quel di Londra un paio di settimane fa e, pur avendo a disposizione soltanto pochi minuti, siamo riusciti a imbastire l’intervista che potete leggere di seguito…
“DIRGE”, IL VOSTRO ULTIMO ALBUM, È STATO INIZIALMENTE RESO DISPONIBILE IN DOWNLOAD GRATUITO. COME È NATA L’IDEA?
“Il nostro debut album, ‘Abuse’, è stato accolto benissimo da fan e critica e, quando abbiamo iniziato a lavorare a ‘Dirge’, abbiamo notato che molta gente stava morendo dalla voglia di ascoltare i nostri nuovi pezzi. D’accordo con la Earache, abbiamo così pensato di rendere il disco disponibile in download qualche settimana prima della pubblicazione ufficiale, in modo da ringraziare tutti coloro che ci avevano supportato e seguito sin lì. Non siamo una band che vende migliaia e migliaia di copie e che ha budget milionari per confezionare un nuovo disco… il rischio effettivo di perderci denaro era irrisorio. Anzi, così facendo abbiamo destato un interesse ancor maggiore e alla fine abbiamo guadagnato parecchi nuovi fan. Inoltre, agendo in questa maniera, abbiamo dato l’opportunità a chiunque di ascoltare l’album in alta definizione: i file erano di alta qualità, non come certi che è a volte si trovano su vari blog su internet”.
PENSATE CHE CONTINUERETE CON QUESTA POLITICA IN FUTURO?
“Non lo sappiamo ancora. La cosa ci stuzzica, ma la decisione finale spetta alla Earache, con la quale siamo ancora sotto contratto. Abbiamo un EP in uscita e a breve dovremo valutare come muoverci”.
PARLIAMO ALLORA DI QUESTO EP…
“A dire il vero, non ci piace descrivere la nostra musica: siamo soliti lasciare a fan e addetti ai lavori ogni valutazione. Posso solo dire che si tratta di materiale di cui andiamo fieri e che segna una nuova maturazione nel nostro songwriting. Si tratta sempre di grindcore, ma la nostra padronanza di questo genere musicale è ulteriormente migliorata e potrete sentire tutto ciò ascoltando il lavoro”.
QUALI PENSI CHE SIANO GLI ELEMENTI CHE VI DISTINGUONO DALLE ALTRE BAND GRINDCORE?
“Come dicevo, non mi sento di esprimermi più di tanto su questi argomenti. Per me è difficile descrivere ciò che facciamo. Penso tuttavia che, rispetto a quelli della grindcore band media, i nostri pezzi siano più memorizzabili. Sono veloci e sintetici come da tradizione, ma lavoriamo con cura su certi riff in modo che possano imprimersi subito nella mente di chi ascolta. Probabilmente ci agevola il fatto che ascoltiamo tanta altra musica al di fuori del grindcore. I nostri gusti coprono persino certe band hip hop e indie rock”.
COME VEDI LA SCENA GRIND ATTUALE?
“È fantastica! La scena si è data una rinfrescata grazie all’arrivo di tante nuove giovani band che non hanno affatto paura di sperimentare. Il grindcore oggi è il genere più in forma tra quelli estremi, a mio avviso. Ci puoi fare qualsiasi cosa, è una piattaforma assolutamente libera e vitale”.
COME SEI ENTRATO IN CONTATTO CON QUESTA MUSICA? ESISTE UNA SCENA GRINDCORE A SINGAPORE?
“Ho semplicemente fatto delle ricerche su internet. Il primo gruppo heavy che ho ascoltato sono stati i Pantera. Dopo di loro ho scoperto il death metal, quindi ho iniziato a sentire parlare di grindcore e nel giro di breve tempo sono diventato un vero appassionato. Singapore, come penso potrai immaginare, non ha una grande scena per la musica estrema, è un’isola molto piccola. Tuttavia, anche da noi si sta muovendo qualcosa. In genere, i ragazzi locali seguono le mode del momento, ma, anno dopo anno, qualcuno di loro si appassiona veramente a certa musica ed entra così a far parte del circuito underground. Oggigiorno le nostre band sono soprattutto metal-core, perchè è una musica che va di moda e che quindi attira i ragazzi, ma sta nascendo anche una scena death metal e grindcore. Le mode non sono per forza un male: come dicevo, qualcuno finisce sempre per scoprire altre sonorità grazie ad esse. Sono sicuro che avviene lo stesso anche in Italia…”.
SENZ’ALTRO! TU CONOSCI QUALCHE BAND ITALIANA?
“Faccio spesso confusione con le nazionalità! Però sono sicuro che Cripple Bastards e Hour Of Penance sono entrambe italiane. Mi piacciono moltissimo… abbiamo anche suonato assieme agli Hour Of Penance lo scorso anno a Leeds!”.
QUALI SONO I VOSTRI IMPEGNI PER IL FUTURO? AVETE ALTRO IN PROGRAMMA OLTRE A QUESTO LUNGO TOUR EUROPEO?
“Siamo in Europa da una settimana e ho già nostalgia di casa! Credo che dopo questo tour rientreremo a casa, ci troveremo un lavoro e lasceremo trascorrere qualche mese. Ci piace suonare live, è il nostro solo scopo, ma per noi non è possibile farlo per più di alcuni mesi all’anno. Abbiamo bisogno di lavorare per vivere, questa musica non paga l’affitto a nessuno! Tra un paio d’anni ho intenzione di sposare la mia ragazza, quindi è meglio che inizi a mettere da parte qualcosa”.
DOVE VEDI I WORMROT DA QUI A CINQUE ANNI?
“Non ne ho idea! Spero saremo riusciti a pubblicare almeno un altro album e a suonare in posti che ora non abbiamo ancora visitato. Tutto qui, siamo persone molto semplici, non abbiamo in mente chissà quale piano per la band. L’importante è divertirci e stare insieme. Credo che la band si scioglierebbe nel caso uno di noi tre decidesse di abbandonare. Non avrebbe senso cercare un sostituto, siamo qui soprattutto per via della nostra amicizia”.
PER QUALE MOTIVO NON AVETE UN BASSISTA?
“Al momento è pratica abbastanza comune nel grind, ma, a dire il vero, il motivo per cui non lo abbiamo è strettamente legato al discorso che facevo poco fa. A volte a casa proviamo con un bassista, ma fra noi e lui non vi è l’amicizia che vige in seno al gruppo, quindi preferiamo suonare senza, per evitare che i nostri equilibri interni e la resa live che abbiamo consolidato nel tempo si rovinino”.
QUAL È IL POSTO PIÙ STRANO DOVE AVETE TENUTO UN CONCERTO?
“Probabilmente in Vietnam! La location dello show, a dire il vero, era assolutamente nella norma, ma, per oltrepassare il confine, abbiamo dovuto suonare prima davanti a un ispettore, che doveva valutare se la nostra musica fosse adatta o meno al paese. Non sapevamo che fare, quindi abbiamo improvvisato un’esibizione con i nostri pezzi più lenti, mentre io ci cantavo sopra con la mia voce normale, improvvisando le parole. Ci è andata bene e ci hanno lasciato passare, però poi quella sera abbiamo ovviamente suonato come sempre e la polizia si è arrabbiata moltissimo! Un altro concerto bizzarro ha avuto luogo nel nostro ultimo tour americano: non ricordo dove eravamo, ma siamo arrivati in questo locale e abbiamo appreso che il proprietario aveva affittato la sala concerti a un altro promoter che aveva allestito un altro concerto. Anzichè annullare lo show, ci hanno detto di suonare nel retro del locale, praticamente sul marciapiede, dove passava la gente comune”.