WREN – Colazione al Crepuscolo

Pubblicato il 14/10/2025 da

Di fronte ad anni così tormentati, gli artisti di cui ci occupiamo hanno trovato due possibili vie di espressione, quella di raccontare ciò che accade dentro di loro oppure di descrivere ciò vedono, di aberrante, intorno a loro.
I londinesi Wren appartengono alla seconda categoria e, nel tentativo di catturare lo spirito di questo tempo hanno licenziato, nei primi mesi del 2025, un terzo album “Black Rain Falls”, cupo e soffocante, un martirio sonoro figlio di Correction House e Godflesh.
In otto brani, la band è riuscita a condensare le nevrosi della metropoli in cui si trova a creare le proprie cattedrali sonore (Londra), declinandole nella cadenza post metal degli Amenra.
Nella (per ora) vana attesa di testare i Wren dal vivo in Italia, abbiamo parlato del nuovo disco ed in generale del rapporto della band con la musica che produce con il chitarrista e cantante Owen Jones.

CIAO OWEN, PRIMA DI TUTTO GRAZIE PER IL TEMPO CHE CI HAI CONCESSO. PER IL PUBBLICO ITALIANO I WREN SONO UNA REALTA’ ANCORA SCONOSCIUTA: VI ANDREBBE DI PRESENTARE LA BAND, RACCONTARE DI COME E’ NATO IL COLLETTIVO? ALL’INIZIO AVEVATE UN’IDEA PRECISA DEL SUONO CHE VOLEVATE PRODURRE?
– I Wren sono nati nel 2013, quando io (il cantante) e Chris (Pickering, chitarrista) ci siamo trasferiti insieme all’East London. All’inizio i Wren erano il classico progetto ‘da cameretta’, dove scrivi riff e ci programmi sopra la batteria. Chris all’epoca suonava in una band post-rock, ma io volevo iniziare a produrre qualcosa di  più pesante, quindi il suono iniziale la risultanza delle nostre influenze, e dei limiti tecnici e di inesperienza che ci contraddistinguevano.
Con il tempo e migliorando la strumentazione, la tecnica e le capacità di scrittura, ci siamo evoluti nella gruppo che oggi potete ascoltare.

IN CHE MODO LONDRA HA INFLUENZATO IL SUONO DELLA VOSTRA BAND?
– Londra è il luogo in cui ci siamo incontrati e dove è nata la band; quindi, ha avuto un’enorme influenza su di noi, sia come persone che come formazione musicale. La vita qui dentro può risultare opprimente e cupo, e al tempo stesso estremamente stimolante. Noi ce la mettiamo tutta nel rappresentare questa dicotomia all’interno delle nostre canzoni, tra l’ossessivo e l’etereo.

PRIMA DI “BLACK RAIN FALLS” AVETE PUBBLICATO UNA VERSIONE PIUTTOSTO CUPA DI “ELECTRICITY” DI CAPTAIN BEEFHEART. QUANDO FATE UNA COVER, CERCATE DI CATTURARE LA VOSTRA EMOZIONE O QUELLA DEL BRANO ORIGINALE?
– Quella cover è uscita nel 2017, all’interno di uno split con un’altra band britannica, gli Slabdragger. Conoscevamo uno di loro, Sam Thredder, sin dagli inizi della carriera e più volte ci eravamo incrociati sul palco.
Un anno, all’ArcTanGent (festival in Somerset, ndr), abbiamo iniziato a pensare ad un EP di cover di Frank Zappa e Captain Beefheart. Loro suonavano “Muffin Man” dal vivo, mentre noi da tempo progettavamo una cover di “Electricity”, era un’accoppiata perfetta.
Abbiamo registrato la nostra parte con Sam in un giorno e mezzo, ma il disco è uscito qualche anno dopo. In quel caso, abbiamo completamente riarrangiato il pezzo, modificandone anche la struttura ed il ritmo, visto che l’originale è decisamente più veloce della nostra versione.

 

BLACK RAIN FALLS È IL RITRATTO ( PIUTTOSTO REALISTICO) DI UNA CIVILTÀ CHE HA RAGGIUNTO UN PUNTO DI NON RITORNO. COME SIETE ARRIVATI A QUESTO CONCEPT, E QUANTO VI HANNO INFLUENZATO LE VOSTRE ESPERIENZE PERSONALI?
– Consideriamo la band come un mezzo espressivo per descrivere il dolore, l’angoscia e la disperazione nei confronti del mondo in cui viviamo. Negli ultimi anni, questo sentimento si è fatto più concreto, perché abbiamo vissuto un trauma collettivo che ha cambiato radicalmente le nostre motivazioni, non solo nel fare musica, anche nella vita. In questo senso, direi che le nostre esperienze personali non sono solo la più grande influenza della nostra band, letteralmente la rappresentano.

A PROPOSITO DEI TESTI DI BLACK RAIN FALLS: AVETE CONVINZIONI POLITICHE, RELIGIOSE O FILOSOFICHE FORTI?
– Noi abbiamo scelto di alludere a credenze politiche, religiose e filosofiche tramite immagini e scelte estetiche, e al di là delle nostre idee personali, la band è fortemente legata alla necessità di conservare il mondo naturale, e con tutto ciò che esiste al suo interno. Questa è la nostra linea guida.

BLACK RAIN FALLS È INFLUENZATO PIÙ DEI LAVORI PRECEDENTI DA BAND COME GODFLESH E DA TUTTA QUELLA SCENA ATTRATTA DALL’ALIENAZIONE INDUSTRIALE. QUALI SONO I GRUPPI CHE HANNO INFLUENZATO MAGGIORMENTE IL SUONO DEI WREN?
– Le due band che ci hanno più influenzato sono Neurosis e Amenra. Le ho scoperte a vent’anni, in un periodo in cui stavo progressivamente perdendo interesse per l’hardcore e iniziavo ad esplorare sonorità comunque pesanti ma più dilatate e sperimentali; lo considero il momento in cui la mia vita ed il mio percorso musicale sono cambiati.

IN GENERALE, QUALI PERIODI O STILI MUSICALI VI ATTRAGGONO DI PIÙ COME ASCOLTATORI?
– Ascoltiamo tutti musica di diversi stili e proveniente da diverse epoche. Il nostro batterista Seb è un grande appassionato di concerti live, è sempre in giro per spettacoli e festival. Chris è molto appassionato di musica ambient, drone e minimalismo. Per quanto mi riguarda, sono interessato alla rinascita del cosiddetto ‘death metal old-school’ che sto osservando negli ultimi anni, mentre Mark, il nostro bassista, è ultimamente più orientato verso la musica elettronica e quella dance.

SIETE STATI RECENTEMENTE IN TOUR CON GLI INTER ARMA. CONSIDERATE QUESTE ESPERIENZE UTILI PER LA VOSTRA CRESCITA MUSICALE?
– Non è stato in vero e proprio tour, abbiamo fatto solo una data con loro, a Bournemouth, l’anno scorso. Dal vivo sono stati straordinari, si vede chiaramente quanto si siano esercitati dal vivo negli ultimi anni.

DURANTE I TOUR, CI SONO POSTI O CONCERTI CHE VI SONO RIMASTI PARTICOLARMENTE IMPRESSI E CHE NON DIMENTICHERETE MAI?
– La nostra città preferita in cui suonare quando siamo in tour nel Regno Unito è sicuramente Bristol. Il pubblico è sempre disponibile, e non ricordo nessuno show deludente che abbiamo fatto in quel posto. Lì abbiamo stretto molte amicizie, e ci piace l’atmosfera amichevole e aperta dei concerti a Bristol.

SPESSO IL LAVORO DEL MUSICISTA NON È FACILE NÉ REMUNERATIVO. QUAL È L’ASPETTO DELLA MUSICA CHE VI ENTUSIASMA DI PIÙ AL MOMENTO, E QUALE INVECE VI SCORAGGIA?
– Creare musica e arte è fondamentale per l’espressione personale. Il fatto che si possa vivere un’esperienza condivisa attraverso il suono, il volume e le vibrazioni crea un’unione estremamente profonda e gratificante.

COME MUSICISTI, SIETE COINVOLTI IN ALTRI PROGETTI OLTRE AI WREN?
– Principalmente quello coinvolto in progetti paralleli è il nostro batterista, Seb, che suona in altre due band di noise rock industriale, i Why Patterns e Warren Schoenbright.

AVETE INTENZIONE DI PROMUOVERE L’ALBUM IN TOUR? AVETE IN PROGRAMMA DI VENIRE IN ITALIA?
– Abbiamo fatto un breve ciclo di concerti per festeggiare l’uscita dell’album a febbraio, e da allora abbiamo suonato alcune date sparse. Speriamo di annunciare un tour entro la fine dell’anno, ma purtroppo anche questa volta non passeremo per  l’Italia. In ogni caso, speriamo di venire da voi in futuro!

 

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