Wrong Way To Die: un altro esempio di come non sia necessario andare oltre oceano per trovare proposte di qualità all’interno della scena metalcore. La band veneta ha fatto girare più di qualche testa grazie al proprio debutto “Ingrates”, un solido e variegato lavoro di progressive metalcore da noi prontamente recensito e ampiamente promosso su queste stesse pagine in tempi non sospetti. Abbiamo raggiunto i ragazzi padovani per quattro chiacchiere, curiosi di sapere di più su questa validissima nuova realtà tutta tricolore. Abbiamo parlato dell’album in questione, dei problemi che una band emergente deve affrontare quotidianamente, dei sogni e delle speranze dei ragazzi, e di tanto altro ancora.
CIAO RAGAZZI! BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM E COMPLIMENTI PER IL VOSTRO DEBUT “INGRATES”, LAVORO CHE E’ STATO MOLTO APPREZZATO QUI IN REDAZIONE. PERCHE’ NON VI PRESENTATE AI NOSTRI LETTORI E CI RACCONTATE UN PO’ CHI SIETE?
“Un saluto a tutta la redazione. Rispondere alle vostre domande per noi e’ un vero piacere. Noi WWTD siamo una band progressive metalcore di cinque elementi: quattro studenti e un lavoratore, tutti del padovano. Il ‘nucleo’ del progetto, costituito da Federico, Marco e Vittorio, rispettivamente chitarrista, batterista e bassista, esiste da circa 3 anni ed ha portato alla realizzazione del disco di debutto ‘Ingrates’, concretizzazione del duro lavoro di un anno e mezzo di preparazione in sala prove. “Ingrates” e’ uscito il 25 luglio scorso ed e’ disponibile nelle maggiori piattaforme internet per l’acquisto della musica digitale”.
QUAL E’ STATO IL FATTORE SCATENANTE CHE VI HA PORTATO AD ENTRARE NEL MONDO DELLA MUSICA SUONATA? CHI SONO I VOSTRI PERSONALI IDOLI ALL’INTERNO DELLA SCENA?
“Nel background di tutti i membri della band ci sono delle esperienze musicali significative, seppur molto diverse. Tutti noi abbiamo avuto dei progetti precedenti a quello attuale, e la voglia di mettersi in gioco è sempre stata tanta: ispirati dal filone progressive metalcore americano, ormai abbondantemente contaminato da sonorità jazz e ambient, abbiamo voluto creare il nostro primo album originale. I nostri idoli sono prevalentemente gruppi non appartenenti alla sfera ‘mainstream’: su tutti i Misery Signals, band che ha all’attivo anche dischi prodotti dal leggendario Devin Townsend. Tra i gruppi più apprezzati segnaliamo anche band più famose come Lamb Of God, Opeth, Periphery e Architects, anche se i nostri ascolti per la verità spaziano dal metal al progressive rock (vedi Porcupine Tree), abbracciando una quantità di artisti e generi che non riusciremmo davvero a menzionare in così poco spazio, quindi ci soffermiamo su quelli che forse sono i più rappresentativi”.
RITORNANDO AL DISCORSO “INGRATES”, VORREMMO SAPERE UN PO’ DI PIU’ A RIGUARDO DI QUESTO VOSTRO LAVORO. COME SI E’ SVOLTO, AD ESEMPIO, IL PROCESSO COMPOSITIVO? DI COSA PARLANO PRINCIPALMENTE I VOSTRI TESTI?
“’Ingrates’ è frutto di un anno e mezzo di sala prove, periodo in cui abbiamo scoperto molto su di noi e sul nostro modo di interpretare la musica. A livello compositivo, all’unanimità, è stato adottato uno stile piuttosto ‘libero’, svincolato dagli schemi e dai cliché imposti dal genere: forse lo si evince dalla freneticità dei brani, veri e propri ‘brainstorming’ di idee accostate a volte in maniera sapiente e altrettante volte in maniera decisamente naif. A noi non importava molto seguire una logica precisa, il disco doveva essere autoprodotto, per cui abbiamo dato libero sfogo a tutto quello che ci passava per la mente: spesso si partiva da idee ritmiche di Marco o Federico, per poi sviluppare l’intero impianto strumentale. La voce è arrivata alla fine, a creare un contrasto che piace o viene detestato, senza troppe vie di mezzo. I testi parlano di religione, droga, pazzia, quindi temi ‘forti’ che, analogamente all’andamento della musica, sono affrontati talvolta in maniera cruda ed esplicita, talvolta in maniera velata e vagamente allusiva”.
OGGIGIORNO LA PROMOZIONE DELLE BAND AVVIENE PRINCIPALMENTE TRAMITE I SOCIAL, CON TONNELLATE DI VIDEOCLIP E SINGOLI CHE VENGONO PREFERITI AI CARI VECCHI ALBUM. VOI, A QUANTO PARE, AVETE OPTATO PER FARE LE COSE ALLA VECCHIA MANIERA. QUAL E’ LA VOSTRA OPINIONE, IN QUALITA’ DI BAND EMERGENTE, RIGUARDO ALLA SCENA ATTUALE?
“I mezzi a disposizione per la promozione oggigiorno sono potentissimi e questo significa sia godere di una qualità eccellente per quanto riguarda video, singoli e altro materiale rilasciato dai progetti più interessanti, sia venire sommersi da un’offerta musicale esagerata, dove band e progetti solisti piuttosto trascurabili si moltiplicano a vista d’occhio. Appare evidente che siamo di fronte ad un impoverimento artistico progressivo e preoccupante: la responsabilità in parte è sicuramente anche di molti produttori che, consci delle potenzialità straordinarie raggiunte dalla tecnologia in termini di editing e post-produzione, accettano di lavorare per artisti completamente sprovvisti di talento. E’ un vero peccato, motivo per cui stiamo facendo degli sforzi considerevoli per mantenere una buona coesione tra tutte le realtà valide e meritevoli del nostro territorio, allo scopo di riportare un buon livello di interesse per una scena che attualmente è scarna e fatiscente”.
QUALI SONO GLI OSTACOLI PRINCIPALI CHE AVETE DOVUTO AFFRONTARE PER EMERGERE ED AVERE L’OPPORTUNITA’ DI ENTRARE SOTTO L’EGIDA DI UN’ETICHETTA?
“Uno dei sacrifici maggiori è stato investire sull’album, spesa non indifferente per una band emergente. Anche la scelta dello studio non è stata cosa semplicissima: attualmente non mancano di certo le possibilità di produrre un lavoro a costi ridotti, visto il ‘boom’ dell’home recording. Noi però, avendo lavorato piuttosto approfonditamente alle nostre sonorità, ci siamo rivolti ad uno studio che ci permettesse di preservare il più possibile l’impronta ottenuta in fase di pre-produzione, consentendoci anche di registrare una vera batteria, operazione ormai in disuso nel genere. Da prendere in considerazione anche la gavetta, in particolar modo quella di Federico e Marco che hanno militato anche nei Dine In Hell (band melodic-harcore romagnola), fatta di tanti show dai compensi bassissimi, spesso svolti in condizioni tutt’altro che ottimali. Dopo aver proposto il nostro lavoro a molte etichette (italiane e non) e dopo aver scartato le molte offerte di dubbio valore, abbiamo trovato un accordo soddisfacente con la tedesca Redfield Records, per la quale abbiamo firmato un contratto quest’anno”.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER LA PROMOZIONE DI “INGRATES”?
“La nostra etichetta al momento sta svolgendo un egregio lavoro di promozione, permettendoci di figurare spesso in magazine importanti, recensioni, webzine e segnalazioni di altro genere. Per tutto il resto provvediamo autonomamente, grazie ai social network e in particolar modo tramite la pagina ufficiale di Facebook, dove pubblichiamo periodicamente tutte le news che ci riguardano. Il modo peggiore per morire è starsene con le mani in mano ad aspettare la fortuna, per cui ‘Ingrates’ verrà eseguito a tutti i prossimi concerti (previsto un tour in Germania a fine novembre). Non c’è modo migliore di promuovere la propria musica suonandola dal vivo e guadagnandosi il rispetto del pubblico”.
QUAL E’ IL POSTO DOVE SOGNATE DI ESIBIRVI? E A FIANCO DI CHI?
“Più di uno! Rock Planet, Vidia, New Age… Accanto a Misery Signals, Karnivool o magari anche al fianco dei connazionali Destrage, per i quali aprimmo già un concerto qualche anno fa.”
UN ANEDDOTO CHE DIFFICILMENTE DIMENTICHERETE RIGUARDANTE UNO DEI VOSTRI SHOW?
“Come dimenticare una bicicletta nel pit? E’ successo durante uno show a Vicenza, show che ebbe anche un finale scoppiettante nel backstage che fu letteralmente preso d’assalto da gente molestissima che indossava costumi a dir poco improbabili. Priceless”.
COME DESCRIVERESTE UNA REALTA’ FORTEMENTE COMPETITIVA COME QUELLA DEL VENETO PER UNA GIOVANE BAND COME LA VOSTRA?
“Ci sono molte belle realtà ancora nella penombra dell’underground. Come detto prima, stiamo cercando di unire le forze per ampliare il pubblico, abbiamo visto dei discreti progressi nel corso dell’ultima stagione”.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO?
“Il prossimo passo è quello di arrivare al secondo album con idee fresche, con lo scopo di alzare l’asticella e raggiungere un livello superiore. Siamo motivati e coesi. Nel futuro prossimo, chiaramente, suonare il più possibile in Italia e all’estero”.
AVETE GIA’ DEL MATERIALE PRONTO PER IL SECONDO DISCO? SE SI’, COSA DOVREMO ASPETTTARCI?
“C’è qualcosa in cantiere: sono previsti dei discreti cambiamenti rispetto al debut. Vogliamo rinnovarci, ma non anticipiamo nulla”.
GRAZIE DI TUTTO, L’INTERVISTA E’ FINITA. AVETE QUALCOSA DA DIRE IN CHIUSURA AI NOSTRI LETTORI?
“Grazie a voi per lo spazio concesso e per la recensione positiva del nostro debut ‘Ingrates’. Ai lettori di Metalitalia.com raccomandiamo di seguire e supportare attivamente la scena emergente italiana, in particolare quella veneta: ci sono tantissimi concerti di qualità disseminati in tutto il territorio, spesso per l’ingresso c’è un contributo simbolico da versare e addirittura per diversi show l’ingresso è completamente gratuito. La passione e il cuore della gente che abbiamo conosciuto in questi anni merita molta più attenzione di quella che gli è stata riservata finora. Le sorti della scena sono in mano alle scelte del pubblico, per cui muovete quel culo e partecipate numerosi agli eventi”.