Come già stabilito in fase di recensione, il nuovissimo album “Blue Lightning” ad opera del Maestro Ynwgie J. Malmsteen non è riuscita propriamente a convincerci in pieno, anche per via di una struttura piuttosto atipica e più in linea con un album di omaggi, invece che con un full-length vero e proprio. In ogni caso, non vi è stato comunque alcun dubbio riguardo al fatto che l’anima e lo stile di uno dei chitarristi più iconici della storia sia ancora presente e ben identificabile, così come la sua smania di essere protagonista a tutto tondo in ogni fase della produzione di un disco a suo nome. A parte ciò, fare una chiacchierata con mister Malmsteen rappresenta un’opportunità che farebbe gola a moltissimi, e per questo siamo entusiasti di presentarvi questo piccolo scambio di opinioni con uno dei personaggi più discussi di tutta la storia del rock e dei suoi derivati, nonché del chitarrismo in generale. Tra l’altro, ci teniamo a ribadire immediatamente che, malgrado la sua reputazione un po’ altalenante come interlocutore, il tempo speso in compagnia del Maestro è stato tutt’altro che spiacevole; anzi, è stato possibile pure scambiare una battuta o due con una persona che assolutamente sa come rendersi simpatica e gradevole. Buona lettura!
BUONGIORNO MAESTRO! IL TUO NUOVO LAVORO IN STUDIO “BLUE LIGHTNING” È GIUNTO QUASI A SORPRESA, TI ANDREBBE DI RACCONTARCI UN PO’ COME QUEST’ULTIMO HA PRESO FORMA, A DUE ANNI DI DISTANZA DAL PREDECESSORE?
– Certamente! Il periodo immediatamente successivo all’uscita di “World On Fire” è stato davvero intenso dal punto di vista soprattutto dell’attività live, e nel durante mi è giunta la proposta dalla casa discografica di confezionare un album orientato su uno stile più vicino al blues, rispetto a quanto ho sempre preferito fare durante la mia carriera; il tutto avvalendomi anche del riarrangiamento di alcuni brani iconici del genere, di cui molti a me parecchio cari. Al che mi sono chiesto “beh, perché no?”, e per permettere al progetto di prendere vita è stato necessario che io mi recassi in studio in più occasioni, durante le pause dai numerosi concerti che ho avuto modo di tenere, in modo da potermi dedicare sia a degli inediti quantomeno coerenti col format generale, sia a numerose riproposizioni sul mio stile di grandi classici ad opera di artisti venuti chiaramente prima di me. Personalmente sono soddisfatto del risultato.
VISTO CHE LI HAI NOMINATI: TI SENTI SODDISFATTO DEL LAVORO SVOLTO DAI RAGAZZI DI MASCOT RECORDS, CON CUI HAI FIRMATO RECENTEMENTE?
– Sì, direi che non posso assolutamente lamentarmi. Loro per primi hanno espresso il desiderio di avere un prodotto del genere, con me come protagonista, e devo dire che si sono occupati di tutto il necessario alla buona riuscita del progetto in maniera assolutamente professionale e in linea con determinati standard.
SAPPIAMO CHE È PREVISTO UN LUNGO TOUR NEGLI STATI UNITI NEI MESI SUCCESSIVI ALL’USCITA DELL’ALBUM, PENSI CHE SARÀ POSSIBILE ANCHE UN TUO PASSAGGIO IN EUROPA?
– Sicuramente io sono apertissimo, nella maniera più assoluta, a portare il nuovo tour in più luoghi possibile, tra cui ovviamente molte location europee. Tuttavia, è un’agenzia apposita ad occuparsi della suddivisione delle date, e perciò al momento io e il mio management non siamo ancora del tutto informati sugli eventuali programmi futuri per quanto riguarda le attività live al di fuori degli Stati Uniti. In ogni caso, sono certo che gli ascoltatori possano stare tranquilli, poiché ci sarà sicuramente occasione per portare il nuovo materiale dal vivo alla portata di chiunque voglia prendervi parte.
CAMBIANDO ARGOMENTO: MOLTI TUOI ESTIMATORI, COSÌ COME MOLTI CHITARRISTI E MUSICISTI IN GENERALE, SI EMOZIONANO ANCORA OGGI A RIVEDERE LE TUE ESIBIZIONI IN CHIAVE ORCHESTRALE. PENSI CHE SARÀ MAI RIPETIBILE QUALCOSA DEL GENERE?
– Come penso sia ben comprensibile, proporre della musica live in versione orchestrale non è un impegno semplice: necessita di molta preparazione per fare in modo che ogni singolo elemento funzioni alla perfezione, e di certo non è facile poter portare un format simile in giro per il mondo senza i mezzi adeguati. In ogni caso, è anche un’esperienza divertente, oltre che impegnativa, e che farà sempre parte del mio bagaglio personale, e per questo mi impegnerò sicuramente a fare in modo che qualcosa di così particolare possa essere presto ripetibile. Colgo inoltre l’occasione per tranquillizzare tutti i miei estimatori: questa piccola parentesi in chiave blues, che ho voluto applicare col nuovo album, non inciderà assolutamente su quello che è lo stile che mi ha reso ciò che sono agli occhi e alle orecchie del grande pubblico. Sono un musicista di ispirazione neoclassica e tale rimarrò sempre, e la mia ispirazione principale punta sempre in quella direzione. A maggior ragione, credo che tornare ancora una volta su un palco insieme ad un’orchestra rappresenti un passaggio importante da replicare.
RITIENI ANCHE TU CHE L’HARD ROCK E L’HEAVY METAL ABBIANO DAVVERO MOLTO IN COMUNE CON LA MUSICA CLASSICA?
– Lo so che la risposta potrebbe sorprenderti, ma a mio parere i punti in comune, a meno che chiaramente non ci si riferisca a determinati filoni venutisi a creare successivamente, sono meno di quello che si potrebbe pensare. Mi spiego meglio: l’hard rock e l’heavy metal trovano le loro origini principali in gente come Deep Purple, Black Sabbath e gente simile, e per come interpreto io la loro musica, quest’ultima parte da una base orientata al cento per cento sul versante tipicamente blues. Piuttosto, volendo trovare delle ispirazioni classiche in proposte di quel periodo, le andrei a ricercare in realtà di matrice progressive come Genesis o Emerson, Lake & Palmer. Se invece dovessi il mio stile personale, lo definirei al cento per cento heavy metal, e nel contempo al cento per cento musica di ispirazione classica; per quanto possa sembrare una descrizione un po’ furba, è l’unica che mi viene in mente per darti un’idea di dove voglio arrivare. Poiché, se prendiamo l’hard rock e l’heavy metal nella loro forma più pura, per me è piuttosto difficile identificare un qualsivoglia richiamo di stampo classico; anche prendendo ad esempio Van Halen, le origini del sound vanno ricercate da tutt’altra parte. Questo, chiaramente, sempre per quella che è la mia visione personale.
IN QUANTO ARTISTA CHE HA AVUTO UN FORTE RUOLO PER QUANTO RIGUARDA L’ISPIRAZIONE DI MOLTI COLLEGHI GIUNTI DOPO DI TE, CHE CONSIGLIO VORRESTI DARE AI GIOVANI MUSICISTI ORA COME ORA?
– Credo che una cosa fondamentale, che ogni giovane musicista dovrebbe mettere al primo posto per quanto riguarda i propri step da compiere, sia quella di trovare la propria via e il proprio stile personale, mettendo in musica ciò che viene da dentro in base alle proprie emozioni e i propri impulsi. Farsi ispirare da qualcun altro è sempre una cosa buona, poiché è chiaro che ci sarà sempre qualcuno che è riuscito a toccare vette più alte delle nostre, ma è importante non tramutarsi in semplici imitatori con lo scopo di riuscire ad affermare il proprio nome. Io stesso, in verità, non saprei spiegare come sono giunto al punto in cui mi trovo ora: alla fine, mi sono limitato a combinare un certo tipo di attitudine e un certo tipo di esecuzione musicale, diciamo in stile Paganini, mia fonte di ispirazione da sempre, ad un determinato stile musicale che ha trovato il suo apice ai tempi in cui io ho iniziato a farmi un nome. Questo per dire che non c’è un modo scritto per arrivare da qualche parte, semplicemente è necessario perseverare, senza mai arrendersi, e applicare ciò che sentiamo come davvero nostro.
RITIENI CHE CI POSSA ESSERE, TRA I VARI ARTISTI GIUNTI IN TEMPI PIÙ O MENO RECENTI, QUALCUNO CHE POTREBBE GIOCARE UN RUOLO NON INDIFFERENTE PER IL FUTURO DELLA MUSICA?
– Purtroppo puoi facilmente immaginare che io abbia poco tempo per scoprire e approfondire la musica ad opera di altre persone, dato che a volte mi sembra di vivere su un aereo o in un hotel (ridiamo, ndr). Sicuramente ci sarebbe più di un nome da citare, ma ora come ora non mi sento di esprimermi in merito, poiché non avrei il materiale necessario ad affermare con certezza la validità di un nome, piuttosto che di un altro.
NON C’È PROBLEMA. INVECE, DAL PUNTO DI VISTA DELLA PRODUZIONE, CREDI CHE I VARI SISTEMI MODERNI POSSANO AVERE EFFETTI POSITIVI SULLA NUOVA MUSICA, O RITIENI BISOGNEREBBE, ALMENO A VOLTE, FARE UN PASSO INDIETRO?
– Guarda, la risposta più sincera che posso darti in merito è quella in cui praticamente ammetto di non sapere di cosa stai parlando (ridiamo, ndr). Questo perché io, personalmente, ho sempre mantenuto una certa distanza da certi sistemi più o meno all’avanguardia per quanto riguarda la produzione musicale; anzi, ritengo di essere relativamente vecchia scuola nel mio stile. Posso dirti che, il mio modo preferito di produrre e registrare musica, si basi semplicemente sull’entrare in studi, imbracciare la chitarra e collegarla al minimo indispensabile per rendere la registrazione più genuina e fedele possibile a quello che le mie mani stanno eseguendo. Sinceramente, ammetto di non avere il minimo interesse in certi ammennicoli che si usano tanto di questi tempi; perciò anche in questo caso preferisco non sbilanciarmi troppo nell’esprimere un giudizio, anche perché alla fine si tratta di preferenze personali.
DANDO UNO SGUARDO AL TUO PASSATO COME MUSICISTA, RITIENI CI POSSANO ESSERE ALCUNI ALBUM PIÙ RAPPRESENTATIVI DI QUELLA CHE È LA TUA ESSENZA PERSONALE?
– Anche in questo caso ti sorprenderò, poiché ritengo che il mio album più soddisfacente sia il recentissimo “World On Fire”, e questo perché tutto è esattamente al posto in cui desideravo che fosse: non c’è nessun compromesso e tutto ciò che ha sempre fatto parte di me trova il suo posto. Chiaramente tu ti saresti aspettato un riferimento magari al mio primo album o a quelli immediatamente successivi, ma è anche vero che ora non sono la stessa persona che ero allora, così come l’ambiente musicale in generale non è più lo stesso in cui potevamo riconoscerci negli anni ’80. La vita di un musicista non può e non deve fermarsi a quanto fatto in passato, bisogna essere capaci di proseguire e aver modo di continuare ad affermare se stessi in ogni singola produzione. Per questo, non andrò contro i miei pensieri e citerò “World On Fire” come album che mi è più caro, ora come ora.
CREDI CHE, ANCHE DOPO TANTI ANNI DI CARRIERA, UN MUSICISTA DEBBA CONTINUARE A MIGLIORARSI?
– La questione andrebbe vista su due diversi fronti, poiché non è solo ciò che noi vogliamo dimostrare, continuando a superare i nostri limiti, a dover essere tenuto sotto controllo; piuttosto, bisogna ricordarsi anche della diversa accoglienza che ciò che facciamo può ricevere al momento della sua uscita in pubblico. Come detto poco fa, i tempi cambiano e con questi l’ambiente musicale, e di conseguenza ciò che una volta ha potuto far breccia, ora potrebbe invece passare del tutto inosservato, ed è per questo che bisogna sapere, in un certo senso, sapere dove andare a colpire per soddisfare se stessi e chi ci ascolta. A suo tempo, ciò che ho fatto era il mio meglio, mentre adesso è bene che io, pur mantenendo il mio stile, non rimanga diciamo servo di ciò che ho realizzato un tempo. Tuttavia, è bene sicuramente non dimenticare quello che è il tratto distintivo della propria proposta: io ho trovato a suo tempo la mia capacità di giungere al punto, confezionando della musica che fosse mia e riconoscibile in ogni sua sfumatura, e per questo ritengo di non voler nemmeno essere schiavo del cambiamento o della modernizzazione. Molti compositori vivono nel costante tentativo di imitare se stessi, mentre altri impazziscono pur di riuscire a trovare nuove soluzioni per diversificare le proprie uscite discografiche, in maniera anche abbastanza radicale e, spesso, del tutto fuori luogo e quasi di cattivo gusto. Il punto è che non ha senso voler bazzicare un po’ di qua e un po’ di là nel tentativo di vendere un disco alle masse, così come non bisogna campare necessariamente di rendita; l’ideale è proseguire sempre e comunque col proprio stile, unico e personale, pur continuando a fare musica a suo modo nuova e, volendo, contaminata con qualcosa di nuovo e interessante. L’importante, è essere riconoscibili nella propria essenza.
TU VIVI DA MOLTISSIMO TEMPO NEGLI STATI UNITI, MA SEI NATO IN EUROPA. NEL CORSO DELLA TUA CARRIERA, HAI NOTATO DELLE DIFFERENZE SOSTANZIALI DI APPROCCIO ALLA MUSICA TRA LE DUE CULTURE?
– Vivo in America ormai da tantissimi anni, e ricordo ancora quella che fu la prima differenza che notai quando cominciai a lavorare nel mondo della musica da queste parti: negli Stati Uniti, non vi era quasi nessun tipo di effettiva cultura in merito alla musica classica. Come ben puoi comprendere, a maggior ragione essendo italiano, la musica classica per noi europei rappresenta in un certo senso la musica per antonomasia, al punto di divenire quasi una parte integrante della nostra storia a tutti gli effetti, e la si può trovare davvero ovunque! In California, dove io risiedo tutt’ora, era davvero molto difficile provare a promuovere uno stile musicale che avesse tanti richiami alla musica classica, poiché sembrava quasi che i discografici non fossero in grado di comprenderla o di intravedere il suo potenziale commerciale. Infatti, e questo a suo modo smorzò leggermente il mio entusiasmo, non fu semplice per me imporre quello che era il mio stile definito, al momento di incidere un album e immetterlo sul mercato. Tuttavia, questo rappresentò anche una parte della mia fortuna, poiché il pubblico americano reagì in maniera abbastanza spiazzata e piacevolmente colpita alla mia musica, e di conseguenza aumentò la curiosità e la voglia di approfondire ciò che avevano a portata di orecchio.
GIUSTAMENTE HAI SOTTOLINEATO IL MIO ESSERE ITALIANO, CONSIDERANDO LA NOSTRA IMMENSA TRADIZIONE A PROPOSITO DI MUSICA CLASSICA, C’È QUALCHE ARTISTA PARTICOLARE CHE VORRESTI NOMINARE COME TUA FONTE DI ISPIRAZIONE?
– Faccio sicuramente a meno di nominare Paganini, poiché direi che ormai è ben risaputo che si tratti probabilmente della mia più grande fonte di ispirazione. Nel contempo, però, vorrei far presente il mio amore assoluto per Vivaldi e per tutte le sue opere; davvero ritengo che il suo estro musicale e il suo gusto, in particolare per quanto riguarda le immense melodie, sia stato a dir poco didattico per me e per la mia formazione come chitarrista e musicista in generale. Inoltre, ti rivelo quello che sarebbe un mio sogno personale, ben conservato da lungo tempo all’interno del mio cassetto: portare uno spettacolo di stampo orchestrale, tipo quelli di cui abbiamo parlato qualche domanda fa, al Teatro alla Scala di Milano. Credo che sarebbe forse la miglior rappresentazione della musica di Yngwie Malmsteen agli occhi di qualsiasi fan, e anche a quelli di lui stesso, ovviamente.
PER CHIUDERE, RIMANENDO IN AMBITO ITALIANO, COME PROCEDE LA TUA COLLEZIONE DI FERRARI?
– Oh, dire che le amo è poco! Sono un ferrarista fatto e finito, nonché un fan irriducibile di sua maestà Enzo Ferrari. Credo che, volendo accostare l’arte alla meccanica, le Ferrari siano le opere maestre in tutto il loro splendore. Sono pura magia di colore rosso su quattro ruote!