Fulminante: se dovessimo descrivere la comparsa degli Zeal & Ardor sulla scena metal con un solo aggettivo, avremmo pochi dubbi su quale usare. Nati quasi per scherzo, in neanche due anni hanno sfornato due album, acceso dibattiti e, non ultimo, presenziato ad alcuni di quei festival il cui bill rivela con buona approssimazione cosa ascolteremo in futuro (tipo il Primavera o il Roadburn, per intenderci). Con “Stranger Fruit”, uscito ormai qualche mese fa, hanno confermato che l’ acrobatico mix di spiritual e black metal del loro disco di debutto non era né un bluff, né un fortunato episodio. Quindi, dopo la chiacchierata dell’anno scorso, abbiamo voluto riprendere la conversazione con Manuel Gagneux più o meno dove l’avevamo lasciata, chiedendogli qualche aggiornamento sullo stato dell’arte della sua creatura e su cosa possiamo aspettarci dalla sua irrefrenabile creatività.
SIETE USCITI CON UN NUOVO LAVORO A SOLI SEDICI MESI DAL VOSTRO DEBUTTO, “DEVIL IS FINE”. E NON AVETE PUBBLICATO UN EP, COME MOLTI AVREBBERO FATTO DI QUESTI TEMPI, MA UN DISCO CURATISSIMO, DI AMPIO RESPIRO. COME AVETE FATTO, IN COSÌ POCO TEMPO?
– Sembra uno spazio di tempo molto breve, ma di fatto non faccio altro che scrivere musica. Mi sveglio, bevo litri di caffè e suono. Amo queste cose. Messa così, direi ci ho messo un bel po’ a fare un disco, ahaha!
COM’È STATO L’ULTIMO ANNO, TRA TOUR INTENSI, COMPOSIZIONE, REGISTRAZIONI E INTERESSE SEMPRE CRESCENTE PER LA BAND?
– E’ stato davvero entusiasmante. Come ho detto, quando non sono in tour scrivo nuovo materiale. E’ la cosa che più mi rende felice. Per quanto concerne l’interesse che si sta creando intorno al gruppo, non ci penso molto. L’interesse spesso è una cosa talmente effimera che non ha molto senso abituarcisi. Sono felice di avere l’opportunità di suonare in giro per il mondo e di poter vivere della mia musica, ma sono anche consapevole che potrebbe non durare per sempre. Quindi credo che la cosa più sensata da fare sia trarre il massimo dal presente.
FIN DAL PRIMO ASCOLTO, “STRANGER FRUIT” SEMBRA AVERE UNA STRUTTURA PIÙ “TRADIZIONALE” RISPETTO A “DEVIL IS FINE”, CHE SUONAVA PIÙ VISCERALE E IMPREVEDIBILE. SCELTA PRECISA O NATURALE SVILUPPO DEL TUO SONGWRITING?
– Beh, “Devil Is Fine” era più una raccolta di brani che avevo in mano al momento. Con “Stranger Fruit” ho avuto l’opportunità di fare un album vero e proprio. Per me era importante che fosse un lavoro che si potesse ascoltare tutto in una volta. Avere delle canzoni che funzionassero nell’ordine in cui erano disposte era una priorità e anche l’idea che ci fosse una dinamica all’interno dell’album è qualcosa che abbiamo sviluppato deliberatamente.
Sento anche che abbiamo capito meglio come far funzionare i due generi all’interno di un unico brano. Alla fine, sono tutti elementi che concorrono alla costituzione di un album più omogeneo.
LA MUSICA DEGLI ZEAL & ARDOR È DAVVERO PECULIARE E METTE INSIEME GENERI MOLTO DISTANTI TRA LORO. QUALI SONO STATE LE TUE ISPIRAZIONI PRINCIPALI PER QUESTO DISCO, SIA NELLA MUSICA NERA CHE NEL BLACK METAL, CHE – DIREI – NELL’ELETTRONICA? SI DIREBBE CHE IN “STRANGER FRUIT” ABBIATE ESPLORATO TERRITORI NUOVI.
– Ascolto moltissimo Stravinskij, perché lavorava tantissimo sulle dinamiche e mettendo insieme mood opposti. A parte ciò, per lo più ho provato a tirar fuori quello che avevo in testa. Non ho usato troppi riferimenti, così come ho fatto per il mio primo disco. Non voglio emulare, preferisco provare a trovare la mia voce personale.
LA CARENZA DI IDEE È NEMICA DI TUTTE LE BAND, MA SEMBRA ANCORA PIÙ MINACCIOSA QUANDO SI HA UN “MARCHIO DI FABBRICA”. SO CHE FORSE È PREMATURO CHIEDERLO, MA COME POTREBBERO EVOLVERE GLI ZEAL AND ARDOR, IN TERMINI DI SOUND? C’È QUALCHE IDEA CHE TI ATTIRA?
– E’ un’ottima domanda e a dire il vero non ho ancora una risposta. Forse c’è ancora qualcosa da esplorare, o forse dovremmo provare a fare qualcosa di completamente nuovo. Solo il tempo lo dirà.
LO SPOSALIZIO DI BLACK MUSIC E BLACK METAL È INTERESSANTE SUL PIANO ARTISTICO MA ANCHE, IN UN CERTO SENSO, SU QUELLO FILOSOFICO. NON SO SE FOSSE NEI VOSTRI PIANI, MA HAI MAI PENSATO AGLI ZEAL AND ARDOR COME A UNA BAND CON UN MESSAGGIO SOCIALE O POLITICO?
– Inizialmente no. Ma ora come ora penso che fare la musica che facciamo senza contestualizzarla possa sembrare una cattiva idea. E’ qualcosa a cui volevamo avvicinarci col secondo album. Ma la cosa più importante, quella che conta di più, resta la musica. Dopo tutto, se hai un messaggio ma la canzone è brutta, nessuno si interesserà al messaggio.
IL TUO NUOVO PROGETTO VOGELMASKE METTERÀ IN PAUSA GLI ZEAL AND ARDOR? DAL NOME SI DIREBBE UNA CONTINUAZIONE DEI BIRDSMASK, È CORRETTO?
– Per ora c’è solo una demo che ho messo on line per puro divertimento. Non è nemmeno un progetto, solo una sciocchezza su Soundcloud. Vedere tutto quel clamore sulla stampa è stato esilarante.
UNA DOMANDA CHE MI PIACE MOLTO FARE AI MUSICISTI: COSA C’È NEL TUO I-POD IN QUESTO MOMENTO?
– The Bad Plus – “Anthem for the Earnest”
Sophie – “Faceshopping”
Portal – “Ion”
Avishai Cohen – “Ever Evolving Etude”