ZEAL & ARDOR – Il ritorno del Diavoletto

Pubblicato il 18/02/2022 da

Si dice tradizionalmente che il terzo disco sia il vero banco di prova della qualità di una band, e se vogliamo dare peso a questo adagio, l’omonimo ritorno degli Zeal & Ardor conferma e sancisce il loro valore. Niente male per un progetto nato quasi per gioco, che a sei anni dal suo esordio ufficiale mostra solidità e una ricchezza di idee non indifferente. Per l’occasione abbiamo contattato Manuel Gagneux, il multistrumentista che – pur con il supporto di altri amici musicisti, in particolare dal vivo – è di fondo l’unico responsabile di questo curioso, stranissimo ed eppure esaltante esperimento di black metal fuori da ogni canone.

L’ULTIMA VOLTA CHE CI SIAMO SENTITI È STATO QUATTRO ANNI FA, QUINDI INIZIO CON UNA DOMANDA FACILE: COS’È CAMBIATO, PER ZEAL & ARDOR, IN QUESTO LASSO DI TEMPO?
– Quattro anni… quanto tempo! Sicuramente ci sono stati un sacco di concerti, tante risate, molto alcol. Ma parlando della band penso che sia aumentata la nostra aggressività e l’autoconsapevolezza, anche se ovviamente è difficile parlare lucidamente di una cosa di cui sono parte.

COME TITOLO DELL’ALBUM HAI SCELTO, SEMPLICEMENTE IL NOME DELLA BAND. DOBBIAMO CONSIDERARLO UNA SORTA DI NUOVO INIZIO?
– Sì, in parte. Penso che principalmente ci siamo resi conto di che direzione dare esattamente alla band, che è un’ottima cosa. Abbiamo approfittato del tempo a disposizione per pensare a cosa fosse importante per noi, e abbiamo investito tanto in questo disco. Quindi, sì, è un po’ un nuovo inizio, e poi non ci sono venute idee particolarmente belle per il titolo, in tutta onestà.

 MI SEMBRA CHE LA SCELTA DEI TITOLI, PER TE, SIA SEMPRE IMPORTANTE. L’EP PRECEDENTE, CHE AVEVI DICHIARATO ESSERE IN QUALCHE MODO “POLITICO” SI INTITOLAVA “WAKE OF A NATION” (IL RISVEGLIO DI UNA NAZIONE, NDR): ERA CORRETTO LEGGERCI UN GIOCO DI PAROLE CON “NASCITA DI UNA NAZIONE”, IL NOTO FILM DI GRIFFITH?
– Assolutamente, non lo hanno notato in molti!

 SEMPRE RESTANDO SU TEMI PIÙ GENERALI, PARLIAMO DELLA COPERTINA. C’È SEMPRE UN QUALCHE CONTENUTO ESOTERICO, IN QUESTO CASO LE MANI DEL BAFOMETTO. MI PIACEREBBE SAPERE SE SONO SCELTE PURAMENTE ESTETICHE O C’È QUALCOSA DI PIÙ CONCRETO, COME INTERESSE O COME VERO E PROPRIO CONCEPT.
– In questo caso il punto centrale è il concetto di ‘come sopra, così sotto’ (principio esoterico attribuito a Ermete Trismegisto, ndR) rappresentato dalle mani, che esprime un bel contrasto. A noi piace giocare coi contrasti, a partire dall’intersezione di musica violenta e più controllata, e questo è il significato principale. Poi, nel disco ci sono  diversi riferimenti occulti: se li cerchi, li trovi, altrimenti ti puoi anche solo godere la musica, e questo è per me fondamentale. Alla fine, le due mani sono una metafora dell’equilibrio e del dualismo, yin e yang… però con indosso degli occhiali da sole fighi!

È DAVVERO UN OTTIMO CONTRASTO, ANCHE SOLO VISIVO. QUEST’IMMAGINE STATICA, EPPURE EVOCATIVA, CON BIANCO E NERO NETTI. PASSIAMO AL LATO MUSICALE, PARTENDO DAL FATTO CHE HAI PARLATO AL PLURALE: CHI SONO I TUOI COLLABORATORI, E QUANTO HANNO CONTRIBUITO ALL’EFFETTIVA COMPOSIZIONE DEL DISCO?
– Vedi, una grande parte della vita di Zeal & Ardor in questi anni è stata suonare molto dal vivo, quindi l’intera band che mi accompagna ha in qualche modo contribuito alle mie scelte. La composizione dei brani, però, è rimasta completamente nelle mie mani, così come continuo a suonare tutti gli strumenti, a parte la batteria, perché sono impedito, non riesco ad essere così multitasking! Di quella si è occupato nuovamente Marco Von Allmen, mentre posso dire che Marc (Obrist, il cantante che lo accompagna dal vivo, ndR) mi ha aiutato durante le registrazioni, ha fatto in qualche modo da ingegnere del suono. Quindi, essenzialmente, i musicisti che mi accompagnano dal vivo sono coloro con cui mi confronto e lavoro anche in studio.

PASSANDO NELLO SPECIFICO AI BRANI DI QUESTO DISCO, ALCUNI ERANO GIÀ STATI RESI DISPONIBILI COME SINGOLI NEGLI SCORSI MESI E, TRA QUESTI, MI AVEVA COLPITO LA TITLETRACK, ANCHE PERCHÉ È UN TITOLO CHE AVEVI GIÀ USATO PER L’ULTIMO BRANO DEL TUO DEMO… ANCHE SE MI PARE SIA UNA CANZONE COMPLETAMENTE DIFFERENTE. È ANCHE IN QUESTO CASO UNA SCELTA ‘FACILE’ PER UN TITOLO, O SI TRATTA DI UN CIRCOLO CHE SI CHIUDE, IN QUALCHE MODO?
– Dire di sì, ecco sperando di non chiudere tutto con questo disco! Diciamo che funziona bene come intro dell’album, per fissare il tono generale; non ci sono chitarre aggressive, tremolo picking, contrabbasso, ma svolge bene il ruolo di creare una certa atmosfera, è un buon antipasto per partire piano e poi scoprire altre sonorità.

OTTIMA IDEA, CHE RINNOVA L’ORIGINALITÀ DEL TUO PROGETTO. ECCO, SEI PARTITO CON ‘SOLO’ L’IDEA DI MISCHIARE GOSPEL E BLACK METAL, ARRIVANDO CON QUESTO DISCO A UN LAVORO MOLTO MATURO, PIÙ OMOGENEO – SEBBENE CON MOLTI CONTRASTI. E CON MOLTE PIÙ INFLUENZE METAL, E INTENDO INFLUENZE DA DIFFERENTI SOTTOGENERI METAL. SEI D’ACCORDO?
– Assolutamente, e mi diverte il fatto che non sia stata una decisione conscia. Semplicemente sto ascoltando parecchio industrial, death metal, cose molto tecniche, e mi sembrava l’approccio più organico per continuare con la nostra musica, ed è sempre divertente suonare roba pesante!

A PARTE ALLA BATTERIA, COME MI DICEVI.
– (Ride, ndr) Esatto!

QUASI OGNI CANZONE HA UNO SVILUPPO A SÉ STANTE. A VOLTE SEMBRANO QUASI PEZZI DI BRANI DIFFERENTI, UNITI IN MANIERA IMPROBABILE MA PERFETTA. SI TRATTA PROPRIO DI IDEE DIFFERENTI CHE HAI ASSEMBLATO, O SONO BRANI NATI COSÌ?
– No, sono nati tutti così, anche se non ho un modus operandi constante, quando scrivo una canzone. A volte parto da un rumore, altre da un riff o da un passaggio vocale, oppure da un fill di batteria o da un loop programmato. È come assemblare un Lego, parti da un pezzo, vedi cosa potresti attaccare, cosa funziona e cosa no, con a disposizione una gamma di suoni molto ampia.

HAI ACCENNATO ALLE LINEE VOCALI, QUINDI TI PONGO UNA DOMANDA DUPLICE. DA UNA PARTE, QUANDO CI SIAMO SENTITI L’ALTRA VOLTA, MI DICESTI CHE TOM WAITS È UNA GRANDISSIMA FONTE D’ISPIRAZIONE PER TE, E LA SENSAZIONE È CHE IN QUESTO DISCO LA COMPONENTE CANTAUTORIALE SIA PIÙ FORTE, QUASI A DONARE UN SENSO DI REDENZIONE DIETRO LE PARTI PIÙ AGGRESSIVE. DALL’ALTRA, C’È TANTISSIMA VERSATILITÀ VOCALE, MI HAI QUASI RICORDATO MIKE PATTON. SONO INFLUENZE CHE HAI AVUTO, O È VENUTO ANCHE QUESTO TUTTO NATURALE?
– Non saprei dirti se ho pensato consciamente a questi nomi. Sicuramente sono un grande fan di Patton, in particolare per i Fantomas e i Mr. Bungle, quindi probabilmente sono stato ispirato da lui, soprattutto per la versatilità. Mi piace utilizzare uno spettro vocale diversificato, così da ampliare anche quello sonoro complessivo. Torniamo sempre ai Lego, provo un po’ di cose e vedo cosa funziona e cosa no: qualche volta è un suono squittente, altre volte un growl.

MENTRE SI PROCEDE CON L’ASCOLTO DEL DISCO RESTA SEMPRE VIVO UN SENSO DI SORPRESA, CI SONO PASSAGGI SEMPRE PIÙ VIOLENTI, MA ANCHE MOMENTI DELICATI, MOLTO EQUILIBRATI FRA LORO. E C’È ANCHE MOLTA ELETTRONICA, DECLINATA IN MODI DIFFERENTI. QUESTA COMPONENTE VIENE DALLE TUE ESPERIENZE MUSICALI PRECEDENTI?
– Sì, ho sempre composto musica elettronica, ma nei dischi precedenti di Zeal & Ardor era utilizzata per intermezzi o simile, mentre qui volevo creare un flusso, eclettico ma insieme omogeno all’ascolto. Ecco perché ho incorporato molto più elettronica, invece di limitarmi a dei passaggi isolati qua e là, anche con sonorità particolari, che non avevo mai utilizzato per Zeal & Ardor.

SI SENTE MOLTO BENE LA TUA CAPACITÀ DI MISCHIARE COSE DIFFERENTI, DANDO SEMPRE LA SENSAZIONE CHE SIANO TUTTE AL POSTO GIUSTO.
– Grazie, anche se penso che il 90% delle cose che scrivo siano orribili, quindi scrivo un sacco, e alla fine vengono fuori delle idee decenti.

BEH, COMPLIMENTI PER IL RESTANTE 10%. VISTO CHE ABBIAMO GIÀ CITATO QUALCHE ALTRO MUSICISTA, CHI ALTRI DIRESTI CHE RIENTRA TRA I RIFERIMENTI DI ZEAL & ARDOR – O PENSI CHE SIA ORMAI UN’ENTITÀ AUTONOMA E A SÉ STANTE?
– Non si è mai completamente autonomi dal resto della musica, non può essere così. Siamo sempre ispirati da qualcosa, anche se a volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Può essere un jingle al supermercato, qualcosa che passa alla radio e mi si fissa in testa… parlando di altra musica, come detto amo i Fantomas o Tom Waits, ma anche la musica classica, e magari un giorno ascolto un pezzo degli Abba e in qualche modo entra in una mia canzone.

ALLA FINE LO SAPPIAMO CHE TUTTI I METALLARI AMANO GLI ABBA, È SEMPRE FACILE TROVARE LA LORO ISPIRAZIONE IN UN BRANO METAL. A PARTE GLI SCHERZI, PENSI ANCORA A ZEAL & ARDOR COME A UN ESPERIMENTO, O ORMAI È UNA PARTE CENTRALE DELLA TUA ATTIVITÀ MUSICALE?
– È assolutamente importante nella mia vita, ma lo è ancora di più il fatto che io resti in grado di sperimentare. Di certo, prendo l’impegno con gli Zeal & Ardor molto seriamente, oggi.

E HAI ANCORA ALTRI PROGETTI MUSICALI CON ALTRI NOMI IN CORSO?
– Sì, sto lavorando a un progetto molto diverso, ma per ora non posso parlarne, visto che è ancora in pieno sviluppo.

ATTENDIAMO NEWS! E A PROPOSITO DI NOTIZIE, COSA CI PUOI DIRE DEI TUOI PROGRAMMI PER IL TOUR, SPERANDO DI AVERE TREGUA DAL COVID?
– Abbiamo in programma un tour con i Meshuggah a maggio, dovremmo toccare tutta l’Europa, con anche tre date in Italia, sicuramente Milano e Roma, ma non ricordo la terza (purtroppo resta confermata la sola data di Milano, ndR): speriamo in bene! Ci piacerebbe anche fare un tour da headliner, ma spettiamo di avere maggiore sicurezza per organizzarlo.

INCROCIAMO LE DITA! TANTO PER CONCLUDERE CON DEL GOSSIP, VIVI SEMPRE A NEW YORK?
– No, sono tornato in Svizzera, diciamo che ora siamo vicini! E spero di tornare davvero a suonare in Italia, ci siamo riusciti solo una volta, è davvero tempo di replicare.

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