I Disciplinatha sono stati un unicum nel panorama musicale italiano. La capacità di sintetizzare musica, parole e performance degli esordi, rendendoli incompresi o invisi ai più, ha sicuramente conosciuto negli anni una parabola di più o meno (in)volontario imborghesimento, ma quel crossover-prima-che-il-crossover-esistesse tra punk, metal, industrial e profonde radici italopadane era e resta anni luce avanti, specie rispetto al coevo panorama musicale dello Stivale. E non a caso ne ha fatto una band fondamentale, ma tutt’altro che seminale, data l’assenza pressoché assoluta di epigoni.
Riedita in formato più economico dopo la prima, esauritissima edizione, la biografia di Giovanni Rossi rende giustizia a un vuoto di parole e attenzione che, pur parzialmente colmato negli anni, questi terroristi musicali non meritavano, e lo fa con un taglio decisamente interessante. Al lato puramente biografico e rigorosamente cronologico, si affiancano in maniera corposa analisi e riferimenti puntali alla società e alla cultura che ha fatto da sfondo e insieme da bersaglio alla carriera della band bolognese, e le interviste ai membri della band e a chi li ha conosciuti da vicino sono ricche e ficcanti. Pur con qualche passaggio talvolta insistito, viene ricostruita perfettamente la vicenda umana e musicale di un collettivo di personalità smisurate, spesso conflittuali, che hanno aborrito fama, successo e visibilità, ritrovandosi però senza nemmeno accorgersene a trasformare il loro sound e il pubblico stesso che li seguiva in un inviso specchio deforme delle sonorità anni Novanta. Ma forse la stessa narrazione del loro percorso fa parte della performance, è parte anch’essa della costruzione del mito personale, e ce lo ripetono sorridendo beffardi, nascosti dietro le pagine del libro. Fatto sta che, oltre vent’anni fa, hanno coerentemente chiuso la loro esistenza nel momento di massima, involontaria conformità. È insomma molto più di un’ottima biografia, in grado, proprio come i Disciplinatha, di sintetizzare in maniera insieme caotica, complessa, intensa e – perché no – talvolta incoerente, com’è proprio di qualunque prodotto corposo e stratificato, messaggi e livelli variegati.
Detto dell’apprezzamento per questo lavoro, e per la giustizia resa sia alla loro storia, sia rispetto ad accuse troppo semplicistiche di un’appartenenza all’estrema destra della band, la sensazione è però che le posizioni critiche espresse dai membri dei Disciplinatha non abbia mai un corretto contraltare ‘politico’; un ruolo che spettava all’autore e a nostro parere necessario quando, per esempio, la chiusura del libro viene affidata a una romantica autocelebrazione di Francesca Mambro. Le osservazioni che i membri della band fanno su una sinistra presunta antagonista troppo spesso al servizio del pensiero unico sono argomentate e, sicuramente, corrette in diversi esempi. Ma non spendere due parole su una persona rea confessa di dieci omicidi e condannata per la strage di Bologna ci è parsa una leggerezza. E, per quanto non tolga valore a un ottimo libro, non crediamo che, specie nel paese che ha tristemente dato i natali al fascismo, destra e sinistra siano proprio uguali.
- Autore: Giovanni Rossi
- Anno: 2021
- Pubblicato da: Tsunami Edizioni
- Pagine: 396
- Prezzo: 22 €