Terza ristampa per l’albo “La Storia Del Metal A Fumetti”, fumetto estratto da una collana più ampia che parla di un crudele (e metallarissimo) zombie killer di rockstar, mandato niente meno che da Sua Maestà Satanica ad uccidere determinate rockstar per piani che a noi mortali non è dato conoscere.
A differenza degli albi “Diabolus In Musica”, contenenti esclusivamenti storie originali e in continuity, il qui presente albo contiene tre storie a fumetti inedite, che fanno da anteprima e necessaria spiegazione alla parte che viene dopo… cioè, come nelle due precedenti edizioni, una rappresentazione su due tavole della mini-biografia di band seminali per la scena metal odierna.
Anche se, necessariamente, la ‘narrazione’ della biografia di ciascuna band è corta e limitata alle informazioni più note (lo spazio è comunque di sole due facciate disegnate); il valore di “La Storia Del Metal A Fumetti” va oltre il mero contenuto informativo. Ciò che più attrae in questo lavoro è sicuramente la scoperta di come i punti salienti, caratteristici, di ciascuna band vengano rappresentati dal secco tratto, rigorosamente in china, dell’autore. E’ infatti il trasformismo di Rizzi a conquistarci in questo lavoro, trasformismo che permette all’iconico zombie protagonista della storia di integrarsi in ogni band, risultando ora vestito da ribelle Steven Tyler, ora ricoperto di bracciali borchiati come Kerry King, ora alle prese con procaci ‘signore’ come un novello (e non morto) Nikki Sixx. Il tratto grafico, seppure uniforme, segue in qualche modo le caratteristiche salienti della musica del gruppo, e se quindi vediamo Heavy Bone seduto ad un pianoforte nella doppia tavola dedicata ai Led Zeppelin, non ci stupisce vederlo strappare via le viscere ad un tormentato fan nella tavola dedicata ai più violenti Anthrax.
La lista dei gruppi rappresentati è sicuramente ben nutrita, con i sei ‘nuovi arrivati’ (Cannibal Corpse, Death SS, Dream Theater, Kyuss, Rammstein e Savatage) a completare una line-up comprendenti tutti i massimi esponenti dell’hard rock (AC/DC, Aerosmith, Deep Purple), del classico heavy metal (Motorhead, Judas Priest, Manowar), fino ad arrivare alle correnti più estreme (Slayer, Anthrax, Venom) e alternative (Slipknot, Marylin Manson, Rob Zombie).
Il progetto Heavy Bone è quindi oramai una realtà assodata, sdoganata dal limbo underground in cui ancora si muovono alcune delle band qui disegnate; darci una lettura e rivivere insieme con Heavy Bone i fasti e i momenti bui della nostra musica preferita è un viaggio che in definitiva consigliamo a tutti voi.
“La Storia Del Metal a Fumetti”
autore: Enzo Rizzi
anno: 2014
pubblicato da: NPE Edizioni
pagine: 160
La particolarità del progetto Heavy Bone, e la sua attuale distribuzione a livello dei grandi rivenditori rappresentano in qualche modo una vittoria del metal su un impianto sociale che tende sempre a ghettizzare questo genere come un prodotto tutto sommato di nicchia, fuori dagli interessi del grande pubblico. La presenza dell’autore Enzo Rizzi allo stand principale della fiera Lucca Comics ci ha dato l’occasione di parlare con lui di questo aspetto della crescente popolarità del metal e di trattare anche qualche altro argomento interessante sulla musica che adoriamo…
BEH, PARTIAMO DALL’INIZIO… TERZA EDIZIONE. CI PENSAVI CHE SARESTI ARRIVATO A QUESTO NUMERO O NO?
“No. No perché è stata una scommessa. Forse non tanto mia, perché ho sempre disegnato sempre per me stesso, ma pur sempre una scommessa. L’incontro con Nicola Pesce è stato da questo punto di vista fondamentale poiché mi ha permesso di raggiungere un pubblico più ampio, non solo un pubblico underground. Tramite Messaggerie Musicali siamo infatti riusciti a far raggiungere a Heavy Bone alcuni punti vendita leader come Feltrinelli o Rizzoli, cosa che non mi aspettavo. E’ un fumetto che parla di metal, eppure si trova esposto in grossi punti vendita! E’ una scommessa vinta, perché il metal è sempre stato underground, di nicchia… figuriamoci un fumetto sull’argomento! Però eccoci qui”.
QUINDI LA GENESI DEI FUMETTI DI HEAVY BONE NON PREVEDEVA UN SUCCESSO DI QUESTO TIPO?
“No. Quando è nato ‘Heavy Bone’ sentivo l’esigenza di creare qualcosa che rappresentasse appieno il modo di vivere la musica metal. Lo si vede nei piccoli particolari: Heavy Bone ascolta la musica nella sua camera, è una camera piena di poster, di cd… Chiaramente si tratta di un tentativo da parte mia di ricreare l’ambiente della mia e della nostra adolescenza. Molti di noi sono cresciuti così… con la musica a tutto volume ascoltata su cd scassati che affollano le pareti coperte di poster delle nostre camerette. In Heavy Bone si trova quindi molto dell’aspetto di me stesso da ragazzino, e questo ha sempre contato di più che il fatto che il lavoro avesse successo o meno”.
HEAVY BONE IN QUALCHE MODO ‘ESCE DALLE PAGINE’, PRENDE VITA NELLA NOSTRA MENTE, E QUESTO È UN BEL COMPLIMENTO CHE TI È STATO FATTO SUL TUO LAVORO. PARLIAMO DI QUESTO PERSONAGGIO: CHI È? UN SERIAL KILLER DI ROCK STAR? COSA FA? CE LO PRESENTI, TU CHE L’HAI INVENTATO?
“Heavy Bone si è materializzato all’improvviso, dopo la lettura di tante riviste che andavano ai tempi in cui io ne ero un accanito lettore, i primi Anni ’90. Spesso, in quei tempi, si parlava della ‘maledizione del rock’. Di questa fantomatica maledizione che ha portato alla morte prematura Jim Morrison, Kurt Cobain, Jimi Hendrix… e io ho pensato di dare un volto a questa maledizione. Quindi il fumetto presenta chi sta dietro a queste morti, uno zombie, Heavy Bone, che ha avuto da Sua Maestà Satanica il compito di far sparire queste rockstar. Ovviamente la storia è più complessa di così, ma non vorremmo rovinare la lettura a chi ancora non lo conosce!”.
NO, CERTO, NO! MA TI FACCIO UNA PICCOLA STOCCATA. SI PUÒ PENSARE CHE IN QUALCHE MODO TU SIA DIVISO TRA LE BAND CHE SI DEVONO DISEGNARE NELLA STORIA DEL METAL, PERCHÉ DI FATTO L’HANNO SCRITTA, E MAGARI BAND DI CUI PARLERESTI PER TUO GUSTO PERSONALE. C’È STATO QUESTO CONFLITTO?
“In realtà, no. La storia del metal nasce come mia necessità, come mio piacere, e le band li rappresentate sono state disegnate perché avevo appunto la necessità di disegnarle. Il fatto che poi queste siano band seminali per il genere metal è solo dovuto ai miei gusti. Il discorso per le ultime sei band incluse nella terza edizione è diverso. Con Nicola Pesce si è pensato a questo referendum, che poi è stato stravinto dai Death SS. Abbiamo scoperto che quella band qui in suolo italico ha un seguito veramente coeso, fedele. Un manipolo di fan veramente attivi, che gli hanno fatto prendere più voti addirittura dei Savatage, che sono arrivati infatti secondi! Comunque nel caso della terza edizione appunto, alcune band sono state rappresentate per popolarità, non solo per scelta mia”.
IL TRATTO CAMBIA A SECONDA DEL GENERE SUONATO DALLA BAND? PENSI CHE UNA BAND DI UN CERTO TIPO SIA RAPPRESENTATA DA TE CON UNO STILE PITTORICO DIVERSO RISPETTO AD UNA BAND DI UN GENERE DIVERSO?
“No, il tratto è sempre il mio. Tecnicamente si parla di ‘realismo fotografico’. Però il disegno, non il tratto, è chiaramente influenzato da ciò che si sta rappresentando. Ma è una conseguenza, perché il lettore vuole riconoscere i tratti distintivi della specifica band nelle tavole. Ogni personaggio è rappresentato in azioni, su scene, che trasmettono l’idea della musica che è suonata. Le due tavole dei Guns rappresentano con posizioni ammiccanti e donne discinte la trasgressività della band e dello street/sleaze. La tavola degli Slayer con Heavy Bone con in mano il cuore di Tom Araya rappresenta invece la violenza della band in questione. Ogni tavola ha la sua ‘dimensione’, anche se lo stile, il tratto, è lo stesso per tutte. Questa cosa la trovo importante, perché Heavy Bone non è una figura ‘staccata’ dalla band, un di più… alla fine, Heavy Bone diventa parte della band stessa, come se fosse lui uno dei membri”.
I TUOI DISEGNI RAPPRESENTANO IL CONCETTO DI ‘ESTREMO’. HEAVY BONE È OVVIAMENTE UN PERSONAGGIO ESTREMO, ESTREME SONO LE AZIONI IN CUI È COINVOLTO, E IN GENERALE LE TAVOLE DIPINGONO LE BAND INDUGIANDO SUI LORO ASPETTI PIÙ CONTRADDITTORI E ECLATANTI. QUESTO PERÒ VALE PER BAND DEL PERIODO ANNI ’80, O ANNI ’90. LE BAND DI ADESSO, SEMBRANO ESSERE MENO ESTREME, MENO CONTRADDITTORIE. COSA NE PENSI?
“Si è esagerato troppo. Si è superato il limite. E dopo il limite… alla fine non c’è niente. Quindi è difficile ora come ora scioccare sul palco, perché oramai il pubblico ha assorbito certe cose. Qualche artista ci riesce, in modi diversi. Prendiamo Rob Zombie, il suo modo di scioccare ancora è quello di mettere in atto una rappresentazione dell’horror che però ha forti radici nel fumetto, e nel campo delle arti visuali. La sola musica non basta più. E ancora più difficile, ora, è cercare di non esagerare quando non te lo puoi permettere, si sconfinerebbe nella pagliacciata”.
QUESTO EFFETTO DI STANCHEZZA SI VEDE ANCHE NEL CAMPO DELL’ARTE VISUALE?
“Certo, il pubblico è abituato a tutto anche li. Mi capita di vedere film dell’orrore vecchi con mio figlio, film che da ragazzo mi terrorizzavano, e di dirgli: ‘guarda cosa sta succedendo!’… ma mi rendo conto che per lui l’effetto è diverso. E’ preparato ad un altro tipo di horror, più estremo, e quindi perde interesse per quelli che dal mio punto di vista erano capolavori. Peccato!”.
MA QUINDI IL ROCK COME ERA INTESO UN TEMPO SECONDO TE È MORTO?
“Si, il rock è morto. Però ricicla se stesso. Oramai le band valide sono band che ripropongono stili e modalità che hanno le proprie radici negli Anni ’70, solo che riescono a riproporle in maniera abbastanza personale da risultare interessanti. Ma è un lavoro di lifting, di restaurazione… non c’è più spazio per la creatività che c’era un tempo. Eh, si, il rock è morto. Io la vedo così”.
Presenti allo stand NPE c’erano anche Freddy Delirio e Steve Sylvester, membri storici dell’ensemble horror rock che ha vinto il sondaggio per essere la nuova band inclusa nella terza edizione de ‘La Storia del Metal A Fumetti’, i Death SS. L’occasione per sentire anche loro era ghiotta, e così ci siamo fatti una chiacchierata anche con questi veterani della scena metal italiana…
E QUINDI ADESSO SIETE ANCHE PRESENTI SU UN ALBO A FUMETTI! CHE NE PENSATE? COME È STATA PRESA QUESTA COSA IN CASA DEATH SS?
Steve Sylvester: “Beh chi conosce bene la storia dei Death SS sa che i fumetto sono da sempre una parte integrante della nostra essenza. Noi siamo nati dai fumotte horror e sexy degli Anni ’70. Io stesso ultimamente mi sono reso autore di un libro proprio sull’immaginario sexy del fumetto Anni ’70, e presentavo tale libro proprio oggi, qui in fiera, con l’editore Mencaroni. E seguiranno anche altri volumi! Inoltre avrai notato che la copertina del nostro ultimo disco, ‘Insurrection’ è stata disegnata proprio da Emanuele Taglietti, noto fumettista. Beh, direi che questa di ‘Heavy Bones’ era la ciliegina sulla torta, vista l’importanza che l’immaginario del fumetto horror ha da sempre rappresentato per noi! Enzo poi lo conoscevamo da tempo… aveva già disegnato delle nostre rappresentazioni per altri media, quindi questa è stata un po’ la sublimazione di un qualcosa che aveva già radici da anni”.
MA NOI SAPPIAMO CHE IL ‘POSTO’ SUL VOLUME ‘LA STORIA DEL METAL A FUMETTI’ È STATO COMUNQUE VINTO IN UN SONDAGGIO… COME AVETE PRESO LA VITTORIA?
Steve: “Siamo sicuramente contenti, anche perché è un altro traguardo! Però ti dico, lavorando già da tempo con Enzo, non pensavamo che alla fine saremmo stati disegnati su un suo lavoro proprio per aver vinto un concorso. Siamo stati però molto felici, davvero”.
PERÒ VITTORIE DEL GENERE SU SONDAGGI POPOLARI NASCONDONO SIGNIFICATI IMPORTANTI. ESSERE SU UN VOLUME DEDICATO ALLA STORIA DEL METAL, VI PONE SENZXA DUBBIO COME REALTÀ STORICA DEL METAL. VI CI SENTITE? PENSATE DI AVER INFLUENZATO LA STORIA DEL METAL TRICOLORE, O IN QUALCHE MODO ESSA HA SEMPRE GIRATO ATTORNO A VOI?
Steve: “Un po’ tutti e due. Pionieri ci sentiamo sicuramente, anche perché a mio avviso dopo 37 anni uno pioniere lo diventa per anzianità! Però è innegabile che ci siamo sempre sentiti un po’ a se stante nella scena italiana. Un po’ ai margini. Abbiamo sempre cercato di evitare cliché, ripetizioni… quindi non abbiamo certo contribuito a crearne. Facciamo sempre heavy metal e hard rock, certamente, ma riteniamo che l’immagine della nostra band sia da considerare più a 360°, fuori dai limiti imposti dalle scene definite”.
E QUAL’É, ALLORA, IL SEGRETO PER SOPRAVVIVERE A QUESTO MERCATO COSÌ FAMELICO PER 37 ANNI MANTENENDO L’INTEGRITÀ DI CUI PARLAVATE?
Freddy Delirio: “Autorinnovarsi sempre per il gusto di riproporre in maniera originale quello che in quel momento veramente ti passa per la testa, inseguendo solo il gusto e fregandosene totalmente della scena del momento. Così sei sempre pioniere e sei sempre al passo con i tempi. Se ti poni domande su quello ‘che va’, rischi di perdere l’originalità e l’integrità che è così importante per noi”.
Steve: “Siamo stati sempre originali. Anche rischiando, eh. Mettendosi in gioco sempre”.
QUINDI SE TI CHIEDO QUANTO DI VOI È PRESENTE IN OGNI DISCO DEI DEATH SS DEVO GIÀ IMMAGINARMI LA RISPOSTA…
Steve: ”Se ti aspetti 100% ti sbagli perché ti rispondo 110%. (ride, ndR)”.
RISPOSTE DEL GENERE DANNO SPESSO UN IDEA DI IMMOBILISMO, E PROBABILMENTE DETTE DAI MANOWAR LO SONO ANCHE, PERÒ LA MUSICA DEL DEATH SS SI È SEMPRE RINNOVATA NEGLI ANNI, CAMBAINDO DA DISCO A DISCO. UN EVOLUZIONE NATURALE, QUINDI?
Freddy: “Un processo naturalissimo, che rispecchia gli ascolti che noi tutti facciamo e abbiamo fatto negli anni. Ascolti non sempre e solo volti a ‘trarre ispirazione’, ma ascolti proprio a livello personale. E così in periodi consecutivi ci siamo trovati a riascoltare robe vecchissime, e subito dopo qualcosa di estremamente nuovo di una band al debutto. Ed è qui che noi stessi ci rinnoviamo, scoprendo cose nuove”.
Steve: “Evolversi è una caratteristica dell’essere. Tutti nascendo siamo destinati a crescere, e crescendo ci rinnoviamo, volenti o nolenti. Non farlo sarebbe contro natura, sarebbe sbagliato”.
DI TUTTI I CAMBIAMENTI CHE SICURAMENTE AVETE VISTO NEGLI ANNI, COSA VI HA SCONVOLTO DI PIÙ? LA MENTALITÀ CAMBIATA DELLE BAND, DEI FANS, DELLE LABEL… LE DIVERSE REGOLE DEL MERCATO…
Freddy: “Tutto è cambiato! Tantissimo. Noi ci chiediamo sempre più spesso come saranno i festival rock tra dieci/qundici anni, quando le cosidette ‘mummie’ come gli Iron Maiden non ci saranno più. Questi sono i nostri idoli, ovviamente, e immaginare un concerto senza di loro ci sconcerta. Ma ci sconcerta perché non ci sembra ci sia stato un rinnovamento tale da avere speranza verso nuovi nomi… il rinnovamento c’è stato, ma su generi più moderni, o più commerciali, non sul Heavy Metal come era un tempo. Chi ci sarà headliner al Wacken tra quindici anni? A questo non riusciamo a dare risposta”.
SAI, QUESTO PUNTO LO DISCUSSI SIA CON SAMMET DEGLI EDGUY, SIA CON DRONJAK DEGLI HAMMERFALL, E HO AVUTO RISPOSTE FORTEMENTE DIVERSE… UNO PENSA CHE FINCHÈ LE VECCHIE COMPAGINI CE LA FANNO, IL POSTO È LORO DI DIRITTO, L’ALTRO DICE CHE C’È IL RISCHIO CHE BUONE BAND DIVENTINO A LORO VOLTA VECCHIE, ASPETTANDO CHE AC/DC E COMPAGNIA BELLA CEDANO IL POSTO, VOI CHE NE PENSATE?
Freddy: “Forse ha ragione il secondo. Ma c’è da dire che finché la bella realtà non è pubblicizzata, non si diffonde, è inutile anche solo pensare di immaginarla headliner, per una questione di richiamo. E’ difficile dirlo.”
Steve: “Hanno ragione entrambi, come sempre la verità sta nel mezzo. Ammettiamolo, i mostri sacri sono una sicurezza, e chi organizza investe su di loro con meno rischio in termini di business. D’altro canto, continuando ad ignorare le band sulla cresta dell’onda, quando effettivamente i mostri sacri saranno estinti, proporli come nuovi headliner sarà difficile, perché potrebbero aver perso la corsa giusta. Investire ora sarebbe una mossa più giusta. D’altronde, come diceva prima Freddy, i nuovi Metallica chi sono? Ci sono i nuovi Black Sabbath? Noi non li vediamo. Nè in campo italiano nè all’estero. Non so dirti se la colpa è del pubblico o del mercato discografico”.
Freddy: “Rimango del mio parere. I nuovi traini vanno lanciati ora. Altrimenti, arriveranno troppo tardi, e il successo meritato lo avranno per poco, e già la gente penserà a quando sostituirli!”.
- Anno: 2014
- Pubblicato da: NPE Edizioni
- Pagine: 160
- Prezzo: 19.90E.