Non sono una novità assoluta i saggi di taglio filosofico sulla musica metal, specie se pensiamo alla quantità di pamphlet e convegni sul tema del black metal fioriti negli ultimi anni. Ma, almeno a memoria, questo “Metal Theory” è il primo volume che prova a trattare l’argomento a trecentosessantagradi in Italia, e lo fa decisamente bene.
I due curatori, Claudio Kulesko e Gioele Cima, si fanno accompagnare da altri colleghi in questo viaggio in nove capitoli, tra loro decisamente eterogenei, eppure con un sottile ma forte fil rouge a legarli: è quello del continuo movimento tra esperienza musicale, background sensoriale ed emozionale e ricerca ontologica del metal nelle sue diverse accezioni.
E, del resto, non potrebbe essere così, nella ricerca di una (o più?) matrice che definisca il più variegato dei generi musicali, che ha proprio nella sua evoluzione e nella continuità nella discontinuità la propria forza e ragione di esistere.
Ecco così che gli autori partono dalla definizione stessa di metallo per parlare della sua malleabilità e trasformazione, oppure provano a definire i sottogeneri più estremi (death, black, goregrind) analizzando anche etimologicamente le parole che li definiscono, siano esse estetiche o parte integrante delle liriche. Alternando in scioltezza narrazione pseudobiografica – come nel capitolo sui Black Sabbath – e riferimenti da altri media (dai videogiochi al cinema di genere, ma non solo), sotto l’ombra lunga del post-strutturalismo di Deleuze e Guattari, si definiscono non solo i caratteri di questo mondo musico-culturale-percettivo, ma anche diversi filoni di comunicazione e analisi della società che – noi lo sappiamo bene, i non appassionati di metal molto meno – emergono fortemente attraverso i lavori di moltissime band.
Tra i riferimenti approfonditi in maniera più puntuale, citiamo in libertà il Jonathan Davis come espressione delle frustrazioni del maschio beta, categoria a cui anche i più muscolosi di noi devono ben riconoscere di appartenere, visto lo stigma che caratterizza il ‘nostro’ mondo, oppure il notevole e profondissimo capitolo sui Neurosis e il complesso ritratto dell’universo che definiscono tramite la loro musica, in piena continuità con la teoria della Gestalt (La psicologia della Gestalt si basa sulla percezione della realtà e sul modo in cui si costruisce l’esperienza rispetto a diversi fenomeni, ndR).
Come evidente fin dal titolo, non si tratta di un libro da spiaggia, tuttavia gli autori sono in gradi di accompagnarci in questo viaggio senza alcuna, inutile prosopopea. Se quindi siete ascoltatori non distratti, e vi affascinano le connessioni profonde tra la fruizione musicale, la percezione di essa e la Weltanschauung (termine tedesco traducibile con “visione del mondo”, ndR) che sottende questo complesso universo musicale, non vi fate spaventare.
- Autore: Claudio Kulesko, Gioele Cima
- Anno: 2023
- Pubblicato da: D Editore
- Pagine: 224
- Prezzo: € 20,90