RUSH: CHEMISTRY
Recensione a cura di Fabio Galli
Parlare di una band come i Rush non è assolutamente semplice: quasi quarant’anni di carriera e diciotto album (più un EP) in studio sono numeri che fanno impallidire moltissime rock band. Jon Collins, già autore della biografia dei Marillion, si lancia in un’avventura epica cercando di ricostruire nella maniera più dettagliata possibile le tappe che hanno contraddistinto l’ascesa al successo della rock band più famosa del Canada: non aspettatevi una lettura piacevole e scorrevole, “Rush” è un’opera ambiziosa e carica di contenuti, il classico libro “solo per fan” che vuole in tutti i modi descrivere nel modo più meticoloso possibile ogni episodio che ha segnato la vita dei tre storici membri della band. L’opera, divisa in quattro macro-sezioni, parte con i ricordi offuscati dell’adolescenza dei membri della band analizzandone il ceto sociale ed i luoghi che hanno sancito l’incontro tra Geddy Lee ed Alex Lifeson: oltre duecento pagine dedicate alla lunga e prolifica carriera della band dopo i timidi passi intrapresi con l’omonimo album e con l’affannosa ricerca di un management e di luoghi dove esibirsi dal vivo. Con l’abbandono di John Rutsey e l’arrivo di Neil Peart inizia la vera e propria avventura della band: il relativo disinteresse dei media a trasmettere la loro musica e la volontà di non voler cambiare indirizzo musicale procureranno non pochi grattacapi alla band ad inizio carriera, salvo poi rivelarsi la giusta strada da percorrere per arrivare alla notorietà. I cambiamenti stilistici intrapresi nella band nel corso degli anni, l’amore incondizionato di Geddy Lee per le tastiere ed i synth e le tragedie che hanno segnato profondamente la vita di Neil Peart sono tutte documentate minuziosamente nel corso dell’opera senza tralasciare tutti i momenti connessi alla realizzazione di ogni album: tra i contenuti analizzati troviamo i periodi dedicati alla pre-produzione e il tempo passato in studi, senza tralasciare ovviamente una recensione dettagliata di ogni singolo album della band sino a “Vapor Trails”. Peculiarità dell’intera opera, la presenza di una moltitudine di “box” che raccontano aneddoti e curiosità legati al contesto della narrazione oltre ai consueti commenti e stralci di interviste esclusive rilasciate dalla band nel corso degli anni. Corposa (oltre sessanta pagine) la seconda sezione del libro che elenca e descrive in maniera dettagliata tutte le persone con cui i Rush hanno collaborato nel corso degli anni e che ne hanno decretato l’affermazione, passando dal produttore Terry Brown e l’intera crew che ha concorso a rendere uniche le cornici live della band. Meno corpose ed interessanti – ma era lecito attenderselo – le due sezioni finali che riassumono la discografia della band e la provenienza di ogni contenuto esposto nel libro. Buona la quantità di immagini (tutte in B/N) disseminate nell’opera che fotografano il cambiamento della band nel corso degli anni e i luoghi che sono stati il teatro della vita dei membri della formazione. Dopo aver concluso le trecento pagine del lavoro non si può rimanere che soddisfatti dalla quantità di informazioni assimilate, anche se si sente la mancanza di qualche retroscena “piccante” o episodio esilarante che ormai infesta la quasi totalità delle biografie messe in circolazione: d’altronde si sa che i Rush sono sempre stati una band lontana dal pettegolezzo, e questa biografia di Jon Collins non fa altro che fotografare in maniera sincera la carriera di una delle band più longeve e superlative dell’intero panorama rock. Un must assoluto per i fan della band, una lettura forse eccessivamente scrupolosa e tediosa per chi ancora non conosce questa grandiosa formazione: inutile dirvi che se ricadete in quest’ultima categoria dovete assolutamente porre rimedio al più presto procurandovi i capolavori immortali dei canadesi.
Pagine: 320
Anno: 2009
Casa Editrice: Tsunami Edizioni
- Anno: 2009
- Pubblicato da: Tsunami Edizioni
- Pagine: 320