Sabato 8 marzo, in concomitanza con la festa dedicata al gentil sesso, si è tenuto presso il Cycle Club di Calenzano il Black Lupus Fest, festival black metal giunto alla sua seconda edizione, che di gentile ha avuto davvero ben poco! Diverse le band che si sono alternate sul palco, ognuna con una formula piuttosto personale e variegata con cui intendere il Nero Metallo, protagonista indiscusso della serata. Un’affluenza non certo entusiasmante non ha impedito ai musicisti di esprimere al meglio le loro proposte, per una serata di qualità e piacevolmente trascorsa in un locale, è bene ribadirlo, con un’ acustica ed un impianto veramente eccezionali.
GORGANERA
Dopo diversi mesi di assenza dai palchi toscani e non solo, i Gorganera aprono le danze del Black Lupus Fest sorprendendo chi conosceva il nome della band fin dai loro esordi a nome Eternal Winter: nel corso degli anni, i Nostri hanno più volte stravolto le loro coordinate stilistiche ed anche in questo caso ci siamo trovati al cospetto di una band profondamente rinnovata rispetto al passato. Il death metal oggi è un elemento fondamentale nell’economia del loro sound, mischiato naturalmente alle forti radici black da cui proviene il gruppo, per un risultato non dissimile a molte realtà polacche odierne, fonte di grande ispirazione anche a livello visivo per i quattro musicisti toscani. Molte delle soluzioni care ai Behemoth di “Satanica” e “Thelema.6” sono state prese in prestito dai Gorganera, naturalmente con le dovute differenze qualitative, senza però disdegnare qualche passaggio più quadrato e granitico che riporta alla mente qualcosa degli Hate e dei Vader. Pur non essendo dei mostri di tecnica, chitarristi e bassista svolgono con sufficienza il loro compito, mentre il drummer Morbus Lucifugum è quello che, visto il pesante paragone con gli illustri colleghi dei gruppi sopracitati, più accusa stanchezza e mancanza di precisione in alcuni passaggi, ridimensionando in parte il giudizio comunque positivo in merito ai Gorganera.
ABATON
Posti curiosamente in posizione alquanto bassa nella scaletta della bill, gli Abaton iniziano ad ammantare il Cycle Club con la loro nebbia onnipresente già prima di salire sul palco. Si tratterà, rispetto alla loro precedente calata nel locale toscano, di una performance incentrata prevalentemente sul loro repertorio più lento e catatonico, dal feeling maligno ed oppressivo, perfetto per spezzare il ritmo più belligerante delle altre band presenti alla serata. Anche la line-up è stata rimaneggiata rispetto a prima, ma questo non ha inciso minimamente sulla resa sonora annichilente dei quattro forlivesi, autori ormai noti di una malsana miscela di hardcore-sludge e black metal, evocato soprattutto dalle urla viscerali del singer Silvio Sassi. Gli estratti dal debut “Hecate” fanno sempre la loro figura, ed anche qualcosa dei pezzi proposti e non ancora sentito in precedenza è segno di garanzia sicura sulla buona qualità del full-length di imminente uscita, “We Are Certainly Not Made Of Flesh”. Un po’ esasperanti sul finale, gli Abaton sono certamente gli autori della formula più moderna della serata e questo in parte non coincide con le aspettative del pubblico, venuto primariamente per gli headliner Absentia Lunae, ben lontani dalla pesantezza e dalla lentezza del gruppo di Forlì; eppure è oggettivamente impossibile non riportare il grande impatto e l’ottima professionalità portata sul palco con convinzione e credibilità dagli Abaton, nome nostrano meritevole di riconoscimenti e soddisfazioni ben oltre il confine nazionale.
UMBRA NOCTIS
Con gli Umbra Noctis torniamo su territori più canonici e battuti innumerevoli volte da molte realtà black metal: riffing, sezione ritmica ed impostazione vocale infatti non si discostano più di tanto da una concezione abbastanza classica del genere, sviluppato però “alla maniera italiana”, cosa che aggiunge interesse alla loro performance. Lunghi riff dilatati e dallo sviluppo mutevole, accompagnati dal beat alternato del batterista, screaming vocals perenni e cantato in italiano sono i trademark degli Umbra Noctis, che molto devono alla scuola genovese capeggiata dagli Spite Extreme Wing di Argento e dagli Janvs del periodo “Vega”. Sulla carta quindi dovremmo trovarci di fronte a dei degni eredi di queste valide realtà italiane, peccato però che qualcosa non vada esattamente per il verso giusto e si trasformi nell’esecuzione più scialba e piatta della serata. Le buone impressioni suscitate su disco da “Il Primo Volo” non trovano un adeguato corrispettivo in sede live, dove gli Umbra Noctis risultano sensibilmente impacciati e non compatti, penalizzati anche da dei suoni non all’altezza della serata e complessivamente indigesti. Nessuno dei membri risulta particolarmente castrante rispetto al resto della band, così come nessuno di loro si distingue per qualche dote particolare ed è proprio questa piattezza di fondo a non convincere mai del tutto, unita naturalmente a delle canzoni non abbastanza coinvolgenti in sede live. Non ce ne vogliano questi quattro ragazzi lombardi, si è trattato forse semplicemente di una serata non andata per il verso giusto, ma dispiace dover bocciare una proposta potenzialmente molto valida ed interessante, ma non adeguatamente curata in versione da palco.
DEADLY CARNAGE
Alcuni minuti per il cambio palco e veniamo direttamente catapultati nell’emotiva prestazione dei Deadly Carnage, nome già affermato nel circuito black underground ed assoluta sorpresa della serata a parere di chi scrive. Freschi autori del nuovo “Manthe”, uscito proprio in concomitanza della data fiorentina, i Nostri si dimostrano attenti e preparati musicisti, ben consci delle loro potenzialità eppure assolutamente umili nel metterle in mostra con pregevole sapienza. L’alternanza di momenti soffusi e delicati ad altri più rocciosi ed arcigni, il freddo immaginario e la sofferta prova vocale di Marcello avvicinano i Deadly Carnage a quella frangia più riflessiva e post del Metallo Nero, più vicino in questi casi a tonalità “grey” che nere vere e proprie: in questo senso l’operato di Agalloch, certi Alcest, ed il post-rock depressivo molto in auge in territorio francese viene qui rievocato senza eccessivo zelo, ma solo quale generale linea stilistica alla quale fare riferimento. Buoni anche i momenti più pesanti vicini al doom nord-europeo, perfettamente scanditi dal drumming di Marco ed il basso di Fabio, ottimo traghettatore tra le varie anime interne alla band. Anche le dinamiche dei vari pezzi vengono gestite al meglio dal gruppo, con passaggi graduali e mai troppo bruschi dalla calma apparente e momentanea di alcuni break, alle esplosioni distorte che donano vigore e carattere alle composizioni. Una prestazione insomma priva di palesi sbavature, baciata peraltro da suoni nitidi, cristallini, perfetti per l’atmosferica resa di queste canzoni, che mette in evidenza una serietà ed una determinazione che pagheranno sicuramente ottime vetrine ed opportunità meritevoli per i Deadly Carnage.
ABSENTIA LUNAE
Giungiamo quindi al finale di questo festival, degnamente concluso dalla prestazione degli Absentia Lunae, nome discusso e controverso in patria a causa dei presunti orientamenti politici dei suoi membri. Speculazioni politiche a parte, ci troviamo di fronte ad un fulgido esempio di avant-black metal freddo ed inumano, perfettamente rimarcato dalle maschere a gas dei musicisti e le movenze studiate e marziali della voce Ildanach, autore di una prova variegata ma non priva di qualche imperfezione. Il nuovo arrivato dietro le pelli, inoltre, si dimostra sicuramente non del tutto complementare al precedente Blastphemer (ex-Belphegor), cambiando in definitiva l’impatto generale creato dal gruppo durante la sua prestazione. Non fraintendete, si è trattata di una performance meritevole sotto molti aspetti, curata nei minimi dettagli ed accompagnata da un’esecuzione tecnica più che ottima, in primis dalla chitarra di Climaxia e dagli altri; solamente che questi “nuovi” Absentia Lunae sembrano trovarsi più a loro agio su tempistiche dilatate, d’atmosfera e complesse, piuttosto che sugli assalti frontali e velocissimi a cui ci avevano abituato nel loro recente passato. Gli estratti dai precedenti “In Vmbrarvm Imperii Gloria” e “Historia Nobis Assentietvr” sono sempre delle bellissime dimostrazioni di potenza; unite poi alla personalità magnetica del frontman, acquistano ancora più fascino e valore, mentre le anteprime eseguite dalla prossima pubblicazione lasciano intravedere forse qualche sviluppo più oscuro e profondo, aggiungendo nel concreto varietà alla scaletta dei friulani. Pur non avendo suonato poco, avremmo forse gradito qualche brano in più nella scaletta, sicuro sintomo di assenza di noia durante il loro impassibile show. Una prestazione insomma molto buona, anche se non priva di alcuni impercettibili errori, conclude con merito questa serata complessivamente stimolante, che ha visto scambiarsi sul palco nomi anche stilisticamente diversi tra loro, ma uniti dal denominatore comune della qualità e della passione.