Report e foto di copertina di Alessandro Corno
E’ stato un evento a dir poco clamoroso, storico, epocale, quello che ha visto ieri sera gli AC/DC tornare in Italia per la prima volta dopo otto anni dallo show tenuto nel 2015 ad Imola.
Questa volta la band guidata da Angus Young e con Brian Johnson di nuovo alla voce – dopo lo stop di qualche anno fa per via dei problemi all’udito e la sostituzione temporanea con Axl Rose (!) – lo ha fatto in grandissimo stile, riempiendo completamente la RCF Arena di Reggio Emilia, anche conosciuta come Campovolo: la più grossa arena per eventi italiana, infatti, ha fatto registrare il sold-out di oltre centomila biglietti in poche ore, segnando di fatto il più grande concerto tenuto dagli AC/DC in Italia in termini di numero di spettatori.
Ben consci delle difficoltà a livello logistico e di viabilità che fisiologicamente un evento di tale portata può riservare, decidiamo di raggiungere l’arena in moto nel tardo pomeriggio e di parcheggiare in un angolino a lato strada, evitando così le code che da quanto ci viene riportato, hanno interessato l’area circostante la venue già dalla mattinata.
Al nostro arrivo rimaniamo stupiti dall’ordine con cui il pubblico lentamente sciama verso i cancelli d’ingresso e in pochissimo tempo raggiungiamo il controllo accessi e ci viene fornito il bracciale per la Red Zone, quella più vicina al palco. Mentre in sottofondo i The Pretty Reckless terminano uno show che purtroppo non abbiamo avuto modo di vedere, ci prendiamo giusto il tempo per una breve occhiata al merchandise ufficiale, ovviamente dai costi elevati, al food&beverage gestito coi famigerati token non certo a buon mercato, e in meno di dieci minuti siamo già di fronte al palco.
Il clima è perfetto, l’atmosfera è tesissima e il colpo d’occhio della RCF Arena piena di fan è da pelle d’oca. La grande festa sta per iniziare.
Brian Johnson, Angus Young, Stevie Young e i nuovi arrivati Matt Laug alla batteria e Chris Chaney al basso salgono sul palco sulle note di “If You Want Blood (You’ve Got It)”, accompagnati da una assordante ovazione del pubblico – ma, essendo davanti agli AC/DC non ci aspettavamo nulla di meno.
Il palco è gigantesco, l’amplificazione anche e l’impianto luci è a dir poco faraonico. Il sound nella Red Zone è perfetto e la scenografia, composta da una serie infinita di luci ed enormi ledwall che proiettano un mix di immagini live e grafiche a tema con i brani, è di grande impatto.
Brian parte un po’ freddo ma va via via scaldandosi col passare dei pezzi, tra classici immortali della musica hard rock come “Back In Black”, “Shot Down In Flames” e “Hells Bells” ed altre produzioni più recenti come “Demon Fire” e “Shot In The Dark” dall’ultimo album “Power Up”, al quale è dedicato questo tour.
Buona la resa live dei due brani, così come lo è anche quella di “Stiff Upper Lip” e “Rock’n’Roll Train”, tanto per ribadire che questa band ha saputo creare dei grandi pezzi anche in una fase avanzata della propria carriera (cosa non scontata). La performance della formazione è a dir poco sorprendente, se si considera che i due principali ‘protagonisti’, Brian Johnson e Angus Young, hanno rispettivamente settantasei e sessantanove anni.
Poco importa quindi se Angus è impreciso sull’intro di “Thunderstruck”, o se Brian ogni tanto fatica un po’ e prende fiato, quello che il loro immenso carisma e la loro mimica trasmettono al pubblico è lo stesso di sempre; scontato dunque è il boato con cui il pubblico accoglie la prima incursione di Angus lungo la pedana che si addentra nella platea. I fan sono qui per lui, uno dei chitarristi più famosi e iconici della storia della musica, e lui nella parte finale del concerto risponde con un assolo di un quarto d’ora su “Let There Be Rock”, sudando, saltando e dimenandosi a terra come un ragazzino, come se il tempo non fosse mai passato.
La sezione ritmica ovviamente è compatta, precisa anche se in qualche frangente appare un po’ più ‘tranquilla’ rispetto a quando alle pelli c’erano Phil Rudd o Chris Slade, ma anche questo immaginiamo faccia parte del giusto compromesso che l’età dei musicisti impone per una resa ottimale.
Quel che conta è la vera e propria aria di festa che si vive e si respira questa sera, mentre di fronte a una platea disseminata di corna rosse lampeggianti, scorrono capolavori come “Riff Raff”, “You Shook Me All Night Long”, “Highway To Hell” o la grandiosa “Whole Lotta Rose”, dove l’enorme bambolona gonfiabile che un tempo animava i palchi degli AC/DC viene sostituita da una sua versione virtuale proiettata sui grandi megaschermi.
Il finale è lasciato al bis “T.N.T.”, acclamata a gran voce dal pubblico, e a “For Those About to Rock (We Salute You)”, per la quale sul palco e a lato dello stesso compaiono i tipici grandi cannoni che da sempre accompagnano questo pezzo.
È proprio a suon di cannonate e con un grande spettacolo pirotecnico che si chiude quello che sarà ricordato come uno dei concerti più importanti degli ultimi decenni svoltosi in Italia: un evento molto ben organizzato, che ha saputo radunare nello stesso luogo un pubblico multigenerazionale e incredibilmente variegato ma con in comune la passione per l’hard rock ‘quello vero’; quello semplice e diretto, fatto con due chitarre, una voce, un basso e una batteria, quello genuino di cui gli AC/DC sono da sempre gli indiscussi portabandiera.
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Setlist:
If You Want Blood (You’ve Got It)
Back in Black
Demon Fire
Shot Down in Flames
Thunderstruck
Have a Drink on Me
Hells Bells
Shot in the Dark
Stiff Upper Lip
Shoot to Thrill
Sin City
Rock ‘n’ Roll Train
Dirty Deeds Done Dirt Cheap
High Voltage
Riff Raff
You Shook Me All Night Long
Highway to Hell
Whole Lotta Rosie
Let There Be Rock + assolo di Angus Young
T.N.T.
For Those About to Rock (We Salute You)