18/03/2009 - AC/DC + THE ANSWER @ Mediolanumforum - Assago (MI)

Pubblicato il 20/03/2009 da
Live report a cura di Alessandro Corno
Foto a cura di Francesco Castaldo
 
Le battaglie ai botteghini o su internet nella speranza di accaparrarsi un biglietto e mesi di attesa hanno tenuto altissima la tensione per il ritorno degli AC/DC in Italia dopo otto anni. Code chilometriche per entrare al Mediolanumforum di Milano, bancarelle stracolme di gadget praticamente ovunque e palazzetto stipato fino all’ultima sedia. Poche storie, si trattava dell’evento hard rock degli ultimi anni ed è stato qualcosa che chi era presente si ricorderà per il resto della vita, nella speranza che Angus, Malcolm, Brian, Cliff e Phil non decidano di mettere la la parola fine ad una pluridecorata carriera che ha passato ormai il trentacinquesimo anno di attività.
 
 

THE ANSWER

Ragazzi, che opportunità d’oro viene concessa a questi quattro rocker! Far da spalla nel tour che ha fatto registrare sold out a raffica in tutto il mondo, è un trampolino di lancio formidabile, un’occasione che capita una sola volta nella vita e loro lo sanno benissimo. Da subito convincenti grazie anche al un carisma e alle movenze da rocker navigato del cantante Cormac Neeson in abbigliamento molto settantiano, i quattro irlandesi conquistano da subito i favori della platea. Led zeppelin come stella polare e rock nel sangue, snocciolano una manciata di brani decisamente convincenti e ben eseguiti come “Demon Eyes” dal nuovissimo “Everyday Demons” o “Never Too Late” dall’omonimo EP del 2005 e presente anche sull’esordio “Rise”, uscito l’anno successivo. Bravi anche nel gestire le backing vocals, i The Answer sembrano non soffrire l’emozione di trovarsi di fronte quindicimila persone in trepidante attesa per gli AC/DC e riescono addirittura a trascinare il pubblico che con il passare dei minuti si fa sempre più numeroso e partecipe. Saranno nuovi, saranno giovani, non proporranno nulla di nuovo, ma il loro rock è decisamente adatto alla serata e pezzi come “On And On” o la conclusiva “Under The Sky” non deludono e finiscono per strappare parecchi applausi. Positiva, dunque, l’impressione che il quartetto lascia alla maggior parte dei presenti e probabilmente non saranno pochi quelli che l’indomani andranno a recuperare qualche canzone del gruppo.

AC/DC

La tensione è palpabile e non bastano le “Ola” da stadio e i cori “Angus, Angus!!!” a stemperarla. Pare infatti un’eternità, ma è passata solo una mezz’oretta da quando i The Answer hanno terminato il loro set fino al momento in cui si spengono le luci e il “rock n’ roll dream” finalmente ha inizio. Il boato del pubblico è assordante e la platea e gli spalti si illuminano delle migliaia di corna luminose andate a ruba prima del concerto. Sui tre megaschermi appare il solito spassosissimo video a cartone animato che fa da intro al concerto, questa volta con un treno, o meglio il “Rock n’Roll Train”, che irrompe in città a tutto vapore. Ovviamente  la band dà fuoco alle polveri con la stessa spettacolare “Rock n’Roll Train”, ormai stranoto singolo dell’ultimo album “Black Ice”, con i fuochi pirotecnici che illuminano il bellissimo palco e una grande locomotiva che sbuca dietro alla batteria. Altissimo il volume sulle tribune a destra del palco dove ci siamo piazzati, e molto in risalto soprattutto la chitarra di Angus. Da subito si respira la consueta aria di festa che da più di trent’anni accompagna ogni show degli AC/DC, ed è sempre emozionante vedere generazioni distanti tre decadi una di fianco all’altra in piedi a cantare i mitici pezzi di una band che ha segnato indelebilmente la storia della musica. E se di storia si vuole parlare, la successive “Hell Ain’t Bad Place To Be” e “Back In Black” meriterebbero un monumento in centro città, vista l’immortale magia che ancora sono in grado di sprigionare. Inutile sottolineare con quanto entusiasmo venga accolto soprattutto il secondo di questi due brani da un pubblico in estasi. La band, mediamente più vicina alla sessantina che alla cinquantina,  porta i segni dell’età, con Cliff Williams ormai bianco di capelli, Malcolm Young visibilmente segnato dalle rughe, Brian Johnson con la sua pancetta e Angus Young che ha solo qualche rimasuglio della sua una volta folta chioma. Quello che conta è però la musica, e da questo punto di vista i cinque musicisti sono sempre gli stessi, con Angus indiavolato che non sta fermo un secondo saltellando a destra e sinistra con il suo passo dell’oca e un grintosissimo Brian che con la sua simpaticissima attitudine non risparmia nemmeno una nota di quello che la sua voce provata dai sessantadue anni suonati ancora riesce a dare. “Big Jack”, cantata alla grande dalla maggior parte dei presenti, è la prova tangibile di quanto sia stato apprezzato l’ultimo lavoro, evidentemente un successo non solo in termini di vendite. Seguono a ruota “Dirty Deeds Done Dirt Cheap”, dove Brian raggiunge la piattaforma a centro platea per la gioia di tutti i fan vicini, a cui non manca di dare un cinque, e “Shot Down In Flames”. Appena Angus accenna “Thunderstruck” è il delirio. Tutti in platea cantano, saltano e ballano e persino in tribuna le urla delle migliaia di fan accorsi a tratti sovrastano Brian e compagni. Da pelle d’oca. “Black Ice”, decisamente meno efficace delle altre nuovissime canzoni proposte, smorza la tensione, ma lo show decolla nuovamente con la successiva “The Jack”, con tanto di spogliarello da parte di Angus. Dall’alto del palco scende una grande campana e i rintocchi che riecheggiano nella sala tra gli applausi sono l’ovvio preludio a “Hells Bells”, subito doppiata da “Shoot To Thrill” e dalle nuove “War Machine” e “Anything Goes”, sulla quale Brian ha qualche problema con l’auricolare e, visibilmente  stizzito, fa continuamente segno ai tecnici di alzare il volume in spia. Una brevissima pausa a fine pezzo e si riprende sulle note dell’attesissima “You Shock Me All Night Long”. Ci si avvia verso le ultime battute e la manciata di brani in coda alla setlist è da brivido. “T.N.T.”, “Whole Lotta Rosie”, con tanto di mega bambola gonfiabile a fondo palco, e l’adrenalinica “Let There Be Rock”, con annesso spettacolo di Angus che si lancia nel suo lunghissimo solo dimenandosi come un ragazzino sulla piattaforma piazzata in mezzo al pubblico. Le luci si spengono e poco dopo il mitico chitarrista rientra da una botola a centro palco tra le ovazioni e attacca “Highway To Hell”. Il gran finale è, come di consueto, affidato a “For Those About To Rock”, con li rombo dei sei cannoni che chiude due ore di memorabile concerto di una band senza tempo che ancora è in grado di far emozionare e divertire milioni di fan in tutto il mondo. E dopodomani si replica…

SETLIST:

   1. Rock N’ Roll Train
   2. Hell Ain’t A Bad Place To Be
   3. Back In Black
   4. Big Jack
   5. Dirty Deeds Done Dirt Cheap
   6. Shot Down in Flames
   7. Thunderstruck
   8. Black Ice
   9. The Jack
  10. Hells Bells
  11. Shoot To Thrill
  12. War Machine
  13. Anything Goes
  14. You Shook Me All Night Long
  15. T.N.T.
  16. Whole Lotta Rosie
  17. Let There Be Rock
  18. Highway To Hell
  19. For Those About To Rock (We Salute You)

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