A cura di Valentina Piccione
Fotografie di Francesco Castaldo
Sono mesi che si parla di questo concerto. A confermare la tesi per la quale il ritorno degli AC/DC sia uno degli eventi rock/metal più importanti dell’anno, c’è che, durante il tragitto Milano-Imola, ad ogni sosta si avvistano decine di fan della band e che le autostrade sono in tilt fin dalle prime ore del pomeriggio. Un fiume di persone di ogni età cammina per le strade accanto l’autodromo per raggiungere il ponte che porta finalmente all’area tra i paddock e la curva Rivazza, dove si terrà il concerto. Un dj-set a tema intrattiene i più temerari, arrivati già durante la notte prima. Il colpo d’occhio sul pubblico lascia a bocca aperta: più di novantamila impazienti corna luminose attendono il calare del sole e l’esplosione di decibel che ci accompagnerà per le prossime ore.
Sono oltre quaranta i metri di palco, un grande arco su cui campeggia l’immancabile logo degli AC/DC e due cornone giganti. Sugli schermi si materializza un grosso meteorite, che si abbatte sulla Terra accompagnato da fuochi d’artificio. Il pubblico esplode e le note di “Rock Or Bust” sovrastano le urla dei novantamila presenti. La line-up di questa sera è leggermente diversa dal solito, in quanto recenti problemi giudiziari hanno allontanato dalla batteria Phil Rudd, sostituito da Chris Slade, rientrante nella band dopo circa vent’anni dalla sua ultima apparizione. Il ritiro del chitarrista Malcolm Young, come noto, è invece dovuto a problemi di salute e a sostituirlo, come già accaduto nel 1988 per il tour di “Blow Up Your Video”, è il nipote Stevie Young. Gli occhi di tutti sono però fissi su Angus, che si presenta con gli immancabili divisa da scolaretto e cappellino e che sin dalle prime note non si risparmia affatto! Brian Johnson attacca con “Shoot To Thrill” da “Back in Black”, l’album più venduto della band, che torna ad essere riproposto dopo “Hell Ain’t a Bad Place to Be” con l’attesissima “Back in Black”. Il pubblico si lascia stupire dalla setlist, nonostante tutti sappiano quali sono i pezzi che saranno eseguiti: l’accoglienza di ogni singolo brano è enorme. E a scatenarsi per quest’occasione sera è un’audience molto varia, che passa dai canuti coetanei dei membri del gruppo, estimatori dei brani più datati quali “Dirty Deeds Done Dirt Cheap” e che accompagnano figli e nipoti, ai trentenni che costituiscono la gran parte dei presenti. L’arrivo dell’accoppiata “Thunderstruck” / “High Voltage” unisce tutti in un unico coro. Sono però i rintocchi di “Hells Bells”, intonati dalla solita campana sul palco, che ammutoliscono la folla e, realmente, regalano un momento da pelle d’oca. E da qui in avanti il percorso è tutto in discesa, e non importano le piccole imperfezioni, la mancanza di chiacchiere col pubblico o le pause che cominciano a farsi sempre più lunghe tra un brano e l’altro. Contano solo brani come “You Shook Me All Night Long” o “T.N.T.”, che fanno parte della storia del Rock, proprio come il concerto cui stiamo assistendo, che certamente nella storia entrerà. Si giunge in fretta alla fine ed è il momento di “Let There Be Rock”, con uno spettacolare assolo di Angus Young che a sessant’anni suonati fa impazzire tutti. La band lascia il palco per pochi minuti, per presentare al rientro “Highway to Hell” e “For Those About to Rock (We Salute You)“. Le luci si accendono sul pubblico, gli schermi inquadrano la folla, che resta estasiata. Ad ogni ‘fire’ cantato da Brian Johnson, i cannoni arrivati sullo stage sparano un colpo. Siamo giunti realmente all’epilogo e i fuochi d’artificio che avevano sancito l’inizio della musica concludono lo spettacolo. Nel lungo tragitto che porta all’uscita, i commenti sono molteplici: c’è chi lamenta qualche imprecisione e chi compara l’evento di questa sera ad altri a cui ha assistito. Di certo c’è che la maggior parte del pubblico spera veramente che quello di stasera sia un ‘arrivederci’, come scritto sullo striscione che saluta tutti, e non un addio. Dal 1973 questa band non ha cambiato la propria identità, nonostante la perdita del frontman Bon Scott e la lunga carriera, con oltre 200 milioni di copie vendute; gli AC/DC non smettono di stupire con live coinvolgenti, che lasciano una grandissima voglia di rivederli di nuovo.