18/03/2022 - AD NAUSEAM + GORRCH @ CSA Arcadia - Schio (VI)

Pubblicato il 21/03/2023 da

Serata di gran pregio per gli amanti del metal estremo, quella di sabato scorso al Csa Arcadia di Schio, in provincia di Vicenza – e infatti non sono affatto poche le persone accorse a tributare tre realtà di assoluto interesse del panorama italiano; tre almeno da cartellone, visto che purtroppo i Synodik si sono visti costretti a rinunciare alla data causa covid. Il progressive death metal dei genovesi non avrebbe sfigurato affatto all’interno della scaletta, ma sarà per un’altra volta, e tocca dunque ai restanti due nomi non far rimpiangere la mancanza di un act in apertura a suon di oscurità e claustrofobia. I Gorrch e gli Ad Nauseam hanno infatti fatto calare una coltre di violenza sonora ragguardevole, una violenza che ha saputo andare di pari passo con un’altissima classe musicale, esibita in maniere diverse, che ha lasciato delle cicatrici non da poco nei timpani dei presenti, nonché delle dimostrazioni di capacità tecniche ed esecutive eccellenti. Lo stato dell’arte del metal estremo italiano è qui saggiato in maniera davvero esemplare, e il riscontro anche di pubblico è stato più che notevole, come vedremo nel dettaglio. In tutto questo l’atmosfera vivace dell’Arcadia ha contribuito a creare il classico ‘chiacchericcio’ da concerto, tra volti noti e musicisti di altri progetti in veste di spettatori, per poco meno di un centocinquanta persone partecipanti. Insomma, un bel risultato per gli organizzatori (Orion Agency con il supporto di Year Zero) e un’esperienza che i presenti difficilmente scorderanno; ecco com’è andata!

GORRCH
L’ultima volta che avevamo visto i Gorrch li ricordavamo in formazione a tre (sebbene la band trevisana sia di fatto un duo), e dunque eravamo piuttosto curiosi dell’impatto nella veste a due proposta stasera; loro del resto ci mettono davvero poco a fugare qualsiasi dubbio sulla potenza esprimibile da una combo voce/batteria e chitarra.
In un attimo infatti lo stage si trasforma in gelido inferno sotto luci blu, tra sfuriate di batteria pesanti come fendenti e una chitarra dal suono estremamente corposo capace di sciorinare in continuazione riff, dissonanze e malate melodie. Gli autori di “Introvertere” giocano in maniera molto coerente con le proprie influenze, un black di matrice scandinava che ricorda tanto i migliori Immortal quanto i Darkthrone o, ancora, gli Inquisition, e lascia davvero stupefatti la marzialità dei due musicisti: la batteria imperversa senza un cedimento o un calo, percorre la propria strada scandendo il proprio rancore tra rallentamenti, midtempo e blast beat, e non sembra nemmeno lontanamente un problema per Chimisicrin portare a casa una tale prestazione dovendo anche cantare.
Di contro, la chitarra viene suonata con una passionalità glaciale, trasudando un’energia che viene impartita a suon di rasoiate sonore su di una platea sempre più partecipe che si lascia trasportare dall’incontenibile furia del duo, creatore di un’atmosfera eterea davvero tangibile. Tanto da far reclamare un bis alla fine del sin troppo breve, ma decisamente intenso, concerto dei Gorrch: bis che ovviamente i black metaller, come da tradizione di genere silenziosi dall’inizio alla fine, non concedono, alzandosi e lasciando l’eco di una devastazione sorprendente.

AD NAUSEAM
Il tempo di prendere un po’ d’aria (e riprendersi dalla tempesta sonora appena passata) che gli Ad Nauseam salgono sul palco dell’Arcadia. Protagonista totale della loro esibizione, come nelle altre occasioni recenti, l’ultimo uscito “Imperative Imperceptible Impulse” (del quale non viene eseguita solo “Sub Specie Aeternitatis”), un album che a due anni dalla propria uscita continua a dare grandi soddisfazioni ai vicentini, non ultima la presenza nel bill del prossimo Roadburn Festival, un traguardo di sicuro pregio per la formazione.
La musica degli Ad Nauseam può apparire ostica ai digiuni di un certo modo di suonare il death metal (per intenderci, come gruppi di riferimento, possiamo menzionare Ulcerate, Gorguts, Deathspell Omega), ma una volta che gli strumenti iniziano a sciorinare le proprie note, non ce n’è più per nessuno. Dall’introduzione ieratica con la quale si presentano in partenza, alla costante dose di violento eclettismo, il live entra velocemente nel vivo, riuscendo a colpire nel segno grazie a una dose di creatività (unita a buon gusto) che anche nella sua versione live riesce a trovare la sua dimensione.
Il pregio della band è di riuscire a creare un muro sonoro avviluppante, capace di ipnotizzare anche i meno avvezzi alle scorribande avant-garde presentate dai quattro, creando così quell’effetto di straniamento, di viaggio, che ci fa ripiombare coi piedi per terra di botto alla fine della musica. Una prova tecnica maiuscola, graziata anche da dei suoni puliti e cristallini (salvo forse l’inizio), dove abbiamo dovuto sforzare ad ogni passaggio, ad ogni inaspettato cambio, le nostre capacità deduttive, cercando ci capire come fosse possibile aver inserito un tale riff o un tale passaggio all’interno di ogni momento. Molto fa, in termini di incastro e resa, anche l’evidente affiatamento dei quattro: l’impressione infatti è di una comprensione quasi telepatica, fatta di pochi sguardi, nel compimento della propria espressione, e che alla fine del concerto porta i presenti a risvegliarsi da una specie di incantesimo. Un meritato giro di applausi, dunque, per la band, peraltro originaria proprio di Schio e che non suonava in casa, tra le diverse incarnazioni del progetto, da ben diciotto anni, dichiara Andrea P., cantante e chitarrista, dal palco in chiusura: insomma, quel che si dice un ritorno trionfale.

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