17/05/2013 - AGALLOCH + FEN @ Rock & Roll Arena - Romagnano Sesia (NO)

Pubblicato il 23/05/2013 da

Report a cura di Giacomo Slongo

Da sempre lontani dagli sguardi indiscreti delle folle e dai dettami del music business, gli Agalloch non hanno più bisogno di presentazioni. Musicisti schivi ed umili, dispersi tra i paesaggi mozzafiato del Pacific Northwest americano, i Nostri hanno impiegato qualche anno per affinare il proprio stile e scalare i vertici della scena dark/black metal mondiale, miscelando sapientemente la rabbia e le arie folk degli Ulver di “Bergtatt” alla malinconia dei primi Katatonia. Oggi, alla seconda tournée europea nel giro di dodici mesi, le premesse per una serata indimenticabile sembrano esserci tutte: dalla presenza dei londinesi Fen come gruppo di supporto, alla tanto vociferata riproposizione di “Faustian Echoes”, passando per un pubblico caldissimo ed accorso da ogni angolo dello Stivale per tributare i giusti onori alla band di John Haughm… Nulla sembra essere stato lasciato al caso, persino il banchetto del merchandise è agghindato con ossa di animali, pellicce ed altri oggetti scenici utili a rievocare le atmosfere boschive di un disco come “Ashes Against The Grain”! Talento, attitudine e passione da vendere, questo è il Lucifer Over Europe Tour, a voi il resoconto della data di Romagnano Sesia…

Agalloch - Lucifer Over Europe Tour - 2013


FEN

Freschi reduci dal successo di critica e pubblico del nuovo “Dustwalker” – licenziato a gennaio dalla nostrana Code666 – i Fen salgono sul palco in punta di piedi, avvolti nel silenzio e senza quasi degnare di uno sguardo la platea. Meglio così, i Nostri lasciano la parola alla musica, dando fuoco alle polveri con una “Hands Of Dust” che spazza immediatamente via qualsiasi dubbio sul loro stato di salute, mai così evidente e piacevole da constatare. Amare sfuriate black metal, delicati arpeggi presi in prestito dalla tradizione post-rock (a cui la band si rifà dai tempi del debut album “The Malediction Fields”)… La prova del terzetto assume presto le sembianze di un viaggio metafisico per gli oscuri e desolati paesaggi della campagna inglese, tra suoni lontani, persi nella nebbia, e colori freddissimi. Un susseguirsi di esplosioni di rabbia e momenti di rarefazione che lascia letteralmente senza fiato, scandito dai colpi vibranti della batteria e dalla consueta alternanza di urla, sussurri e voci pulite. Dei suoni perfettamente calibrati ed un impianto luci studiato ad hoc fanno il resto, mettendo The Watcher e Grungyn nelle condizioni di dominare lo stage, sciorinando una setlist ultra-compatta e del tutto priva di sbavature. “Consequence”, “Ghosts Of Flood” e soprattutto la toccante “The Gales Scream Of Loss” parlano da sole, così come il lungo applauso finale del pubblico. Non brilleranno certo di simpatia, ma sfidiamo chiunque a mettere in discussione la loro musica, tra i più affascinanti esempi di black metal atmosferico in circolazione. Vietato continuare ad ignorarli.

Setlist
Hands Of Dust
As Buried Spirits Stir
Ghosts Of Flood
Consequence
Exile’s Journey
The Gales Scream Of Loss

AGALLOCH

Dopo un cambio palco piuttosto lungo ed elaborato, durante il quale lo stage viene coperto di candele, drappi e ceppi di legna in bella vista, arriva finalmente il momento degli headliner. Come insegna la tradizione legata al nome degli Agalloch, anche questa sera la scaletta sfiora i centoventi minuti di durata, consentendo alla band di attingere a piene mani dal proprio repertorio e soddisfare quanti più palati possibili. Dal recente “Marrow Of The Spirit”, disco che ha decretato il definitivo successo della formazione statunitense, agli storici “The Mantle” e “Pale Folklore”, nessuna delle principali fatiche discografiche del quartetto viene risparmiata. Un rito sciamanico di rara intensità e bellezza, perfettamente rappresentato dalla monumentale “Faustian Echoes” (EP mono-traccia dello scorso anno), il cui finale straripante di pathos sembra volerci riportare alla nostra condizione primigenia, tra picchi solitari e foreste incontaminate… Il resto del pubblico è in estasi ed arrivati a questo punto non ci resta che assecondarlo. Cullati dalle lunghe sezioni strumentali delle chitarre di John Haughm e Don Anderson – sempre in bilico tra black metal, dark/doom ed incantevoli pennellate acustiche – seguiamo il concerto in uno stato di trance, assorti al punto da perdere la cognizione del tempo. Sulle prestazioni dei singoli è inutile dilungarsi, in quanto prossime alla perfezione: nessuna pausa, nessuna nota fuori posto… A tratti sembra quasi di ascoltare un cd! “The Melancholy Spirit” e “In The Shadow Of Our Pale Companion” sono da lacrime agli occhi, così come “You Were But A Ghost In My Arms”, il cui ritornello finisce dritto dritto tra gli apici dello show. “Of Stone, Wind, And Pillor” e i tre atti di “Our Fortress Is Burning…” danno a tutti la buonanotte in un climax finale da brividi, sancendo – qualora ve ne fosse stato il bisogno – la straordinaria grandezza del gruppo di Portland, esempio più unico che raro di passionalità traslata in musica. Semplicemente inimitabili.

Setlist
Limbs
Ghosts Of The Midwinter Fires
Falling Snow
Faustian Echoes
The Melancholy Spirit
You Were But A Ghost In My Arms
In The Shadow Of Our Pale Companion
Kneel To The Cross
Of Stone, Wind, And Pillor
Our Fortress Is Burning…I
Our Fortress Is Burning…II – Bloodbirds
Our Fortress Is Burning…III – The Grain

6 commenti
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