Report a cura di Claudio Giuliani
Serata dedicata all’hardcore quella dell’Alpheus, locale che ha ospitato il carrozzone degli Agnostic Front in compagnia degli Evergreen Terrace e degli Sworn Enemy cui si sono aggiunti i romani Payback, apripista del concerto (che hanno regalato trenta magliette ai primi arrivati). Il locale era gremito, complice anche la serata di “Radio Rock”, radio romana che raggruppa da sempre tutti gli appassionati di musica estrema. Tante creste punk variopinte e tanti metallari anomali per vedere dal vivo una band che ha segnato la storia della musica hardcore. Tanta gente, veramente tanta, dentro e fuori dal locale, e di conseguenza tanto casino durante le esibizioni delle band, specie durante quelle degli Sworn Enemy e ovviamente dei leader del cartellone. Concerto di prim’ordine per una serata ad alto livello alcolico.
PAYBACK
Ad aprire una serata che si preannunciava lunga eviolenta sono stati i capitolini Payback, da anni realtà affermatadell’hardcore romano. Usciti quest’anno col nuovo album “Kings Of Nothing”, unconcentrato di puro hardcore nella vena dei maestri Agnostic Front, i romanisono stati autori della solita, violenta prova. Nessuna concessione allamelodia, solo tanto hardcore, tanti riff serrati e una voce che dire incazzatasarebbe poco. Fra le canzoni eseguite la pesante omonima traccia del nuovoalbum, la più veloce “Loser’s Race” (sempre dal nuovo album) e “What They Say”,pezzo vecchio ma sempre all’altezza.
SWORN ENEMY
I meno hardcore del bill erano sicuramente gli Sworn Enemy, che da qualche anno hanno virato verso lidi più thrash metal. Il loro nuovo album “Maniacal” ne è la prova inconfutabile. Per carità, nessuna traccia di melodia nel loro nuovo CD, solo tanta violenza e qualche ritmo più caro al metal tradizionale di natura thrash. Non sono mancati ovviamente i pezzi più lenti, con riff pesantissimi, batteria incessante e voce violentissima. Ottimi gli assoli, fedeli a quelli presenti sul CD. Fra i pezzi migliori da ricordare sicuramente “The Beginning Of The End”, “All I Have” (entrambe tratte dal penultimo album “The Beginning Of The End”), “Ignorance” dal nuovo album e la conclusiva “We Hate”. Il ritornello di quest’ultima “We hate your music we hate you too, We got our reasons for what we do, You cannot hide you stupid fucks, We really think your music sucks!” è stato cantato a squarciagola da tutti. Canzone inno del gruppo che ha concluso un concerto pesante. Ottimi.
EVERGREEN TERRACE
Per chi scrive gli Evergreen Terrace, americani della Florida, non hanno quella violenza necessaria tipica del genere. Che infatti non incarnano. La band farcisce le sue composizione con molta melodia, troppa. Va detto innanzitutto che sull’album uscito quest’anno per Metal Blade, intitolato “Wolfbiker”, la resa qualitativa è sicuramente superiore. Dal vivo sono emerse le lacune di una band giovane che nel suo calderone musicale miscela un po’ di tutto. Sicuramente nelle loro canzoni ci sono state parti brutali, aspre, dure, ma quel che rimane impresso è la tanta orecchiabilità (specie in quei riff melodici alla Avenged Sevenfold) con tanto di voce pulita propria del genere. Utili per riposarsi in attesa dei maestri.
AGNOSTIC FRONT
L’ultima volta che suonarono a Roma ridussero a brandelli il Forte Prenestino. I newyorkesi, padrini del genere hardcore, hanno scatenato la stessa violenza di allora accompagnati da dei fan scatenati in egual misura. Durante il loro concerto è stato un viavai di gente che saliva sul palco e si tuffava fra la folla solamente dopo aver giocato con i musicisti, per nulla intimoriti e sempre pronti ad abbracciare i loro fan. Roger Miret, leader storico della band, ha più volte passato il microfono ai fan che hanno cantato non al suo pari, ma almeno a memoria i testi li sapevano. Usciti da poco col nuovo album “Warriors”, gli Agnostic Front hanno eseguito da quest’ultimo i pezzi migliori, ovvero l’opener “Addiction”, la granitica e violenta “Dead To Me”, “Warriors” e la bellissima “For My Family”, vero inno del genere dedicato alla loro carriera. Non sono mancati i pezzi storici come “Still Here”, la violenta “Crucified” e la mitica “Gotta Go” sulla quale si è scatenato un vero e proprio putiferio. Gli americani hanno una tale esperienza alle spalle, suffragata da centinaia di concerti, tanti album tutti coerenti al verbo hardcore. Chi li conosce sa che sono stati come sempre impeccabili. Chi c’era non ha avuto bisogno di leggere.