Neve e freddo ci attendono a Retorbido per l’unica data in suolo italico dei francesi Alcest, forti della nuova pubblicazione “Les Voyages De L’Âme”. In un clima reso così intenso sia dalla nevicata che dalla posizione del locale – fuori dal paese e quindi abbastanza isolato – la serata si carica fin da subito di ottimi propositi per quello che è, a tutti gli effetti, uno spettacolo di musica raffinata e completamente transalpina: uno scenario parecchio inusuale per delle band etichettate come “metal” e che fanno della sperimentazione, dell’atmosfera e delle influenze shoegaze i propri punti di forza. Ad accompagnare gli headliner, infatti, sono presenti i cugini Les Discrets, alla loro prima calata in suolo italico, e i parigini Soror Dolorosa, ben più oscuri e figli della dark wave inglese anni ’80. La tradizionale data annuale in casa nostra della band di Neige – una per ogni release – è indubbiamente un evento interessante e sempre più seguito dopo “l’esplosione mediatica” del progetto, oramai affermatosi a livello internazionale e seguito da numerosi fan ammaliati dalla proposta, tanto intimista quanto abile nel far breccia nei cuori dell’ascoltatore. In orario puntuale si aprono le porte del Carlito’s Way e si inizia fin da subito con la musica. Noi di Metalitalia.com eravamo presenti e vi raccontiamo l’esito della serata…
SOROR DOLOROSA
Aprono la serata i Soror Dolorosa, band che, come gia accennato, fa della dark wave inglese e del gothic rock il fulcro della propria proposta. Il quartetto regge bene il palco e gode fin da subito di suoni azzeccati per il proprio modo di fare musica, un modo non proprio originale ma ben interpretato dai parigini, e, in particolar modo, dal proprio singer, devoto all’introspettività musicale di un mai abbastanza compianto Ian Curtis. I pochi pezzi a disposizione scorrono via senza infamia e senza lode: aiutati dalla poca luminosità e dal pubblico ancora scarseggiante, l’atmosfera si rende particolarmente azzeccata per riuscire ad apprezzare questa piccola parentesi “inglese” della serata, lanciata fin da subito in un palpabile senso di timidezza che caratterizzerà anche le band a venire. Quindi, considerando il contesto, un’esibizione che si è lasciata apprezzare tra un acquisto di CD e l’altro.
LES DISCRETS
C’è grande attesa per questa esibizione, la prima degli autori di “Septembre Et Ses Dernières Pensées”, disco pubblicato nel 2010 da una sempre attenta Prophecy Productions ed apprezzato da molti, compresa la nostra redazione, che non se l’è di certo lasciato sfuggire. La band di Fursy Teyssier è alle prime uscite in pubblico, quindi ancora un tantino “acerba” in sede live, un universo ancora tutto da esplorare e da migliorare per le note suggetive e delicate dei Les Discrets, qui senza la presenza femminile di Audrey Hadorn e con tre quarti di lineup degli Alcest sul palco. Aggraziato nella sua performance, Fursy si è dimostrato ancora troppo timido e concentrato nella trasposizione dal vivo dei suoi brani, suonati in maniera impeccabile, ma resi leggermente distaccati dall’ancor poca unità d’intenti della formazione sul palco. La setlist è breve e penalizzata da qualche problema audio per i francesi, bravi comunque nell’incentivare l’acquisto del nuovo “Ariettes Oubliées…” con la messa in mostra di ben tre brani, caratterizzati da una corporatura più introspettiva e personale rispetto all’esordio, rappresentato in scaletta da “L’échappée”, “Les Feuilles De l’Olivier” e “Song For Mountais”. Pochissime le parole di Fursy durante e al termine dello show, un’acerbità ancora da abbattere e che, tuttavia, non ha compromesso più di tanto la performance di classe e qualità che ci aspettavamo.
ALCEST
I musicisti sono quelli, la sostanza cambia. Negli Alcest ci sono i gia citati tre quarti di formazione dei Les Discrets, ma, una volta partiti sulle note di “Autre Temps”, è tutta un’altra musica. La band mette fin da subito in mostra tutta l’esperienza dal vivo che ha accumulato in questi anni, partendo intensamente con il proprio ibrido di post rock, shoegaze e sporadiche pillole di black metal, pur rimanendo sul palco con la solita timidezza e, nel caso di Neige, limitando ad una manciata di sorrisi il suo compiacimento dalla risposta dell’audience, al contrario, sorridente e esaltata dall’ennesima performance sopra le righe del suo gruppo. Per l’acustica, lo spettacolo è stato valido e godibilissimo, limitando gli intoppi audio ad una manciata di casi isolati e dando particolar risalto al volto più aggressivo degli Alcest: sugli scudi, quindi, i due unici estratti da “Écailles De Lune”, vale a dire “Écailles De Lune – Part 1” e “Percées De Lumière”, a parere nostro gli apici emotivi ed esecutivi dello show. Detto questo, il resto è la solita cascata di emozioni e pathos fuoriusciti dagli amplificatori: tanto spazio ai rappresentanti dal nuovo “Les Voyages De L’Âme”, dal quale vengono pescati i primi tre brani – splendida l’accoppiata formata da “Là Où Naissent les Couleurs Nouvelles” e dalla titletrack – e la conclusiva “Summer’s Glory”, posta in chiusura per un finale a dir poco epico. L’impressione è comunque quella che la band si trovi a proprio agio soprattutto con gli estratti dall’esordio, trasportati dalla carica emotiva dell’interpretazione e rafforzati da una fedeltà d’esecuzione che, a tratti, viene a mancare negli episodi di “Les Voyages De L’Âme”. Infine, le linee vocali sussurrate di Neige – alternate a quelle di Zero – permettono all’audience di immedesimarsi in prima persona nelle introspettive composizione del timido songwriter, creando tra band e pubblico un feeling accattivante e guadagnandosi così una pioggia di applausi meritati. Dopo undici pezzi (per più di un’ora di concerto) gli Alcest lasciano il palco in punta di piedi, e, ancora una volta, ci abbandonano ai soliti volti soddisfatti e complimenti ai quali ci hanno abituato da qualche anno a questa parte. Come sempre, impeccabili.