Report a cura di Carlo Paleari
Serata all’insegna della musica introspettiva in una fredda nottata di metà autunno al Magnolia di Segrate, alle porte di Milano. L’occasione è data dal tour dei francesi Alcest, forti della pubblicazione del loro quinto album in studio, “Kodama”, un omaggio alla cultura giapponese, al maestro Hayao Miyazaki e all’illustratore Takato Yamamoto. Quale accoppiata migliore, quindi, per accompagnare il duo francese, se non i nipponici Mono, anch’essi freschi della pubblicazione di un nuovo album, “Requiem For Hell”, che conferma la classe dei quattro musicisti. L’area che ospita il palco del Magnolia è ancora piuttosto fredda e il pubblico rimane imbacuccato in giacche e sciarpe mentre inizia a riempire le prime file in attesa dell’inizio del concerto; ma l’affluenza è già più che discreta e al termine della serata il locale vedrà una platea nutrita ed eterogenea assiepata davanti al palco.
SYNDROME
Ad aprire la serata Mathieu Vandekerckhove, musicista belga che ci presenta il suo progetto solista, Syndrome. Proprio quest’ultimo è già nel pieno del suo set quando raggiungiamo il palco del Magnolia e purtroppo non riusciamo ad assistere all’intera esibizione. La proposta dell’artista è una pregevole fusione di ambient, soundscape dilatati nello spazio, delicati arpeggi ed un sapiente uso della loop station, che permette al chitarrista di procedere per progressive costruzioni. In alcuni passaggi il musicista belga si avvicina al microfono per declamare qualche verso o sussurrare qualche parola accompagnato dalla musica. Durante l’esibizione un proiettore aggiunge un tocco di movimento alla performance che altrimenti vedrebbe il solo Mathieu seduto a controllare al meglio tutta la sua strumentazione. Al termine del set, il pubblico appare soddisfatto della performance e in effetti, pur trattando una materia non facile da far apprezzare dal vivo, il risultato finale è stato tutt’altro che noioso, con una musica avvolgente ed ipnotica che non ha lasciato indifferenti gli astanti.
MONO
Il locale si sta lentamente popolando quando salgono sul palco i quattro musicisti giapponesi, accolti con calore dal pubblico mentre risuonano le note di “Ashes In The Snow”, che trasporta gli ascoltatori nell’universo sonoro creato da questi artisti di talento. I due chitarristi Takaakira Goto e Yoda si posizionano ai due lati del palco e iniziano la loro costruzione sonora; la bassista Tamaki aggiunge spessore, colpendo allo stomaco, ed affiancando l’efficace drumming di Yasunori Takada. Man mano che le architetture musicali prodotte dai quattro prendono forma, in un continuo crescendo di emozioni, appare evidente come la parola più adatta a descrivere questa serata sia ‘intensa’. I Mono modellano le emozioni degli astanti, prima accarezzano per poi esplodere in un liberatorio grido strumentale che sconquassa il pubblico e lascia svuotati e accasciati i musicisti stessi, che si ritrovano in ginocchio nei momenti più lancinanti. I brani, tutti strumentali, si susseguono presentando il nuovo lavoro, ispirato alla Divina Commedia, con l’esecuzione di “Death In Rebirth” e “Requiem For Hell”, mentre il resto della ormai nutrita discografia del quartetto viene proposto con “Pure As Snow (Trails Of The Winter Storm)”, “Dream Odyssey” e “Recoil, Ignite”. Il pubblico partecipa con trasporto per tutto il concerto, incitando la band tra un brano e l’altro e seguendo con attenzione ogni nota del gruppo. Al termine del set, i Mono si congedano ringraziando sentitamente e ricevendo il giusto applauso da parte di tutti i presenti.
ALCEST
Sono già le 23.15 quando finalmente gli Alcest fanno il loro ingresso sul palco, accompagnati dalla registrazione di “Onyx”, il brano strumentale che chiude il nuovo “Kodama”. Il palco è essenziale, senza nessun orpello scenico, con Neige posizionato al centro, accompagnato da una seconda chitarra, basso ed il fedele Winterhalter alla batteria. Il concerto parte benissimo con la title track del nuovo lavoro, seguita da “Je Suis D’Ailleurs”: le nuove composizioni rendono molto bene dal vivo e la proposta degli Alcest, così elegante su disco, perde forse in delicatezza, ma guadagna senza dubbio in energia e potenza, risultando quasi lineare rispetto a quella appena conclusa dei Mono. Purtroppo nella prima parte del concerto, almeno da dove ci troviamo, i suoni non sono eccelsi, con la voce di Neige completamente coperta dagli strumenti, che penalizzano parecchio la resa finale. Man mano che i brani scorrono e retrocedendo verso il mixer, la situazione si stabilizza e finalmente tutti gli strumenti risultano ben bilanciati. Lo show prosegue con due estratti più vecchi, “Écailles De Lune – Part 1” ed “Autre Temps”, ma ampio spazio viene lasciato ancora al nuovo “Kodama”, che vede altri due brani in scaletta, “Oiseaux De Proie” ed “Enclosion”. Si vede che la band è soddisfatta del materiale inedito e anche il pubblico sembra conoscere bene le nuove canzoni con il risultato che alla fine della serata avremo assistito alla riproposizione quasi integrale dell’album da poco dato alle stampe. Il frontman, intanto, non si lascia andare troppo in chiacchiere, limitandosi a chiedere al pubblico come stesse andando la serata e se tutti fossero soddisfatti. Un boato di eccitazione sale dall’audience quando il musicista introduce uno dei pezzi migliori di “Écailles De Lune”, “Percées De Lumière”, che si rivela una graditissima sorpresa, visto che nelle scalette delle date precedenti non era stata inserita; mentre la chiusura viene affidata a “Délivrance”, che conclude dopo circa 75 minuti il set degli Alcest. Il pubblico, nonostante l’ora tarda, richiede a gran voce un bis, ma è ora di smontare e di tornare al freddo di novembre. La serata, comunque, non può che avere un bilancio positivo: abbiamo assistito a tre performance molto diverse tra loro, con in comune il forte impatto emotivo, capace di toccare corde profonde, ciascuna con i propri colori e la propria sensibilità artistica.