16/11/2024 - ALCEST + SVALBARD + DOODSESKADER @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 20/11/2024 da

Report di Alessandro Elli
Fotografie di Benedetta Gaiani

In un novembre pieno di proposte, molti appassionati hanno scelto di dare fiducia agli Alcest, riempiendo l’Alcatraz per questo sabato sera ormai invernale.
La band di Neige, che non si vedeva in Italia da due anni, non ha certo bisogno di lunghe presentazioni, grazie a venticinque anni di carriera durante i quali si è guadagnata un posto di riguardo in ambito post-black metal, con la sua musica malinconica e crepuscolare, caratterizzata da frequenti derive shoegaze. In questo tour, i transalpini promuovono il loro settimo album, “Les Chants De L’Aurore”, pubblicato qualche mese fa.

Due sono i gruppi di supporto: il duo belga Doodseskader, che propone uno sludge sperimentale e fortemente contaminato, e gli inglesi Svalbard, che invece si muovono tra post-hardcore, post-metal e screamo, una miscela peculiare ed ormai riconoscibile.
Un pacchetto decisamente eterogeneo, tanto da stuzzicare la curiosità dei numerosi presenti. Vediamo come è andata.

L’orario di inizio alle 18,35 ha, come sempre, fatto discutere, tra chi si lamenta di non potere arrivare in tempo e chi, al contrario, è felice di potere rincasare ad un’ora decente; in ogni caso, fin dall’apertura delle porte l’Alcatraz è praticamente pieno e la decisione di utilizzare il palco minore appare penalizzante per i partecipanti, stipati in una spazio piccolo poiché l’affluenza è piuttosto importante fin da quando i DOODSESKADER si presentano sul palco.
Il duo nasce a Gent nel 2020 per iniziativa del bassista/cantante degli Amenra Tim De Gieter e del batterista/cantante Sigfried Burroughs: autori di due album, i belgi propongono un genere di difficile definizione che, partendo da basi sludge, si avventura in improbabili derive che vanno dal nu metal al metalcore, passando per il grunge.
Tutto ciò, sulla carta, appare pretenzioso, considerando oltretutto che questa miscela viene suonata da due soli musicisti, e dal vivo se ne ha una parziale conferma: in un turbinio di suoni che cambiano continuamente, alcuni momenti sono piacevoli, altri piuttosto sfocati, soprattutto a causa di intrecci vocali non sempre convincenti. Tuttavia una buona presenza sul palco, l’energia sprigionata durante tutto il set e visual molto ben realizzate rendono positiva la prestazione (la prima in Italia, come sottolineato dallo stesso Tim).

Avevamo visto gli SVALBARD passare da Milano solamente a Marzo, al Legend Club di supporto agli Enslaved e, in quell’occasione, la performance dei britannici era stata limitata dal cattivo stato di salute della cantante Serena Cherry.
Questa sera i quattro hanno quindi l’opportunità di riscattarsi e di certo non deludono, nonostante il tempo a disposizione permetta loro di eseguire solo sette pezzi: la stessa Serena, al centro del palco, è il motore del gruppo, con il suo screaming affilato, coadiuvata dall’altro chitarrista Liam Phelan, sicuramente meno incisivo dal punto di vista vocale ma fondamentale nell’economia della band con i suoi riff e la sua esuberanza; la sezione ritmica, che vede Chris Prince al basso e Mike Lilley alla batteria, è precisa e puntuale nello scandire i ritmi di un post-hardcore che viene rielaborato in chiave personale, con l’inserimento di suggestioni blackgaze e dream pop le quali, soprattutto dal vivo, sembrano risaltare.
La scaletta ricalca per gran parte quella proposta qualche mese fa, con un’ovvia preponderanza dei pezzi estrapolati dall’ultimo album “The Weight Of The Mask”: “Eternal Spirit”, messa in apertura, rappresenta il lato più metal degli inglesi, mentre la conclusiva “Faking It” suona come un’esplosione di rabbia e furore. Tra i brani vecchi, spiccano l’urgenza di “Disparity” e la più articolata “Open Wound”.
Gli Svalbard sono in giro da ormai tredici anni, hanno intrapreso un percorso coerente con una certa sicurezza, e anche in sede live sono una solida realtà.

Sono le 20,45 ed è l’ora degli headliner: gli ALCEST salgono sul palcoscenico di un Alcatraz gremito in ogni ordine di posti e l’urlo dei presenti fa subito presagire il calore che il pubblico riserverà ai francesi in questa serata.
I transalpini, che non erano passati dall’Italia lo scorso anno per il tour celebrativo del decennale di “Écailles De Lune” (previsto nel 2020 ma rimandato causa pandemia), stanno promuovendo l’ultimo disco “Les Chants De L’Aurore”, pubblicato a giugno, ennesimo tassello di una discografia che non conosce passi falsi.
Ciò che balza immediatamente all’occhio è la splendida scenografia, tutto sommato semplice ma molto efficace, con la copertina dell’album riproposta come sfondo ed il disco del Sole che varia più volte colore, giocando sempre su tonalità calde e sulle ombra proiettate dai musicisti, in un effetto molto suggestivo.
Neige è defilato sulla sinistra, mentre Winterhalter occupa una posizione più centrale, affiancati da Indria e Zero, rispettivamente bassista e chitarrista/voce a completare la formazione dal vivo e così si parte con tre canzoni nuove; “Komorebi” è tenue ed avvolgente, “L’Envol” dinamica ed ipnotica nel suo dipanarsi, ma è in “Améthyste” che convivono tutte le anime degli Alcest: la loro musica si basa sui contrasti, sull’unione di mondi distanti come le ombre del black metal e le luci dello shoegaze, la ferocia dello screaming con la delicatezza delle voci pulite, e questi musicisti sono in grado di coniugare la concretezza del primo con le atmosfere eteree del secondo in modo naturale e spontaneo.
Le incursioni nel passato vanno a toccare un po’ tutte le opere precedenti ed un cenno meritano la toccante “Écailles De Lune – Part 2” e le aperture dinamiche mescolate a passaggi più aggressivi di “Protection” ma, sicuramente, tutti avranno gioito per il ripescaggio di “Souvenirs D’Un Autre Monde”, pezzo che dà il titolo ad uno degli album più amati.
Neige non è certo un tipo di molte parole, si limita a qualche ringraziamento e a qualche breve introduzione, con un tono timido e sommesso che rispecchia il suo modo di cantare e ci si avvia a passo spedito verso la fine: dopo la consueta pausa, si chiude con “Autre Temps” e con la malinconia acustica di “L’Adieu”.
Gli Alcest sono maestri nel creare sonorità nostalgiche e crepuscolari, abili sia nello scrivere musica sia nel riprodurla con l’adeguata profondità; ciò che può talvolta fermarli è una cattiva resa sonora, ma non è il caso di questa serata, in cui i suoni erano ottimi, salvo un paio di  frangenti in cui la voce è sembrata misteriosamente sparire.
Le aspettative, ovviamente alte, non sono state deluse, ed il pubblico ha dimostrato di apprezzare salutando con un’ovazione.

Setlist Alcest:
Komorebi
L’Envol
Améthyste
Protection
Sapphire
Écailles De Lune – Part 2
Flamme Jumelle
Le Miroir
Souvenirs D’Un Autre Monde
Oiseaux De Proie
Autre Temps
L’Adieu

DOODSESKADER

SVALBARD

ALCEST

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