01/02/2023 - ALESTORM + GLORYHAMMER + WIND ROSE + RUMAHOY @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 06/02/2023 da

Introduzione e report di Roberto Guerra
Fotografie di Moira Carola

Un Alcatraz con impostazione ‘ridotta’ è quello che si presenta dinnanzi ai nostri occhi questa sera una volta messo piede nel noto locale milanese: il palco selezionato è infatti quello secondario, sfruttato però al massimo del proprio potenziale, in quanto sin dall’inizio del concerto appare palese un’affluenza davvero importante, che con tutta probabilità arriverà a toccare il numero massimo tollerato per questa configurazione della venue. Parliamo naturalmente di una serata estremamente scanzonata, giovane, colorata e improntata sul puro intrattenimento spensierato, contando che siamo in presenza di quattro realtà rinomate per la loro capacità di far spegnere il cervello con gaudio a quegli estimatori, spesso piuttosto giovani, affezionati ad un determinato approccio vicino ad una deriva fantasy e, in due casi specifici, al limite del demenziale. Che si tratti di pirati, cavalieri o guerrieri nanici, chiunque non disdegni la possibilità di proiettare la propria essenza in mondi esterni al nostro, nel bill odierno potrà trovare di che sorridere, anche se non mancherà qualche piccola e soggettiva nota dolente. Buona lettura!

I primi a fornire la propria idea di intrattenimento stasera sono i RUMAHOY, il cui frontman Luke ‘Yarrface’ Philip è ormai quasi un elemento ricorrente ai concerti degli Alestorm, tant’è che avremo la possibilità di godere della sua possente presenza anche tra qualche ora durante lo show degli headliner. Di loro abbiamo già parlato in passato, e dal vivo come su disco possiamo ribadire che la loro impostazione sia quanto di più demenziale e grottesco si possa desiderare, a base di abiti pirateschi e passamontagna, con un comparto musicale che si aggira attorno al folk metal, deviando però anche sulla dance in qualche momento isolato, come insegnato probabilmente dalla loro band di riferimento oggi presente. Pezzi come “Cowboys Of The Sea”, “Harambe, The Pirate Gorilla” e “Time To Party” fanno ridere e ballare alcuni presenti, lasciandone indifferenti diversi altri, anche se è impossibile non nutrire almeno un po’ di simpatia per questi buffi figuri, per quanto il livello musicale appaia abbastanza basilare e senza nessun guizzo in grado di renderli qualcosa di più che semplici intrattenitori di passaggio.

Alziamo drasticamente l’asticella coi nostrani WIND ROSE, il cui successo è in rapida crescita ovunque nel mondo, anche grazie a una formula in cui a spiccare è senz’altro il connubio tra le armature naniche, atmosfere fantasy e un sound power metal folkeggiante, per una formula tutto sommato piuttosto personale e riconoscibile. Senza contare che parliamo di una band che è il trionfo della cultura nerd, soprattutto per chi adora i videogiochi e i romanzi ad ambientazione affine, nonché gli indimenticabili giochi di ruolo con cui dilettarsi in compagnia. Tutto questo dona un’identità piuttosto forte alla formazione toscana, che peraltro dimostra ad ogni uscita di saper confezionare dei dischi piacevolissimi se approcciati per quello che vogliono essere, e lo stesso si può dire per i live: i nostri cinque ragazzoni riescono a catalizzare l’attenzione a parole e tramite dei suoni di ottima fattura, volti a valorizzare una scaletta abbastanza breve, ma dosata con cura per permettere agli astanti di lanciarsi nel pogo con in mano asce, spade e scudi di plastica. In particolare con “Drunken Dwarves”, “Mine, Mine, Mine!” e l’immancabile cover della celebre “Diggy Diggy Hole”, il pubblico conferma il piglio di una line-up che, piaccia o non piaccia, appare destinata a calcare grandi palchi e magari anche a diventare l’elemento metal ricorrente a fiere del fumetto ed eventi analoghi.

Teniamo in mano le armi, senza sfilarci nemmeno un singolo componente dell’armatura, perché siamo in attesa della prima apparizione in territorio italiano della rinnovata formazione che porta il nome dei power metaller GLORYHAMMER, giunti di recente a una apparentemente poco amichevole separazione dal loro iconico cantante Thomas Winkler, la cui nuova band appare già come una sorta di dissing vivente nei confronti dei suoi ex compagni, ma ne parleremo in separata sede. Il nuovo frontman è quel mostro di estensione vocale di Sozos Michael, che già ci aveva fatto godere qualche anno fa durante la sua permanenza negli Helion Prime, e in effetti possiamo dire che la scelta sia ricaduta sulla figura giusta, in quanto provvisto non solo della tecnica, ma anche dell’attitudine ‘circense’ per enfatizzare l’esecuzione di pezzi come la iniziale “The Siege Of Dunkeld (In Hoots We Trust)”, “The Land Of Unicorns” e la prevedibile “Fly Away”, attualmente unico brano da lui registrato disponibile in rete. Sono davvero tanti i presenti con indosso una maglietta dei Gloryhammer, o comunque ben disposti nei loro confronti, e anche per questo il risultato in termini di resa è quello cui la line-up in questione ci ha abituato in passato, con quei ritornelli di facile assimilazione cantati a gran voce in supporto a un’esecuzione essenziale, ma comunque piacevole. Agli attimi finali sulle note di “Universe On Fire” e “The Unicorn Invasion Of Dundee” viene prontamente affiancato l’annuncio in pompa magna del fatto che il nuovo album uscirà quest’anno, con relativo tour abbinato, per la gioia di tutti gli estimatori presenti in sala. Speriamo che il songwriting, per quanto semplice, continui ad attestarsi su livelli equiparabili a quanto già fatto.

Chiudiamo infine proprio con gli ALESTORM e col loro folk/power metal piratesco con sprazzi pop, dinnanzi allo sguardo a metà tra il buffo e l’inquietante della paperella gigante collocata on stage, ormai vero e autentico marchio di fabbrica dei cosiddetti ‘heavy metal pirates’, che stasera iniziano invero con qualche inciampo sul fronte sonoro, aggiustato fortunatamente in corsa per permettere alla scaletta di ingranare. Questa si presenta buona, ma non eccelsa, in quanto figurano delle assenze a tratti un po’ inspiegabili, così come un’attenzione eccessiva per quegli estratti orientati unicamente alla cafonaggine più pura, come ad esempio “Tortuga” o la cover di “Hangover”, per non parlare di “Fucked With An Anchor”, cui viene affidata addirittura la chiusura dell’intero concerto. Per carità, noi per primi troviamo divertenti le suddette parentesi, ma avremmo preferito vederle in posizioni meno di rilievo e, a dirla tutta, non ci sarebbe dispiaciuto sostituirne una o due con estratti tristemente esclusi, come “Over The Seas” o “Captain Morgan’s Revenge”. A parte questa considerazione soggettiva, siamo lieti di poter constatare che i brani provenienti dal loro ultimo lavoro, tra cui figurano “Under Blackened Banner”, “Cannonball” e “Magellan’s Expedition” funzionano davvero bene dal vivo come su disco, anche se pure in questo caso si notano delle assenze. Similmente, non si sbaglia nemmeno con cavalli di battaglia del calibro di “Keelhauled”, Shipwrecked” o “Drink”, sempre ben interpretate dal simpatico Chris Bowes e da tutta la ciurma, che partecipa direttamente e interagisce col pubblico, arrivando persino ad un conclusivo e inaspettato stage diving da parte dello stesso frontman, ennesimo segno della immensa affezione che i nostri cinque ubriaconi nerd hanno per i loro fan.

Setlist:
Keelhauled
Pirate Metal Drinking Crew
Under Blackened Banners
The Sunk’n Norwegian
Alestorm
Cannonball
Hangover (Taio Cruz cover)
Magellan’s Expedition
Mexico
Tortuga
Nancy the Tavern Wench
Rumpelkombo
Shipwrecked
P.A.R.T.Y.
Death Throes of the Terrorsquid
Shit Boat (No Fans)
Drink
Zombies Ate My Pirate Ship
Fucked With an Anchor

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