Report a cura di Roberto Guerra
Il fatto che ogni data degli scozzesi Alestorm prevista in territorio italiano abbia registrato il sold out è un indice non indifferente dell’enorme successo che questa band continua a riscuotere ogni anno che passa, grazie alla propria proposta divertente e ricca di spunti comici ispirati, come di consueto, a una combinazione di atmosfere nerd e piratesche. Similmente, anche gli islandesi Skalmold possono vantare un seguito non indifferente, anche se decisamente inferiore rispetto agli headliner previsti per venerdì 30 novembre in quel del Dagda Live Club di Retorbido (PV), una location non particolarmente spaziosa ma tutto sommato funzionale per ospitare numerosi eventi di questo tipo. A tutto ciò, aggiungete anche una apprezzata realtà nostrana come i Sailing To Nowhere e avrete tutti gli ingredienti per un concerto con relativamente poche pretese, ma comunque dotato di tutti gli stilemi per concedere un piacevole diversivo dallo stress di tutti i giorni, tra birre a non finire e atmosfere oltremodo goliardiche. Buona lettura!
SAILING TO NOWHERE
I romani Sailing To Nowhere ultimamente si sono resi partecipi di varie apparizioni su numerosi palchi d’Italia, con risultati a parer nostro un po’ altalenanti per ragioni che possono andare dalla resa sonora al puro e semplice impatto trasmesso su un pubblico non sempre in grado di apprezzare una proposta tutto sommato abbastanza inflazionata e derivativa, seppur comunque adeguatamente ben scritta. Al Dagda il risultato non appare poi molto diverso rispetto ad altre volte, innanzitutto per via di una quantità notevole di problemi tecnici che non fanno altro che minare l’interpretazione ad opera di Marco Palazzi e compagni, tra microfoni che smettono di funzionare e suoni di chitarra assolutamente non convincenti, soprattutto in fase solista. In generale, giusto per non smentirci, la gestione del comparto sonoro, equalizzazione compresa, sarebbe decisamente da rivedere in modo da permettere alla band di esprimere tutto il proprio potenziale, espresso solo in minima parte in questa occasione. Il songwriting semplice e immediato avrà comunque convinto alcuni dei presenti nonostante la presentazione colma di magagne, ma abbiamo ben pochi dubbi nel momento in cui affermiamo di aver visto i Sailing To Nowhere in momenti decisamente migliori in passato.
SKALMOLD
All’interno di un movimento nazionale, quello islandese, sempre più in fermento ed apprezzato, gli Skalmold sono senza dubbio fra le più emblematiche di quelle che possono essere le proposte musicali provenienti da quelle fredde terre. L’accoglienza relativamente calorosa ricevuta dal pubblico al momento dell’ingresso on stage lascia ben sperare, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti in occasioni passate, tra cui ricordiamo ad esempio l’ultima edizione del compianto e controverso Fosch Fest. Anche per gli Skalmold non mancano le difficoltà inerenti alla resa dei suoni, nonché alla diffusione di questi ultimi: delle ben tre chitarre on stage, ad esempio, ne rimangono tendenzialmente solo due nell’impianto in base alla posizione selezionata per assistere al concerto, col conseguente risultato di non riuscire a cogliere tutti i passaggi contenuti all’interno dei brani proposti, cantati ovviamente in lingua islandese. A parte questo, parte del pubblico sembra comunque apprezzare lo spettacolo essenziale messo in piedi dalla band di Reykjavik, e persino noi dobbiamo riconoscere nuovamente le loro più che discrete doti nel momento in cui si tratta di proiettare i presenti in mezzo a una battaglia, al netto forse di uno sbadiglio o due. In ogni caso, prima che l’ignoranza in senso buono cominci a farla da padrone, un sonoro ‘bravo’ agli Skalmold non lo si può negare.
ALESTORM
L’assenza della paperella gigante per via delle dimensioni contenute del palco non scoraggia in alcun modo la ciurma capitanata dal buon Christopher Bowes, rigorosamente munito di sandali e cappellino, la quale esordisce sulle note dell’apprezzata “Keelhauled” dopo un intro in stile dubstep basato proprio su quest’ultima; inutile evidenziare che il delirio si impossessa immediatamente dei presenti, proseguendo con le successive “Alestorm”, “Magnetic North”, e “Mexico”. Le parentesi provenienti dal periodo più piratesco degli Alestorm sono le più apprezzate da molti, tra le quali non possiamo non citare la classicissima “Over The Seas”, le immancabili “Nancy The Tavern Wench” e “Captain Morgan’s Revenge” e, prima di una pausa, la esaltante “Shipwrecked”. Irrinunciabili da parte della band di Perth anche i siparietti alcolici, tra cui quello in cui un ‘gentiluomo’ corpulento si presenta on stage per scolarsi tre lattine di birra in rapida successione, tra gli applausi e le ovazioni di pubblico e amici della band. L’encore finale, tanto per rimanere in argomento, si apre proprio con la fomentante “Drink”, anch’essa cantata a gran voce mentre nel parterre si sprecano crowd surfing e moshpit rigorosamente a torso nudo, anche per via del caldo infernale all’interno della location. Con la simpatica cover di “Wolves Of The Sea” e la stupidissima “Fucked With An Anchor” si chiude uno show che ha ancora una volta adempiuto a quello che era il suo compito sin dall’inizio, ossia intrattenere e divertire i presenti senza fornire chissà quali espedienti artistici elevati, in questo caso assolutamente non necessari; ciò prosegue anche a concerto concluso, con l’intera band immediatamente in mezzo agli estimatori per bere un’ultima birra insieme, facendo anche due chiacchiere su argomenti rigorosamente poco seri. Come ribadiamo sempre, nel metal c’è spazio per quasi ogni tipo di emozione e tra queste c’è anche la pura e semplice goliardia ignorante, della quale gli Alestorm sono indiscussi dominatori ora come ora.
Setlist:
Keelhauled
Alestorm
Magnetic North
Mexico
Over The Seas
The Sunk’n Norwegian
No Grave But The Sea
Nancy The Tavern Wench
Rumpelkombo
1741 (The Battle Of Cartagena)
Hangover (Taio Cruz cover)
Pegleg Potion
Bar ünd Imbiss
Captain Morgan’s Revenge
Shipwrecked
Drink
Wolves Of The Sea (Pirates Of The Sea cover)
Fucked With An Anchor