10/09/2019 - ALICE COOPER + BLACK STONE CHERRY @ Pala Alpitour - Torino

Pubblicato il 13/09/2019 da

Report a cura di Carlo Paleari
Fotografie di Matteo Musazzi

Dopo parecchi anni passati in locali di media grandezza, finalmente Alice Cooper torna a calcare un palco di grandi dimensioni, capace di valorizzare al meglio lo spettacolo da Grand Guignol che da sempre accompagna il cantante. L’unica data italiana di Mr. Vincent Damon Furnier, infatti, abbandona l’abituale capoluogo meneghino, spostandosi invece a Torino, nell’enorme Pala Alpitour, location che ha ospitato band del calibro di Metallica, Kiss, Green Day… tutti nomi capaci di spostare migliaia e migliaia di fan. È evidente che nessuno si aspettasse un sold-out da un concerto di Alice Cooper e alla fine i numeri non saranno di molto superiori al concerto tenutosi all’Alcatraz di Milano nel 2017, ma lo spettacolo… quello è stato assolutamente degno dei più grandi!


BLACK STONE CHERRY

Prima di passare al vecchio Occhi Neri, però, non possiamo non raccontare anche l’energico concerto tenuto dai Black Stone Cherry, un po’ penalizzati da un orario di inizio proibitivo (soprattutto per i non torinesi), che però si sono resi protagonisti di uno show trascinante e robusto nella migliore tradizione hard rock e blues. D’altra parte la formazione americana è ormai una garanzia di qualità, con lavori sempre di livello e un’attitudine sincera, ruvida, figlia della grande tradizione a stelle e strisce. Impossibile non farsi trascinare da composizioni come “Blame It On The Boom Boom”, “White Trash Millionaire” o la conclusiva “Family Tree”. Il punto più alto del concerto, però, cade con l’ottima “Cheaper To Drink Alone”, dilatata per lasciare spazio a scorribande strumentali, momenti di interazione con il pubblico e perfino un accenno alla storica “Purple Haze” di Jimi Hendrix. La band sfrutta al meglio il palco, correndo a destra e a sinistra senza sosta, mentre il batterista picchia come un forsennato, arrivando ad un certo punto a spaccare una bacchetta nel pieno di una canzone! I Black Stone Cherry si congedano, quindi, tra meritati applausi, per lasciare posto ad un drappo violaceo e a minacciosi occhi da ragno.

 

ALICE COOPER
Pur amando incondizionatamente lo spettacolo di Alice Cooper, tanto da volerlo vedere ad ogni occasione possibile, dobbiamo ammettere una cosa: negli ultimi tour, l’allestimento portato sul palco dal cantante stava iniziando a mostrare, se non qualche cenno di stanchezza, quantomeno una certa ripetitività. Sempre un grande show, per carità, ma i fan più affezionati avrebbero potuto anticipare passo per passo quello che sarebbe accaduto di lì a poco sul palco. Speravamo, quindi, che questo nuovo tour, in una cornice diversa, avrebbe potuto dare una ventata d’aria fresca: per fortuna le aspettative non sono state deluse, restituendoci un concerto che riesce al tempo stesso a mantenere il marchio di fabbrica di Alice, lasciando spazio però a canzoni e trovate sceniche rinnovate.
Il primo aspetto che salta agli occhi quando, finalmente, il sipario si apre è la scenografia: la crew di Alice ha eretto sul palco una sorta di castello infestato, con tanto di torrione, torce che baluginano sinistre, portoni inchiavardati e scheletri ricoperti di ragnatele. Una struttura su due piani, che permette ai musicisti una grande libertà di movimenti e un colpo d’occhio davvero notevole. Alice fa il suo ingresso on stage con la solita aura maestosa, padrone assoluto del palcoscenico, e si parte alla grande con due classici: “Feed My Frankenstein” e, a ruota, “No More Mr. Nice Guy”. Bastano poche battute, però, per rendersi conto di non avere a che fare con la solita scaletta rimescolata: con grande gioia del pubblico viene ripescata “Bed Of Nails” da quella fucina di hit che risponde al nome di “Trash”; ma anche “Raped And Freezin’”, l’oscura “My Stars”, che non veniva eseguita dal vivo dagli anni Settanta, e perfino “Roses On White Lace”, tratta dal muscoloso “Raise Your Fish And Yell”. Su quest’ultima fa la sua prima apparizione Sheryl Goddard, la moglie di Alice, che raccoglie in quest’occasione il ruolo femminile che solitamente viene interpretato da sua figlia Calico.
Al tempo stesso, però, non mancano tutti quel momenti imperdibili ed iconici di un concerto di Alice Cooper: da “Billion Dollar Babies”, cantata in punta di fioretto (letteralmente), all’inno generazionale di “I’m Eighteen”, l’immancabile “Poison”, fino ad arrivare alla classica pièce teatrale che va a culminare nell’esecuzione con la leggendaria ghigliottina. Come da tradizione in questo punto viene lasciato ampio spazio alla band, sempre più solida ed efficace, che si cimenta in una jam sulle note di “The Black Widow”, prima di lasciare spazio agli incubi più distorti di Alice: non più “The Ballad Of Dwight Fry”, questa volta, ma la meravigliosa “Steven”, cantata da Alice mentre si trova imprigionato nella sua camicia di forza e scortato da due mostruosi uomini-bambino. Una volta caduta la testa mozzata e celebrata per l’ennesima volta la morte teatrale del pazzo dagli occhi cerchiati di nero con il canto liberatorio di “I Love The Dead”, ci si avvia rapidamente verso il finale con altre perle del passato come “Escape” e “Teenage Frankenstein”. Il sipario, infine, cala in un tripudio di coriandoli e palloni colorati, tra una “Under My Wheels” lanciata a gran velocità (con lo Zio che indossa la maglia azzurra della nostra Nazionale) e una “School’s Out” che, ancora una volta, si mescola ad “Another Brick In The Wall”.
Le luci si riaccendono e lo strambo carrozzone di Alice Cooper inizia a venire lentamente smontato, mentre il pubblico raggiante si avvia rapidamente verso l’uscita in un’atmosfera festosa: manca solo l’odore scoppiettante dei pop-corn e qualche nuvola di zucchero filato e avremmo la sensazione di uscire da uno strano luna park, divertente, esagerato, pieno di sorprese, di pupazzi giganteschi e attrazioni affascinanti. Il direttore, però, aveva qualcosa di strano, con quel suo naso adunco e quegli occhi cerchiati di nero…

Setlist

Feed My Frankenstein
No More Mr. Nice Guy
Bed of Nails
Raped and Freezin’
Fallen in Love
Muscle of Love
I’m Eighteen
Billion Dollar Babies
Poison
Roses on White Lace
My Stars
Devil’s Food
Black Widow Jam
Steven
Dead Babies
I Love the Dead
Escape
Teenage Frankenstein

Under My Wheels
School’s Out / Another Brick In The Wall pt.2

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