Report a cura di William Crippa
Tornano in Italia gli Amaranthe ad un anno di distanza dalla loro ultima vincente esibizione, avvenuta sempre al Live Music Club di Trezzo sull’Adda, forti di consensi sempre crescenti e di un album, “Massive Addictive”, apprezzatissimo da parte dei fan. A supporto della band svedese per questo tour i conterranei Engel, guidati dall’In Flames Niclas Engelin, dediti a sonorità decisamente più dure di quelle proposte dagli headliner, e i giovani finlandesi Santa Cruz. Al nostro arrivo al locale la desolazione appare davanti a noi, con solamente poche decine di fan presenti, ma fortunatamente la situazione migliorerà nel corso della serata, fino ad arrivare ad occhio e croce ad un dignitoso mezzo Live riempito all’inizio degli Amaranthe. Ma sono già le 20, scendono le luci ed è già ora del gruppo di apertura…
SANTA CRUZ
I Santa Cruz irrompono sullo stage in maniera davvero energica, sulle note di “We Are The Ones To Fall”, accolti in maniera davvero calorosa da parte del pubblico. Il glam scandinavo di Archie Cruz e compagni colpisce subito nel segno e già dal secondo brano, “Velvet Rope”, appare chiaro che il set del quartetto sarà un vero successo. Archie si distrae con il pubblico ed annuncia il brano sbagliato, ma Johnny Cruz, l’altro chitarrista della band, è lesto a fermarlo e a correggerlo, così è la prevista “My Remedy” ad essere eseguita. I suoni stasera non sono affatto buoni e le chitarre, dotate di un volume eccessivo, sono tutto ciò che si riesce a sentire oltre alle voci, per una estrema penalizzazione della sezione ritmica; ma il pubblico soprassiede e supporta al meglio la band di Helsinki. “Let Them Burn”, e poi sarebbe il turno di “6 (66) Feet Under”, ma il bassista Middy, dopo essersi abbassato verso una ragazza del pubblico, si avvicina al microfono ed annuncia che, visto che stasera è il compleanno della ragazza in questione, ora la band le dedicherà “Nothing Compares To You”. “Wasted And Wounded”, prima dell’annuncio che manca solamente un brano alla fine del set, con grande disappunto da parte del pubblico presente; Archie Cruz lascia la chitarra e scende nel pit dei fotografi annunciando ‘We are Santa Cruz and we are “Aiming High”’, lanciando il brano che il biondo vocalist canta assieme ai fan in prima fila. Grandi sono i ringraziamenti per il pubblico che stasera ha premiato la giovane band finlandese, band che comunque non ha rubato nulla e che si è meritata il rispetto sul campo.
ENGEL
Dopo un rapido cambio di palco tocca agli svedesi Engel scaldare a dovere la venue prima degli headliner di serata. La band entra in scena sulle note dell’opener dell’ultimo album “Raven Kings”, “Salvation”, ma da subito si nota che qualcosa non va nella reazione del pubblico qui stasera per vedere gli Amaranthe, in quanto l’accoglienza per la band guidata da Mikael Sehlin è davvero molto fredda; sarà che il melodic death metal proposto è fin troppo duro per i fan di Elyze Ryd e soci, ma molti sono coloro che sembrano disinteressarsi al set in corso. Si prosegue con “Your Shadow Haunts You”, sempre dal lavoro più recente, e “Question Your Place”, da “Blood Of Saints” del 2012, durante la quale i Santa Cruz appaiono all’imbocco del pit dei fotografi per autografi e foto con i fan, distogliendo ancora di più l’attenzione dall’esibizione in corso. A ciò si aggiungono gli stessi problemi subiti dalla band di apertura, con la chitarra di Engelin completamente sbilanciata a coprire completamente la sezione ritmica. Ma il trend cambia leggermente con il proseguire dello show, complice una band che non demorde e continua ad incitare i presenti: brano dopo brano, con grande forza d’animo, gli Engel arrivano all’undicesimo e ultimo pezzo, “Until Eternity Ends”, strappando applausi al Live Music Club, per un dignitoso pareggio che non è stata una vittoria certamente, ma con uno show che per almeno il suo 60% ha minacciato di diventare una sconfitta clamorosa. Quindi bene così, da rivedere di fronte ad un pubblico differente.
AMARANTHE
Ore 22 precise, si spengono le luci ed un grande applauso esplode alla partenza dell’intro dello show; gli Amaranthe salgono sulle assi del Live eseguendo “Digital World”, dall’ultimo album “Massive Addictive”. Ciò che si nota immediatamente è che i problemi dovuti ad un suono sbilanciato nei confronti della chitarra sono scomparsi, con buona pace delle due band di supporto, e gli strumenti di Olof Morck, Johan Andreassen e Morten Sorensen si sentono forti e chiari. “Hunger” e poi “Invincible”, con il pubblico che canta coinvolto. Elyze si toglie la giacca e dal pubblico si alza un boato, prima dell’esecuzione di “Razorblade”, dopo la quale la bella svedese prende la parola ringraziando i fan presenti e dicendo che la band è orgogliosa di poter essere qui nuovamente stasera. È il turno della ballad “Burn With Me”, davvero intensa, prima che Jake E Berg rimanga solo a centro palco: il cantante tenta di ribadire il concetto già espresso dalla Ryd quando partono grida volgari e sessualmente esplicite all’indirizzo della ragazza. Jake si volta, intuendo cosa sia stato gridato, ed in perfetto italiano spara ‘Dammi una cartina che facciamo una canna’, facendo esplodere il locale in una sonora risata e alleggerendo la situazione. Si torna al debut album per “1.000.000 Light Years” e “Serendipity”, prima di “True”, che dal vivo guadagna davvero molto rispetto alla versione da studio. È il turno ora di “Trinity”, secondo singolo dall’ultimo lavoro da studio, seguito da altri due brani da “Massive Addictive”, la title track e “Over And Done”. La band è davvero in forma stasera e tiene alla perfezione il palco; Jake, monolitico e imperturbabile, crea un giusto contrasto con Elyze, sexy da morire, che passa gran parte del tempo on stage a salutare i fan e a mandare baci e simpatiche smorfie, mentre Henrik va e viene continuamente dalle retrovie, lasciando il campo ai due compagni ogni volta che non è impegnato al microfono. I tre strumentisti sanno il fatto loro e le esecuzioni sono ineccepibili, sebbene pochi sono coloro che volgono lo sguardo ai tre durante il set. Jake prende la parola e sfida il pubblico di Trezzo ad essere più rumoroso di quello di Monaco della sera prima, e al terzo tentativo il cantante si deve arrendere e dichiarare i fan italiani vincitori, con un grande applauso da parte dei presenti; tocca ora ad “Afterlife” e “Electroheart”, prima che tutta la band si raduni attorno alla pedana della batteria per il drum solo. Dopo “Leave Everything Behind”, Elyze si siede a bordo palco, dicendo ai fan di sentirsi bene e a suo agio come a casa sua, frase che fa letteralmente esplodere l’audience; da seduta, la vocalist annuncia “Amarantine”, ma riesce a malapena a pronunciare la prima parola del testo, ‘time’, prima che il pubblico inizi a cantare talmente forte da rendere inutile il cantato della bella svedese. Elyze quindi si alza e, immobile a bordo palco, guarda colpita la platea che canta alla perfezione e a gran voce la sua parte; dalle retrovie interviene Olof con una videocamera per immortalare il momento, prima che l’ingresso in scena di Jake riporti tutto alla normalità. Viene annunciato l’ultimo brano per la serata e il pubblico inizia a scandire a gran voce ‘Nexus – Nexus’, ma Jake spiega ai fan che stasera “The Nexus” non verrà eseguita per tagli alla scaletta dovuti a ritardi. “Call Out My Name” porta alla pausa. Prima dell’encore avviene una scena che sinceramente non ha alcun senso: Johan esce da solo sul palco, armato di birra, e inizia a sproloquiare prendendo in giro in maniera fin troppo ironica e spesso volgare i fan, per cinque minuti di follia che portano anche a qualche sonoro fischio nei confronti del bassista. Dopo un intermezzo assurdo che è parso infinito, il resto della band torna on stage per “Automatic”. Doppia dose di “Massive Addictive” con “Dynamite” e “Drop Dead Cynical”, prima che “The Nexus”, richiesta da tempo a gran voce, ponga fine alle ostilità, con buona pace di Jake E che non deve neppure cantare la propria parte perchè ci pensa il pubblico. Foto di rito dalla pedana della batteria con la bandiera italiana e grandi ringraziamenti da parte degli Amaranthe, che lasciano il palco da vincitori assoluti. La formazione stasera ha tenuto il palco in maniera perfetta e musicalmente ha sfoderato una prestazione grandiosa; il pubblico si è divertito tantissimo e ha cantato ogni singolo brano. Ad Elyze Ryd va il premio indiscusso per la cantante più sexy di sempre, dopo aver visto dal vivo, chi scrive, nel corso di anni ed anni tutte le cantanti possibili dal rock al metal più estremo semplicemente non c’è gara, ed un grande applauso per come Jake E Berg ha saputo gestire i cori sessisti nei confronti della sua vocalist. Resta da capire l’angle che ha visto il bassista Johan da solo sul palco per cinque infiniti minuti ad insultare il pubblico, momento che ha fatto calare la tensione e creato malumori. Davvero un gran concerto.