17/11/2016 - AMARANTHE + SONIC SYNDICATE + SMASH INTO PIECES @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 28/11/2016 da

Introduzione di William Crippa
Report a cura di William Crippa e Giovanni Mascherpa

Come ormai da tradizione, ecco tornare in Italia anche in questo 2016 gli Amaranthe di Elize Ryd, ormai costantemente in tour ed a poco più di un anno dall’ultima calata nel Belpaese. A loro supporto due band dotate di un sound a dir poco moderno ed ‘elettronico’, gli Smash Into Pieces ed i Sonic Syndicate. Al nostro arrivo al Live Music Club lo spettacolo non è dei più confortanti, perché il pubblico questa sera è decisamente scarso, ed alla fine arriverà, ad occhio e croce, a poco più di metà della capienza massima del locale. Certo, l’ultimo album degli Amaranthe, “Maximalism”, a parecchia stampa specializzata non è piaciuto molto ed i voti che si leggono on line allegati alle recensioni sono a dir poco scoraggianti, e per di più la band ormai è abituata a presentarsi dal vivo a Trezzo sull’Adda a cadenza annuale; ma un pubblico così inferiore per numero a quello visto nel 2015 è abbastanza scoraggiante. Questo influenzerà l’umore degli headliner di serata? Scopriamolo nel nostro report…

 

amaranthe - live club - 2016

SMASH INTO PIECES
Quando si dice essere tamarri. Gli Smash Into Pieces hanno capito in fretta come guadagnarsi attenzioni, puntando su un’immagine forte e patinata e una musica che fonde ritmiche tipiche dei dancefloor a chitarroni modern metal. L’apparizione sul palco del Live è degna di un headliner, in prima battuta grazie all’idea di piazzare uno schermo a led dinnanzi alla pedana della batteria, sul quale passano gli sgargianti video preparati in questi anni per accompagnare le proprie hit. Il batterista veste una sorta di elmo provvisto di luci azzurre che disegnano il logo del gruppo: di fatto il drummer impersona la figura disegnata sulla copertina del secondo album “The Apocalypse DJ”, che è poi il nome con cui è noto al pubblico il musicista. Gli altri membri della compagine svedese si presentano in maniera nettamente più sobria, nonostante tutti quanti abbiano il volto dipinto con una vernice fotosensibile utile a disegnare, anche in questo caso, il distintivo logo degli Smash Into Pieces. A fronte di questa tenuta di scena di facile richiamo, c’è da dire che i giovanotti nordici ostentano un songwriting intrigante, mescolante ritmi quasi ballabili a motivetti radiofonici, innervati da potenza di fuoco metalcore e gettate di basi elettroniche super-kitsch. Se ci mettiamo anche la voce sicura e dalla discreta estensione del vocalist Chris Adam Hedman Sörbye, abbiamo il quadro di una band professionale e attrezzata per confronti di questo livello. Quella che non ci saremmo aspettati è la risposta esaltata dei presenti, che sembrano conoscere benissimo i cavalli di battaglia di “The Apocalypse DJ” e del precedente “Unbreakable”. Vuoi anche per l’innata simpatia e l’entusiasmo di tutti i musicisti, che non si fermano un secondo per l’intera durata dell’esibizione, gli Smash Into Pieces conducono un concerto che nella sua sfacciata commercialità cazzara, attitudine da teenager spensierati e ammiccamenti pop può dirsi pienamente riuscito. Quando avremo disponibile il terzo full-length “Rise And Shine”, previsto per il 27 gennaio 2017, vi sapremo dire se ci sarà stata un’ulteriore evoluzione del sound di questo singolare connubio fra metal ed elettronica.
(Giovanni Mascherpa)

SONIC SYNDICATE
I Sonic Syndicate con il nuovo “Confessions”, uscito da circa un mese, hanno operato una sterzata stilistica assai brusca, passando dal metalcore quadrato delle release precedenti a un metal melodico iper-smussato pesantemente compromesso col pop. Un cambio di rotta probabilmente traumatico per chi si era affezionato alle pubblicazioni precedenti, mentre a osservare le reazioni di chi presenzia al concerto pare che nuovi adepti siano pronti a sostituire quelli che, delusi, hanno lasciato il gruppo svedese al suo destino. Delle tre performance della serata, quella dei Sonic Syndicate è sicuramente quella denotante le maggior imperfezioni ed errori, dovuti in parte a un impianto che decide di fare i capricci proprio nelle fasi iniziali della loro esibizione – togliendo per diversi minuti di scena chitarra e basso, quasi inudibili – e in secondo luogo a vocalizzi a volte un po’ arrangiati alla bell’e meglio. Prima e seconda voce vanno a intermittenza, si sente che il modo di porsi più trattenuto, verso registri rock, in alcuni casi molto radio-friendly, non é così facile da gestire per le corde vocali di Nathan J Biggs e Robin Sjunnesson, anche se al netto di mancanze d’ossigeno e poca disciplina nel gestire la voce non possiamo parlare di una prestazione disastrosa. Quello che manca in precisione lo si guadagna però in dinamismo e appeal melodico. Biggs salta da tutte le parti, compreso il bancone del bar raggiunto dopo un’escursione giù dal palco. Gli altri ragazzi gli tengono in testa, infondendo poderose iniezioni di adrenalina in un pubblico che non li lascia soli neanche quando la qualità dei suoni scende sotto il livello di guardia. I nuovi brani, per quanto di una semplicità disarmante, dal vivo funzionano benissimo e non fanno storcere il naso neanche a chi, come lo scrivente, di norma vede sotto una cattiva luce composizioni così edulcorate. Però i Sonic Syndicate con questi suoni e un’attitudine solare e disimpegnata ora ci vanno a nozze, il singer fa pure sudare cuoricini alle ragazze presenti, grazie al fisico palestrato e ai sorrisi smaglianti rivolti alla platea. Le grandi band sono altre, ma su di un palco gli ex-metalcorer se la cavano bene e ciò gli va doverosamente riconosciuto.
(Giovanni Mascherpa)

AMARANTHE
Ma ecco il momento atteso dai fan presenti… 22:15, giù le luci e via con la base di “Maximize”, opener del nuovo album, sulla quale gli Amaranthe irrompono sulla scena; “Boomerang”, a seguire, per una doppietta che già dalle prime battute mostra quanto dal vivo i brani di “Maximalism” possano essere efficaci e potenti; ma è con “Hunger” che il pubblico si scalda sul serio. Come risaputo, Jake E. Berg non è della partita per questo tour, sostituito dal cantante degli Smash Into Pieces Chris Adams; certo, il carisma di Jake è particolare e visivamente si nota molto la sostituzione, ma vocalmente Chris é davvero simile al cantante titolare della band, quindi si rivela una scelta azzeccata ed un rimpiazzo credibile, anche nel caso Berg non rientri più in formazione. “Invincible” e “1.000.000 Light Years” dal passato fanno bella mostra di loro prima che “Trinity” faccia scapocciare la venue in un grande headbanging. È il momento della prima ballad della serata, “True”, prima che Enrik Englund, presente oggi sul palco anche quando non richiesto, come non mai in passato, annichilisca il Live con una “Fury” che dal vivo acquista potenza e rasenta davvero il death metal. Elize viene lasciata sola on stage per l’esecuzione di “Endlessly”, delicata e deliziosa su album, ma che in sede live fa parecchio a pugni con il resto del materiale, pur mostrando appieno quanto la cantante sia vocalmente dotata. Terminato il momento strappacuore, ecco il pezzo più ‘tamarro’ nella cartucciera degli Amaranthe, “On The Rocks”, che trasforma il locale in un party generale, prima di lasciare spazio a Morten Sorensen per il suo solo invero abbastanza superfluo. “Automatic” è grandiosa e porta ad una “The Nexus” clamorosa, cantata a gran voce da tutta la venue, stranamente in posizione atipica in scaletta. Il pubblico si diverte, canta, si dimena e gioisce ad ogni pezzo. Dal canto suo la band oggi è in gran forma, guidata al meglio da un Enrik costantemente a fianco dei compagni, vista la defezione del clean male singer titolare, e da una Elize divertita e divertente, e sexy come sempre; grande la prestazione di Olof Morck, sempre in prima linea sciorinando pose da vero guitar hero, mentre monolitico e più statico appare Johan Andreassen, a supporto della batteria di Morten Sorensen. Ottimi i suoni, a coronamento di una performance davvero buona. Al solito “Amaranthine” è la canzone più amata ed attesa, e non appena Elize accenna le prime parole, il Live intero la copre cantando in coro a gran voce il testo, tanto da lasciare la vocalist in silenzio a godersi la scena, mostrando felice un banner passatole dal pubblico con il testo della canzone, almeno fino all’ingresso di Chris. “Call Out My Name” porta alla pausa, una pausa al solito dominata da Johan che torna da solo sullo stage giocando con i fan e protestando in maniera vibrante e colorita contro i venditori di merchandise falso; notevole a questo scopo è il lancio di numerose magliette originali ai fan, magliette contro coloro che, a detta del bassista, sono colpevoli di rubare soldi dalla sua tasca. L’encore si apre con “Digital World”, ma è “That Song” che colpisce e libera un boato nella venue; la canzone, su album forse troppo banale e non in linea con il resto dei brani, dal vivo è una vera bomba, ed il pubblico continua a cantare a lungo anche dopo la conclusione del pezzo, incitato da Elize ed Olof. Ci avviamo alla conclusione dello show, che avviene sulle note di “Dynamite” e “Drop Dead Cynical”, che mandano tutti a casa felici. Una manciata di considerazioni finali: da lodare nuovamente la scelta di Chris Adams dietro al microfono, che, anche se vistosamente non ancora a proprio agio, ha regalato una prestazione vocale ottima; Elize Ryd si conferma ancora una volta cantante superlativa, soprattutto dopo una “Endlessly” eseguita in maniera identica a quella incisa su “Maximalism”, e frontwoman di carattere, capace di tenere in scacco i fan ad ogni vocalizzo, cancellando on stage tutte le critiche solite dovute al genere troppo poppeggiante della band ed a mise troppo sexy, secondo alcuni. Grandissimo l’apprezzamento per i brani estratti dall’ultimo, ingiustamente bistrattato, album, che si inseriscono al meglio in un set ora davvero ricco; forse la sola “Endlessly”, per quanto splendida, rischia di essere di troppo, creando un momento morto in uno show davvero dinamico. Musicalmente abbiamo assistito ad un grande concerto, ed il pubblico che uscendo dal locale canticchia ancora il tema di “That Song” mostra quanto la serata sia stata apprezzata dai presenti. Al solito gli Amaranthe si sono fatti valere con merito.
(William Crippa)

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