È ormai un appuntamento fisso, quello dell’Ambria Metal Festival, immerso nella suggestiva cornice della Val Brembana e con un’aria da festa di paese che non può non mettere allegria nelle facce del copioso pubblico, ad ogni edizione sempre più importante, anche solo a partire dal fatto che i concerti sono gratuiti.
Parte del più ampio Ambria Music Festival, che porta nelle valli bergamasche molti concerti di svariati generi, dopo Grave Digger, Rage e Rhapsody Of Fire, l’organizzazione ha deciso quest’anno di portare in mezzo ai monti uno show decisamente più estremo rispetto al power metal classico: headliner dello scorso 13 luglio sono stati infatti i Voivod, pionieri del thrash metal fantascientifico che rivediamo sempre volentieri, spinti dalla costanza e la tenacia con la quale Away e soci continuano a suonare, supportati dai Cryptosis, la nuova incarnazione dei Distillator resasi interessante alle orecchie di chi mastica queste sonorità grazie a “Bionic Swarm” del 2021.
La line-up è stata poi completata da ben tre formazioni della penisola: Distruzione, Exiled On Earth e Rawfoil, che fra death e thrash metal hanno scaldato ampiamente la numerosa platea accorsa per uno degli eventi gratuiti più interessanti del Nord Italia.
Una serata assolutamente imperdibile per curiosi, fan e in generale una bella festa di pubblico diversificato, che ha affollato la tensostruttura di Ambria trasformandola, è il caso di dirlo, in una celebrazione del cyberpunk in musica.
Come riportato nell’introduzione, la prima cosa che colpisce il metallaro medio una volta arrivato ad Ambria è l’atmosfera da festa di paese, che fa un po’ ridere vedendo le orde di persone vestite di nero o con battle jacket che si avvicinano all’area concerti.
L’organizzazione, da questo punto di vista, è davvero impeccabile: la Protezione Civile e i volontari del paese indicano dove posteggiare e in poco tempo ci si ritrova sotto la tensostruttura attrezzata di tutto punto, a partire da un eccellente menù di specialità bergamasche per tutti i gusti. Tavoli all’aperto, al coperto e un pezzetto di prato in cui sdraiarsi rendono l’esperienza ancora più piacevole, considerato anche che i prezzi del companatico non sono affatto fuori portata e che oltre al merch è presente uno stand di birre artigianali.
Facciamo giusto in tempo ad arrivare per vedere gli ultimi pezzi dei monzesi RAWFOIL, che portano sul palco dell’Ambria Metal Festival il loro thrash metal rozzo e alcolico. Nel corso degli anni, i Nostri hanno pubblicato un album e svariati EP, dai quali attingono la maggior parte dei pezzi fra cui la divertente “People Who Don’t Drink Are Not People”, con buona pace degli astemi presenti.
Il pubblico si dimostra subito attento e partecipativo, soprattutto quando Francesco Ruvolo chiama a gran voce un wall of death e si esibisce poi in una sessione di sollevamento fusti: una mezz’ora fatta per iniziare a prendere confidenza con l’andazzo della serata.
Purtroppo è evidente sin da subito che la location non sia esattamente il massimo a livello acustico, ma ce lo facciamo andare bene: d’altronde siamo in un capannone con lamiere di metallo come tetto, in mezzo ai monti e in riva a un fiume.
Poco meno di un quarto d’ora di pausa e salgono sul palco i capitolini EXILED ON EARTH, forti del loro ultimo lavoro in studio “Vertenebra”, sul quale verte gran parte della scaletta, e di ben ventidue anni di carriera. Nonostante la proposta sia apparentemente cervellotica e venata di tinte lovecraftiane, il pubblico sembra prendere il concerto come un’altra occasione di fare casino, tant’è che piano piano anche chi era seduto a gustarsi una polenta o dei casoncelli accorre dopo aver ingurgitato il tutto velocemente per godersi lo show.
Tiziano Marcozzi e Piero Arioni, rispettivamente chitarra/voce e batteria, si dimostrano essere ormai una macchina da guerra collaudata, anche grazie ai loro trascorsi nei Rosae Crucis, coadiuvati dalla new entry Giuseppe Marinelli alla chitarra, proponendo uno show intriso di malvagità progressiva. Il death metal acido della band piove sul pubblico sciogliendo le ultime riserve sul pogo, preparando il terreno per i prossimi nomi in scaletta.
Tocca infatti ai DISTRUZIONE togliere le riserve della furia ferale degli astanti: il pogo parte direttamente con “Cornice de’ Superbi”, direttamente dall’ultimo album dei parmensi. Una dopo l’altra arrivano sberle sempre più pesanti, andando a ritroso nella discografia della formazione come per scendere in abissi sempre più violenti ed oscuri: da “Il Signore delle Mosche” a “Pianeta Dissolvenza” è una apoteosi di rabbia, ma non possono mancare i grandi classici come “Ossessioni Funebri” dall’ormai lontano “Endogena”, mentre da “Malidicium”, ultimo disco prima del temporaneo scioglimento, viene recuperata “Lo Scultore”, che in un solo minuto e mezzo riesce a creare una vistosa spirale sotto al palco.
Mike Chiari e Manu sono ormai completamente integrati nella seconda incarnazione di una band che anche stavolta dimostra di saper prendere il death metal più freddo e abrasivo e spararlo a cannonate sul pubblico, chiudendo con “Nel Tuo Nome” uno show che li conferma tra i pesi massimi del metal underground italiano.
Mezz’oretta di pausa che ci permette di fare un giro alle bancarelle del merchandise e rifocillarci e notiamo divertiti come in mezzo al pubblico di capelloni ci sia anche qualche famiglia della zona, probabilmente curiosa di vedere il nostro ‘circo’ fra una polenta e un bicchiere di vino rosso.
Certo, l’età media non è bassissima, ma fa sempre piacere vedere un pubblico nutrito: c’è già infatti trepidazione per lo show dei CRYPTOSIS, i cyberthrashers olandesi, evoluzione diretta dei vecchi Distillator.
Sarà l’orario, sarà che la band è straniera, ma si crea subito un’atmosfera di curiosità attorno al palco, stimolata dalle decorazioni che richiamano l’ultimo EP “The Silent Call”. Entrati in scena, Frank e soci non ce la mandano certo a dire: il loro thrash contornato da tastiere ‘alla Nocturnus’ si abbatte come un tornado sulla platea, ovviamente basato quasi del tutto sull’unico lavoro in studio della band.
La malvagità dei riff che alla lontana può ricordare i Vektor viene spinta ad idrogeno grazie alla bravura di Marco Prij dietro alla sua gigantesca batteria: un vero mostro di tecnica, assolutamente impressionante da vedere dal vivo.
Frank te Riet si porta dietro gli urletti alla Tom Araya sin dall’iniziale “Decypher”, suonando praticamente in fila tutti i pezzi di “Bionic Swarm” almeno fino a “Conjuring The Egoist”, mentre per allungare la scaletta si ricorre a una cover che già la precedente incarnazione della band suonava sempre volentieri, cioè “Black Magic” degli Slayer.
Inutile dire che il pubblico gradisce immensamente quanto proposto: fioriscono i circle pit e i wall of death, mentre i riff acidi, il basso martellante e superumano e i richiami alla band che suonerà dopo di loro non fanno prigionieri.
La chiusura è affidata alla traccia che dà il nome all’ultimo EP e a “Flux Divergence”, capaci di rendere Ambria terreno di battaglie fra cyborg ed intelligenze artificiali.
Anche se l’ora è ormai tarda e molti dei presenti dovranno farsi un bel viaggio per tornare a casa, nessuno diserta l’inizio dello show dei VOIVOD, leggende del thrash canadese a tema fantascientifico e veri e propri pionieri assoluti delle influenze progressive nel metal più estremo.
Ogni volta che rivediamo Snake e Away sul palco ci chiediamo come facciano ad essere sempre così in forma nonostante l’età che avanza: forse perché la maturità artistica raggiunta grazie a “The Wake” e “Synchro Anarchy” permette ancora loro di continuare a sperimentare in lidi sempre nuovi, malati e psichedelici.
Ma, questa sera, i nostri vogliono in realtà tornare a sentirsi giovani, suonando tantissimi pezzi dall’inizio della loro gloriosa carriera: non è un caso che le danze si aprano con “Forgotten In Space”, dal glorioso “Killing Technology”, mentre dall’ultima fatica in studio dei canadesi viene recuperata “Holographic Thinking”.
Da qui in poi è un bellissimo tuffo nel passato, un viaggio attraverso le note scritte dal compianto Piggy, ma anche da tutti coloro che sono passati attraverso questa formazione: si torna a “Dimension Hatross” con “Tribal Convictions”, per poi esplodere nella velocità di “Ripping Headaches”.
Il pubblico è caldo e cotto a puntino anche se inizia a scendere una gelida aria dalla valle: forse è il vuoto dello spazio richiamato dal concerto? Sta di fatto che, dopo “Rise”, recuperata dal sottovalutato “Phobos”, ci aspettano diverse chicche e gemme rare, come “Nuclear War”, dal primissimo disco “War And Pain”, introdotta da Snake dicendo che con quello che succede nel mondo «who’s gonna hit the red button?» e abilmente interpretata anche da Chewy e Rocky, che quell’epoca l’hanno vista solo da lontano.
Ma non è finita qui, perché dall’EP “To The Death” del 1984 i nostri recuperano persino “Condemned To The Gallows”, altro pezzo che sinceramente non avremmo mai pensato di poter sentire dal vivo: erano quarant’anni che i Voivod non la suonavano, prima di questo nuovo tour nel 2024!
E dopo “Fix My Heart” non poteva mancare “Astronomy Domine”, dedicata da Snake proprio a Piggy, cantata dal pubblico e da qualche autoctono, incredulo di sentire le note dei Pink Floyd in mezzo a tutte queste urla e distorsioni. Anche i suoni migliori decretano i canadesi la giusta attrazione finale, che chiude la serata con “The Unknown Knows” e l’immancabile “Voivod”, con un ultimo, carichissimo pogo nelle prime file.
Grande felicità da parte di tutti, inclusi i musicisti che scendono a stringere le mani e ringraziare gli astanti per la partecipazione. Piacere ampiamente ricambiato da chi si è fermato fino alla fine di questa festa che ha richiamato moltissimi partecipanti, complici la gratuità, il fresco e la voglia di condividere assieme la passione per il metal più sci-fi, duro e cibernetico.
Setlist Voivod:
Forgotten in Space
Holographic Thinking
Tribal Convictions
Ripping Headaches
Rise
Overreaction
Nuclear War
Fall
Condemned to the Gallows
Fix My Heart
Astronomy Domine (Pink Floyd cover)
The Unknown Knows
Voivod