A cura di Dario Cattaneo
Ai Dream Theater va riconosciuto il fatto di una presenza costante sulle scene e sul mercato. La cosa può poi piacere o no, ma la perseveranza è una cosa che non possiamo negare alla progressive metal band statunitense. Anche in quei momenti in cui ci saremmo aspettati del comprensibile silenzio, come all’indomani dell’abbandono dell’ex leader Portnoy nell’autunno 2010, i cinque furbacchioni hanno sempre trovato il modo di rimanere sotto i riflettori, in quel caso specifico col trial ‘pubblico’ di selezione del nuovo drummer, che ha tenuto banco per un po’ ed è finito come sempre documentato su un DVD. Insomma, ‘Constant Motion’, movimento costante, come diceva il titolo di una loro canzone. E anche adesso, con la nuova formazione, i Dream Theater si confermano ancora in movimento, inarrestabili, pronti, a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell’album omonimo, a ripartire per un lungo tour mondiale. E, anche stavolta, non hanno voluto rinunciare alla possibilità di fare qualcosa di particolare, presentandosi con un set di tre ore, diviso in due atti, e senza l’aiuto di alcun supporter…
ACT I – Along For A Ride Tour 2014
Ci prendiamo la libertà di intitolare la prima parte, o atto, per rimanere in tema teatrale, del concerto meneghino dei Dream Theater con il nome del tour attualmente in corso, in quanto proprio questa è la sezione della serata da considerarsi promozionale per il nuovo lavoro “Dream Theater”. La band introduce se stessa sulle note della recente “False Awakening Suite” proiettando un video riassuntivo proprio della carriera, video che reca un’animazione che riassume in ordine cronologico tutte le copertine da “When Dream And Day Unite” fino all’omonimo ultimo album. Il video si ferma quindi sul cupo pianeta che capeggia sulla copertina di “Dream Theater” e il sipario cade, con il riff introduttivo di “The Enemy Inside” che esplode imperioso dall’impianto del forum. La canzone in questione è già stata ampiamente discussa al momento della sua uscita quale singolo, e da allora lasciava qualche dubbio proprio in virtù dell’eccessivo approccio quasi djent del chitarrista. In realtà riconosciamo a Petrucci che la canzone dal vivo funziona bene, mantenendo una buona presa sul pubblico senza risultare eccessivamente lunga: peccato però che questa canzone, e anche la successiva, siano state letteralmente ‘uccise’ da un suono assolutamente sbilanciato, che spingeva a mille proprio la chitarra a discapito di un LaBrie quasi inesistente a livello di volume e di un Rudess penalizzato da un missaggio sonoro molto confuso. Il pezzo, nonostante appunto il tiro e la potenza, che sembrerebbe poter mostrare sul palco, risulta quindi non un buon inizio, con la successiva “The Shattered Fortress” ad affossare ancora di più la situazione. Ancora ‘incasinata’ a livello di tastiere, con un LaBrie decisamente più udibile ma forse non ancora in forma, il pezzo non viene molto apprezzato, e gli applausi alla fine dell’accoppiata sembrano ancora tiepidini. Per fortuna, con “On The Backs Of Angels”, tratta dal penultimo lavoro della band, le cose si sistemano: a livello sonoro siamo finalmente su livelli accettabili e la canzone, pezzo d’apertura delle date dello scorso tour, risulta più coinvolgente di quella precedente. Finalmente in palla, la band non perde tempo nel proporci un altro brano dall’ultimo lavoro, ancora dotato di buona accessibilità, come “The Looking Glass”, al quale i Nostri fanno poi seguire il masterpiece “Trial Of Tears”. Tra le canzoni preferite di chi scrive, la lunga suite si rivela uno dei pezzi migliori di questa parte di concerto, e finalmente possiamo godere appieno della bravura strumentale dei ragazzi, qui veramente in forma. Con un Rudess finalmente stellare nel lungo assolo di tastiera e un Petrucci dai mille suoni non più così invadenti, ci incamminiamo con il sorriso verso il prossimo strumentale: la recente “Enigma Machine”. Accompagnato dal solito esilarante video con le caricature della band, il brano scorre tranquillo nei suoi sei minuti, inframezzando anche un buon drum solo di Mangini. La ballad “Along For A Ride” fa cantare un po’ il pubblico sulle note immediate del suo ritornello catchy, raggiungendo finalmente il coinvolgimento voluto. “Breaking All Illusions” chiude questa prima parte di show, forse con qualche ombra. Il pezzo è sicuramente valido ed intrigante, ma proposto dal vivo ha meno impatto, ad esempio, di una “Learning To Live”, brano con il quale condivide struttura e suoni, ma che risulta sicuramente più scavato nel cuore dei fan. Questa prima parte di show finisce e gli applausi accompagnano la band fuori di scena.
Setlist
False Awakening Suite
The Enemy Inside
The Shattered Fortress
On the Backs of Angels
The Looking Glass
Trial of Tears
Enigma Machine (With drum solo by Mike Mangini)
Along for the Ride
Breaking All Illusions
ACT II – Scenes From The Past (1994-1999)
Questa volta il titolo che diamo all’atto secondo di questa serata ce lo siamo inventato, ma comunque è indicativo di quello che ci sta serbando lo show: questa sezione di spettacolo è infatti dedicata ad un doppio anniversario: i venti anni di “Awake” e i quindici anni di “Scenes From A Memory”, due tra gli album più amati dai fan di tutto il mondo. Non essendoci tempo di eseguire in maniera completa ambo gli album, la parte dedicata al glorioso “Awake” inizia con la pesante “The Mirror”. Le familiari note del brano sono riconosciute ed acclamate da tutti, ma purtroppo i problemi sonori sembrano essere tornati. Di nuovo infatti il suono è confusionario, con anche qualche evidente errore, e raggiunge traballando la seconda canzone, una “Lie” che, se da un punto di vista strumentale è accettabile, mostra un LaBrie alquanto spento ed inadeguato. Mentre, come all’inizio dell’atto primo, cominciamo a temere per il prosieguo della serata, la band si ricompone ed esegue con perizia e bravura “Lifting Shadows Off A Dream”, aiutati dalle atmosfere ariose della stessa. Una volta ‘sistemati’, i cinque newyorkesi proseguono più tranquilli, senza rovinare una bella versione del capolavoro “Scarred”, riprodotto in maniera fedele nonostante le evidenti difficoltà tecniche che il brano comporta. Ancora una volta gli applausi sostituiscono i dubbi, e lo show rientra sui binari giusti. “Space Dye Vest” era una novità un po’ per tutti…mai eseguita dal vivo prima, almeno in Italia, è un brano che tendiamo tutti un po’ ad associare al ‘fantasma’ di Kevin Moore, ma dobbiamo dire che comunque le atmosfere malinconiche e oscure della song sono ricreate alla perfezione dai tasti di Rudess, che qui sale di nuovo in cattedra, mostrandosi versatile e preciso al contempo. La suite “The Illumination Theory”, anche se non appartiene ad “Awake”, chiude questa parte di show: la scelta di questo brano quale passaggio conclusivo prima degli attesi bis è azzaccata, e il brano si prende piacevolmente il tempo di dire quello che deve, mantenendo gli spettatori attenti nonostante la lunga durata. I bis si sapevano essere dedicati a “Scenes From A Memory”, e i due brani iniziali di quell’album, “Ouverture 1928” e “Strange Déjà-Vu”, insieme all’immancabile “Dance Of Eternity” e alla conclusiva “Finally Free”, ci tengono compagnia per altri trenta minuti circa, accompagnandoci nel mondo di Nicholas, Victoria e del malvagio ipnoterapista. La musica scorre liscia e senza intoppi, e ci regala qualche suggestione da un album sicuramente tra i più storici dei Dream Theater. La serata si conclude quindi nel migliore dei modi, con fan tutto sommato felici e pronti a perdonare i problemi sonori e gli errori che abbiamo sentito qua e là. Non uno show indimenticabile, magari, però una bella serata, che funge da ponte tra il vecchio e il nuovo e celebra la carriera di una band che di musica ne ha scritta tanta, senza mai fermarsi.
Setlist:
The Mirror
Lie
Lifting Shadows Off a Dream
Scarred
Space-Dye Vest
Illumination Theory
Encore:
Overture 1928
Strange Déjà Vu
The Dance of Eternity
Finally Free