A cura di Luca Pessina
Dilaga la moda di proporre dal vivo un album intero della propria discografia. A poche settimane dai Paradise Lost – visti suonare tutto “Draconian Times” – andiamo ad assistere allo show londinese del “20th Anniversary” tour dei Katatonia, durante il quale la band ha deciso di proporre interamente “Last Fair Deal Gone Down”, disco del 2001 che la proiettò di forza fuori dall’underground e che la mise nelle condizioni di raggiungere un pubblico più ampio. La serata è calda in tutti sensi (anche a Londra è arrivata la primavera!) e il pubblico piuttosto eterogeneo, con tipici metalhead mischiati a goth e persino a qualche indie/alternative rocker. Il locale, il magnifico Koko – in cui gli stessi Paradise Lost filmarono il DVD “The Anatomy Of Melancholy” – ben si presta alla particolare occasione, essendo molto capiente (forse anche un po’ troppo) e dotato di un palco e di un impianto luci di tutto rispetto, ideali per ospitare una band che si appresta a tenere una performance destinata a finire su disco ottico.
KATATONIA
Non ci sono gruppi di supporto questa sera. Del resto, la serata è denominata "An Evening With Katatonia", quindi gli unici protagonisti sono i cinque svedesi, che hanno a disposizione oltre due ore per il loro show. Un minutaggio di questi tempi certo non da poco, che la band, come previsto, inizia a utilizzare con l’esecuzione di "Last Fair Deal Gone Down". Parte "Dispossession", brano non molto graffiante se paragonato alla opener media di un concerto, ma tant’è… l’ordine della tracklist va giustamente rispettato e, in ogni caso, fa enorme piacere ascoltare dal vivo questo piccolo capolavoro dai toni soffusi. Subito si nota come le chitarre abbiano volumi piuttosto bassi, tuttavia si è fiduciosi che questi ultimi verranno aggiustati nel giro di pochi minuti, come solitamente avviene. E infatti, di lì a poco, il mixaggio dei volumi raggiunge livelli più convincenti, che ben sorreggono l’entusiasmo della band. Per "Sodomizer" Eriksson e Anders Nystrom, del resto, non smettono un attimo di sorridere e sembrano fare di tutto per ostentare lo speciale look della serata, che li vede indossare camicia e cravatta. Jonas Renkse, dal canto suo, si conferma invece un mostro di timidezza, cantando ogni verso con il viso coperto dai capelli e limitandosi a qualche breve cenno di approvazione. Non una sorpresa, in verità! Comunque, "Dispossession" viene seguita a ruota da "Chrome", anch’essa ben suonata e cantata, e da "We Must Bury You", canzone dal feeling electro su disco, ma che i nostri oggi ri-arrangiano in una chiave molto groovy, che tutto sommato lascia piacevolmente sorpresi. Con la famosa "Teargas" arriva invece la prima delusione della serata: inspiegabilmente, visto che viene inserita molto spesso in scaletta, la resa risulta davvero fiacca e imprecisa. Inoltre, Eriksson (peraltro ottimo alle backing vocals) denuncia problemi tecnici al’altezza delle parti soliste, tanto che il brano viene ulteriormente rovinato e concluso senza troppa enfasi. La folla comunque sembra gradire ugualmente e incita il gruppo senza soluzione di continuità. Su "I Transpire" e l’altro "singolone" "Tonight’s Music" non si registrano grosse mancanze, anche se tutto sommato si nota come la sicurezza dei primi minuti sia un pochino scemata e che i nostri abbiano quasi paura di sbagliare. Chi scrive ha assistito a decine di show della band e onestamente non fatica a rendersi conto che manchi un po’ di brio rispetto al solito. Per fortuna la ritmata "Clean Today" riporta lo spettacolo su livelli di coinvolgimento più che apprezzabili, così come la successiva "The Future Of Speech", traccia già sentita live varie volte, ma sempre molto efficace. Si va quindi verso la fine con "Passing Bird" e "Sweet Nurse", a dire il vero entrambe suonate senza un gran trasporto e, almeno all’apparenza, non particolarmente conosciute dal pubblico. Si ritorna però a sorridere con "Don’t Tell A Soul", pezzo che, per quanto ci riguarda, dovrebbe trovare più spazio nelle setlist della formazione: ricca di sfaccettature e di groove, è un episodio che dal vivo rende alla grande e che mostra il lato più diretto del sound dei nostri. Non a caso, i fan si scatenano moltissimo su quest’ultimo brano, tributando poi un grande applauso che sancisce la fine della prima parte dello show: i Katatonia ringraziano, salutano e promettono di ritornare on stage entro pochi minuti. Difatti, dopo poco più di un quarto d’ora, inizia a farsi largo un inconfondibile feedback. È l’inizio di "Brave", pezzo che il gruppo non propone live da circa quindici anni. "Brave Murder Day" è un album di culto per molti dei presenti e l’entusiasmo e la curiosità per (ri)ascoltare finalmente dal vivo tale perla è letteralmente alle stelle. Purtroppo però ci vuole poco per capire che questa serata è destinata a vivere di alti e bassi. Le chitarre sono nuovamente troppo basse, l’esecuzione complessiva è un po’ fiacca e, soprattutto, il growling di Renkse risulta non pervenuto. Nessuno senz’altro si aspettava che il Nostro replicasse con estrema fedeltà quanto fatto da Mikael Akerfeldt su quel disco, ma la resa di questa sera è davvero al di sotto delle previsioni. Renkse un tempo era un buon growler, ma sembra che ormai non abbia più tale modalità espressiva nelle proprie corde. Il tentativo è goffo e quanto udibile è a tratti più vicino a delle semplici urla che a un vero e proprio cantato estremo. Una grande delusione… è forse bene che i Katatonia lascino da parte il repertorio degli esordi d’ora in avanti: meglio non proporlo affatto piuttosto che dar vita a esibizioni così spente. Le cose, grazie a Satana, migliorano – e non di poco – con la recente "Nephilim" e con una serie di altre tracce estratte più o meno in egual misura dagli "album con la voce pulita", a eccezione di "Viva Emptiness", il cui materiale era stato già ampiamente presentato nel DVD live allegato al vecchio box set "The Black Sessions". Il gruppo ora riacquista smalto e caparbietà e, nonostante qualche nuovo problema tecnico (su "The Longest Year" si sentono più i sample che le chitarre) dà vita a una performance in crescendo, che infiamma il pubblico tutto. Sorprende in positivo l’inclusione di due ottime b-side come "Wait Outside" – per molti addirittura l’apice dello show – e "Dissolving Bonds", che forse ora i nostri si pentono di non aver incluso in album ufficiali. Due spezie preziose e inconsuete, che rendono questa seconda parte molto avvicente, prima che il sipario venga calato definitivamente con la pesante "Forsaker", su cui Renkse sembra esaltarsi particolarmente, tanto che si lascia andare a dei movimenti per lui davvero insoliti! Il concerto si chiude dunque in maniera fragorosa, con il quintetto che trascorre diversi minuti a salutare e ringraziare i fan, a questo punto totalmente in delirio. Di certo i Katatonia devono essere felici di avere un seguito tanto caloroso e affezionato… la performance di stasera ovviamente non meritava fischi, però, almeno a chi scrive, ha fatto venire qualche dubbio sull’attuale stato di forma del gruppo. I nostri non sono mai stati una live band eccellente, ma forse certe cadute di tono a questo punto della carriera andrebbero evitate. Basterebbe giusto un po’ di rodaggio in più!
Setlist:
Dispossession
Chrome
We Must Bury You
Teargas
I Transpire
Tonight’s Music
Clean Today
The Future Of Speech
Passing Bird
Sweet Nurse
Don’t Tell a Soul
———-
Brave
Nephilim
My Twin
I Break
Right Into the Bliss
The Promise of Deceit
Wait Outside
The Longest Year
July
New Night
———-
Dissolving Bonds
Forsaker