07/02/2004 - Anathema – Milano @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 15/02/2004 da

A cura di Valentina Spanna

Attessissimi dopo l’uscita di “A Natural Disaster”, gli Anathema dei litigiosi fratellini Cavanagh calano nuovamente in Italia, per regalarci una serata indimenticabile. Nemmeno il blocco delle auto è riuscito a demotivare i fan della prima (e dell’ultima) ora, che hanno gremito entusiasti il Transilvania Live. Un pubblico molto eterogeneo, diviso tra chi gli Anathema li adora dagli esordi, e chi li ha presumibilmente scoperti con gli ultimi due album. Prima che il concerto iniziasse, Vinnie si è divertito a fare il DJ, con esiti personalmente non entusiasmanti… abbiamo capito chiaramente che i suoi gusti attuali sono orientati su uno scialbo pop-rock inglese… Roba lagnosa poco ideale come pre-esibizione. Non ci restava che attendere l’inizio delle due ore in cui saremmo finalmente sprofondati nelle atmosfere della band di Liverpool, assaporando ogni nota come l’immagine di interi universi riportati alla luce. Dal vivo la musica degli Anathema è così avvolgente che non si può evitare di esserne trasportati, non si può evitare di trovarsi fuori da se stessi, intenti a sognare l’impossibile. Davvero un gran bel concerto, vissuto intensamente da band e pubblico, corredato da una anticipazione di cui  probabilmente sarete già a conoscenza: la band si esibirà il primo giorno del Gods Of Metal. Tutt’ora mi è oscuro come un gruppo del loro tipo possa rendere bene suonando ad un festival estivo, in pieno giorno, con il sole a picco e in un bill che comprende Stratovarius, Simphony X e Judas Priest… Continuerò a figurarmeli avvolti dal fumo di un club, nel buio rotto dalle luci psichedeliche. Se si uccide la dimensione raccolta, si uccide la loro musica.

ANATHEMA

Dopo essersi fatti desiderare non poco, gli Anathema compaiono sul palco, accolti molto calorosamente dall’audience. E’ chiaro fin da subito che i nostri sono in formissima, pronti a sfoderare uno show che rimanga impresso nella memoria di tutti gli astanti. La scelta dei pezzi privilegia, com’era prevedibile, brani dalle ultime tre fatiche discografiche, eseguiti con quel tipo di partecipazione e di emozione che solo gli Anathema sanno regalare on-stage. Le canzoni di “A Natural Disaster” si rivelano una piacevole sorpresa nella versione live, trasmettendo molto più carattere e molta più atmosfera. Si va dalle distorsioni più aggressive di “Pulled Under At 2000 Metres A Second”, alle melodie più lineari di “Are You There?”, fino alla title-track, permeata degli echi psichedelici settantiani che sono sottesi in quasi tutto quest’ultimo disco e demandata alle vocals di Lee Douglas. Le prove di Vinnie e Danny non deludono, tristezze eteree e disperazioni sono quello che sanno trasmetterci meglio, con tutta la classe che li ha sempre contraddistinti, e che continua ad accompagnarli anche ora dopo continue evoluzioni. Dal Radioheadiano “A Fine Day To Exit” vengono eseguite “Pressure”, “Release”, “Panic” e “Temporary Peace”. La palma per il maggior numero di song estratte spetta a “Judgement”, ben sette, tra cui anche le strumentali “Destiny Is Dead” e “2000 & Gone” (allungata per l’occasione). Bellissimo sentire la title-track, “Forgotten Hopes” e, grazie a Lee, “Parisienne Moonlight”, canzone che ha suscitato applausi commossi nel pubblico dei rudi metallari. Non sono mancate all’appello nemmeno “Wings Of God” e “One Last Goodbye”, seguite con trasporto. Il bis è ricco di sorprese molto gradevoli per chi scrive: “Fragile Dreams” (di “Alternative 4” hanno suonato anche “Inner Silence”), “Angelica” da “Eternity” e la decadente “Sleepless” da “Serenades”. Resta il grandissimo disappunto, almeno nella sottoscritta, di non aver sentito neanche un brano da “The Silent Enigma”… cos’è un concerto degli Anathema senza “A Dying Wish” o “Restless Oblivion”? Rimostranza delusa a parte, l’esibizione è stata come sempre di grande livello, capace di coinvolgere il pubblico con la stessa efficacia sia attraverso le tenebre del passato, che grazie alle nuove sonorità più ipnotiche e meditative. Quando la musica degli Anathema ci sfiora, non possiamo dimenticare. Sempre grandi.

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