Venerdì di fine novembre, Lombardia nord, circa tre gradi e banchi di nebbia sulla strada: il Centrale Rock Pub di Erba non è dietro l’angolo, ma questo è il “Get Out and Scream 15th Years Anniversary Tour”, questo è il ritorno on stage degli Ancillotti, la creatura di famiglia di una delle voci heavy rock per eccellenza del nostro paese, e per questo i chilometri si fanno con enorme piacere.
Il suddetto tour celebra il quindicennio di esistenza di una band che è diventata una certezza per numerosi affezionati del metallo ‘come si usava una volta’ – quello sudore, grinta, attributi e poche sovrastrutture – e dopo aver fatto tappa a Pistoia il sabato precedente è pronto a sbarcare ai piedi del lago di Como per surriscaldare un locale tanto affascinante e accogliente quanto minuto nelle proprie dimensioni.
Un concerto per pochi amanti, che vede la presenza come gruppi spalla dei redivivi Wyv85 (vi ricorda qualcosa questo moniker?) e dei Perpetual Fire di Steve Volta.
Sono le 21.30 circa, appena giunti in loco notiamo seduto al tavolo posto all’estremità sinistra del pub un Bud Ancillotti sorridente che stringe mani e saluta gente.
Tempo di una media al bancone e puntuali iniziano a salire gli opener WYV85, che altri non sono che tre quinti di formazione che incise il primo demo omonimo nel 1987 dei Wyvern, storico complesso heavy/power parmense forse poco ricordato, ma mai dimenticato dagli amanti del genere.
Il consiglio naturalmente è quello di rispolverarli alla svelta, perché oltre ad aver fatto parte di un movimento unico come quello heavy tricolore sono ancora oggi dotati di un tiro non indifferente. Dal sopra citato demo i Nostri hanno eseguito “Stand Up”, “No Chance” e “Back To You” nelle versioni presenti sull’EP uscito lo scorso anno “Back and Forth”: tre canzoni lineari, semplici ma dannatamente trascinanti che suonate dopo quarant’anni fanno ancora la loro grande figura.
Le anime del gruppo sono il cantante Fabio Bonaccorsi, che alla fine di “Save Humanity” si scusa per non essere al 100% ma ribadisce la forte volontà di esserci in una serata speciale come questa, e l’energico bassista Fausto Tinello, che invece troviamo in forma smagliante – e che troveremo durante il set degli Ancillotti sotto il palco a cantare a squarciagola “Lonely Road”, da lui prodotta insieme agli interi LP degli headliner “The Chain Goes On” e “Strike Back”.
Vedere questi ex giovanotti divertirsi così tanto davanti ad un esiguo (per usare un eufemismo) pubblico, suonando ciò che amano, è un qualcosa che si fatica a descrivere, ma sicuramente ci scalda il cuore e ci fa capire di essere parte di un gruppo di persone capaci ancora ancora apprezzare un movimento purtroppo in via di estinzione.
Il tempo è tiranno, dobbiamo accontentarci di soli otto brani puramente heavy (di power non c’è più traccia), tra cui gli inediti “Black Clouds” e “Face The Truth”, che comunque preparano a modo gli astanti per il prosieguo di serata. Onore agli Wyv85, applauditissimi anche da Bud e Ciano Toscani mischiati tra il pubblico.
È il turno dei PERPETUAL FIRE, creatura squisitamente power metal, nata con il nome di Abyss, di Stefano Volta detto Steve, da quasi vent’anni fido scudiero di Pino Scotto e della sua incessante attività on the road per tutto lo Stivale.
Questa data segna una pietra miliare per il gruppo milanese, poiché si tratta del debutto ufficiale del nuovo cantante Riccardo Re, tecnicamente inappuntabile e anche dotato di una spontaneità/simpatia non comune: durante la traccia di apertura “Never Fall” la sua voce andava e veniva a causa di problemi tecnici legati al microfono, ma una disavventura che avrebbe potuto ‘impiccargli’ la serata è stata poi gestita alla grande e messa in un angolo, continuando con le tastiere di “Stop” sugli scudi, il tapping del vistoso Steve e un refrain veramente accattivante che, interpretato vocalmente come se al microfono ci fosse un decano alla Kiske, ci conquista definitivamente.
L’esibizione scorre via liscia tra canzoni immancabili come “A Place In Heaven”, piacevoli sorprese tipo “Crimson Twilight” e una chiusura con la bellissima “Psycho Cancer”; menzione d’onore per la sezione ritmica basso-batteria, che non sbaglia una virgola e sorregge egregiamente ogni composizione senza dare nell’occhio o prendersi la scena.
Promossi a pieni voti e degnissimi di presenziare di spalla agli Ancillotti, che il cantante Riccardo ammette di seguire “sin da piccolo” e che a minuti avrebbero incendiato il Centrale.
E finalmente cocca proprio a loro, gli headliner ANCILLOTTI, che salgono sul palchetto con le note registrate di “In The City” degli Eagles e attaccano subito con il pugno di ferro di “Firewind”, tratta dal loro ultimo lavoro “Hell On Earth”: la band è rodata, la novità di questo mini-tour è però data dall’importante ingresso dietro le pelli di Francesco Jovino, attuale batterista di Jørn Lande e con un passato nel gruppo di Udo Dirkschneider, nei Sinner e nei Primal Fear.
Ciò è importante sia per la caratura del musicista in questione, sia perché il sostituito è Brian, figlio e nipote dei due restanti Ancillotti nel gruppo, che a conti fatti è sempre stato un ‘affare di famiglia’ (Ciano, il chitarrista, per Bud e Bid è sempre considerato un fratello di sangue).
Ma la cosa più importante è che i Nostri sono finalmente tornati e “We Are Coming” è pronta a rammentarcelo, restituendoci la band che immancabilmente ci aspettiamo: quattro veterani che suonano dando tutto ciò che hanno in corpo, quattro leoni mai domi e inoltre mai tiratisi indietro nel contatto umano con i propri fan.
Si prosegue con le solide “Fight” e “Revolution” fino a giungere al momento in cui Mr. Toscani dà libero sfogo alla sei corde e si produce in un lungo momento solistico cercando anche di aizzare gli spettatori.
Dal canto suo, Bud è sempre il solito ‘grande vecchio’ del metal italico, la sua voce inconfondibile è lì ancora intatta e fuoriesce puntualmente insieme a tutta la passione e la voglia di cantare, di portare avanti con coerenza l’eredità di una vita passata su quelle assi in legno a sgolarsi per noi, esempio per vecchi e nuovi cantanti.
Suo fratello Sandro naturalmente non è da meno, con una fiera scuola ‘Steve Harris’ alle spalle padroneggia il basso come una naturale prosecuzione del suo corpo, si intende al volo con il compagno Luciano e il risultato è garantito.
Ed eccolo, Daniele, che annuncia la già citata “Lonely Road”, scritta dalla band in un momento molto delicato nel quale sono venuti a mancare alcuni affetti personali, e la malinconia si sente tutta nei solchi di questa ballad che rappresenta uno degli apici della carriera ancillottiana.
Con “Broken Arrow”, ormai un classico, arriva il momento di scatenarsi anche per Jovino, ed è impossibile rimanere impassibili di fronte alla sua tecnica, ma siamo agli sgoccioli e bisogna pestare l’acceleratore tuffandoci a ritroso nel tempo nei primi due album con “The Hunter” e l’inno per fieri metallari “Bang Your Head”.
C’è fortunatamente il tempo per presentarci anche un bell’inedito, “Stand Your Ground”, che farà parte del prossimo atto del complesso tosco-emiliano-lombardo, ma la vera chiusura di serata è affidata ad altri due anthem indimenticabili come “Legacy Of Rock” – suonato con la loro crew/grande famiglia al completo sul palco per un momento di gioia condivisa – e “Warrior”, celebrazione d’esistenza per chi ancora oggi, praticamente nel 2025, difende i propri ideali.
All’una la serata può dirsi conclusa e non riusciamo a trovarvici nemmeno un difetto: possiamo forse storcere il naso riguardo all’effettivo numero di partecipanti, che ci saremmo aspettati in numero superiore, ma ciò che conta è l’effettiva resa di questi tre gruppi e il responso è stato più che ottimo.
Lunga vita al metal italiano di qualità, sempre più da valorizzare specialmente in serate del genere.
Setlist Ancillotti:
Intro: In The City (Eagles)
Firewind
We Are Coming
Fight
Revolution
Living For The Night Time
Lonely Road
Fighting Man
Broken Arrow
The Hunter
Bang Your Head
Stand Your Ground
Legacy Of Rock
Warrior