Report a cura di Carlo Paleari
Foto di Moira Carola
E’ un Live Club inedito quello che ci accoglie per la data di Anneke Van Giersbergen, per l’occasione trasformato in una location con posti a sedere. Questa volta, però, non sono le restrizioni anti-Covid a determinare questa scelta, bensì la natura stessa dello spettacolo di Anneke, una dimensione intima e confidenziale che trova la sua forma ideale in questo contesto. Il concerto pensato dalla cantante, infatti, è minimale e vede la sola Anneke esibirsi accompagnata dalla sua chitarra acustica, senza altri musicisti o sovrastrutture. Ad aprire la serata, invece, abbiamo gli Inno, chiamati a coprire la defezione dello special guest ufficiale del tour, Heather Findlay.
INNO
Vista l’atmosfera della serata, un’apertura a base di gothic doom oscuro ed atmosferico non sarebbe stata la scelta più appropriata, ma gli Inno non si sono fatti trovare impreparati, costruendo uno spettacolo perfettamente in linea con le attese del pubblico. Per l’occasione, infatti, la band si è presentata in una formazione ridotta all’osso, che vede la cantante Elisabetta Marchetti accompagnata dal solo chitarrista Riccardo Gioggi, a rivisitare i brani del debutto “The Rain Under” in una veste acustica e malinconica. Trovarsi a dividere il palco con una delle voci più belle di sempre non deve essere un compito semplice per chiunque, ma Elisabetta Marchetti riesce a stupire grazie ad una performance eccellente, delicata e potente al tempo stesso e capace di dare nuove sfumature alle canzoni degli Inno. Allo stesso modo, l’accompagnamento asciutto ed essenziale della chitarra permette di apprezzare i brani nella loro essenza più intima, confermandone la solidità e la qualità. Chi vi scrive non ha ancora avuto modo di vedere la band esibirsi nella sua line-up completa e saremmo curiosi a questo punto di confrontare questa esibizione con una più classica, per apprezzarne differenze e particolarità. Per il momento, comunque, possiamo dire di aver assistito ad un concerto efficace, tutt’altro che improvvisato (pur con un preavviso relativamente breve) e capace di rendere giustizia al già ottimo album di debutto.
ANNEKE VAN GIERSBERGEN
Una sedie, un paio di chitarre, un tavolino con una borraccia e un po’ di incenso. E’ questo tutto ciò di cui ha bisogno Anneke per dare vita al suo concerto e come potrebbe essere altrimenti quando lo strumento più importante di tutti, la voce, è la vera essenza di questa artista sempre più calata nel ruolo di cantautrice. Anneke sale sul palco tra gli applausi, radiosa e sorridente come sempre, felice di aver ripreso la vita on the road dopo gli anni della pandemia. Il concerto inizia con “Beautiful One”, proveniente dal repertorio degli Agua De Annique, ma a farla da padrone, ben presto, sono gli estratti da “The Darkest Skies Are The Brightest”, l’ultima fatica in studio della cantante olandese. Già pensati in questa forma minimale, i brani non vengono azzoppati dall’assenza di altri strumenti, e possiamo apprezzare tutti i colori della voce di Anneke in composizioni delicate, malinconiche, ma sempre piene di speranza come “Losing You”, “Love You Like I Love You” o “Agape”. La scaletta, però, non è totalmente centrata sulla carriera solista di Anneke, ma riesce a restituire uno spaccato del suo intero percorso. Non possono mancare i The Gathering, purtroppo presenti con una sola canzone, “Saturnine”, ma trovano anche spazio “Ih-Ah!” di Devin Townsend e “Valley Of The Queens” degli Ayreon, due collaborazioni evidentemente a lei molto care. Allo stesso modo Anneke sceglie qualche cover, prima “Running Up The Hill” di Kate Bush, già presentata in un tour olandese interamente dedicato alla cantautrice britannica; poi un classico senza tempo come “Wish You Were Here” dei Pink Floyd; per arrivare infine ad un sentito omaggio a Chris Cornell con la sua “Like A Stone”. Anneke parla molto durante il concerto, non manca mai di ringraziare il pubblico con calore e approfitta delle pause tra un brano e l’altro per raccontarsi, svelando piccoli retroscena delle canzoni, tessendo le lodi degli artisti con cui ha lavorato, o semplicemente condividendo qualche episodio di vita quotidiana, come suo figlio diciassettenne che la mattina la aiuta con l’abbinamento dei colori o di come a casa ami accendere dell’incenso per rilassarsi ed entrare nel giusto stato d’animo per la composizione e la scrittura. Quando la serata si conclude, sulle note di “Weary”, non sembra di avere assistito ad un concerto normale, quanto piuttosto aver condiviso un momento di intimità tra sconosciuti, presi per mano e accolti da una padrona di casa sempre protagonista ma mai diva, come ha sottolineato la stessa Anneke nel non volersi sottoporre al consueto sipario dell’uscita di scena per i bis. Forse il concerto sarebbe potuto essere ancora più bello con il supporto di uno o due strumentisti in più, dando maggiore risalto agli arrangiamenti pur mantenendo la stessa atmosfera, ma di fronte ad una voce così celestiale, tutto passa in secondo piano e quello che rimane è la pura meraviglia e il calore del sorriso di Anneke.
Setlist
Beautiful One
Love You Like I Love You
Agape
Running Up That Hill (A Deal With God)
My Mother Said
Losing You
Saturnine
Lo And Behold
Ih-Ah!
Wish You Were Here
Valley Of The Queens
I Saw A Car
The Soul Knows
Mental Jungle
Like A Stone
Hurricane
Weary