27/04/2013 - ANTROPOFAGUS + NEBUKADNEZZA + OLOCAUSTO @ Cycle Sound - Calenzano (FI)

Pubblicato il 02/05/2013 da

A cura di Claudio Luciani

Si torna al Cycle Club di Calenzano (FI) per un’ulteriore esibizione assolutamente underground: agli attesi Antropofagus, in giro per promuovere il loro ultimo lavoro “Architecture Of Lust” (del 2012), fanno da “compagni di merende” i locali Olocausto e i velenosissimi inglesi Nebukadnezza. L’afflusso è perlomeno decente, considerando la caratterizzazione dell’evento, e la serata si rivela particolarmente gradevole, sia per le band coinvolte, sia per il clima amichevole in cui si è svolta: abbiamo scambiato due chiacchiere con Franscesco “Meatgrinder” Montesanti e Davide “Brutal Dave” Bilia, spaziando tra la rievocazione di qualche nome italiano storico (ve li ricordate gli Electrocution? ndR) e le “rassicurazioni” su come e quanto stiano lavorando al prossimo disco degli Antropofagus. Buona lettura!

antropofagus

OLOCAUSTO
Fautori di un grind feroce e sguaiato in linea con l’esempio dei primissimi Carcass, si pone nei confronti del pubblico a colpi di riff “pestacarne” e ritmiche ipersostenute. La loro proposta non lesina certo intensità o coinvolgimento, dando spesso l’impressione che, se dipendesse esclusivamente da loro, azzannerebbero tutti alla gola. Il pubblico mostra di gradire tanta intransigenza, anche se – da parte nostra – avremmo preferito una prova vocale meno “adulterata”, visto che l’eccessivo carico di effetti sulla voce tende a renderla troppo “dinosauresca” ed un poco caricaturale.

NEBUKADNEZZA
Dall’Inghilterra questo gruppo arriva fino alle porte di Firenze per imporre la propria identità musicale: si tratta di un thrashcore caustico e deragliante, ai limiti del grind, “aggravato” da uno spirito assolutamente punk e propulso eccellentemente da un batterista indelicato, capace tanto di picchiare quanto di imprimere groove a pezzi partiti sparati. I Nebukadnezza mostrano una presenza scenica assolutamente coerente al messaggio musicale “disfattista” di cui si fanno propositori, con l’effetto di corroborare la presa che riescono ad esercitare sul pubblico: non è un caso che, dopo un finale in crescendo, il pubblico reclami a gran voce “One More Song!”. Il gruppo, sicuramente ossequioso della tradizionale affabilità britannica (!), esaudisce la richiesta e chiude immerso nella manifesta approvazione degli astanti.

ANTROPOFAGUS
Non abbiamo capito bene, ancora, se gli Antropofagus hanno fatto la parte dei “divertiti mentitori” oppure, semplicemente, si sono “buttati avanti per non cadere indietro”: nelle due chiacchiere scambiate con Meatgrinder si dava per certa la loro stanchezza da viaggio di cui, però, non si è avuta traccia per tutta la loro esibizione, ineccepibile per qualità tecnica, sicurezza e presenza. Chiaramente non stiamo parlando di un gruppo sconosciuto, da presentare ai più, tuttavia è sempre piacevole avere delle conferme così nette: la band fa capire di essere in palla sin da subito e, dopo l’intro di “No Waste Of Flesh”, si abbandona ad un coacervo di devastazione e vessazione, da cui scaturiscono – tra le altre – “Eternity To Devour” e “Recollection Of Human Habits”; posto che il lavoro di chitarra e sezione ritmica non lascia mai a desiderare, ci piacerebbe sottolineare come, in “Sanguinis Bestiæ Solium”, il batterista (“Brutal Dave” Billia, all’opera anche con i Septycal Gorge) sia esploso in tutta la sua bravura (che annovera precisione e fisicità al contempo). A questa fase iniziale ne segue una di maggior groove, cui fa da manifesto l’immarcescibile “Loving You In Decay”, e i colli dei presenti si beano di contrazioni: gli Antropofagus sanno, evidentemente, come mantenere viva e concentrata l’attenzione del pubblico. La serata si conclude con la band che si presta nuovamente a pestare durissimo (e scorticare i cervelli): notevole come la voce di Tya abbia retto intonsa fino alla fine, forse in leggero anticipo rispetto a quando avremmo voluto (ci viene il dubbio che la stanchezza fosse reale!).

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