Report a cura di Lorenzo Santamaria
I fiumi d’inchiostro si sono sprecati nel corso dell’anno passato riguardo questa tanto chiacchierata reunion della band californiana. Abbiamo i problemi giudiziari di Tim Lambesis, le nutritissime schiere, in egual misura, di detrattori e fan: i primi osteggianti questo ritorno data la gravità delle azioni di Lambesis e i secondi, invece, estasiati dalla notizia di poter nuovamente vedere all’opera una delle più influenti band metalcore della storia recente. Noi cercheremo di trattare questa sfortunata vicenda con le pinze, non essendo oltretutto questa la sede dove lanciarsi in disquisizioni etiche sull’argomento, considerato che non ci troviamo a Forum; quindi ognuno trarrà da sè le proprie conclusioni. Siamo qui per parlare di musica ed abbiamo viaggiato fino alla splendida Anversa, nel cuore delle Fiandre, per parlarvi di uno degli eventi, volenti o nolenti, più importanti di questa stagione di metallo live (il tour è andato completamente sold out in ogni location europea in poco tempo, e qui non fa eccezione). La band di San Diego è accompagnata dai talentuosissimi scozzesi Bleed From Within, una delle nuove realtà -core più apprezzate all’interno del roster Century Media, e dai djent-kid Erra, provenienti dall’Alabama di Forrest Gump. Buon divertimento!
BLEED FROM WITHIN
La sala del Kavka Zappa è già gremita e dimostra il livello di trepidazione per l’evento in programma. Gli scozzesi, tornati alla ribalta con l’ottimo “Era” dopo cinque anni di silenzio, ci travolgono immediatamente con il loro metalcore moderno e ruffiano, facendoci scapocciare di gusto, prendendo a piene mani dall’ultimo lavoro proponendone cinque pezzi dei sei totali in scaletta (con il solo “Uprising” tratto dal precedente album del 2013). I ragazzi, pluritatuati e pompati come da migliore tradizione fashion-core, si dimostrano a proprio agio nel ruolo di opening act e riescono a fomentare la massa grazie ad uno show solido ed energico, che mostra una band dal grande potenziale e dall’appeal irresistibile e che meriterebbe sicuramente più di quanto ha ottenuto. L’ultimo disco, soprattutto, ha davvero un gran tiro in sede live e tutte le canzoni scelte sembrano essere riuscite a fare breccia nel cuore del pubblico belga presente.
Setlist:
Crown Of Misery
Uprising
Afterlife
Cast Down
Ruina
Alive
ERRA
Dopo un fulmineo cambio di palco che ci dà giusto il tempo di fare una capatina in bagno e di prendere una gustosissima birra belga alla molto ben fornita area bar, ecco gli Erra, compagine giovane ma non di primo pelo, avendo i Nostri già il ragguardevole numero di quattro album all’attivo, fare il loro ingresso. Il quintetto dell’Alabama, alla sua seconda esperienza nel Vecchio Continente, ci accoglie con “Valhalla”, singolo del recente “Neon”, il quale parte con una bella incornata a tutto djent, costruendo un poderoso assalto frontale sulle solite dinamiche progressive e articolate tipiche del proprio sound, continuando a scaldare la platea dopo il buon lavoro dei BFW. Come da pronostico, sarà proprio “Neon” la scelta principale della setlist, con alcune puntuali divagazioni sul precedente “Drift” (2016), “Skyline” e le stessa title track, degli ormai piccoli classici per la band di Birmingham presso la propria nutrita fanbase. I ragazzi regalano uno show solido e divertente, coadiuvato da un’ottima equalizzazione dei suoni e dall’altresì ottima resa dei nuovi pezzi dal vivo. Il comparto strumentale propina una performance senza macchia, riuscendo anche a risultare visivamente dinamico, mentre i due cantanti, Jesse Cash e l’ultimo arrivato J.T. Cavey, in forza alla band dal 2016 dopo aver militato tra le file dei Texas In July, non sono da meno, sebbene il cantato pulito di Cash risulti a volte un po’ troppo acuto e adolescenziale alle nostre orecchie. Ottima performance per la formazione americana, quindi, ea adesso è finalmente il turno dei re del metalcore americano.
AS I LAY DYING
La compagine di San Diego, dal 2013, anno dell’arresto del frontman Lambesis, con conseguente scioglimento del progetto AILD, si è trovata in una posizione decisamente poco invidiabile da un momento all’altro. Mentre Lambesis pagava il proprio debito con la giustizia, i restanti quattro hanno provato ad andare avanti con i Wovenwar, ottenendo fortune alterne, lasciando gli hardcore fan della band con ben poche speranze di vedere gli AILD di nuovo insieme. Ma si sa, la vita è imprevedibile, ed in questo caso in molti sono rimasti sorpresi dall’improvvisa pubblicazione dell’ottimo singolo “My Own Grave” ad inizio anno, con successivo show a San Diego con la lineup originale, andato sold out in soli quattro minuti. Con queste premesse, i Nostri hanno deciso di imbastire un tour europeo andato anch’esso a ruba, dimostrando quanto amato ancora sia il gruppo californiano dalla propria fanbase. Inutile dire quanto questa cosa sia stata divisiva per la popolazione del web, dati i gravissimi problemi di etica che tutto ciò si sta portando dietro. Noi quindi, come da premessa, preferiamo lasciare che sia la musica a parlare, e possiamo dire senza timore di smentite che lo show degli As I Lay Dying di questa occasione è stato uno dei più sfolgoranti della stagione concertistica appena passata. Innanzitutto la band si presenta in una forma smagliante, con un Lambesis che mostra un certo timore reverenziale nel presentarsi col pubblico ed interagire con esso, facendo un’entrata quasi in punta di piedi. Ma l’emozione dei presenti è tangibile e bastano le prime note di “Meaning in Tragedy” per scatenare il delirio in sala. Gli AILD parlano poco, ma regalano una scaletta davvero onnicomprensiva della loro ormai quasi ventennale carriera, prendendo a piene mani da tutti i grandi classici della band quali “An Ocean Between Us”, “The Powerless Rise”, “Awakened” ed ovviamente “Shadows Are Security”, il disco del successo planetario, ormai edito tredici anni or sono. Trovano anche spazio “94 Hours” e “Forever” dal primissimo “Frail World Collapse”, per la felicità dei fan di vecchia data. I ragazzi di San Diego non si fermano un minuto, sciorinando una fucilata dietro l’altra e trascinando gli spettatori in un pogo senza quartiere per un’ora e mezza piena di show. Dalle note di “Through Struggle”, pezzo quantomai significativo per la band in questo momento, passando per la più recente “A Greater Foundation”, ci lanciamo in un singalong sentito, notando con piacere quanto gli As I Lay Dying abbiano davvero l’argento vivo addosso. Anche l’ultima “My Own Grave” riscuote un grandissimo successo, avendo riportato alto l’interesse per una band davvero di prima categoria. Le acclamazioni a gran voce prima dell’encore di rito da parte del pubblico belga, storicamente non uno dei più calorosi in Europa, non fa altro che confermare quanto l’evento a cui abbiamo assistito sia stato un momento magico per tutti i presenti, inclusi noi. A dispetto di tutto, siamo contenti che una band come questa sia tornata in attività, speranzosi di poter mettere le mani su del nuovo materiale quanto prima.
Setlist:
Meaning in Tragedy
An Ocean Between Us
Through Struggle
Within Destruction
Forsaken
The Sound of Truth
Condemned
Anodyne Sea
The Darkest Nights
A Greater Foundation
My Own Grave
Forever
Encore:
Nothing Left
94 Hours
Confined