21/02/2005 - Asia @ Buddha Cafè - Orzinuovi (BS)

Pubblicato il 28/02/2005 da

A cura di Gennaro Dileo

Sarà colpa della Champions League, saranno le tenaci morse di questo gelido inverno, sarà la stanchezza tipica del dopo lavoro che nel modus vivendi tipicamente fantozziano spinge i ragazzi dopo le otto ore lavorative a tornare a casa e piazzarsi sei giorni su sette davanti alla tv a guardare un concerto in dvd o semplicemente a cazzeggiare davanti al pc, ma il Buddha Bar di Orzinuovi era semideserto, e neanche il richiamo che confermava la presenza di Carl Palmer come ospite in due canzoni dietro le pelli ha funzionato a dovere. Sta di fatto che la band ha fatto un signor concerto, anche se dubitiamo fortemente che tornerà presto nuovamente dalle nostre parti per esibirsi…

ASIA

Sono le 21:30 e all’interno del Buddha Bar ci sono poche personepresenti che attendono pazientemente l’inizio del concerto. Una birra,un panino e due chiacchiere con qualche fan ci trascinano all’iniziodello show. Pochi ma calorosi applausi ed ecco spuntare il tastieristaGeoff Downes (ex Buggles, per intenderci quelli di “Video Killed TheRadio Star”), dietro le pelli il calvo e simpaticissimo Chris Blade(noto per la sua militanza negli AC DC), alla chitarra il buffocapellone Guthrie Govan che pare uscito da uno dei primi dischi deiJethro Tull, e per ultimo calca le assi del palco il bassista cantanteJohn Payne. “Wildest Dreams” apre le danze e la band si dimostra subitoben affiatata con Mr.Payne vocalmente in gran forma, anche se pareevidente che soprattutto il singer non è soddisfatto dell’affluenza delpubblico, bofonchiando alla fine della song il classico thank you consguardo perplesso. Man mano che le canzoni scorrono l’atmosfera si fapiù piacevole e le evergreen “Time Again”, “Here Comes The Feeling” e”Sole Survivor” vengono ottimamente eseguite dalla band e cantate asquarciagola dai presenti. Se negli ultimi studio album la band hadecisamente preferito virare su atmosfere decisamente più pop, dal vivopreferisce optare per un approccio più genuinamente rock e dal recente”Silent Nation” spicca l’esecuzione del singolo “Long Way From Home”,track dal piglio decisamente accattivante. Inoltre trovano spazio nellascaletta anche “Silent Nation” e “Ghost In The Mirror”, mentre da”Aria” viene ripescata “The Military Man”, la quale viene apprezzataparecchio dai fan. Il buon Govan non fa rimpiangere Steve Howe e, purnon possedendo il gusto del chitarrista degli Yes, compie un guitarwork degno di nota cucendo continuamente riff e break senza incertezzaalcuna. Curioso l’intermezzo di sole tastiere di Downes che riprende iltema portante di “Video Killed The Radio Star”, alla cui fine Paynesentenzia “Thank You Mickey Mouse”. A circa metà concerto gli strumentielettrici lasciano spazio alle chitarre acustiche ed è un piacereascoltare “Don’t Cry” estratta da “Alpha”, “Voice Of America” dalsottovalutato “Astra”, mentre l’ottima “Who Will Stop The Rain?”avrebbe certamente reso meglio in versione elettrica. Le luci siabbassano e dietro le pelli fa la sua comparsa il mitico Carl Palmer ecosì la micidiale coppia di perle dell’AOR “Heat Of The Moment”/”OnlyTime Will Tell” riporta il pubblico più attempato indietro divent’anni. C’è tempo anche per un ottimo bis composto da “The Heat Goes On”e “Go”, che concludono un concerto ineccepibile… anche se una maggioraffluenza di pubblico avrebbe reso la band decisamente più entusiasta.

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