28/11/2007 - Atreyu + Still Remains @ Rainbow - Milano

Pubblicato il 03/12/2007 da
A cura di Maurizio “MoRRiZz” Borghi
foto di Barbara Francone (www.roadrunnerrecords.it)
 
E’ il Rainbow di Milano ad accogliere il metalcore party firmato Roadrunner, che vede protagonisti due gruppi molto apprezzati dai giovani, sia per la proposta catchy e melodica sia per il modo di porsi, che strizza l’occhio alla macchina fotografica, quasi appositamente per far breccia nei cuori di un pubblico femminile in esubero di ormoni: Still Remains e Atreyu sono attesi sin dal pomeriggio dai fedeli, che stazionano da un paio d’ore prima dell’apertura del locale mangiando schifezze acquistate al supermercato di fronte, facendo conoscenza e scambiando impressioni sulle proprie passioni musicali, in attesa di divertirsi con la musica dei gruppi sopra citati. Un foglio informa che gli Engel, quintetto melo/modern/death di Gothenburg che avrebbe dovuto aprire la serata, non si esibiranno per un malore di alcuni componenti del gruppo: lo spuntino pre-show si allungherà quindi di una mezz’oretta.

STILL REMAINS

Tentando di tralasciare i pregiudizi inevitabili dopo aver recensito l’ultima opera “The Serpent”, chi scrive ha tentato, impegnandosi, di muovere la testa e battere il piede, ma lo sforzo è stato vanificato dalla performance della christian/boyband di Grand Rapids, tanto impegnata ad agghindarsi in eyeliner, camicie e giacchette da house club da dimenticarsi una benché minima carica passionale sul palco. La recita melo-death metal è vanificata da un insieme di individui che sembra essere sul palco per caso, senza uno scopo preciso. Il pubblico risponde di conseguenza, immobile e perplesso, al massimo alzando il telefonino per una foto ogni tanto (forse per testare la fotocamera in modalità ‘notte’?). Mezz’ora innocua in cui non viene passato praticamente nulla al pubblico sotto il palco.
 

 
  

ATREYU

Il Rainbow è riscaldato dalle anime che l’hanno riempito discretamente quando gli headliner, decisamente attesi, cominciano la scaletta con una delle loro hit più conosciute: “Bleeding Mascara” rende palese l’abisso tra gli Atreyu e i manichini che hanno suonato prima di loro. Alex Varkatzas è in perfetta forma fisica (ha perso diversi chili dall’ultima apparizione italica al Flamefest) e vuole mostrarlo alle fan prima con una t-shirt smanicata, poco dopo mettendosi a torso nudo e mostrando il fisico, alimentando le fantasie pruriginose di molte Hot Topic girls. Come previsto il pit esplode con un coinvolgimento poco fisico (niente mosh) e molto emotivo, cantando a squarciagola tutti i ritornelli delle successive “Becoming The Bull”, “When Two Are One” e “Doomsday”. Come avrete capito il materiale tratto dal fresco “Lead Sails Paper Anchor” domina la scaletta in lungo e in largo, ma è un danno lieve tenendo conto che si tratta del miglior disco dei ragazzi di O.C. da anni, che allontana parecchio gli Atreyu dai tempi dello swedish metalcore di “Suicide note…”: oggi la band, rodatissima, energica e davvero piacevole, riesce a dimenarsi tra hardcore, metal e rock in maniera agile e orecchiabile. Unica neo le stecche clamorose del frontman quando si tratta di cantare veramente: in “Lose It” Varkatzas ha rimediato veramente una brutta figura, dando subito spazio (per fortuna) al perfetto Brandon Saller, che non ha mancato una nota pur impegnato dietro le pelli. Dopo una versione infuocata del tributo all’hard rock di “Blow”, che fatto la felicità del piccolo Dan Jacobs, il concerto si chiude con “Right Side Of The Bed”, hit irrinunciabile da “The Curse”, giusto per accontentare i fan di vecchia data. Sopravviveranno facilmente al declino annunciato del metalcore.

 
 
 
 
 
 

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