20/11/2004 - Atrocity + Leaves’ Eyes + Battlelore + Darkwell @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 27/11/2004 da

A cura di Luca Pessina e Gennaro Dileo

Ci aspettavamo un Transilvania Live quasi al completo per la calata italica dell’accoppiata “familiare” Atrocity – Leaves’ Eyes, seguiti dalle matricole Battlelore e Darkwell, ed invece una volta entrati nel locale abbiamo riscontrato numerosi spazi vacanti e pochi fedelissimi fan posizionati nelle prime tre file. Parecchi metal kid hanno disertato, certamente scoraggiati dall’inutile blocco del traffico che ha paralizzato Milano e i milanesi e dalla folla che si è recata allo stadio per vedere l’incontro di Coppa Italia tra Inter e Bologna (ricordiamo che il locale è nei pressi dello stadio di San Siro), ma fortunatamente nel corso dello show degli Atrocity gli spazi vuoti si sono lentamente colmati, anche se il pienone da noi pronosticato si è rivelato un vano sogno…

DARKWELL

Spetta agli austriaci Darkwell il compito di aprire la serata e scaldare le fredde anime presenti nel locale, e raramente ci siamo trovati di fronte ad un sound così potente e ben definito per una guest band, che ha convinto il pubblico con un gothic metal melodico e di facile presa, interpretato dalla voce angelica della bella Stephanie Luzie, meritevole di non aver indossato il classico vestito in Pvc o, peggio ancora, il becero straccetto nero ricamato degno di una massaia del ‘600 (citazione estrapolata dal mio collega Luca Pessina, sperando che non mi richieda i diritti d’autore) che mette in netto risalto il seno prosperoso della goth frontwoman di turno catalizzando quasi esclusivamente l’attenzione sulle sue forme piuttosto che sulla musica. I ragazzi hanno retto bene il palco lasciandoci una buona impressione, sperando che sia confermata dal nuovo studio album “Metatron”, a breve recensito sulle nostre pagine virtuali.

BATTLELORE

E’ poi il turno dei Battlelore, band finlandese artefice di una proposta molto particolare, a metà strada tra il gothic metal e il sound estremo e folkeggiante di gruppi loro connazionali come Finntroll ed Ensiferum. Anche loro sono capitanati da una cantante (truccata da elfo… con tanto di finte orecchie a punta!) ma a colpire maggiormente sono senza dubbio gli altri musicisti – tutti agghindati da guerrieri e truccati da battaglia – e il male vocalist, vestito nello stesso modo ma addirittura armato di spada! Di certo i Battlelore sono dei maestri nel saper catturare l’attenzione e grazie anche a una notevole presenza scenica questa sera sono riusciti a tenere incollata alle transenne buona parte del pubblico, la quale altrimenti, molto probabilmente, si sarebbe eclissata per dirigersi verso il bar o il banco del merchandising. La loro musica a volte risulta un po’ macchinosa ma non si può dire che i nostri non ce l’abbiano messa tutta, quindi nel complesso non si può proprio fare altro che promuoverli.

LEAVES’ EYES

Sono passati diversi minuti prima che il palco fosse pronto per i Leaves’ Eyes, protagonisti di quella che sarebbe stata l’esibizione più seguita della serata. Quando le luci si sono spente è stato un piccolo boato quello che ha accolto Liv Kristine e i suoi compagni (ovvero gli Atrocity al completo), i quali hanno ricambiato immediatamente con ampi sorrisi e con cenni di saluto. La band ha avuto circa quaranta minuti a propria disposizione e ha scelto di riproporre per intero “Lovelorn”, il suo acclamato disco di debutto. I pochi presenti (alcuni letteralmente innamorati della bionda singer… avreste dovuto vedere certi sguardi!) hanno comunque dimostrato di essere ben preparati e hanno cantato con Liv – molto partecipe e concentrata nonostante l’atmosfera un po’ squallida – ogni singola parola, arrivando persino quasi a coprirle la voce durante hit come “Into Your Light” e “Return To Life”. Durante i pezzi che prevedono l’uso del growl è poi salito sul palco Alex Krull e proprio come al Summer Breeze la scorso agosto ha fatto in modo di rendere ancora più partecipe il pubblico, incitandolo ad urlare e a cantare e tenendo il palco come nessun’altro. Tutto sommato si è trattato dunque di un buon concerto, forse un po’ freddo, ma tuttavia piuttosto riuscito. Speriamo di rivedere il gruppo in un contesto migliore!

ATROCITY

Come per i Leaves’ Eyes, bisogna innanzitutto congratularsi con gli Atrocity per aver offerto un concerto degno della loro fama, professionale e tutt’altro che moscio nonostante all’nizio del loro show il Transilvania Live fosse pieno, volendo esagerare, per un quarto. Il gruppo di Alex Krull ha veramente dato tutto se stesso e in poco più di un’ora ha cercato di proporre il meglio della sua lunga carriera, tralasciando solo il primissimo “Hallucinations”. Gli Atrocity, accompagnati da Liv Kristine alle backing vocals, hanno infatti attaccato con la nuovissima “Reich Of Phenomena” ma subito dopo è tato il turno della vecchissima e cattivissima “Necropolis”, canzone tratta dallo stupendo “Todessehnsucht” (1992), per chi scrive uno dei migliori album death metal mai usciti dall’Europa nei primi anni Novanta. Krull ha tenuto il palco in modo eccellente, agitandosi e cantando come se avesse davanti la platea del Wacken Open Air, ma anche i chitarristi Matze e Thorsten si sono ben comportati, suonando con convinzione senza sbagliare una nota. Il pubblico per fortuna ha gradito e si è lasciato trasportare, arrivando anche a cantare i ritornelli delle varie “Gods Of Nations”, “Enigma” e “Seasons In Black”. Col passare dei minuti i presenti sono poi anche aumentati numericamente – a dire il vero solo perché dopo il concerto avrebbe avuto luogo la consueta discoteca dark – però questo ha fatto sì che l’atmosfera generale divenisse meno fredda. Così la monumentale “BLUT” e “Cold Black Days” sono risultate ancora più coinvolgenti e la conclusiva “Shout”, cover del mitico hit single dei Tears For Fears, è stata cantata da decine di persone, anche da coloro i quali non avevano la più pallida idea di chi fossero i tizi sul palco! Lo show è stato dunque di qualità sopraffina, gli astanti si sono divertiti tutti moltissimo e apparentemente anche la band stessa. Complimenti davvero… anche se, come per i Leaves’ Eyes, noi tutti speriamo vivamente di poter rivedere gli Atrocity in un’altra situazione.

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